Cei, Galantino voluto (e imposto) da Bergoglio. Ma i suoi toni non piacciono ai vescovi
Sono frequenti le polemiche che seguono le dichiarazioni del segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Chiamato da Papa Francesco mentre era vescovo di Cassano allo Jonio, nessuno tra i suoi predecessori si è espresso in toni così duri nei confronti della vita politica del Paese
Le critiche intorno alle dichiarazioni del segretario della Cei,Nunzio Galantino, dall’immigrazione ai giudizi sulla politica, sembrano non sfumare mai. L’ultimo episodio riguarda la rinuncia a partecipare alla Lectio degasperiana a Pieve Tesino, in provincia di Trento, per “evitare, con la mia sola presenza, di contribuire a rafforzare polemiche o anche semplicemente di allontanare il momento del rasserenamento di un clima invano esasperato”. Il segretario della Cei, però, ha voluto lo stesso inviare il testo che avrebbe letto, di cui ampi stralci erano stati anticipati nei giorni precedenti dal Corriere della sera. Un intervento in cui Galantino non ha risparmiato un nuovo duro attacco alla politica odierna paragonandola a “un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e furbi”. Se l’assenza del segretario della Cei avrebbe dovuto stemperare i toni, non poteva farlo la sua decisione di non restare in silenzio.
Le sue parole, infatti hanno scatenato un nuovo scontro con la classe politica, con il leader della Lega Matteo Salvini in testa. Una replica di ciò che si era verificato pochi giorni prima con l’intervista a Famiglia Cristiana in cui il presule pugliese attaccava il governo assente, a suo giudizio, sulle politiche sull’immigrazione. Intervista che poche ore dopo la sua pubblicazione sul sito del settimanale è stata cancellata e smentita dalla stessa rivista. In un comunicato a firma della direzione, il giornale spiegava che Galantino era stato “strumentalizzato”. Ma ciò non toglie due domande principali che ruotano a queste continue e dure esternazioni del segretario della Cei contro la politica. Galantino parla a nome dei vescovi italiani? E l’altra:Galantino interviene d’intesa con Bergoglio?
Quando lo chiamò da Cassano allo Jonio, dove era vescovo da poco più di due anni, Papa Francesco scrisse una lettera ai fedeli della piccola diocesi calabra “come chiedendo il permesso” spiegando che “per una missione importante” aveva bisogno che Galantino andasse a Roma “almeno per un periodo”. Era il tempo in cui la frattura tra Bergoglio e Bagnasco sembrava davvero insanabile e il ricambio ai vertici della Cei sembrava immediato. Cosa che poi è avvenuta soltanto in parte con l’ex segretario, monsignor Mariano Crociata, spedito come vescovo a Latina, e il cardinale Angelo Bagnasco confermato fino al 2017.
In più occasioni pubbliche Galantino ha affermato di essere il rappresentante della Cei, ruolo che però spetta al presidente della Conferenza episcopale italiana e non al segretario generale a cui compete la gestione degli uffici. Nessuno ricorda, tra gli ultimi predecessori del presule pugliese, Crociata, Giuseppe Betori,Ennio Antonelli e Dionigi Tettamanzi, tutti divenuti cardinali a eccezione del primo, toni così duri nei confronti della vita politica del Paese. Con l’avvento di Bergoglio sulla cattedra di Pietro, il “ruinismo”, ovvero gli ‘interventi’ della Chiesa nella vita politica italiana, vengono sempre più spesso giudicati negativamente. Dei 16 anni in cui Ruini è stato presidente della Cei rimangono indelebili, infatti, le sue forti prese di posizione in favore dei cosiddetti “valori non negoziabili”, espressione per niente amata da Papa Francesco.
Non a caso in queste settimane il presidente della Cei è rimasto a lungo in silenzio dinanzi al susseguirsi delle polemiche di Salvini con Galantino. Un silenzio percepito dall’episcopato italiano come indicativo di una totale mancanza d’intesa non tanto sui contenuti, ma sui modi aspri dello scontro. Tra i vescovi delPaese non c’è mai stato nessun gradimento per il segretario della Cei e soprattutto per la manovra papale con la quale è stato imposto ai danni di Crociata. Ne è stato più volte un eloquente segnale il fatto che il predecessore di Galantino, dopo la defenestrazione decisa da Bergoglio, abbia ottenuto i voti dall’assemblea della Ceiper essere eletto vicepresidente dell’area Centro della Chiesa italiana. Il segno di un episcopato che non si sente rappresentato da Galantino, ma che in fondo non è ancora entrato in sintonia con un Papa che a ogni assemblea della Cei non manca di dare le sue sferzate.
Dallo Ior ai preti pedofili, la Chiesa è scossa dagli scandali
Dopo le polemiche sui profughi monsignor Galantino perde la testa e definisce i polirici "harem di cooptati e furbi". Ma si dimentica tutti i guai della Chiesa
Dopo le polemiche sui profughi monsignor Galantino perde la testa e definisce i polirici "harem di cooptati e furbi". Ma si dimentica tutti i guai della Chiesa
La banca vaticana è finita più volte nel mirino delle polemiche. Tra i casi più recenti, l'arresto di Scarano per truffa, corruzione e calunnia.
Pedofilia Lo scandalo pedofilia ha investito la chiesa americana dal 2002 fino al 2008-2009. Successivamente, Benedetto XVI ha iniziato un' opera di pulizia e trasparenza, continuata con forza da Papa Francesco. Ma i casi di abusi sessuali commessi dal clero continuano ad essere una piaga per la chiesa intera. Tra i casi più recenti quello di monsignor Jozef Wesolowski, ex nunzio nella Repubblica dominicana, che deve rispondere di gravi accuse di abusi sessuali su minori e detenzione di ingente materiale pedopornografico. E' la prima volta che in Vaticano viene processato penalmente un ex arcivescovo per il reato di pedofilia.
Vatilieaks Nel 2012 il Vaticano è stato investito dallo scandalo Vatileaks, ovvero la fuga di notizie e di documenti riservati e privati di Benedetto XVI e che hanno portato alla luce divisioni e scontri all'interno della Curia. La vicenda ha portato all'arresto dell'ex maggiordomo del Papa emerito, Paolo Gabriele, per furto aggravato. Gabriele è stato processato, condannato e poi graziato da Papa Ratzinger che ha deciso di condonargli la pena.
Unioni gay Sono continue le polemiche tra la Cei e il governo sui temi etici. Recentemente Bagnasco, presidente della Chiesa italiana, si è opposto con fermezza all'introduzione dell'insegnamento della parità di genere nelle scuole. Opposizione anche all'introduzione del divorzio breve e un no deciso sulle nozze gay.
- Mer, 19/08/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/dallo-ior-ai-preti-pedofili-chiesa-scossa-dagli-scandali-1161414.html
Patt: un partito imbarazzante
Al comando del Trentino c’è un partito, il Patt, che ha una storia molto precisa: è un partito autonomista, di ispirazione cattolica. In passato le sue battaglie più clamorose sono state proprio contro l’immigrazione,
considerata eccessiva e incontrollata. L’elettorato del Patt veniva soprattutto dalle valli, si professava cattolico e conservatore.
Si trattava, per molti aspetti, di una Lega locale, che avrebbe potuto assumere come motti “prima i Trentini” o “lontano da Roma”.
Non mille anni fa. L’attuale presidente, Ugo Rossi, nel 2010 si esprimeva così: “Stop all’ingresso di immigrati… Abbiamo 2.500 stranieri che prendono il reddito di garanzia perché sono disoccupati. Per questo motivo non possiamo permetterci di chiamare altri lavoratori immigrati. Ne abbiamo già tanti senza un lavoro…”
Poi tutto gira, i valori cattolici spariscono, gli interessi locali divengono gli interessi del partito.
E il Patt diventa, tra le altre cose, il partito anti-omofobia, che appoggia i disegni di legge, a riguardo, di Pd e Arcigay.
E respinge indignato l’intervento del vescovo Luigi Bressan, quando costui segnala il pericolo di una legge, dal Patt sostenuta, che vuole introdurre il gender nelle scuole.
Rossi, Panizza e Baratter in prima fila per qualcosa che non appartiene propriamente alla tradzione pattina: l’idea che ognuno possa scegliere di che sesso essere, magari più volte al mese.
La vicenda diventa imbarazzante, ma i politici non sanno cosa sia, l’imbarazzo e il pudore.
Così il capogruppo Baratter è diventato, da poco, il difensore di mons. Galantino, dell’immigrazione e della Chiesa. E il nemico di Salvini.
Scrivendo sulla sua pagina facebook frasi come la seguente:
Comunque si vogliano giudicare le cose, fa riflettere il fatto che nel 2015 in Italia un alto esponente del mondo ecclesiastico decida di rinunciare a intervenire pubblicamente a causa dell’atteggiamento di un partito politico che ha deciso di fare della Chiesa il proprio bersaglio preferito… Non si cercano voti sulla pelle degli altri.
E questo, oltre a essere preoccupante, non può essere taciuto…
Se Baratter ha tanto a cuore il parere della Chiesa gli ricordiamo che per papa Francesco il “gender è un errore della mente umana“. E che il Patt sta facendo di tutto per promuoverlo, a fianco del Pd.
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2015/08/patt-un-partito-imbarazzante/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=patt-un-partito-imbarazzante
SI SCRIVE GALANTINO, SI LEGGE BERGOGLIO - IL SEGRETARIO DELLA CEI, CHE IERI HA RINUNCIATO A TENERE LA LECTIO DEGASPERIANA A TRENTO, SPARIGLIA LE CARTE COME VUOLE IL PAPA: “IL VANGELO STA SEMPRE ALL'OPPOSIZIONE MAI COL POTERE”
Galantino ha maturato la scelta di non presentarsi a Trento da solo. Non ha chiesto il placet del Vaticano e nemmeno della presidenza della Cei. E l' ha fatto proprio per essere fedele alla linea del Papa - Per la Cei la politica, tutta la politica, non ha a cuore gli interessi del popolo, ma soltanto i propri…
Francesco Bei e Paolo Rodari per “la Repubblica”
Francesco gli uomini di Chiesa li vuole così. Capaci di parlare chiaro e comprensibile, e soprattutto che sappiano stare lontani dai giochi della politica. E fa niente se possono creare sconcerto anche dentro la stessa Chiesa, provocando non poca irritazione nel governo e tra i renziani. «È il Vangelo - dice un uomo di curia vicino al Papa - che esige che le carte vengano sempre sparigliate. Il Vangelo, del resto, sta sempre all' opposizione mai col potere».
Per questo ieri, la rinuncia del plenipotenziario di Francesco in Cei, il segretario generale Nunzio Galantino, a pronunciare personalmente la lectio degasperiana a Trento, non ha significato un arretramento sui contenuti. La Chiesa italiana, dopo anni di ammiccamenti coi governi di turno, non fa cordate, non promuove sottobanco accordi con nessuno, semplicemente dice quello che pensa. In questo caso, parole di fuoco per la classe politica tout court: «Un piccolo harem di cooptati e di furbi».
Galantino ha maturato la scelta di non presentarsi a Trento da solo. Non ha chiesto il placet del Vaticano e nemmeno della presidenza della Cei. E l' ha fatto proprio per essere fedele alla linea del Papa. Dal suo punto di vista, infatti, se fosse andato a Trento non si sarebbe potuto sottrarre alle domande dei media presenti e il contenuto di una lectio studiata a tavolino da giorni avrebbe corso il rischio di passare in secondo piano. Il messaggio è chiaro: per la Cei la politica, tutta la politica, non ha a cuore gli interessi del popolo, ma soltanto i propri.
Una condotta che deve avere una fine.
Certo, a parlare in questo modo c' è il rischio di farsi non pochi nemici. Ma così fu anche per De Gasperi, indicato ieri da Galantino come un «modello» da seguire. Patì l' incomprensione di Pio XII che, nel 1952, non capì l' opposizione netta dello statista all' idea di don Luigi Sturzo di un' ampia alleanza elettorale che coinvolgesse, oltre ai quattro partiti governativi, anche il Movimento Sociale Italiano e il Partito Nazionale Monarchico.
Soffrì per l' ostracismo pontificio, ma rimase fermo sulle sue idee. Così anche Galantino, che ha dichiarato di aver maturato la rinuncia proprio leggendo gli scritti autobiografici di De Gasperi, e che preferisce correre il rischio di essere criticato anche dentro la Chiesa da gerarchie abituate a rapporti più paludati e di compromesso, piuttosto che rinunciare a dire con franchezza ciò che pensa: «Se con parole forti ho potuto urtare la sensibilità di qualcuno, l' ho fatto per un' istanza che continuo a credere esclusivamente evangelica», ha detto nella nota con cui comunicava la decisione di non andare a Trento.
Ma le incomprensioni che vive Galantino sono le medesime che vive Francesco. Anch' egli è accusato di avere desacralizzato il papato, parlando troppo come un parroco di campagna, usando uno stile oltremodo vicino al popolo, un Papa «della prossimità». Eppure questa è la sua strada.
La bomba sganciata ieri da Galantino ha comunque prodotto scosse che sono arrivate fino a Roma. Anche se Renzi ha impartito ordine di non replicare, preferendo mantenere il governo fuori dalla polemica, il malumore nel Pd è palpabile per un giudizio considerato «ingeneroso» e soprattutto espresso in maniera grossolana, senza fare distinzioni.
«Ognuno risponde con la propria condotta - sostiene Giorgio Tonini, cattolico dem - e per noi parlano le tante cose fatte per contrastare la corruzione, soprattutto quella politica. Gli anticorpi adesso ci sono e sparare un giudizio morale su tutti non aiuta la politica a individuare gli obiettivi giusti».
Quanto al paragone tra i politici di oggi e lo statista trentino, avanzato dal monsignore in chiave spregiativa, Tonini ricorda che «anche De Gasperi fu oggetto di polemiche moraliste da parte del Pci, che lo accusava di essere a capo di un partito di "forchettoni". Per i comunisti di allora il "furbetto" era lui».
Davide Ermini, responsabile giustizia del Nazareno, dà voce all' irritazione dei renziani: «A Galantino si potrebbe rispondere che se in politica abbiamo avuto i De Gasperi e i Galan, anche nella Chiesa c' erano i don Milani e i Marcinkus. Generalizzare è sempre sbagliato».
Al comando del Trentino c’è un partito, il Patt, che ha una storia molto precisa: è un partito autonomista, di ispirazione cattolica. In passato le sue battaglie più clamorose sono state proprio contro l’immigrazione,
considerata eccessiva e incontrollata. L’elettorato del Patt veniva soprattutto dalle valli, si professava cattolico e conservatore.
Si trattava, per molti aspetti, di una Lega locale, che avrebbe potuto assumere come motti “prima i Trentini” o “lontano da Roma”.
Non mille anni fa. L’attuale presidente, Ugo Rossi, nel 2010 si esprimeva così: “Stop all’ingresso di immigrati… Abbiamo 2.500 stranieri che prendono il reddito di garanzia perché sono disoccupati. Per questo motivo non possiamo permetterci di chiamare altri lavoratori immigrati. Ne abbiamo già tanti senza un lavoro…”
Poi tutto gira, i valori cattolici spariscono, gli interessi locali divengono gli interessi del partito.
E il Patt diventa, tra le altre cose, il partito anti-omofobia, che appoggia i disegni di legge, a riguardo, di Pd e Arcigay.
E respinge indignato l’intervento del vescovo Luigi Bressan, quando costui segnala il pericolo di una legge, dal Patt sostenuta, che vuole introdurre il gender nelle scuole.
Rossi, Panizza e Baratter in prima fila per qualcosa che non appartiene propriamente alla tradzione pattina: l’idea che ognuno possa scegliere di che sesso essere, magari più volte al mese.
La vicenda diventa imbarazzante, ma i politici non sanno cosa sia, l’imbarazzo e il pudore.
Così il capogruppo Baratter è diventato, da poco, il difensore di mons. Galantino, dell’immigrazione e della Chiesa. E il nemico di Salvini.
Scrivendo sulla sua pagina facebook frasi come la seguente:
Comunque si vogliano giudicare le cose, fa riflettere il fatto che nel 2015 in Italia un alto esponente del mondo ecclesiastico decida di rinunciare a intervenire pubblicamente a causa dell’atteggiamento di un partito politico che ha deciso di fare della Chiesa il proprio bersaglio preferito… Non si cercano voti sulla pelle degli altri.
E questo, oltre a essere preoccupante, non può essere taciuto…
Se Baratter ha tanto a cuore il parere della Chiesa gli ricordiamo che per papa Francesco il “gender è un errore della mente umana“. E che il Patt sta facendo di tutto per promuoverlo, a fianco del Pd.
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