Le sfide pastorali del sinodo. Delineate da 11 cardinali
Sinodo dei vescovi, 2014. Alcuni partecipanti all'uscita dall'aula
Foto: Bohumil Petrik / Catholic News Agency
CITTÀ DEL VATICANO , 23 agosto, 2015 / 10:30 AM (ACI Stampa).-
Sinodo, la ricerca di risposte pastorali. Se i lineamenta del Sinodo chiedevano risposte pastorali che non fossero una mera applicazione della dottrina, undici cardinali delineano invece quella che può essere la strada delle applicazioni pastorali in linea con la dottrina.
Il risultato è in un agile volume che sarà pubblicato a settembre in italiano (da Cantagalli) e in tedesco e inglese, che dovrebbe intitolarsi “Undici cardinali parlano di matrimonio e famiglia,” almeno a tradurre il titolo di lancio inglese di Ignatius Press. Ed è un libro che non può non essere preso in considerazione nel dibattito sinodale.
Non fosse altro per il profilo dei cardinali che hanno partecipato all’operazione editoriale, molto variegato. Tra gli autori, per il pubblico italiano spicca il Cardinal Camillo Ruini, per quasi vent’anni vicario del Papa nella diocesi di Roma e dominus della Chiesa italiana. Il "Cardinal Sottile" decide con il saggio di entrare nel dibattito, di mostrare che sì, ci possono essere soluzioni pastorali che possono essere allineate alla dottrina, e che in fondo si può sempre trovare una terza via tra quanti vogliono adattare la dottrina alla realtà quotidiana e quanti invece seguono l’ideale evangelico nella completezza. E la terza via, l’anello di congiunzione, è proprio la pastorale.
Si comprende che il libro non è inteso come una risposta alle tesi sull’accesso alla Comunione per i divorziati risposati e alla pastorale per gli omosessuali cui aveva aperto il Cardinal Walter Kasper, nella relazione al Concistoro sulla famiglia che aveva dato il tono del dibattito sinodale. Una relazione, tra l’altro, tenuta segreta in vista di una possibile pubblicazione, che poi è avvenuta.
Ma il libro non entra in questo dibattito, e proprio per questo si distingue da un altro volume che fece molto rumore, sempre edito da Cantagalli, “Permanere nella verità.” Questi raccoglieva cinque interventi di cardinali, che difendevano la dottrina della Chiesa su matrimonio e famiglia, e fu persino – si racconta – tolto dalla cassetta della posta dei padri sinodali, cui era stato fatto arrivare.
Non è più il tempo della risposta teologica, che già il sinodo del 2014 ha dato con forza. Lo si nota dal fatto che i punti della relazione finale con riferimenti alla Sacra Scrittura sono quelli che hanno trovato più consenso di tutti, alla votazione finale.
E sta qui l’inasprirsi del dibattito, e quindi la discesa in campo degli undici cardinali. L’Italia, oltre che dal Cardinal Ruini, è rappresentata dal Cardinal Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, anche lui difensore dalla tradizione, ma non per questo poco equilibrato nel cercare risposte pastorali alle domande del giorno di oggi. Nonostante una campagna mediatica che durante il sinodo ha cercato di metterlo contro lo stesso Papa, gli interventi del Cardinale sono stati molto apprezzati da Papa Francesco. Da vedere se sarà tra i delegati del sinodo di nomina papale, ma di certo la sua posizione sarà da guida per molti, nella conferenza episcopale.
Il mondo tedesco è quello più in fermento in vista del Sinodo. Dopo il
“Sinodo ombra” nei locali dell’Università Gregoriana, ci sarà un’altra assise, con il Cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga a dare il tono della discussione, che si terrà negli stessi luoghi tra il 10 e il 12 settembre. L’intento è quello di mostrare la realtà delle famiglie per come è, con divorziati risposati e coppie omosessuali. Una realtà – si capisce
dai testi del “Sinodo ombra” – da accettare e cui andare incontro. Ma non la pensa così tutta la Conferenza Episcopale tedesca. E non la pensa così il Cardinal Paul Joseph Cordes, che tra l’altro ha scritto la prefazione
a un altro libro che si inserisce con forza nel dibattito sinodale “Il Vangelo della Fedeltà coniugale” (Solfanelli), dell’avvocato tedesco Rainer Beckmann. Abbandonato dalla moglie dopo 25 anni di matrimonio, ha deciso di rimanere fedele alla sua promessa, nonostante la moglie si sia risposata. Una strada di coerenza tutta da comprendere e scoprire, apprezzata anche dal Cardinal Cordes.
Poi c’è il punto di vista dei vescovi africani, rappresentati dal Cardinal John Onaiyekan di Abuja, Nigeria, che non ha preso parte al Sinodo 2014, ma ne ha vissuto tutte le preoccupazioni nella sua diocesi. Ma c’è soprattutto il testo del Cardinal Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che in ogni intervento è di una chiarezza cristallina nello spiegare i motivi per cui la dottrina della Chiesa sul matrimonio va difesa e nel denunciare la mancanza di formazione cristiana (
come ha fatto in un recente intervento alla Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi sulla Famiglia e sul Matrimonio).
Lo sguardo asiatico, e in particolare quello della comunità siro-malankarese, antichissima, è fornito dal Cardinal Baselios Cleemis, che è anche presidente della Conferenza Episcopale Indiana.
L’Europa, invece, ha altri tre sguardi, tutti da esplorare, perché rappresentano i tre rami della secolarizzazione europea. In Spagna, la secolarizzazione ha avuto una forte accelerazione con il governo socialista di José Zapatero, e oggi è molto difficile anche tornare indietro sulle liberalissime leggi sull’aborto portate avanti da quel governo. Uno dei più fieri oppositori del governo socialista fu il Cardinal Antonio Rouco Varela, che è stato fino all’anno scorso arcivescovo di Madrid: suo uno dei contributi nel libro.
L’Olanda è l’avamposto della Chiesa che si adatta al mondo, sin dai tempi dell’ardito Catechismo Olandese. Primate di Olanda è il Cardinal Wilhelm Eijk, arcivescovo di Utrecht, considerato un duro in patria, ma in realtà un uomo che conosce i problemi della secolarizzazione, è stato medico, ha dedicato la tesi di dottorato all’eutanasia e porta con sé tutte le post-moderne sfide del dialogo con il mondo. Sarà interessante vedere quali prospettive porta nel dibattito.
E poi c’è la Repubblica Ceca, dove gli auto-proclamati atei sono il 70 per cento. Come vive la Chiesa questa profonda minoranza? Come raccontare la verità del Vangelo in un mondo sempre più secolarizzato? Lo racconterà il Cardinal Dominik Duka, arcivescovo di Praga.
E tornando in Germania, sarà da leggere anche il saggio del Cardinal Joachim Meisner, che è stato arcivescovo di Colonia, la diocesi più ricca di Germania. Raccontano che fu il Cardinal Meisner a promuovere la figura dell’attuale cardinale Reinhard Marx quando era vescovo di Treviri. Ma a Treviri, il Cardinal Marx aveva posizioni diverse rispetto a quelle tutte orientate all’adattamento della dottrina alla realtà quotidiana che ha promosso già allo scorso sinodo, quando sottolineò che “il linguaggio della Chiesa non è quello dell’esclusione.”
La cosa più interessante sarà però forse leggere il parere del Cardinal Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas. Lui incarna la prospettiva sudamericana che ha anche promosso l’ascesa di Papa Francesco sul soglio di Pietro. Ma questa prospettiva non ha il senso della rivoluzione dottrinale, e non a caso il Cardinal Urosa ha accettato di partecipare al libro.
Una delle linee guida del volume sarà probabilmente un articolo che padre Winfried Aymans, tedesco esperto di diritto canonico che si è preso il compito di raccogliere i testi, ha scritto sull’Osservatore Romano lo scorso 9 giugno. Nell’articolo, padre Aymans ha posto il problema della “comprensione teologica del matrimonio” e dell’ “importanza della fede per stabilire se un matrimonio sia nullo o no.” E ha concluso: “In un momento in cui il diritto civile lascia sempre più il contratto matrimoniale a un crescente libero arbitrio, la Chiesa deve essere ancora più chiara nell’annuncio” del matrimonio e della famiglia.
Un libro, insomma, tutto da leggere. Se non altro per comprendere che, oltre alla geografia della misericordia, la Chiesa ha una geografia della pastorale aderente alla Dottrina che tocca tutti gli angoli del globo. Non ci sarà un pensiero unico, al Sinodo dei vescovi. Al di là di quello che vuole far credere il Sinodo dei media.
IL CARDINALE SARAH: L'AFRICA CHE HA SALVATO LA SACRA FAMIGLIA, SALVERÀ LA FAMIGLIA E LA CHIESA
«Ho un’assoluta fiducia nella cultura africana, ho una fede assoluta nella fede africana e sono certo che l’Africa salverà la famiglia, che l’Africa salverà la Chiesa. L’Africa ha salvato la Sacra Famiglia, in questi tempi moderni salverà anche la famiglia umana».
Il cardinale Robert Sarah intervistato dal quotidiano La Croix du Benin il 19 agosto, durante la sua visita in Benin, in occasione del pellegrinaggio nazionale mariano di Dassa-Zoumè.
Unioni civili, Bagnasco non scherza. Galantino è “avvisato”
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco è sceso in campo dopo i giorni del grande silenzio seguito all’esposizione mediatica del segretario generale Nunzio Galantino contro i politici sul tema dell’immigrazione. Un intervento in difesa della famiglia fondata sul matrimonio e contro l’equiparazione con altre forme di unione civile.
Un attacco nemmeno troppo velato al disegno di legge Cirinnà sulle coppie di fatto che approderà in Parlamento alla ripresa dalla ferie. Bagnasco con il suo intervento è sembrato voler ricucire lo strappo fra la Cei e la piazza di San Giovanni, quella del Family Day di giugno che si era sentita abbandonata dai vescovi e dalla Chiesa dopo che proprio Galantino aveva preso le distanze dall’iniziativa del Forum per la famiglia. Posizione che in molti avevano contestato chiedendosi “ma dove sta Bagnasco ? Che ne pensa il presidente? Possibile che la posizione dei vescovi sia ormai quella di Galantino? “.
L’intervento di Bagnasco, sembra ora smentire i timori di quanti ormai sembravano rassegnati ad una Cei eccessivamente dialogante e pronta ad abbandonare definitivamente le battaglie in difesa dei valori etici, dando la precedenza ad altre priorità, l’accoglienza degli immigrati e la lotta alle povertà. Bagnasco sembra invece confermare che la difesa dei valori non negoziabili è ancora attuale e che non saranno accettati compromessi sulla Famiglia.
Il tutto, con il Sinodo di ottobre sullo sfondo dove sembra ormai certo, il dibattito sarà infuocato, fra conservatori - leggi Ruini e Caffarra - e i progressisti, Kasper e Forte, pronti ad affilare “le armi” sulla riammissione dei divorziati risposati all’Eucarestia e l’accoglienza delle coppie gay. Si assisterà dunque in Italia al dualismo Bagnasco-Galantino in seno alla Cei?
Il presidente è deciso a riappropriarsi del suo ruolo di guida dei vescovi italiani dettando la linea e frenando l’interventismo del segretario bergogliano? Certo è che da oggi i promotori della piazza di San Giovanni torneranno a sentire la Chiesa un po’ meno lontana di come era sembrata nelle scorse settimane.
"Ricordate che l’amore non ha sesso, età né tanto meno provenienza geografica!" gridava qualche sera fa Alessia Marcuzzi dal palco del Coca Cola Summer Festival a Roma. Quanti slogan sull'amore! "Love is love". "Love wins"; si parla continuamente dei diritti fondamentali dell'amore, quando forse, più che un diritto, l'amore è un dovere.
Ma cosa ne sappiamo dell'amore? Che cultura abbiamo dell'amore?
Siamo cresciuti con storie dove si racconta piuttosto di innamoramento: fiabe a lieto fine con candide fanciulle e principi azzurri, drammi che narrano di amori disperati e travagliati come quelli di Giulietta e Romeo, Paolo e Francesca, Renzo e Lucia. Film d'amore: chi non ha mai visto "Via col vento", "Vacanze Romane", "Titanic"? Per non parlare delle canzoni: ogni coppia ha la sua preferita, di solito quella che ricorda il momento in cui è cominciato tutto.
Ma è questo l'amore?
Continua a tornarmi alla mente questa frase del Vangelo di Giovanni: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.". Gesù dice proprio "amici"! Capite?! Non dice: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per la donna che si ama!". Il Dio dei cristiani, il Dio dell'Amore", dice che l'amicizia è l'amore con la A maiuscola.
Eppure la mia sensazione quando condivido questo pensiero è che si continui a sostenere che l'amicizia sia un'affetto di serie B, più blando rispetto all'amore di una coppia. Si dice infatti:"Sono solo amici", per indicare che tra due persone non c'è niente di serio; oppure ancora "Restiamo amici", quando ci si lascia, come se essere amici fosse fare un passo indietro rispetto alla relazione precedente.
Perché? Credo che sia semplicemente perché l'amicizia è un sentimento casto, un legame che non si arroga nessun diritto, che non è possessivo, né esclusivo; in fondo in fondo, anche se forse non lo vogliamo ammettere, credo che non diamo all'amicizia il primato dell'amore, solamente perché l'amicizia esclude il sesso, e siccome oggi diamo ad esso un'importanza assoluta, abbiamo dimenticato che è più importante dare la vita.
Vi sembra una semplificazione? A me no, anzi! credo sia questa la soluzione per questi tempi così confusi.
Le coppie più consolidate ci raccontano che con il passare del tempo e degli anni, la passione erotica sfuma, lasciando il posto ad un altro sentimento, forgiato dalla quotidianità, dalla pazienza e dall'accoglienza dei difetti dell'altro e forse per questo più faticoso e meno travolgente, ma estremamente più vero e rasserenante. Non è forse amicizia questa?
Quante coppie si dividono perché finisce la passione, "Non ti amo più"; si accorgono di non conoscersi e di non condividere nulla. Non sono mai stati amici. "Io non potrò mai essere amica di mio marito." ho sentito dire. A me questa frase non fa mai prevedere nulla di buono.
Agli omosessuali la Chiesa chiede di vivere la continenza, ossia di non avere rapporti sessuali, ma non vieta di avere degli amici, e quindi non vieta di amare nella forma più alta, anzi! scrive il Catechismo:
2359 "Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata (...) possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.".
Personalmente questo paragrafo, vissuto alla luce della riflessione sull'amicizia svolta fin qui, mi riempie di speranza.
Inoltre, non c'è scritto "mediante il sostegno, talvolta, di amicizie disinteressate", ma di "un'amicizia". Il singolare al posto del plurale è significativo. Un'amicizia che sia di sostegno, verso la perfezione cristiana, non è un'amicizia qualsiasi, è un'amicizia per la santità.
Se l'amicizia è davvero il sentimento di amore più grande, come dice Dio stesso, se davvero si deve e si può amare un amico fino a dare la vita, come ci chiede Gesù: cosa voglio di più? Se guardo con sincerità dentro di me, l'unica cosa che resta è un capriccio, legato ad un sentimento che non ha nulla a che vedere con l'amore, ma con il possesso.
Noi omosessuali cattolici siamo chiamati a vivere la dimensione dell'amicizia, in modo profondo e autentico e siamo chiamati ad essere profeti per tutta l'umanità, anche per quelle coppie di uomini e donne che sono feriti nell'amore proprio come noi.
In questo consiste la nostra testimonianza:
1) Ridare significato all'amore: perché l'amore romantico, non è l'amore vero e la passione (intesa come desiderio dell'altro) è una componente importante nella vita di coppia, da ravvivare continuamente, ma deve condurre a un livello relazionale più profondo. La vera passione ci deve spingere a dare la vita.
2) Riscoprire e far riscoprire il primato all'amicizia: che è la forma più grande di amore, così come insegna Gesù:"Non c'è amore più grande!".
3) Conoscere ed insegnare il linguaggio dell'amicizia: fatto di simpatia, tenerezza, desiderio, intimità, ma anche di responsabilità, perché come insegna il Piccolo Principe, siamo responsabili di ciò che addomestichiamo.
4) Dare la giusta importanza e significato alla sessualità: che è sicuramente uno dei piaceri più grandi, ma è legato in primo luogo alla generazione. Il sesso è un tabù da sfatare, sia per chi lo demonizza, sia per chi lo divinizza. Troppa importanza! (Lo dico a me prima di tutto!)
5) Indicare la via dell'amore appagante (l'amicizia che si dona completamente) a tutti gli uomini e le donne senza distinzione. Qui non centra essere omosessuali o eterosessuali. Se riesco a dimostrare che posso vivere una vita piena e realizzata perché sono capace di essere amico fino a dare la vita, allora sarò maestro d'amore.
Sono convinto e lo ribadisco: questa è la chiave di tutto. L'amicizia salverà il mondo. Gli eterni dibattiti su famiglia, matrimonio, adozioni, girano tutti intorno al sesso e alla possibilità di procreare. E' il sesso che fa problema quando si parla di omosessuali, non giriamoci intorno. Il nodo della questione è questo: la sessualità tra persone dello stesso sesso non è procreativa. Questo è vero, ma non si riesce a fare una proposta più alta e più appagante, che vada oltre la rinuncia. Su questo scoglio si sfracellano i puritani e i trasgressivi, perché è la rotta sbagliata per parlare di amore.
L'amore è qualcosa di più grande dell'amore: è amicizia.
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