ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 29 agosto 2015

L’AVVENTURA CONTINUA


La parola martire, nella concezione cristiana, indica chi accetta la morte per rendere testimonianza alla Verità del Vangelo. Gli Apostoli ed i discepoli furono i primi martiri che confermarono, con l’offerta della propria vita, la Fede in Cristo. La storia dei primi tre secoli della Chiesa è contrassegnata da una lunga successione di persecuzioni arrecate ai cristiani dai giudei, dai pagani e dagli imperatori. Con l’atrocità dei supplizi e con il martirio tutti costoro resero testimonianza alla Verità generando tante anime alla vita di Grazia. Ancora oggi il culto a Cristo richiama l’ostilità del mondo paganeggiante moderno che seguita a martirizzare i cristiani. «Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20), in tal senso va interpretata la testimonianza degli attuali vescovi perseguitati in Cina per l’amore ardente al Crocifisso.
Mons. Gaetano Pollio, Arcivescovo di Kaifeng (Cina), è uno dei tanti Presuli che, segregato in prigione, ha sopportato supplizi strazianti con il solo conforto della Messa celebrata clandestinamente. «Celebrai 59 volte, sempre eludendo l’attenzione delle sentinelle, le quali più volte penetrarono improvvisamente in cella ma non si accorsero mai che compivo l’atto più sacro che esista. La Messa celebrata in quelle condizioni, in un carcere dove i persecutori comunisti imperversavano nella loro lotta satanica per piegare i cristiani, quella Messa, dico, aveva un riflesso di cielo». La spiritualità dei perseguitati, con l’adesione profonda alle realtà Divine, ci riporta indietro nel tempo quando l’evangelizzazione esigeva la propagazione della Parola di Cristo. Proprio la Cina, del resto, fu una delle prime tappe della missione svolta (già alla fine del 1200) dai francescani in Asia i quali, con la perseverante diffusione del cristianesimo, conseguirono obiettivi straordinari culminati con la conversione del fondatore della dinastia mongola e con la costruzione della prima Chiesa a Pechino. Malgrado la protezione accordata le difficoltà, legate al complicato avvicendamento dei Pastori, metteranno in crisi le comunità convertite. Solo qualche tempo dopo il cristianesimo potrà tornare a propagarsi con l’arrivo di nuove schiere di missionari dal cui apostolato scaturiranno rigogliosi frutti di conversione. In seguito i nuovi regnanti saliti al potere, ostili al cristianesimo, scateneranno una delle persecuzioni più feroci contro i Pastori disposti a cogliere, con i battezzati, la palma del martirio. Con l’occupazione (a metà del 1800) di Shanghai da parte dei francesi ed inglesi, l’orizzonte comincerà a rasserenarsi ma la situazione dei cristiani sarà sempre caratterizzata dall’ostilità e dalla persecuzione. Solo con la richiesta di protezione di Leone XIII ci sarà una tregua ma lo scenario muterà nuovamente. La persecuzione provocherà nuove vittime malgrado l’intervento delle Potenze occupanti europee, decise a proteggere le comunità cristiane. Torneranno nuovamente a moltiplicarsi nel corso del ‘900 le attività missionarie con la costruzione di Chiese ed ospedali. Tutto, però, verrà troncato con la rivoluzione di Mao e con l’espulsione dei religiosi. Ancora oggi, dicevamo, il totalitarismo cinese cerca di imprimere una poderosa accelerazione all’odio popolare contro Cristo e la Chiesa di Roma. La persecuzione dei fedeli, la deportazione di sacerdoti e vescovi nei campi di lavoro e di sterminio (laogai) e la distruzione di Chiese non scoraggiano le masse dall’accostarsi alle Verità Evangeliche. Verità che dopo otto secoli trovano ancora una volta la coraggiosa ed eroica testimonianza dei martiri. Anche in Africa, con il martirio delle minoranze cristiane, la fede consolida il mistero del soprannaturale. Fede, invece, che nell’opulento e decrepito Occidente va rapidamente estinguendosi. Pluralismo religioso, corruzione, demolizione delle norme morali e delle Verità eterne rimandano al capovolgimento dottrinale, con un mondo religioso lontano dalle realtà soprannaturali. Dall’Africa, invece, provengono, con i profughi e i diseredati, anche le sollecitazioni dottrinali dei Vescovi per il ripristino del senso del sacro e della ortodossia nella prassi dello spirito. Sono proprio i Presuli africani, contrari alle ambiguità liturgiche, a sollecitare il processo di conversione con la purificazione proporzionata ai danni causati dal sovvertimento teologico e morale. Anche in ordine all’idea di salvezza l’orientamento esegetico non brilla per saggezza. Oscurando il concetto di Giustizia, amplifica gli esiti legati alla comprensione del termine Misericordia come esplicitazione della pienezza dell’amore. Infatti l’interpretazione del cristianesimo come religione dell’amore, della tolleranza, della fratellanza, della bontà senza limiti, non fa che rafforzare i convincimenti sul valore pseudo dottrinale del Giubileo inneggiante a sicure prospettive di salvezza: chi si perde si perde per ritrovarsi tra le braccia di Dio. La logica perfettamente cattolica invece rifiuta il pervertimento dell’idea di Misericordia che trasforma l’incorporazione in Cristo in una sorta di consacrazione antropologica trasfigurata dal libero arbìtrio e dalla canonizzazione di tutte le eresie. Libera dall’arroganza dogmatica la teologia senza fede viene, però, a coincidere con gli esiti conclamati dall’anatema senza appello: «Allontanatevi da me voi operatori di iniquità» (Mt 7,23). La teologia anteriore al Concilio insegnava che cercare Dio misericordioso, che giudicherà gli uomini, rientra nel disegno di salvezza a condizione (condizione distrattamente ignorata) che tutti «arrivino alla conoscenza della Verità» (1Tm 2,4). La salvezza, infatti, implica la conoscenza e l’adesione a Cristo-Verità per cui «non vi è altro nome per il quale possiamo essere salvi» (At 4,12). Ancora San Paolo ricorda che «tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo per ricevere la ricompensa sia in bene che in male» (2Cor 5,10). Prima dell’apostasia progressista la teologia metteva in guardia dall’uniformare la condiscendenza e l’arrendevolezza di Dio alla ventata liberatrice dell’uomo. Proprio per arginare divagazioni, stravaganze e speculazioni sul concetto di Misericordia Cristo ha descritto l’inferno con frasi roventi disegnando lo scenario del genere umano alla fine dei tempi. Scenario che si chiude non con un giubileo ma con una divisione e due schieramenti contrapposti: da un lato i benedetti, meritevoli della vita beata, e dall’altra i maledetti destinati al supplizio eterno (Mt 25,46). È importante additare alle anime la Misericordia ma è necessario sottolineare anche la fondatezza e la fermezza della Giustizia Divina occultata dai Predicatori di corte i quali non hanno né pudore e né timore nell’attribuire, secondo gli orientamenti conciliari, frammenti di verità e valore salvifico anche ad altri sistemi religiosi (Cost. Lumen Gentium e Decr. Con. Unitatis Redintegratio). La facoltà di seguire la religione più confacente alle proprie esigenze ha stimolato negli stessi battezzati, sciolti da qualsiasi dovere verso Cristo, l’ansia di aderire alla verità più credibile ed appagabile. I predicatori quaresimali di un tempo non temevano di traumatizzare il popolo di Dio parlando, oltre che della visione beatifica, anche della destinazione opposta chiamata geenna, fornace di fuoco, stagno di zolfo, abisso, tenebre. Questi sono i termini con i quali il Signore chiama l’inferno (ossia il luogo che accoglie il dannato) non per terrorizzare i popoli ma per ricordare che accanto al Giubileo della Misericordia c’è anche il Giubileo della Giustizia. Fuori dall’unico ovile c’è il regno di perdizione dove «c’è pianto e stridore di denti» (Mt 13,42). Si dice che i tempi sono cambiati; l’immagine pedagogica e terrificante del Giudice Eterno non è mai mutata: «il Signore regna, tremino i popoli» (Sal 98). Comoda religione di massa, il cattolicesimo senza dogmi risulta gradito sia per la varietà del repertorio sia per l’elasticità dei concetti sulla giovialità di un Dio-Padre accomodante, bonaccione, tollerante ed aperto anche alla visione apologetica dei pastori infingardi. Le cose, invece, stanno diversamente per il clero alto e basso: «guai ai pastori che disperdono e lacerano il gregge del mio pascolo, voi avete disperso il mio gregge ecco che io visiterò (castigherò) voi per la malvagità delle vostre azioni» (Ger 23,1). Non possiamo concludere senza chiederci se esiste un rimedio per arginare la devastazione e neutralizzare il conciliabolo. Esiste ed è possibile solo se il sistema si inceppa. Potrà incepparsi con la resistenza dei Presuli che conservano la Fede e con la preghiera perché il Signore susciti degne sentinelle sul Soglio di Pietro. Per ora la corazzata (Vaticano II) è inaffondabile con l’innegabile matrice trionfalistica, con l’enfasi, l’inganno e la platea giubilante. L’avventura continua con l’elemento trainante del carrozzone.

di Nicola Di Carlo
http://www.presenzadivina.it/265.pdf

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