Il Papa vuole svendere Dio?
Eppure, questo Papa pare (pare, perché lui è infallibile, sa tutto) ignorare l’essenza del divino, ha perfino scritto una enciclica ecologista, attendiamo il sigillo che ammetta il panteismo o il “Deus sive Natura” di Spinoza e poi siamo a posto. Che sotto la sottana di San Pietro stia accadendo una rivoluzione lo capiamo dalla cattolicissima Spagna: il quotidiano “El Paìs” ha intervistato tre giorni fa Marìa Kodama, musa, amica ed erede di Jorge Luis Borges, la quale ha ripetuto ancora una volta che “Questo Papa è un fanatico di Borges”.
Per carità, Borges è uno dei più grandi scrittori del Novecento. Solo che è agnostico. Per lo meno, parole sue (riportate da Osvaldo Ferrari durante le loro “Conversazioni”), «se con Dio s’intende un essere individuale, allora no, non credo. Credo in un’intenzione morale, non so se dell’universo, ma di ognuno di noi».
Poco dopo, Borges precisa, per fugare dubbi, che per lui la Trinità, il Dio «misteriosamente trino secondo la dottrina», è «per me inconcepibile». Inconcepibile. Insomma, che nessuno osi apparentare Borges ai cristiani. Eppure il Papa dei cristiani ama tanto Borges. Come se un Imam sponsorizzasse Salman Rushdie al Nobel, come se un rabbino tenesse sul comodino il Mein Kampf. Per carità, è giusto porgere l’altra guancia. Ma qui rischiamo di svendere Dio.
Per carità, Borges è uno dei più grandi scrittori del Novecento. Solo che è agnostico. Per lo meno, parole sue (riportate da Osvaldo Ferrari durante le loro “Conversazioni”), «se con Dio s’intende un essere individuale, allora no, non credo. Credo in un’intenzione morale, non so se dell’universo, ma di ognuno di noi».
Poco dopo, Borges precisa, per fugare dubbi, che per lui la Trinità, il Dio «misteriosamente trino secondo la dottrina», è «per me inconcepibile». Inconcepibile. Insomma, che nessuno osi apparentare Borges ai cristiani. Eppure il Papa dei cristiani ama tanto Borges. Come se un Imam sponsorizzasse Salman Rushdie al Nobel, come se un rabbino tenesse sul comodino il Mein Kampf. Per carità, è giusto porgere l’altra guancia. Ma qui rischiamo di svendere Dio.
Quanto contano le pressioni degli ecologisti
Qualsiasi sia il giudizio che se ne vuole dare è certo che l’enciclica “Laudato si’” ha fatto registrare un record assoluto – oltre a quello della lunghezza di un’enciclica -: il numero di commenti sul contenuto prima ancora che fosse pubblicata. Sono settimane infatti che da parte di collaboratori – presunti o reali – del Papa si leggono anticipazioni sui contenuti che poi scatenano decine, centinaia di reazioni in un dibattito senza fine. Secondo uno schema ormai ben collaudato con i rapporti internazionali sui cambiamenti climatici si prepara per settimane l’uscita di un documento che – si dice – sarà a seconda delle circostanze sconvolgente, eccezionale, senza precedenti, destinato a cambiare per sempre la prospettiva. E così via fino al gran finale con la presentazione ufficiale del documento che ormai tutto il mondo aspetta pur conoscendone le conclusioni.
Così è stato fatto con l’enciclica “ecologica”, con un crescendo di anticipazioni e interventi che doveva sfociare nella presentazione prevista per giovedì 18 giugno alle ore 11. Per rendere ancora più forte l’effetto stavolta era stato anche annunciato che il testo sarebbe stato consegnato ai giornalisti solo due ore prima, così da rendere praticamente impossibile rifletterci sopra e ridurre la conferenza stampa alle dichiarazioni di coloro chiamati a presentare l’enciclica.
Senonché la “bomba” è esplosa in anticipo quando L’Espresso ha messo online l’intero testo dell’enciclica rovinando l’effetto preparato. Padre Federico Lombardi ha poi dichiarato essere quella dell’Espresso soltanto una bozza non definitiva ma altre fonti indicano che se qualche correzione successiva c’è stata non inficia l’impianto e i concetti fondamentali del testo ormai pubblico. Peraltro lo “scherzetto” era stato preceduto da un piccolo “giallo” rivelato da “Il Giorno”: nei giorni scorsi papa Francesco aveva fatto bloccare le rotative della Libreria Editrice Vaticana che avevano già iniziato a stampare l’enciclica, per apportare alcune correzioni. Risultato: centinaia di copie distrutte (non proprio un bell’esempio ecologico) e nuova stampa. Da padre Lombardi nessuna conferma o smentita, ma l’episodio sarebbe solo l’ennesima conferma di quanto sia stato sofferto questo testo, sottoposto a innumerevoli revisioni, limature, aggiustamenti vari.
Sicuramente in questi mesi sono state forti le pressioni, soprattutto da parte di circoli ambientalisti e teorici del riscaldamento globale antropogenico (causato dall’uomo) che contano sul Papa e sulla Chiesa cattolica per dare una spinta decisiva agli accordi internazionali sul clima che sono al palo ormai da 18 anni. Si possono spiegare così alcune contraddizioni evidenti, incluso un cambiamento di accento del Papa. Ricordiamo infatti che nella conferenza stampa di ritorno dalla Corea (18 agosto 2014) a una domanda sull’enciclica in gestazione rispondeva: «Ma adesso è un problema non facile, perché sulla custodia del creato, l’ecologia, anche l’ecologia umana, si può parlare con una certa sicurezza fino ad un certo punto. Poi, vengono le ipotesi scientifiche, alcune abbastanza sicure, altre no. E un’Enciclica così, che dev’essere magisteriale, deve andare avanti soltanto sulle sicurezze, sulle cose che sono sicure. Perché, se il Papa dice che il centro dell’universo è la Terra e non il Sole, sbaglia, perché dice una cosa che dev’essere scientifica, e così non va. Così succede adesso. Dobbiamo fare adesso lo studio, numero per numero, e credo che diventerà più piccola. Ma, andare all’essenziale e a quello che si può affermare con sicurezza. Si può dire in nota, a piè di pagina, "su questo c’è questa ipotesi, questa, questa…", dirlo come informazione, ma non nel corpo di un’Enciclica, che è dottrinale e deve essere sicura».
Messaggio chiaro: non si sposano tesi scientifiche. E invece, malgrado nell’enciclica si dica da qualche parte che non spetta alla Chiesa dire l’ultima parola sulla scienza, tutta la prima parte è fondata su tesi scientifiche del tipo eco-catastrofista tutt’altro che sicure – si noterà anche che non ci sono note in cui si spiegano le diverse posizioni -, ponendo peraltro le basi di un ritorno al “caso Galileo” come già avevamo anticipato (clicca qui).
Ma appunto le pressioni sono state così forti che i circoli vaticani più ecologisti hanno in questi mesi proposto all’opinione pubblica personaggi-guida quantomeno discutibili. Così, mentre nell’enciclica il Papa condanna chiaramente quanti pensano di risolvere i problemi ambientali eliminando i poveri con il controllo delle nascite e con la diffusione dell’aborto, eccoti come relatore a tutti i principali convegni vaticani un personaggio come Jeffrey Sachs, fanatico teorico del controllo delle nascite. Ma non basta: alla conferenza stampa di presentazione dell’enciclica, giovedì 18, è previsto come relatore John Schellnhuber, fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate Impact Research. Consigliere della cancelliera Angela Merkel, Schellnhuber ha tempo dichiarato, parlando di riscaldamento globale, che «è un trionfo per la scienza perché almeno abbia potuto definire qualcosa di importante, ovvero che l’equilibrio del pianeta richiede una popolazione di meno di un miliardo di persone» (clicca qui). Come questo si concili con quanto affermato nell’enciclica è tutto da spiegare.
In ogni caso nella Laudato si’ c’è un elemento di novità che si pone in chiara discontinuità con il Magistero precedente, ovvero l’introduzione del concetto di “sviluppo sostenibile”, che di fatto rimpiazza quello di “sviluppo umano integrale” che era ad esempio al cuore della Caritas in Veritate di Benedetto XVI. In realtà all’inizio dell’enciclica per due volte si parla di «sviluppo umano, sostenibile e integrale», ma poi nel prosieguo resta solo la sostenibilità. Un cambiamento non da poco, come abbiamo già scritto recentemente, una ridefinizione antropologica che pone maggiormente l’accento sugli ecosistemi e sull’equilibrio del pianeta in generale, piuttosto che sulla centralità della persona.
C’è infine una curiosità da notare, ovvero la strana assenza di riferimenti al monachesimo benedettino quale modello di rapporto vero con la natura, capace di rendere più umano e a misura d’uomo l’ambiente nel quale si collocava. Solo un cenno di sfuggita per ricordare la rivoluzione della «introduzione del lavoro manuale intriso di senso spirituale». Eppure nella tradizione cristiana non c’è un esempio concreto più luminoso di custodia e coltivazione del Creato, di collaborazione all’opera creatrice di Dio, che nasceva non da un progetto sull’ambiente ma dal semplice “cercare Dio” in ogni istante della vita, come ricordò papa Benedetto XVI. Una posizione di cui si sente una certa mancanza oggi.
Sorella terra. L'enciclica "verde" di papa Francesco
Pagine scelte della lettera "Laudato si'" rivolta dal papa "a ogni persona che abita questo pianeta". Nelle parentesi i numeri dei paragrafi da cui i brani sono ricavati
Selezione a cura di Sandro Magister
Selezione a cura di Sandro Magister
L'INCIPIT (1 e 2)
"Laudato si’, mi’ Signore", cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia:
"Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba".
Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei.
L'ANNUNCIO DEI SEI CAPITOLI (15)
In primo luogo farò un breve percorso attraverso vari aspetti dell’attuale crisi ecologica allo scopo di assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile, lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue.
A partire da questa panoramica, riprenderò alcune argomentazioni che scaturiscono dalla tradizione giudeo-cristiana, al fine di dare maggiore coerenza al nostro impegno per l’ambiente.
Poi proverò ad arrivare alle radici della situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde.
Così potremo proporre un’ecologia che, nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda.
Alla luce di tale riflessione vorrei fare un passo avanti in alcune ampie linee di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la politica internazionale.
Infine, poiché sono convinto che ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo, proporrò alcune linee di maturazione umana ispirate al tesoro dell’esperienza spirituale cristiana.
RISCALDAMENTO ED EFFETTO SERRA (23)
Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, tale riscaldamento è stato accompagnato dal costante innalzamento del livello del mare, e inoltre è difficile non metterlo in relazione con l’aumento degli eventi meteorologici estremi, a prescindere dal fatto che non si possa attribuire una causa scientificamente determinabile ad ogni fenomeno particolare... È vero che ci sono altri fattori (quali il vulcanismo, le variazioni dell’orbita e dell’asse terrestre, il ciclo solare), ma numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuta alla grande concentrazione di gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell’attività umana.
INNALZAMENTO DEI MARI (24)
Se la tendenza attuale continua, questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per tutti noi. L’innalzamento del livello del mare, ad esempio, può creare situazioni di estrema gravità se si tiene conto che un quarto della popolazione mondiale vive in riva al mare o molto vicino ad esso, e la maggior parte delle megalopoli sono situate in zone costiere.
OSTACOLI ALL'ACCESSO ALL'ACQUA (30)
Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità.
QUEGLI ANIMALI CHE "NON DARANNO PIÙ GLORIA A DIO" (33)
Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre. La stragrande maggioranza si estingue per ragioni che hanno a che fare con qualche attività umana. Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto.
LE MULTINAZIONALI IN AMAZZONIA (38)
Esistono proposte di internazionalizzazione dell’Amazzonia, che servono solo agli interessi economici delle multinazionali. È lodevole l’impegno di organismi internazionali e di organizzazioni della società civile che sensibilizzano le popolazioni e cooperano in modo critico, anche utilizzando legittimi meccanismi di pressione, affinché ogni governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l’ambiente e le risorse naturali del proprio Paese, senza vendersi a ambigui interessi locali o internazionali.
L'IMPOSIZIONE A FORZA DELLA "SALUTE RIPRODUTTIVA" (50)
Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”… Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi.
NO AI CONDIZIONATORI D'ARIA (55)
È cresciuta la sensibilità ecologica delle popolazioni, anche se non basta per modificare le abitudini nocive di consumo, che non sembrano recedere, bensì estendersi e svilupparsi. È quello che succede, per fare solo un semplice esempio, con il crescente aumento dell’uso e dell’intensità dei condizionatori d’aria: i mercati, cercando un profitto immediato, stimolano ancora di più la domanda. Se qualcuno osservasse dall’esterno la società planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida.
POZZI ESAURITI, NUOVE GUERRE (57)
È prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni.
ANCHE LE RELIGIONI HANNO DIRITTO DI PAROLA (62)
Perché inserire in questo documento, rivolto a tutti le persone di buona volontà, un capitolo riferito alle convinzioni di fede? Sono consapevole che, nel campo della politica e del pensiero, alcuni rifiutano con forza l’idea di un Creatore, o la ritengono irrilevante, al punto da relegare all’ambito dell’irrazionale la ricchezza che le religioni possono offrire per un’ecologia integrale e per il pieno sviluppo del genere umano. Altre volte si suppone che esse costituiscano una sottocultura che dev’essere semplicemente tollerata. Tuttavia, la scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe.
AMORE PER GLI ANIMALI, MA ANCHE PER L'UOMO (91)
Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito.
LIMITI DELLA PROPRIETÀ PRIVATA (93)
Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale. La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata.
IL DOMINIO MONDIALE DELLA FINANZA (109)
Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale. In alcuni circoli si sostiene che l’economia attuale e la tecnologia risolveranno tutti i problemi ambientali, allo stesso modo in cui si afferma, con un linguaggio non accademico, che i problemi della fame e della miseria nel mondo si risolveranno semplicemente con la crescita del mercato. Non è una questione di teorie economiche, che forse nessuno oggi osa difendere, bensì del loro insediamento nello sviluppo fattuale dell’economia. Coloro che non lo affermano con le parole lo sostengono con i fatti.
L'ALTERNATIVA CONVIVIALE (112)
La liberazione dal paradigma tecnocratico imperante avviene di fatto in alcune occasioni. Per esempio, quando comunità di piccoli produttori optano per sistemi di produzione meno inquinanti, sostenendo un modello di vita, di felicità e di convivialità non consumistico… L’autentica umanità, che invita a una nuova sintesi, sembra abitare in mezzo alla civiltà tecnologica, quasi impercettibilmente, come la nebbia che filtra sotto una porta chiusa.
ANCHE L'EMBRIONE È NATURA DA DIFENDERE (120)
Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto. Non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli che ci circondano, che a volte sono molesti o importuni, quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà.
SENZA VERITÀ TUTTO È PERMESSO (123)
La cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavitù a causa di un debito. È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi. È anche la logica interna di chi afferma: lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia, perché i loro effetti sulla società e sulla natura sono danni inevitabili. Se non ci sono verità oggettive né princìpi stabili, al di fuori della soddisfazione delle proprie aspirazioni e delle necessità immediate, che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti insanguinati e di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica relativista quella che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori?
LE MACCHINE AL POSTO DELL'UOMO (128)
L’orientamento dell’economia ha favorito un tipo di progresso tecnologico finalizzato a ridurre i costi di produzione in ragione della diminuzione dei posti di lavoro, che vengono sostituiti dalle macchine. È un ulteriore modo in cui l’azione dell’essere umano può volgersi contro sé stesso.
ZAPPARE NELL'ORTO DI CASA (129)
Vi è una grande varietà di sistemi alimentari agricoli e di piccola scala che continua a nutrire la maggior parte della popolazione mondiale, utilizzando una porzione ridotta del territorio e dell’acqua e producendo meno rifiuti, sia in piccoli appezzamenti agricoli e orti, sia nella caccia e nella raccolta di prodotti boschivi, sia nella pesca artigianale. Le economie di scala, specialmente nel settore agricolo, finiscono per costringere i piccoli agricoltori a vendere le loro terre o ad abbandonare le loro coltivazioni tradizionali.
SÌ E NO ALLE COLTIVAZIONI OGM (133)
È difficile emettere un giudizio generale sullo sviluppo di organismi geneticamente modificati (OGM), vegetali o animali, per fini medici o in agricoltura, dal momento che possono essere molto diversi tra loro e richiedere distinte considerazioni. D’altra parte, i rischi non vanno sempre attribuiti alla tecnica stessa, ma alla sua inadeguata o eccessiva applicazione. In realtà, le mutazioni genetiche sono state e sono prodotte molte volte dalla natura stessa. Nemmeno quelle provocate dall’essere umano sono un fenomeno moderno. La domesticazione di animali, l’incrocio di specie e altre pratiche antiche e universalmente accettate possono rientrare in queste considerazioni. È opportuno ricordare che l’inizio degli sviluppi scientifici sui cereali transgenici è stato l’osservazione di batteri che naturalmente e spontaneamente producevano una modifica nel genoma di un vegetale. Tuttavia in natura questi processi hanno un ritmo lento, che non è paragonabile alla velocità imposta dai progressi tecnologici attuali.
GLI ECOLOGISTI CHE UCCIDONO GLI EMBRIONI (136)
È preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi princìpi alla vita umana. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani vivi. Si dimentica che il valore inalienabile di un essere umano va molto oltre il grado del suo sviluppo.
IN DIFESA DEGLI ABORIGENI (146)
È indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali… Per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori. Quando rimangono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura. Tuttavia, in diverse parti del mondo, sono oggetto di pressioni affinché abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura.
BELLE CASE DIETRO BRUTTE FACCIATE (148)
È ammirevole la creatività e la generosità di persone e gruppi che sono capaci di ribaltare i limiti dell’ambiente, modificando gli effetti avversi dei condizionamenti, e imparando ad orientare la loro esistenza in mezzo al disordine e alla precarietà. Per esempio, in alcuni luoghi, dove le facciate degli edifici sono molto deteriorate, vi sono persone che curano con molta dignità l’interno delle loro abitazioni, o si sentono a loro agio per la cordialità e l’amicizia della gente.
SNELLIRE IL TRAFFICO (153)
La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tali trasporti, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza.
LA DIFFERENZA SESSUALE È LEGGE DELLA NATURA (155)
L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso. Affermava Benedetto XVI che esiste una "ecologia dell’uomo" perché "anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere"… Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di "cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa".
LA CHIESA NON DÀ SOLUZIONI SCIENTIFICHE (188)
Ci sono discussioni, su questioni relative all’ambiente, nelle quali è difficile raggiungere un consenso. Ancora una volta ribadisco che la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invito ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune.
CRISI FINANZIARIA, OCCASIONE PERDUTA (189)
Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo.
BOICOTTATE QUEL PRODOTTO (206)
Un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale. È ciò che accade quando i movimenti dei consumatori riescono a far sì che si smetta di acquistare certi prodotti e così diventano efficaci per modificare il comportamento delle imprese, forzandole a considerare l’impatto ambientale e i modelli di produzione.
RESPIRARE DIO NELLA NATURA (210)
L’educazione ambientale è andata allargando i suoi obiettivi… Ora tende a recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio. L’educazione ambientale dovrebbe disporci a fare quel salto verso il Mistero, da cui un’etica ecologica trae il suo senso più profondo.
L'ULTIMO CHE ESCE SPENGA LA LUCE (211)
Se una persona, benché le proprie condizioni economiche le permettano di consumare e spendere di più, si copre un po’ invece di accendere il riscaldamento, ciò suppone che abbia acquisito convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell’ambiente. È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane… come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via.
ELOGIO DELLA FAMIGLIA (213)
Desidero sottolineare l’importanza centrale della famiglia, perché è il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana. Contro la cosiddetta cultura della morte, la famiglia costituisce la sede della cultura della vita.
Nella famiglia si coltivano le prime abitudini di amore e cura per la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine e la pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte le creature. La famiglia è il luogo della formazione integrale, dove si dispiegano i diversi aspetti, intimamente relazionati tra loro, della maturazione personale.
Nella famiglia si impara a chiedere permesso senza prepotenza, a dire “grazie” come espressione di sentito apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare l’aggressività o l’avidità, e a chiedere scusa quando facciamo qualcosa di male. Questi piccoli gesti di sincera cortesia aiutano a costruire una cultura della vita condivisa e del rispetto per quanto ci circonda.
CRISTIANI DEVOTI CHE SI FANNO BEFFE DELL'AMBIENTE (217)
Dobbiamo riconoscere che alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente. Altri sono passivi, non si decidono a cambiare le proprie abitudini e diventano incoerenti. Manca loro dunque una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda.
NON MALTRATTARE GLI UCCELLI (221)
Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla degli uccelli e dice che "nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio» (Lc 12, 6), saremo capaci di maltrattarli e far loro del male? Invito tutti i cristiani a esplicitare questa dimensione della propria conversione, permettendo che la forza e la luce della grazia ricevuta si estendano anche alla relazione con le altre creature e con il mondo che li circonda, e susciti quella sublime fratellanza con tutto il creato che san Francesco d’Assisi visse in maniera così luminosa.
ELOGIO DELLA SOBRIETÀ (222)
È importante accogliere un antico insegnamento, presente in diverse tradizioni religiose, e anche nella Bibbia. Si tratta della convinzione che “meno è di più”. Infatti il costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Al contrario, rendersi presenti serenamente davanti ad ogni realtà, per quanto piccola possa essere, ci apre molte più possibilità di comprensione e di realizzazione personale. La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo. Questo richiede di evitare la dinamica del dominio e della mera accumulazione di piaceri.
PREGARE A TAVOLA (227)
Un’espressione di questo atteggiamento è fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti. Propongo ai credenti che riprendano questa preziosa abitudine e la vivano con profondità. Tale momento della benedizione, anche se molto breve, ci ricorda il nostro dipendere da Dio per la vita, fortifica il nostro senso di gratitudine per i doni della creazione, è riconoscente verso quelli che con il loro lavoro forniscono questi beni, e rafforza la solidarietà con i più bisognosi.
ABBELLIRE UNA FONTANA (232)
Non tutti sono chiamati a lavorare in maniera diretta nella politica, ma in seno alla società fiorisce una innumerevole varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano. Per esempio, si preoccupano di un luogo pubblico (un edificio, una fontana, un monumento abbandonato, un paesaggio, una piazza), per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti. Intorno a loro si sviluppano o si recuperano legami e sorge un nuovo tessuto sociale locale.
L'ACQUA, L'OLIO, IL FUOCO, I COLORI DEI SACRAMENTI (235)
I Sacramenti sono un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale. Attraverso il culto siamo invitati ad abbracciare il mondo su un piano diverso. L’acqua, l’olio, il fuoco e i colori sono assunti con tutta la loro forza simbolica e si incorporano nella lode.
QUANDO DIO SI FA MANGIARE (236)
Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro, affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare Lui.
ELOGIO DELLA DOMENICA (237)
La domenica, la partecipazione all’Eucaristia ha un’importanza particolare. Questo giorno, così come il sabato ebraico, si offre quale giorno del risanamento delle relazioni dell’essere umano con Dio, con sé stessi, con gli altri e con il mondo. La domenica è il giorno della Risurrezione, il “primo giorno” della nuova creazione, la cui primizia è l’umanità risorta del Signore, garanzia della trasfigurazione finale di tutta la realtà creata. Inoltre, questo giorno annuncia il riposo eterno dell’uomo in Dio… Il riposo è un ampliamento dello sguardo che permette di tornare a riconoscere i diritti degli altri. Così, il giorno di riposo, il cui centro è l’Eucaristia, diffonde la sua luce sull’intera settimana e ci incoraggia a fare nostra la cura della natura e dei poveri.
NELL'ATTESA DELLA VITA ETERNA (243 e 244)
La vita eterna sarà una meraviglia condivisa, dove ogni creatura, luminosamente trasformata, occuperà il suo posto e avrà qualcosa da offrire ai poveri definitivamente liberati.
Nell’attesa, ci uniamo per farci carico di questa casa che ci è stata affidata, sapendo che ciò che di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo.
__________
Il testo integrale dell'enciclica:
> "Laudato si'"
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351072
La situazione della Chiesa è drammatica, con un’Europa che abbandona
in massa la fede e l’altra metà del pianeta che perseguita i cristiani o
li massacra. Davanti a tutto questo papa Bergoglio che fa? Un’enciclica
sulla presenza dei cristiani nel mondo, sulla loro dura condizione e
sulla libertà di coscienza? No. Un’enciclica ecologica sulla spazzatura
differenziata e la pulizia dei fiumi.
Sembra di stare nell’esilarante scena di Johnny Stecchino, dove l’autista palermitano spiega a Benigni qual è la vera, grande, tragica piaga di Palermo: “il traffico!”.
VERMI E CRISTIANI
E’ commovente vedere quanto accoratamente il papa argentino nell’enciclica si preoccupa della sopravvivenza di “alghe, vermi, piccoli insetti e rettili”, specie che “di solito passano inosservate” (n. 34). Invece all’incerta sopravvivenza dei cristiani perseguitati, torturati, deportati, non è stata dedicata nessuna enciclica. Sono massacrati senza che nessuno alzi la voce.
Leggendo la preoccupazione del papa per la sorte dei vermi e dei rettili chissà come si sentiranno tutti quei cristiani che – per non rinnegare la fede cristiana – in Iraq o in Pakistan, in Corea del Nord o in Cina o in Nigeria hanno perso casa e lavoro, hanno visto uccidere persone care, subendo stupri, torture, crocifissioni, sgozzamenti e deportazioni.
Chissà come si sentiranno quei cristiani che sono dovuti scappare dai loro villaggi, e ora stanno nei campi profughi, nel leggere che il papa dedica la sua enciclica alle “popolazioni animali” che, per le nuove colture e i bacini idrici “non possono più migrare, né spostarsi liberamente”.
Fortuna che c’è un papa che si occupa di queste bestiole e propone “la creazione di corridoi biologici” in modo da far migrare liberamente queste specie.
Il Vaticano di Bergoglio si è mai attivato per proteggere le popolazioni cristiane minacciate di sterminio? O per cristiani che da anni marciscono nelle galere a causa della loro fede?
Prendiamo Asia Bibi, la povera madre pakistana che da sei anni è rinchiusa in una lurida cella buia con una condanna a morte sulle spalle solo perché cristiana. Papa Bergoglio non ha mai voluto fare nemmeno una dichiarazione per lei, per chiederne la liberazione o anche solo per invocare preghiere in suo favore.
IL VERO S. FRANCESCO
Questa enciclica lunghissima (proprio Bergoglio aveva criticato i lunghi documenti degli episcopati) è una raccolta dei luoghi comuni eco-catastrofisti più triti. Un vero Banal grande.
Si nobilitano delle tesi ambientaliste molto discutibili dal punto di vista scientifico, come la causa umana del riscaldamento globale. Consacrando queste tesi l’enciclica rischia di ricadere nell’errore del “caso Galileo”, cioè dare investitura teologica a quella che è solo un’ipotesi scientifica, anche molto dubbia.
Potrebbe dunque rivelarsi più un “Cantico di frate sòla” (nell’accezione romanesca) che un “Cantico di frate sole”.
A questo proposito, perché ridurre il povero san Francesco d’Assisi alla solita figurina ecologista? E’ stato dimostrato che è del tutto assurdo immaginare un ecologista nel XII secolo, quando l’uomo non aveva il potere tecnologico che ha oggi sulla natura e la natura aveva il sopravvento su di lui imponendogli condizioni di vita molto dure.
Il Cantico delle creature, scritto da Francesco è un inno biblico, che parafrasa i salmi per lodare Dio e proclamare la bontà del creato in quell’epoca in cui i Catari, riprendendo le dottrine gnostiche, consideravano il creato come male.
Nell’inno di san Francesco il bene supremo non è la salvaguardia dell’ambiente, ma la salvezza eterna delle anime, tanto è vero che si conclude mettendo in guardia dal morire in peccato mortale perché così si finisce al supplizio eterno dell’inferno (“guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male”).
Invece nel bergoglismo non si trovano né il “peccato originale”, né i peccati mortali, né il purgatorio, né l’inferno. Eppure la dottrina cattolica afferma che “la salvezza delle anime è la suprema legge della Chiesa”. La sola cosa che conta.
UNA SINGOLA ANIMA
Dirò di più: la salvezza di una sola anima è, agli occhi di Dio, più preziosa dell’intero universo naturale (con buona pace dei Verdi). Lo scrive addirittura San Tommaso d’Aquino: “Il bene soprannaturale di uno solo è superiore al bene naturale di tutto l’universo” (Summa Theologiae I-II, q.113 a.9 ad 2).
E l’altro maestro supremo, sant’Agostino d’Ippona, scrive: “La giustificazione dell’empio è un’opera più grande della creazione del cielo e della terra” perché “il cielo e la terra passeranno, mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti non passeranno mai” (In Evang. Johan., 72,3).
Dove si fonda questa dottrina? Nel Vangelo stesso, dove Gesù dice appunto che “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24,35).
Lì, parlando dello sguardo di Cristo verso gli esseri umani, si dice spesso: “Ed ebbe compassione”. Questo struggimento intimo che veniva dalle profondità del cuore di Gesù per ogni essere umano rivela qual è la concezione della realtà che caratterizza il Salvatore.
Si può definire così: per lui “tutto il mondo non vale la più piccola persona umana” (Luigi Giussani, All’origine della pretesa cristiana, Rizzoli 2001, p. 104). Per ogni singolo uomo infatti è venuto a morire lui, Dio, e di una morte ignominiosa. Un piccolo e ignoto essere umano, agli occhi di Dio, vale la morte in croce del suo unico Figlio.
Del resto già nella Genesi il Creatore attribuisce all’uomo la regalità sull’universo. Com’è noto le moderne concezioni ecologiste trovano insopportabile questo dettato sacro e rovesciano la biblica gerarchia di valore, mettendo l’uomo sullo stesso piano delle altre specie viventi o addirittura – per alcuni – considerando l’uomo come il cancro del pianeta.
UOMO DECLASSATO?
Finora questa ideologia verde è stata decisamente avversata dalla Chiesa. Ma nell’enciclica bergogliana c’è un passo che lascia perplessi. Non solo perché assume come autorità Teilhard de Chardin. Ma perché afferma: “Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi” (n. 83).
Ora, questo concetto risulta del tutto diverso da quanto afferma il Concilio Vaticano II. La “Gaudium et spes” infatti proclama: “Credenti e non credenti sono generalmente d’accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice” (n. 12).
E il Catechismo: “Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato per servire e amare Dio e per offrirgli tutta la creazione” (n. 358).
Il Catechismo cita San Giovanni Crisostomo: “Qual è dunque l’essere che deve venire all’esistenza circondato di una tale considerazione? È l’uomo, grande e meravigliosa figura vivente, più prezioso agli occhi di Dio dell’intera creazione: è l’uomo, è per lui che esistono il cielo e la terra e il mare e la totalità della creazione, ed è alla sua salvezza che Dio ha dato tanta importanza da non risparmiare, per lui, neppure il suo Figlio unigenito. Dio infatti non ha mai cessato di tutto mettere in atto per far salire l’uomo fino a sé e farlo sedere alla sua destra” (Sermones in Genesim, 2, 1: PG 54, 587-588).
Con questa enciclica papa Bergoglio rischia di dare un terribile segnale di resa all’agenda Obama, l’agenda del pensiero dominante che ha un netto connotato neopagano, anticristiano e antiumano.
Non so se Bergoglio si renda conto della confusione in cui sta portando la Chiesa (non solo col Sinodo). Ci sono stati, infatti, nelle ultime settimane, anche degli interventi molto belli del papa sul tema della famiglia, sull’uomo e la donna, sulla colonizzazione imperialistica dell’ideologia Gender.
Sarebbero state considerazioni perfette per questa enciclica, sulla linea dell’ “ecologia umana” di Benedetto XVI. Purtroppo si è presa un’altra strada. Speriamo sia una moda passeggera.
Antonio Socci
Da “Libero”, 17 giugno 2015
FACEBOOK: “Antonio Socci pagina ufficiale”
http://www.antoniosocci.com/cantico-di-frate-sole-o-cantico-di-frate-sola/
http://www.sguardocattolico.it/
Sembra di stare nell’esilarante scena di Johnny Stecchino, dove l’autista palermitano spiega a Benigni qual è la vera, grande, tragica piaga di Palermo: “il traffico!”.
VERMI E CRISTIANI
E’ commovente vedere quanto accoratamente il papa argentino nell’enciclica si preoccupa della sopravvivenza di “alghe, vermi, piccoli insetti e rettili”, specie che “di solito passano inosservate” (n. 34). Invece all’incerta sopravvivenza dei cristiani perseguitati, torturati, deportati, non è stata dedicata nessuna enciclica. Sono massacrati senza che nessuno alzi la voce.
Leggendo la preoccupazione del papa per la sorte dei vermi e dei rettili chissà come si sentiranno tutti quei cristiani che – per non rinnegare la fede cristiana – in Iraq o in Pakistan, in Corea del Nord o in Cina o in Nigeria hanno perso casa e lavoro, hanno visto uccidere persone care, subendo stupri, torture, crocifissioni, sgozzamenti e deportazioni.
Chissà come si sentiranno quei cristiani che sono dovuti scappare dai loro villaggi, e ora stanno nei campi profughi, nel leggere che il papa dedica la sua enciclica alle “popolazioni animali” che, per le nuove colture e i bacini idrici “non possono più migrare, né spostarsi liberamente”.
Fortuna che c’è un papa che si occupa di queste bestiole e propone “la creazione di corridoi biologici” in modo da far migrare liberamente queste specie.
Il Vaticano di Bergoglio si è mai attivato per proteggere le popolazioni cristiane minacciate di sterminio? O per cristiani che da anni marciscono nelle galere a causa della loro fede?
Prendiamo Asia Bibi, la povera madre pakistana che da sei anni è rinchiusa in una lurida cella buia con una condanna a morte sulle spalle solo perché cristiana. Papa Bergoglio non ha mai voluto fare nemmeno una dichiarazione per lei, per chiederne la liberazione o anche solo per invocare preghiere in suo favore.
IL VERO S. FRANCESCO
Questa enciclica lunghissima (proprio Bergoglio aveva criticato i lunghi documenti degli episcopati) è una raccolta dei luoghi comuni eco-catastrofisti più triti. Un vero Banal grande.
Si nobilitano delle tesi ambientaliste molto discutibili dal punto di vista scientifico, come la causa umana del riscaldamento globale. Consacrando queste tesi l’enciclica rischia di ricadere nell’errore del “caso Galileo”, cioè dare investitura teologica a quella che è solo un’ipotesi scientifica, anche molto dubbia.
Potrebbe dunque rivelarsi più un “Cantico di frate sòla” (nell’accezione romanesca) che un “Cantico di frate sole”.
A questo proposito, perché ridurre il povero san Francesco d’Assisi alla solita figurina ecologista? E’ stato dimostrato che è del tutto assurdo immaginare un ecologista nel XII secolo, quando l’uomo non aveva il potere tecnologico che ha oggi sulla natura e la natura aveva il sopravvento su di lui imponendogli condizioni di vita molto dure.
Il Cantico delle creature, scritto da Francesco è un inno biblico, che parafrasa i salmi per lodare Dio e proclamare la bontà del creato in quell’epoca in cui i Catari, riprendendo le dottrine gnostiche, consideravano il creato come male.
Nell’inno di san Francesco il bene supremo non è la salvaguardia dell’ambiente, ma la salvezza eterna delle anime, tanto è vero che si conclude mettendo in guardia dal morire in peccato mortale perché così si finisce al supplizio eterno dell’inferno (“guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male”).
Invece nel bergoglismo non si trovano né il “peccato originale”, né i peccati mortali, né il purgatorio, né l’inferno. Eppure la dottrina cattolica afferma che “la salvezza delle anime è la suprema legge della Chiesa”. La sola cosa che conta.
UNA SINGOLA ANIMA
Dirò di più: la salvezza di una sola anima è, agli occhi di Dio, più preziosa dell’intero universo naturale (con buona pace dei Verdi). Lo scrive addirittura San Tommaso d’Aquino: “Il bene soprannaturale di uno solo è superiore al bene naturale di tutto l’universo” (Summa Theologiae I-II, q.113 a.9 ad 2).
E l’altro maestro supremo, sant’Agostino d’Ippona, scrive: “La giustificazione dell’empio è un’opera più grande della creazione del cielo e della terra” perché “il cielo e la terra passeranno, mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti non passeranno mai” (In Evang. Johan., 72,3).
Dove si fonda questa dottrina? Nel Vangelo stesso, dove Gesù dice appunto che “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24,35).
Lì, parlando dello sguardo di Cristo verso gli esseri umani, si dice spesso: “Ed ebbe compassione”. Questo struggimento intimo che veniva dalle profondità del cuore di Gesù per ogni essere umano rivela qual è la concezione della realtà che caratterizza il Salvatore.
Si può definire così: per lui “tutto il mondo non vale la più piccola persona umana” (Luigi Giussani, All’origine della pretesa cristiana, Rizzoli 2001, p. 104). Per ogni singolo uomo infatti è venuto a morire lui, Dio, e di una morte ignominiosa. Un piccolo e ignoto essere umano, agli occhi di Dio, vale la morte in croce del suo unico Figlio.
Del resto già nella Genesi il Creatore attribuisce all’uomo la regalità sull’universo. Com’è noto le moderne concezioni ecologiste trovano insopportabile questo dettato sacro e rovesciano la biblica gerarchia di valore, mettendo l’uomo sullo stesso piano delle altre specie viventi o addirittura – per alcuni – considerando l’uomo come il cancro del pianeta.
UOMO DECLASSATO?
Finora questa ideologia verde è stata decisamente avversata dalla Chiesa. Ma nell’enciclica bergogliana c’è un passo che lascia perplessi. Non solo perché assume come autorità Teilhard de Chardin. Ma perché afferma: “Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi” (n. 83).
Ora, questo concetto risulta del tutto diverso da quanto afferma il Concilio Vaticano II. La “Gaudium et spes” infatti proclama: “Credenti e non credenti sono generalmente d’accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice” (n. 12).
E il Catechismo: “Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato per servire e amare Dio e per offrirgli tutta la creazione” (n. 358).
Il Catechismo cita San Giovanni Crisostomo: “Qual è dunque l’essere che deve venire all’esistenza circondato di una tale considerazione? È l’uomo, grande e meravigliosa figura vivente, più prezioso agli occhi di Dio dell’intera creazione: è l’uomo, è per lui che esistono il cielo e la terra e il mare e la totalità della creazione, ed è alla sua salvezza che Dio ha dato tanta importanza da non risparmiare, per lui, neppure il suo Figlio unigenito. Dio infatti non ha mai cessato di tutto mettere in atto per far salire l’uomo fino a sé e farlo sedere alla sua destra” (Sermones in Genesim, 2, 1: PG 54, 587-588).
Con questa enciclica papa Bergoglio rischia di dare un terribile segnale di resa all’agenda Obama, l’agenda del pensiero dominante che ha un netto connotato neopagano, anticristiano e antiumano.
Non so se Bergoglio si renda conto della confusione in cui sta portando la Chiesa (non solo col Sinodo). Ci sono stati, infatti, nelle ultime settimane, anche degli interventi molto belli del papa sul tema della famiglia, sull’uomo e la donna, sulla colonizzazione imperialistica dell’ideologia Gender.
Sarebbero state considerazioni perfette per questa enciclica, sulla linea dell’ “ecologia umana” di Benedetto XVI. Purtroppo si è presa un’altra strada. Speriamo sia una moda passeggera.
Antonio Socci
Da “Libero”, 17 giugno 2015
FACEBOOK: “Antonio Socci pagina ufficiale”
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Bergoglio e la svolta ecologista che piace al mondialismo – Prima Parte
Riscaldamento Globale e "Nuova Governance": la curiosa posizione di Bergoglio
Bergoglio e la svolta ecologista che piace al mondialismo
- Prima Parte
Laudato Sì – L'enciclica che apre ad una autorità di controllo
mondiale per "salvare l'umanità"
Tutti i limiti ideologici, economici e religiosi di un documento che sembra
nato nei palazzi dell'ONU o nelle stanze del Club di Roma
(massoneria internazionale)
di Sergio Basile, Direttore "Qui Europa" / Prima Parte
Laudato Sì… O no?
Roma – di Sergio Basile, Direttore "Qui Europa" – Negli ultimi giorni sta facendo molto discutere, nel bene e nel male, l'ultima uscita ecologista di Papa Bergoglio: quella che in molti hanno ribattezzato con l'eloquente espressione di «nuova conversione ecologica» nell'ambito di una «nuova solidarietà universale». «Noi non siamo Dio – ha ammonito Bergolgio - la terra ci precede e ci è stata data». Il papa ha parlato, nello specifico, della «crisi attuale» chiedendo «a tutte le persone di buona volontà» di avere a cuore la «cura della casa comune». E' questo il tema centrale della nuova enciclica "Laudato Sì’". Il testo, in pratica, critica il "ben noto" squilibrio esistente tra il Nord e il Sud del mondo e la politica ambientale dei Paesi più potenti, parlando della cosiddetta «regola d’oro» della «subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni». Una ricetta che – ammettendo mezze verità - sembra, tuttavia, uscita dal cassetto di un professore universitario e pseudo-marxista alla Segre Latouche (vedi qui Ecco perchè Non Crediamo alla Teoria della Decrescita Felice).
Francesco chiama Francesco?
L'enciclica – che trae il suo incipit dal "Cantico delle Creature" di San Francesco d'Assisi; redatta in 192 pagine e 246 paragrafi - è il primo documento di stampo così spiccatamente ecologista di un pontefice e presenta il tema dell'ecologia come studio dell’oîkos - in greco la «casa» di tutti – ribadendo l'importanza della responsabilità di ciascuno per il «bene comune», pena l'autoannientamento del mondo. La fragilità della Terra e dei poveri, gli squilibri ambientali e sociali, la speculazione finanziaria, le armi e le guerre sono i corollari del monito ecologista di Bergoglio, che in alcuni paragrafi dell'enciclica riassume caso per caso i guasti della «crisi ecologica», identificati nella seguente elencazione: riscaldamento globale, cambiamento climatico, inquinamento, innalzamento dei mari, impoverimento della biodiversità, distribuzione iniqua del cibo, carenza e diritto di tutti all’acqua. Egli denuncia «l’inequità» planetaria: «il debito estero dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo» (senza tuttavia denunciare il male di tutti i mali che tutti gli altri genera: l'usura monetaria esercitata illegittimamente dalle banche centrali – vedi qui Fame, Expo, lotta agli sprechi e propaganda e qui La Schiavitù Monetaria: una mostruosità storica dal 1694, che per altro il pontefice conosce benissimo, avendo risposto personalmente ad una nostra lettera sul tema, scritta e ricevuta prima della pubblicazione dell'Evangelii Gaudium - vedi qui Lettera a Papa Francesco – Uniti contro la Grande Usura Internazionale).
La ( vecchia ) ricetta ecologista di Bergoglio
Bergoglio, dopo aver elencato i mali in questione, presenta anche la sua personale ricetta, parlando espressamente di «globalizzazione del paradigma tecnocratico» e puntando il dito contro ladebolezza della politica internazionale: «È indispensabile creare un sistema normativo –lamenta – che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche libertà e giustizia». Nell'enciclica non mancano poi i passaggi contro la speculazione internazionale e il predominio della finanza su tutte le altre prerogatiche sociali, economiche e politiche. «I poteri economici – commenta Bergoglio - continuano agiustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente. (…) È prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre (…) Tutti devono avere il coraggio di impostareprogetti a lungo termine anziché cercare il potere. Ne va della nostra sopravvivenza, dell’armonia del creato: lo scopo finale delle altre creature non siamo noi».
Una Nuova Governance mondialista?
Papa Francesco, in sostanza dice che il riscaldamento globale è una realtà imprescindibile e che merita una adeguata panacea che il pontefice indica nell'ambito di una nuova autorità politica mondiale (gaieggiante…), necessaria per salvare l'umanità dal disastro totale. Ma analizzando punto per punto i passaggi più salienti dell'enciclica di cui sopra – presentata nei giorni scorsi – Bergoglio in effetti ricondurrebbe ad una nuova forma di gestione mondiale (ed evidentemente mondialista) la risoluzione di problemi ingenerati dallo stesso mondialismo ecologista riconducibile ad entità come Club di Roma, ONU, ecc.. Egli addirittura indicherebbe tale organismo o governance mondiale quale artefice primo della riduzione dell'inquinamento e dello sviluppo dei paesi e delle regioni povere. Beh, evidentemente qualcosa non torna o qualcosa sfugge a Bergoglio…
Una Nuova Agenda 21?
Di certo una cosa suona alquanto strana: la nuova geniale ricetta bergogliana sembra uniformarsi perfettamente ai dettami della nuova agenda per lo sviluppo sostenibile dell'ONU, che sarà delineata ufficialmente a partire dal prossimo settembre 2015. Una nuova "Agenda 21" che addirittura sconfinerebbe, stando ai proclami dell'ONU, nella legittimazione degli assunti dell'uguaglianza di genere. Ma cosa c'entra con l'ecologismo? E poi alla luce di questa svolta ecologista di Bergoglio (la prima di un papa), ci chiediamo: Bergoglio conosce lo spirito malthusiano degli studi del Club di Roma (grande co-ispiratore anti-cristiano dell'Agenda 21) e i grandi inganni dell'ecologismo? Evidentemente no! Oppure - sfortunatamente – li conosce fin troppo bene…
Bergoglio chiama ONU
Quello auspicato da Bergoglio, senza giri di parole, contempla essenzialmente un progetto per una nuova governance globale, molto simile a quello preparato dai maggiori enti mondialisti, tra i quali l'ONU. Infatti, guardacaso, la segreteria di Papa Francesco sta preparando il discorso che darà il via alla Conferenza delle Nazioni Unite di settembre, durante la quale verrà lanciata questa "nuova agenda per uno sviluppo sostenibile". Per qualche ragione, dunque, Bergolgio avrebbe deciso di fare dell'ecologismo (e non – stranamente – dell'usura monetaria che annienta i popoli) ilpilastro centrale del suo pontificato, e proprio a ridosso del suo discorso alle Nazioni Unite di settembre … A questo punto una riflessione è d'obbligo per cercare di smonatre ancora una volta ilmalthusianesimo pratico che si nasconde dietro tutte le teorie ecologiste e di depopolazione mondiale, nate in seno alla Toble Round (Club di roma e ONU, tra tutte).
La Vera Ricchezza consta nell'illimitata Provvidenza Divina
Una cosa è certa: quella della sovrappoplazione è una balla colossale e la ricchezza che il buon Dio rigenera automaticamente grazie alla provvidenziale azione di madre terra e dei naturali cicli biologici, basterebbe – come è stato fino ad ora – per sfamare l'intera umanità… Quel che annienta la ricchezza sono l'usura monetaria – generatrice di debito indotto e fonte di morte indotta per oltre 30 mila bambini al giorno nella sola Africa – e il controllo totale esercitato dalle miltinazionali che i profeti dell'Agenda 21 si guardano bene dal ridimensionare…. (vedi ad esempio il disumano fenomeno del land grabbing – vedi qui Land grabbing: l’inciucio dei potenti che annienta l’Africa)
“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni
parola che esce dalla bocca di Dio” (1)
Il Verbo, cioè la Parola di Dio, è creatore di ricchezza spirituale ma anche materiale, soprassedendo alla stessa Creazione, come insegna il primo capitolo della Genesi e come ci ricorda l’evangelista San Giovanni:
“In Principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di Lui,
e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (1)
(1) Vangelo Secondo San Matteo, Cap 4,4 e Vangelo Secondo San Giovanni, Cap. 1, 1-3
Malthusianesimo e Nichilismo – Le Tesi ecologiste del Club di Roma
Tale assunto si basa su verità incontrovertibili che, tuttavia, alcune teorie propugnate dal sistema globalizzato tentano di confutare al fine evidente, anche se non apertamente dichiarato, diconfondere le acque ed ingannare l’uomo sin dai meandri più intimi del suo essere. E’ quanto è stato fatto, ad esempio, negli Anni Settanta del XX Secolo, attraverso la redazione del Rapporto sui Limiti dello Sviluppo (2) del Club di Roma (3) o attraverso la più recente e correlata Teoria della Decrescita Felice dell’economista e filosofo francese Serge Latouche (4).Entrambi intrisi e permeati da un deleterio e anacronistico catastrofismo da bancarella, d’estrazione spiccatamente malthusiana (5) e nichilista, secondo il quale la Provvidenza Divina non esiste. Su questa strada fuorviante si sono incamminate rovinosamente anche le ricerche del biologo Paul Ehrlich, che nel 1968 scrisse un libro (6) – divenuto ovviamente un bestseller – intitolato The Population Bomb, nel quale si prevedeva che centinaia di milioni di esseri umani negli anni Settanta e Ottanta sarebbero morti per fame e per conseguenze naturali: e non indotte come accade davvero (vedi qui Land grabbing: l’inciucio dei potenti che annienta l’Africa) (continua…)
(2) Rapporto commissionato al MIT dal Club di Roma e pubblicato nel 1972. Donella Meadows, Dennis Meadows e altri ne furono gli autori. Il rapporto, basato sulla simulazione al computer World3, predisse (erroneamente) le conseguenze disastrose della continua crescita della popolazione sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana, riprendendo alcune delle infondate preoccupazioni di Thomas Malthus. Il rapporto di basa sugli assunti dell’opera di Donella e Dennis Meadows, J. Randers e W. Behrens III (1972) titolata “The Limits to Growth”. New York, Universe Books. IT: “I limiti dello sviluppo”, Milano, Mondadori, 1972.
(3) Club of Rome: associazione non governativa di scienziati, economisti, uomini d'affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di stato di tutti e cinque i continenti, fondata nel nell'aprile del 1968 dall'imprenditore italiano Aurelio Peccei – ex deirettore generale della FIAT, massone, sostenitore dell’ambientalismo e membro del “Comitato dei 300” – e dallo scienziato Alexander King. Il nome nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma, presso la sede dell'Accademia dei Lincei alla Villa Farnesina. Esso è considerato uno dei club mondialisti più importanti, attivi ed influenti, assieme al Bilderberg Club e alla Trilateral Commission;
(4) Serge Latouche – Economista e filosofo francese, professore emerito di Scienze economiche all'Università di Parigi, sostenitore (neo-marxista) della critica al consumismo e della “Teoria della Decrescita” come cambiamento degli stili di vita dei consumatori, senza tuttavia indicare e combattere in maniera convinta lo strapotere delle multinazionali e del sistema bancario.
Cfr.: Sergio Basile, “Ecco perché Non Crediamo alla Teoria della Decrescita Felice” – www.quieuropa.it – art. del 27 Dicembre 2012; (vedi qui Ecco perchè Non Crediamo alla Teoria della Decrescita Felice)
Cfr.: Sergio Basile, Vincenzo Folino, “Catastrofismo da Bancarella – 21/12/2012: Ecco cosa c’è dietro la Grande Balla” – www.quieuropa.it – art. del 22 Dicembre 2012; (vedi qui Catastrofismo da Bancarella – 21/12/2012: Ecco cosa c’è dietro la Grande Balla)
(5) Il malthusianesimo è una dottrina economica (ampliamente smentita) che, rifacendosi all'economista inglese Thomas Malthus, attribuisce principalmente alla pressione demografica la diffusione della povertà e della fame nel mondo (Cfr.: Pasquale Rossi, Compendio di geografia generale, Bari, Cacucci 2010). Essa contraddice il principio e l’essenza stessa della Divina Provvidenza e dell’autorigenerazione di produzione della ricchezza da parte dei sistemi naturali.
(6) Cfr.: Paul Ehrlich, “The Population Bomb”, 1968
Sergio Basile - Direttore "Qui Europa" (Copyright © 2015 Qui Europa)
Partecipa al dibattito - Redazione Quieuropa - infounicz.europa@gmail.com
Da Greepeace, Legambiente e WWF applausi all'enciclica di Papa Francesco
Le associazioni ambientaliste l'hanno accolta con grande soddisfazione ed emozione. E domenica 28 giugno marceranno fino a Piazza San Pietro per l'Angelus per portare un saluto al pontefice e alla sua "Laudato si'"
"Per un ambientalista leggerel'enciclica di Papa Francescosull'ambiente dà uno strano senso di stupore e di soddisfazione". A parlare è Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale diLegambiente che insieme a quelli di WWF e Greenpeace ha fatto subito sentire la sua soddisfazione per questo testo in difesa della natura, della Terra e dell'ecologia. Le tre organizzazioni marceranno insieme verso piazza San Pietro domenica 28 a Roma, per salutare l'enciclica 'verde' di Bergoglio.
Nel testo di "Laudato sì', lettera sulla cura della casa comune" Papa Francesco narra la sua visione di sviluppo eco-sostenibile e non indulge sulle responsabilità di istituzioni e capi di Stato. Ha scritto un nuovo 'cantico delle creature' quasi ottocento anni dopo quello del santo di cui porta il nome. Un grido dall'allarme che tutti gli ambientalisti auspicano non resti inascoltato fuori dalle mura vaticane. Deve arrivare nei palazzi giusti, alle orecchie di chi ci governa.
"Tanti temi che abbiamo portato avanti con tante battaglie ambientaliste trovano un'autorevolissima conferma in questo testo, incastonata, per di più, in una ineludibile sollecitazione etica e spirituale, per i non credenti, e religiosa, per i credenti - continua Cogliati Dezza -. Un testo che si rivolge a tutti, credenti e non, e che obbliga a una riflessione sui grandi temi ambientali. Nessuno di noi può tirarsi fuori, neanche i grandi della Terra ai quali spetta una maggiore responsabilità e che da oggi, grazie a questa enciclica, avranno più difficoltà a eludere le istanze ambientali".
Un monito al quale i 'potenti della Terra' non potranno sfuggire. Come Russia e Stati Uniti, ad esempio, che non hanno ancora ratificato il Protocollo di Kyoto. Sull'approccio morale ed etico è intervenuto il WWF: "Il messaggio di Papa Francesco aggiunge un approccio morale, tanto necessario per il dibattito sul clima. Il cambiamento climatico non è più solo una questione scientifica; è sempre più una questione morale ed etica. Esso colpisce le vite, i mezzi di sussistenza e i diritti di tutti, in particolare delle comunità povere, emarginate e vulnerabili", afferma Yolanda Kakabadse, presidente del WWF internazionale. "Di fronte a questa sfida con la natura e la famiglia umana, solo riscoprendo la nostra solidarietà con l'altro, riducendo gli sprechi e adottando consumo e produzione sostenibili, possiamo salvare il pianeta, la sua vibrante diversità della vita e garantire un futuro prospero per tutti noi".
Il 2015 deve essere l'anno di soluzioni concrete, visto che la prossima conferenza Onu di Parigi è prevista per il 21 dicembre: "Abbiamo letto le parole del Papa con profonda emozione - ha detto Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia -. Già papa Giovanni Paolo II e, soprattutto, Papa Benedetto VI, avevano più volte richiamato alla salvaguardia della natura e dell'ambiente. Papa Francesco, dedicando un'intera enciclica alla cura della casa comune, indica l'ampiezza e l'urgenza dell'azione, esaminando nel dettaglio il legame tra la vita umana e i meccanismi biologici che la sostengono. Il cambiamento climatico, la distruzione della biodiversità, l'esaurimento delle risorse, gli sprechi non sono solo danni da motivare scientificamente, ma diventano con l'enciclica questione morale ed etica. A essere colpita è la vita, i mezzi di sussistenza e i diritti di tutti, in particolare delle comunità povere, emarginate e vulnerabili. Meccanismi biologici che si sono raffinati in milioni e milioni di anni vengono distrutti per appetiti a breve termine di pochi. Si lede il diritto a un pianeta prospero e abitabile per le future generazioni".
Secondo il direttore esecutivo di Greenpaeace International, Kumi Naidoo, "ognuno, religioso o laico, può e deve rispondere a questa chiamata con un'azione urgente e incisiva. L'ambiente è un patrimonio collettivo dell'umanità e la responsabilità della sua cura cade su noi tutti. Greenpeace ha sempre condiviso questa visione".
"Apprezziamo la chiarezza e il modo diretto con cui l'enciclica sottolinea la debole risposta della politica internazionale ai cambiamenti climatici, con troppi interessi particolari che prevalgono sul bene comune", dichiara anche Martin Kaiser, a capo dell'Unità sul Clima di Greenpeace International. "Le parole del Papa - conclude Kaiser - dovrebbero svegliare i capi di governo troppo compiacenti, incoraggiarli ad adottare leggi severe nei rispettivi Paesi per proteggere il clima".
Oggi, ha sostenuto lo scienziato Hans Joachim Schellnhuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, siamo davanto a cambiamenti climatici che vanno di pari passo con un mondo diviso tra poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi. Solo che, ha rimarcato Schellnhuber, sono questi ultimi a produrre la crisi, con il loro cinico e sfrontato abuso di ricchezza e risorse comuni. Parole dure, ma in consonanza con un'Enciclica che lega la questione economica e la questione ecologica in maniera indistricabile. Non si affronta l'una, senza affrontare l'altra.
"Wow: il Papa si scaglia contro i carbon credit, perché incoraggiano la speculazione e il consumo eccessivo". La canadese Naomi Klein, autrice di "No Logo" e del recente "Una rivoluzione ci salvera. Perché il capitalismo non è sostenibile" dedicato proprio al rapporto ambiente-ingiustizia sociale, volerà in Vaticano il 1 luglio prossimo per discutere, insieme al cardinale
Peter Turkson e al professor Ottmar Edenhofer e Bernd Nilles, segretario generale del CIDSE, la nuova enciclica, giudicata "un segnale fortissimo anche per i laici".
Nel testo di "Laudato sì', lettera sulla cura della casa comune" Papa Francesco narra la sua visione di sviluppo eco-sostenibile e non indulge sulle responsabilità di istituzioni e capi di Stato. Ha scritto un nuovo 'cantico delle creature' quasi ottocento anni dopo quello del santo di cui porta il nome. Un grido dall'allarme che tutti gli ambientalisti auspicano non resti inascoltato fuori dalle mura vaticane. Deve arrivare nei palazzi giusti, alle orecchie di chi ci governa.
"Tanti temi che abbiamo portato avanti con tante battaglie ambientaliste trovano un'autorevolissima conferma in questo testo, incastonata, per di più, in una ineludibile sollecitazione etica e spirituale, per i non credenti, e religiosa, per i credenti - continua Cogliati Dezza -. Un testo che si rivolge a tutti, credenti e non, e che obbliga a una riflessione sui grandi temi ambientali. Nessuno di noi può tirarsi fuori, neanche i grandi della Terra ai quali spetta una maggiore responsabilità e che da oggi, grazie a questa enciclica, avranno più difficoltà a eludere le istanze ambientali".
Un monito al quale i 'potenti della Terra' non potranno sfuggire. Come Russia e Stati Uniti, ad esempio, che non hanno ancora ratificato il Protocollo di Kyoto. Sull'approccio morale ed etico è intervenuto il WWF: "Il messaggio di Papa Francesco aggiunge un approccio morale, tanto necessario per il dibattito sul clima. Il cambiamento climatico non è più solo una questione scientifica; è sempre più una questione morale ed etica. Esso colpisce le vite, i mezzi di sussistenza e i diritti di tutti, in particolare delle comunità povere, emarginate e vulnerabili", afferma Yolanda Kakabadse, presidente del WWF internazionale. "Di fronte a questa sfida con la natura e la famiglia umana, solo riscoprendo la nostra solidarietà con l'altro, riducendo gli sprechi e adottando consumo e produzione sostenibili, possiamo salvare il pianeta, la sua vibrante diversità della vita e garantire un futuro prospero per tutti noi".
Il 2015 deve essere l'anno di soluzioni concrete, visto che la prossima conferenza Onu di Parigi è prevista per il 21 dicembre: "Abbiamo letto le parole del Papa con profonda emozione - ha detto Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia -. Già papa Giovanni Paolo II e, soprattutto, Papa Benedetto VI, avevano più volte richiamato alla salvaguardia della natura e dell'ambiente. Papa Francesco, dedicando un'intera enciclica alla cura della casa comune, indica l'ampiezza e l'urgenza dell'azione, esaminando nel dettaglio il legame tra la vita umana e i meccanismi biologici che la sostengono. Il cambiamento climatico, la distruzione della biodiversità, l'esaurimento delle risorse, gli sprechi non sono solo danni da motivare scientificamente, ma diventano con l'enciclica questione morale ed etica. A essere colpita è la vita, i mezzi di sussistenza e i diritti di tutti, in particolare delle comunità povere, emarginate e vulnerabili. Meccanismi biologici che si sono raffinati in milioni e milioni di anni vengono distrutti per appetiti a breve termine di pochi. Si lede il diritto a un pianeta prospero e abitabile per le future generazioni".
Secondo il direttore esecutivo di Greenpaeace International, Kumi Naidoo, "ognuno, religioso o laico, può e deve rispondere a questa chiamata con un'azione urgente e incisiva. L'ambiente è un patrimonio collettivo dell'umanità e la responsabilità della sua cura cade su noi tutti. Greenpeace ha sempre condiviso questa visione".
"Apprezziamo la chiarezza e il modo diretto con cui l'enciclica sottolinea la debole risposta della politica internazionale ai cambiamenti climatici, con troppi interessi particolari che prevalgono sul bene comune", dichiara anche Martin Kaiser, a capo dell'Unità sul Clima di Greenpeace International. "Le parole del Papa - conclude Kaiser - dovrebbero svegliare i capi di governo troppo compiacenti, incoraggiarli ad adottare leggi severe nei rispettivi Paesi per proteggere il clima".
Oggi, ha sostenuto lo scienziato Hans Joachim Schellnhuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, siamo davanto a cambiamenti climatici che vanno di pari passo con un mondo diviso tra poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi. Solo che, ha rimarcato Schellnhuber, sono questi ultimi a produrre la crisi, con il loro cinico e sfrontato abuso di ricchezza e risorse comuni. Parole dure, ma in consonanza con un'Enciclica che lega la questione economica e la questione ecologica in maniera indistricabile. Non si affronta l'una, senza affrontare l'altra.
"Wow: il Papa si scaglia contro i carbon credit, perché incoraggiano la speculazione e il consumo eccessivo". La canadese Naomi Klein, autrice di "No Logo" e del recente "Una rivoluzione ci salvera. Perché il capitalismo non è sostenibile" dedicato proprio al rapporto ambiente-ingiustizia sociale, volerà in Vaticano il 1 luglio prossimo per discutere, insieme al cardinale
LA SINISTRA È MORTA, MA IL PAPA NO – BERGOGLIO NELLA SUA ENCICLICA: “I POPOLI HANNO PAGATO IL PREZZO DEL SALVATAGGIO DELLE BANCHE” – “L’ESAURIMENTO DI ALCUNE RISORSE (LEGGI PETROLIO, NDR) CREA UNO SCENARIO FAVOREVOLE PER NUOVE GUERRE, MASCHERATE CON NOBILI RIVENDICAZIONI”
Papa Francesco si chiede anche: “Cosa significa il comandamento 'non uccidere' quando un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per 'sopravvivere'”?...
Da “ansa.it”
No al "paradigma consumista". E ancora: "L'esaurimento delle risorse non può essere un pretesto per le guerre". Sono alcune delle parole dell'enciclica di Papa Francesco che contiene un doppio appello a "proteggere la casa comune", controllando surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche cambiare modello di sviluppo, per i "poveri", e "per uno sviluppo sostenibile e integrale".
Mentre biasima il fatto che i popoli abbiamo "pagato il prezzo del salvataggio delle banche". Il mercato - dice ancora Francesco - "crea un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti". Ma questo non può essere il "paradigma" di vita dell'umanità oggi. Sia per il senso della esistenza che per la sostenibilità delle economie, serve un cambiamento di "stile di vita".
Doppio appello a cura del creato e cambio modello di sviluppo - Il Papa nella enciclica "Laudato si'" appena pubblicata rivolge un doppio appello, a "proteggere la casa comune", controllando surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche cambiare modello di sviluppo, per i "poveri", e "per uno sviluppo sostenibile e integrale". Il modello consumista è completamente disinteressato al "bene comune". Realizzare una "cittadinanza ecologica" invece porta a una serie di "azioni quotidiane" che hanno di mira la cura del creato, e uno sviluppo equo.
La enciclica ne elenca varie, dal consumo equo e solidale, al minor uso di condizionatori, alla gestione dei rifiuti. Spesso - scrive il Papa - non si ha "chiara coscienza" che le "inequità" nell'ambiente e nel modello di sviluppo colpiscono soprattutto i poveri. Il Papa chiede di "integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente", senza giustizia, è "impossibile ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri".
Basta a media e scienziati che parlano senza diretto contatto con i problemi - Il degrado ambientale che colpisce soprattutto gli "esclusi", sembra una "appendice", nelle discussioni di tanti "professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere" lontani dalle aree interessate, "senza contatto diretto coni loro problemi". Ma l'approccio ecologico deve essere anche sociale".
L'esaurimento delle risorse non può essere un pretesto per le guerre - "L'esaurimento di alcune risorse" crea "uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni". E d'altra parte "la guerra causa sempre gravi danni all'ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, i rischi diventano enormi pensando a armi nucleari e biologiche".
Popoli hanno pagato prezzo salvataggio banche - Il Papa nella enciclica "Laudato si'" appena pubblicata rivolge un doppio appello, a "proteggere la casa comune", controllando surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche cambiare modello di sviluppo, per i "poveri", e "per uno sviluppo sostenibile e integrale".
Come dire 'Non uccidere' se popoli non hanno cibo - "Cosa significa il comandamento 'non uccidere' quando un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per 'sopravvivere'?". Lo scrive il Papa nella enciclica, citando un documento dei vescovi della Nuova Zelanda.
Indispensabili istituzioni mondiali più forti - Invertire il degrado ambientale e creare sviluppo sostenibile rende "indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti e efficacemente organizzate". Lo afferma l'enciclica, in cui il Papa ricorda la proposta di Ratzinger di una Autorità politica mondiale".
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