ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 19 agosto 2015

Finirà nel water del Papa..

DALL'INFERNO AL WC DEL PAPA: SUMMA THEOLOGIAE DEL SERVITA CHE HA CENSURATO LA PREGHIERA DEGLI ALPINI

Dall'inferno al Wc del Papa: Summa Theologiae del servita che ha censurato la preghiera degli Alpini
Ha suscitato un notevole clamore la censura della preghiera degli Alpini a una Messa nella chiesa di Passo San Boldo, provincia di Treviso e diocesi di Vittorio Veneto. Ma la decisione del celebrante, padre Francesco Rigobello, servita dell’Abbazia di Follina (TV), nella foto, non è stata proprio un “fulmine a ciel sereno”. Di seguito la cronaca di un’omelia tenuta dal religioso nel 2006, presso la chiesa di San Carlo al Corso, a Milano. 



L’inferno? Non esiste, «perché Dio salva tutti». Le frasi di Gesù sulle persecuzioni che i cristiani dovranno subire prima della fine dei tempi? «Le hanno scritte gli evangelisti», per confortare la prima comunità, dunque Cristo non le ha mai pronunciate. Il Papa? Non va difeso, perché spesso siamo noi cristiani ad essere «persecutori e sterminatori». I preti? Dovrebbero sposarsi, se lo vogliono, così come dovrebbero poter lavorare in fabbrica, perché «anche il water che usa il Papa è stato fatto da un operaio».
Nella Chiesa cattolica, oggi, si possano dire le cose più strampalate senza alcun rispetto per la fede dei semplici credenti. Domenica mattina, ore 10, nella parrocchia più centrale di Milano, la chiesa di San Carlo al Corso, attorniata dalle boutique di piazza San Babila. Di fronte a un gruppo di fedeli con età media sessanta-settant’anni, va in scena la messa del servita Francesco Rigobello, capelli grigi fluenti, occhialetti rotondi, una straordinaria somiglianza con il filosofo Giorello. Il frate, noto organista, oltre allo spartito musicale «interpreta» anche la liturgia e la teologia, cambiando tutto a suo piacimento e parafrasando ogni preghiera, ogni parola del rito, persino la formula della consacrazione. 
L’apice della performance, però, è l’omelia. Con piglio istrionico e gran gesticolare, il religioso, a cui evidentemente non dispiace ascoltarsi, sciorina una fede «fai-da-te». Il Vangelo, nel rito ambrosiano che ieri, con due settimane di anticipo rispetto alla liturgia romana, ha iniziato l’Avvento, propone un brano di Luca: Gesù preannuncia ai suoi discepoli le future persecuzioni. «Sarete traditi – recita il Vangelo –  perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti». Padre Francesco non ci sta. E spiega che le parole attribuite a Cristo in realtà le hanno inventate gli evangelisti, per far coraggio alla prima comunità, perché il Nazareno non poteva essere così pessimista.
Qualche fedele presente a San Carlo si chiede come faccia padre Rigobello a essere così sicuro. «Forse lui c’era?». Ma l’omelia, anzi, il «pezzo», è tutto un crescendo, che raggiunge il suo acme quando il frate, sbracciandosi, afferma: «Dicono che c’è l’inferno? Ma che cosa volete credere a queste storie, Dio è misericordia e perciò salva tutti...».
Altro che verità di fede, il frate ha le sue personalissime idee, e sono quelle che valgono, quando parla dal pulpito. Il leit-motiv dell’omelia è il fatto che noi cristiani occidentali, siamo «violenti e sterminatori»: «Parliamo tanto dell’aborto e ci scandalizziamo – tuona –  ma poi non abbiamo alcun rispetto per la vita dell’uomo, corriamo in macchina e sterminiamo la gente...». Alla messa ci sono tanti anziani, qualcuno in carrozzella, molti probabilmente la patente non ce l’hanno più. «Ci scandalizziamo se vediamo che una donna viene lapidata, ma poi sulla sedia elettrica siamo d’accordo», aggiunge padre Rigobello, che sembra rivolgersi ai partecipanti di un virtuale congresso dei boia, e non a una mite platea di milanesi ancora un po’ assonnati, che a morte non hanno mai mandato nessuno. Il frate servita, infine, commenta la lettera di Paolo, spiegando che anche il prete dovrebbe lavorare (come l’apostolo) e pure sposarsi, se lo vuole. 
Sull’importanza degli operai, il sacerdote regala una perla di saggezza e di buon gusto: «Anche il water del Papa non c’è, se l’operaio non lo fa...». E conclude la predica con questa frase: «Se i cristiani dovessero pensare solo a salvarsi, io cambierei religione». Più di qualcuno, tra i fedeli, si è chiesto se per caso non abbia già iniziato a farlo.

L'affaire della preghiera dell'alpino


Non bastavano le polemiche innescate a ridosso della festa dell’Assunta dal segretario della CEI, mons. Galantino, definito non a caso il "Boldrini della CEI" (vqui), che ecco in Italia un nuovo affaire, innescato da parte ecclesiastica, in nome di un vacuo pacifismo, animata da sentimenti antitaliani, oltre che perdita del senso delle proprie radici. Cristiane in primo luogo.
Si tratta di un’insensata censura, durante una celebrazione eucaristica lo scorso 15 agosto, della storica preghiera degli alpini (per la storia di questa preghiera, si rinvia qui). Come emerso dagli organi di stampa, il celebrante avrebbe imposto l’espunzione dalla preghiera del riferimento alle “armi” ed alla “civiltà cristiana” (vqui) per non offendere gli islamici presenti in Italia (sic!) (vqui e qui), dimenticando che non è estranea a quella fede, tutt'altro che religione di pace (vqui), la c.d. teologia dello stupro (vqui) e le uccisioni di chi ha dedicato la propria vita a salvare il patrimonio storico-artistico (vqui),  e che non sono certo condannate e stigmatizzate - almeno come dovrebbero - dal mondo musulmano.
È vero che il “vescovo” di Vittorio Veneto ha fornito la propria versione del fatti, adducendo la sua estraneità alla vicenda. Tuttavia ha tenuto a precisare che interverrà per trovare, «in dialogo con gli alpini, una posizione che eviti il ripetersi di questi fatti» (v.qui e qui), che tradotto dal linguaggio clericale può voler dire finanche “rivedere” la preghiera in questione, epurandola dalle parti reputate “contrarie” al nuovo corso pacifistico e filo-islamico, ovvero anche vietare la recita della preghiera in qualsiasi contesto liturgico. Staremo a vedere. Per il momento, ci sembrano assai pertinenti le riflessioni del prof. Pasqualucci rilanciate da Chiesa e post concilio.

Diocesi “censura” la «preghiera dell'Alpino», polemica in Veneto

Aggiornamento: Ho scansionato dal testo cartaceo perché su Avvenire on-line l'articolo non è rintracciabile.
Per il giornale dei vescovi si tratterebbe di una tempesta in un bicchiere d'acqua. Minimizzare, anche girando la pizza col richiamare il contesto liturgico, fa parte del loro mestiere.
Il fatto è, invece, che il sacerdote non ha rimosso la preghiera dalla Liturgia come si poteva dedurre dalle considerazioni in apertura dell'articolo; ma, come si deduce dal seguito, ha "proposto il testo modificato"... (vedi immagine a lato) 
Quanto a Salvini, aggiungo che sbaglia nello stigmatizzare i vescovi perché parlano di politica. Un cristiano dovrebbe contraddistinguersi anche per l'impegno politico e i suoi orientamenti. Il problema sta nel fatto che vescovi come Galatino & C. predicano orientamenti secondo il mondo...
Conoscevo già questa aberrazione, che ormai è di lunga data, anche per iniziativa dell'Ordinariato militare. Mio marito, nei suoi scritti, riporta sempre la preghiera nel testo integrale, nonostante già da tempo risulti "censurata" nei termini che leggiamo qui, che stralcio di seguito.
Aggiungo un commento di Paolo Pasqualucci, che puntualizza con acribìa la situazione e le azioni conseguenti. Ciò che tocca la patria e la famiglia non può non toccare anche la fede.

Treviso - Nervi sempre più scoperti in Veneto su ogni episodio che richiami, anche sottotraccia, le `difesa´ del territorio da ingressi stranieri. È successo così che la Diocesi di Vittorio Veneto (Treviso) abbia `censurato´ la Preghiera dell’Alpino che doveva essere letta ieri in occasione di una cerimonia per la Festa dell’Assunta a Passo San Boldo.
La proposta di modifica della frase «...rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana», non è stata accettata dai vertici locali dell’Ana (Associazione Nazionale Alpini) e la preghiera - riportano i quotidiani locali - non è stata letta dal sacerdote che celebrava la messa. Con il conseguente sconcerto delle `penne nere´, il gruppo locale dell’Ana, con i propri dirigenti ed iscritti, si è quindi riunito fuori della chiesetta che sorge sul passo (costruita dalle stesse `penne nere´) e lì si è proceduto alla lettura della preghiera dell’Alpino. Si tratta di un testo scritto circa 80 anni fa, in tempo di guerra, e che in premessa ricorda come gli alpini siano armati «...di fede e di amore». Il presidente della sezione Ana, Angelo Biz, ha voluto evitare la polemica, ma si è chiesto perché «nella Diocesi il rapporto con gli alpini sia spesso diventato così problematico». 
«Sono sempre più sconcertato da `certi Vescovi´. W gli Alpini». Il segretario della Lega Matteo Salvini torna a polemizzare con i vescovi per l’iniziativa della Diocesi...

* * * 

I vescovi contro gli Alpini
Difendiamo gli Alpini contro i vescovi antiitaliani 

di Paolo Pasqualucci
  1. La frase censurata dai vescovi proclama la difesa della Patria, non minaccia nessuno. Della patria e della "civiltà cristiana". Difesa "in armi", si capisce. Sennò, come? Non è una frase aggressiva, non esprime affatto una mentalità guerrafondaia.
  2. Si capisce che a certi vescovi (ma gli altri vescovi tacciono) la frase non piaccia. La "pastorale liquida" dilagante nella Gerarchia dal Concilio in poi, ha non solo abolito l'idea stessa di Patria, connessa a quella di nazione cattolica che va difesa anche con le armi dal nemico esterno ed interno, ma anche quella di Nazione sostituendola con quella di Umanità, di Genere Umano da unificare (senza convertirlo), anche se ciò (come si vede) comporti la distruzione delle antiche nazioni europee. Questi vescovi non riconoscono più nemmeno il concetto di "civiltà cristiana". Della "civiltà cristiana" la S. Messa VO era un elemento costitutivo. Abolitala e sostituitala con la "carnevalata" montiniano-bugniniana (L. Bouyer), come si poteva mantenere il senso di una tradizione spirituale che ci ancorava ad una "civiltà cristiana" e quindi a una nazione, a una patria che, quali che fossero le sue vicissitudini e le sue contraddizioni, pur sempre la rappresentava? Inoltre, con la politica delle continue richieste di scuse, i Papi postconciliari non hanno di fatto mandato al macero tutto il passato della Chiesa, anche nel temporale? Voglio dire, facendo della politica della Chiesa nel temporale di ogni erba un fascio, senza mai distinguere ciò che andava criticato da ciò che invece andava pienamente giustificato e fatto proprio anche oggi, a cominciare dalle Crociate, dalla difesa politica e militare dell'Italia e dell'Europa dall'invasione maomettana. 
  3. E come possono sostenere il valore della Patria vescovi che magari sono a favore della distruzione del matrimonio e della famiglia cattolici, programmato dalla parte deviata del clero per il prossimo Sinodo di Ottobre, con le aperture che sappiamo? Cancellata e avversata l'idea della Patria, tocca alla famiglia. E viceversa. 
  4. Bisogna sostenere l'on. Salvini nella svolta "patriottica" che egli sta cercando di imprimere alla Lega, togliendola dal truce particolarismo delle origini. Non credo si tratti di calcoli elettoralistici. Qui sono ormai in ballo esigenze elementari e fondamentali, esigenze di sopravvivenza nazionale, come popolo, come italiani, come etnia, non solo come società. Anche la recente proposta di Salvini di istituire di nuovo il servizio militare obbligatorio mi sembra, in linea di principio, valida e da sostenere. Rientra nella logica della "difesa della Patria", di una Patria italiana che, piaccia o meno, "gli altri" (dai "Poteri forti", al nemico interno, ai mussulmani) hanno tutto l'interesse a far sparire.


1 commento:

  1. W gli Alpini, W il Monte Grappa, W il Piave! Bergoglio e il bergogliame traditore: andate su un barcone e navigate verso le periferie esistenziali. E rimaneteci fino alla fine dei tempi!

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