ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 16 agosto 2015

Porcus platz


Piazza Martin Lutero nel cuore di Roma, a settembre la targa 
 Il Messaggero 
(Alessandro Di Lellis)  A quasi cinquecento anni dall’avvio della Riforma protestante, Roma dedicherà una piazza a Martin Lutero. La notizia, passata quasi sotto silenzio dopo una delibera della Giunta capitolina del marzo  scorso, riguardante il cambio di nome di una serie di vie e piazze, è stata ripresa in prima pagina dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung. A settembre, dunque, nell’area di Colle Oppio verrà  scoperta la targa intitolata al monaco riformatore, con sotto la scritta: «Teologo tedesco (1483- 1546)». 
Un gesto piccolo, ma di enorme significato. Che equivale a porre la parola fine, se non alle  differenze dottrinarie tra cattolici e protestanti, sicuramente a una storia di aperta ostilità che per  secoli ha insanguinato l’Europa. C’è, poi, il rapporto tra Lutero e Roma, ambivalente e contrastato.  Il monaco agostiniano Martin Luther viene inviato nella Città Eterna nel 1510 dal suo Ordine.  Restando scandalizzato, secondo la tradizione, dallo stile di vita licenzioso del clero e dagli sperperi principeschi della corte papale di Giulio II. Più tardi, bollerà la città come sede del peccato e  abitazione del demonio. In base a un’altra versione, invece, il giovane laureando in teologia sarebbe rimasto affascinato dalla grandiosità e dalla vivacità artistica della Roma del tempo. 
LO SCISMA 
Probabilmente c’è del vero in entrambe le versioni. La Roma contro la quale il padre della Riforma  lotta tutta la vita non è certo quella della latinità, che anzi gli fornisce gli strumenti intellettuali per  la sua interpretazione delle Scritture, ma quella del potere papale, che lo scomunicherà nel 1521.  Oggi, cinque secoli dopo, la richiesta di istituire una piazza al teologo che ha avviato il più grande  scisma della cristianità non ha suscitato opposizioni da parte cattolica. La domanda era venuta nel  2009 dall’Unione delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno, che speravano di celebrare in  questo modo i 500 anni dello storico viaggio di Lutero a Roma. La Commissione toponomastica del Comune aveva dato un nulla osta, ma si è dovuto aspettare fino alla delibera capitolina di marzo. L’intitolazione di strade e monumenti è un atto autonomo dell’amministrazione. Il Vaticano era  comunque a conoscenza della decisione su Piazza Lutero. La “Sueddeutsche Zeitung” cita fonti  della comunità protestante di lingua tedesca di Roma, che dicono di aver ricevuto da parte cattolica  «soltanto incoraggiamento». 
Del resto, l’epoca «dell’ira e della spada» tra cattolici e protestanti appartiene ormai ai secoli  passati. Per restare ai tempi attuali, un lungo lavoro di confronto ha portato il Pontificio Consiglio  per la promozione dell’unità dei cristiani e la Federazione mondiale luterana a sottoscrivere nel  1999 una dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione. Si è trattato di un passo  importantissimo di riavvicinamento, riguardante il cuore dell’insegnamento di Lutero, che  sosteneva che la salvezza deriva direttamente dalla volontà divina e non può essere né conquistata  con le sole buone azioni, né tantomeno comprata con le abominevoli “indulgenze”, il cui  commercio veniva all’epoca attivamente praticato dalla Chiesa. Significativo anche il luogo della  dichiarazione congiunta: la città dove nel 1530 venne presentata la summa delle dottrine luterane,  denominata appunto “Confessio Augustana”. Piazza Lutero, dunque, a pochi passi dal Colosseo.  Anche per ricordare, oltre che il grande riformatore, il padre della lingua tedesca, autore di un  immenso lavoro di traduzione dal greco e dal latino per portare al popolo le Scritture. 
Il Messaggero, 15 agosto 2015

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