La locandina è decisamente marketing oriented: camicia con colletto, però fuori dai jeans come si conviene ai “ggiovani”, mano destra in tasca, maniche arrotolate, ciuffo da tirabaci. Il soggetto è un prete supergiovane. Il messaggio è che una Chiesa moderna deve essere al passo coi tempi. E i tempi sono fatti e scanditi dalle dinamiche d’impresa: teamwork al posto di pastorale, burnout al posto di solitudine da sagrestia, leadershipinvece di carisma, problem solving al posto della cara e vecchia Provvidenza che in qualche modo interverrà. E da ultimo exit strategy in luogo di una più semplice e ragionevole soluzione alla “Viva il parroco”.
Chissà se il santo curato d’Ars, fino a ieri modello di sacerdote e pastore d’anime, non si sentirà scalzato da quel don Chicì che faceva impazzire don Camillo?
Alla Pontificia Università Lateranense incomincerà il prossimo 26 ottobre la Scuola Internazionale di Management Pastorale. Avete capito bene: siccome la parrocchia è più o meno come un’impresa, bisogna attrezzarsi. Alla Lateranense, per altro l’università del Papa, l’appellativo tornerà comodo più avanti, stanno facendo le cose in grande.
A cominciare dall’affidare al Creativ, una cooperativa sociale nata in ambito cattolico a Reggio Emilia, la guida di questa scuola di alta specializzazione e il coordinamento al suo presidente Giulio Carpi. I docenti sono tutti, si legge, manager e consulenti di direzione con alle spalle una provata esperienza imprenditoriale.
Chiariamo subito un probabile malinteso. La mission sarà questa: «Management al servizio della pastorale. Non per mondanizzare la missione della Chiesa, ma al contrario sostenerla con la luce della ragione e della ricerca». La scuola è rivolta a chi ha responsabilità dirigenziali o gestionali all’interno di parrocchie, diocesi, enti e organizzazioni no profit che si muovono all’interno del panorama ecclesiale per accompagnarli a svolgere con consapevolezza e professionalità il loro ruolo.
I preti dunque. Ma non solo. Chiunque per una ragione o per l’altra si troverà a gestire una qualunque attività in parrocchia: dal catechista all’allenatore della locale squadretta di calcio. Preti manager dunque? Sì. Il vasto materiale informativo pubblicato sul sito www.pul.it lo ammette candidamente: «Molti giovani sacerdoti sono generosi - spiega il Rettore Magnifico dell’Università del Papa Enrico dal Covolo -, ma non riescono ad affrontare situazioni problematiche legate alla loro leadership».
Si scomoda persino San Giovanni Bosco, che veniva chiamato «l’imprenditore di Dio». E si cita l’invito di Papa Francesco a Caserta a non restare fermi perché come l’acqua che non scorre anche il cristiano fermo si corrompe.
Un’analisi sulla situazione attuale giustifica il corso di laurea: «Le comunità in cui operiamo da un lato sono sconvolte dall’incertezza economica che impone una complessità di azioni pastorali, dall’altro, queste ultime, devono anticipare e fronteggiare situazioni che certo non ne facilitano l’efficacia come ad esempio: le risorse scarse, l’unione di più parrocchie e attività istituzionali sempre più difficili da gestire mantenendo elevati standard di servizio, attività di mercato sottoposte a sempre maggiori pressioni competitive da parte dei soggetti pubblici e privati e gestione impegnativa dei dipendenti laici qualificati».
E voi che pensavate che il problema fosse la sistematica mancanza di fede del santo popolo di Dio. Ora, alzi la mano chi non ha pensato, soprattutto al passaggio sugli “standard di servizio”, a quei corsi anni ‘80 che si facevano in Bocconi durante l’epopea della Milano da bere?
Eppure tutto questo verrà proposto ai sacerdoti per cercare di farli diventare dirigenti, sperando che ad essere pastori abbiano già imparato durante gli anni del seminario. I professionisti di Creativ hanno già stilato il calendario 2015-2017. Si inizia con “progettare i bisogni pastorali della comunità”. Qui la Regula Benedicti viene indicata come manuale d’impresa.
Si parla anche di business plan. Eh sì, anche una parrocchia dovrà avere a che fare constakeholder, break even point e fundraising per reperire risorse economiche attraverso campagne di raccolta fondi. Si parlerà anche di gestione dei beni ecclesiali e di che cosa potrebbe accadere se improvvisamente la Chiesa non avesse a disposizione l’8 per mille.
Nell’euforia da slang new economy non manca il public speaking, deve essere un sostituto moderno dell’omelia, ormai diventata per molti preti un gigioneggiare stantìo, e l’utilizzo dellearning creative method, «una metodologia innovativa per accendere le creatività e motivare le persone ad un approfondimento intenzionale». Praticamente quello che è successo nel Cenacolo con la discesa dello Spirito Santo. Solo che qui il Paraclito è rigorosamente botton down e mangia macrobiotico in pausa pranzo perché è più cool.
Vedremo come si declineranno le più elementari problematiche pastorali con questo ambizioso progetto. E soprattutto quanto del carisma di un sacerdote non verrà snaturato per raggiungere standard di produzione. Ad esempio: l’obolo della povera vedova in fondo alla chiesa sarà incassato o, non rientrando nei budget trimestrali verrà accantonato a fondo rischi?
E le messe? Caleranno in tutte le parrocchie per razionalizzare i costi di gestione? E che cosa dire del catechista: se in ritardo per più di due sabati scatterà l’ordine di servizio e la conseguente ritorsione della Rsu parrocchiale?
Speriamo solo che, essendo la Lateranense “L’università del Papa” non si prenda a modello l’invito che Francesco ha fatto nell’aprile scorso al Regina coeli: «Quanti hanno la missione di guide nella Chiesa – sacerdoti, vescovi, papi – sono chiamati ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia».
Con le locandine già stampate e le iscrizioni già aperte sarebbe un peccato tutto questo sforzo. Anzi: sarebbe un investimento abbondantemente al di sotto del benchmark prefissato.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-provvidenza-in-pensione-largo-al-prete-manager-13938.htm
ABUSO (LITURGICO) DI SMARTPHONE: SE ANCHE IL SACERDOTE PERDE IL SENNO PER UN SELFIE
Foto dalla Messa celebrata da papa Francesco sabato scorso nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di Filadelfia. Nella terza immagine, l'autore del selfie è padre Stephen Paolino, parroco della parrocchia di St. Aloysius a Pottstown, Pennsylvania.
Nuove coliche intestinali, ora anche i corsi di formazione sono uno scandalo per i tradizionalisti.
Non so perchè mi tocca difendere delle iniziative banalissime che
producono indignazione ammuzzo, ora è il turno di un corso, di un
semplice Corso Universitario per la gestione di una parrocchia.
Evidentemente chi è preso da malore, in parrocchia non c'ha mai messo piedi e non sa che, o volente o nolente, non si è più ai tempi felici di don Camillo e Peppone dove tutta la parrocchia si gestiva solo dal sacrestano e dalla perpetua.
Ci sono tante e tali leggi che oggi fare il parroco è un'impresa non facile anzi titanica...
Però ovviamente la colpa è del Concilio anzi di... Papa Francesco.
Satis!
Evidentemente chi è preso da malore, in parrocchia non c'ha mai messo piedi e non sa che, o volente o nolente, non si è più ai tempi felici di don Camillo e Peppone dove tutta la parrocchia si gestiva solo dal sacrestano e dalla perpetua.
Ci sono tante e tali leggi che oggi fare il parroco è un'impresa non facile anzi titanica...
Però ovviamente la colpa è del Concilio anzi di... Papa Francesco.
Satis!
9 commenti:
- Però ovviamente la colpa è del Concilio.
Scusi don e di chi sennò? Mi auguro che la sua sia stata una battuta, perchè non voglio credere che lei assolva il conciliabolo vat.2. D'accordo lei dice che i semi son stati gettati prima. Tuttavia quel seme se non ci fosse stato il vat.2 ora non avremmo le sterpaglie che hanno fatto perdere milioni di anime e ridurre in questo stato la Chiesa e la società europea. - Che il conciliabolo vat2 abbia prodotto ciò che vediamo; mettendo in
pericolo non solo l'anima ma anche i corpi, a modo suo se n'è accorto
anche Magdi Cristiano Allam che scrive:
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La Chiesa di Roma, non solo ha deluso, ma ha tradito le aspettative dei cristiani d'Oriente, gli autoctoni che hanno resistito all'islamizzazione forzosa a partire dal settimo secolo, quando costituivano il 98% della popolazione della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, precipitati al 20% nel 1945, a meno del 6% oggi, mentre si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora. Dalla seconda guerra mondiale circa dieci milioni di cristiani sono stati costretti a emigrare dai Paesi arabi.
La decisione di assecondare in tutto e per tutto i governi islamici, immaginando che così facendo si sarebbero tutelati i cristiani, l'adozione del relativismo religioso con la «Dichiarazione Nostra Aetate» del 1965 con la sostanziale legittimazione dell'islam sostenendo che entrambe le religioni credono nell'«unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente», e che «la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni», ha di fatto legittimato la supremazia dell'islam e favorito l'emarginazione del cristianesimo. Giovanni Paolo II arrivò a baciare il Corano il 14 maggio 1999, fu il primo pontefice a pregare in una moschea, quella Omayyade di Damasco il 6 maggio 2001, così come il 24 gennaio 2002 convocò la prima preghiera interreligiosa ad Assisi.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/chiesa-aperta-non-difende-i-cristiani-1174848.html - Mi auguro che la sua sia stata una battuta
Ovvio, anche se come ho detto più e più volte già c'erano prodromi di questa crisi ben prima del Concilio.
Ma non cambiamo i piani, se parliamo di pere non possiamo rispondere con le arance. Il corso serve a chi dovrà prendere la gestione di una parrocchia prete o laico che sia, dal punto di vista gestionale, bollette, gestione del personale (contratti in regola per cuoche, donne delle pulizie, sacrestani, ect) lavori ordinari e/o straordinari, messa a regola degli impianti termici, idraulici, idrici ed elettrici. Assicurazioni per le persone, cose, macchine, ect ect ect.
Il pressapochismo ora viene sanzionato e di brutto e le distrazioni di un parroco che non si ricorda di mettere a norma gli impianti (parliamo di migliaia di euro di muta) ricadono sulla gente della parrocchia non certo sul prete.
Pertanto ben vengano questi corsi, ben vengano laici che si vogliono prendere questi onori così gravosi, anche così da permettere al parroco di fare il parroco (e salvare le anime) e non solo come unico l'amministratore di bene che ruba tempo prezioso a Cristo e alla Sua Gloria!
Forse avrà dato fastidio la foto di quel figuro fighetto (non so se prete) con indosso una camicia da prete su misura (molto cara almeno per le mie tasche), una figura di prete in talare avrebbe rassicurato forse di più non so, ma vomitare il solito vomitabile in questo caso, questa volta, diventa una cosa assai penosa più che ridicola.
Pertanto rilassiamoci, che è meglio! - Mah, secondo me prima o poi le parrocchie così come sono concepite
saranno in parte e in alcune zone affiancate da realtà più piccole,
apparentemente disparate, ma in realtà con progetti cristiani veri come
collante tra di esse...forse riscopriremo il valore della vera Chiesa
attraverso dei piccoli nuclei più solidi, da cui ripartire..non so,
forse domestici...mi pare sinceramente l'unica via d'uscita. Una idea,
niente più, ma non so quanto lontana dalla realtà.
Un caro saluto al don e a Ugoccione... - Una chiesa più domestica?
Queste sue desiderata non sono cose nuove, sono tutte state partorite da Ratzinger che ha svenduto la parrocchia (da Vescovo e Cardinale) e la Chiesa (da Papa) ai Movimenti, cammini e alle associazioni, dove i laici impegnati, anticlericali con i preti diventano clericalissimi con i sottoposti della propria setta, cfr. Neocat., e i preti in cerca di identità o fanno i manager (facendo poi degli errori gestionali pazzeschi) oppure si danno ai piaceri mondani con la benedizione del Vescovo di turno. - Per carità don Camillo...stavo parlando di ben altro. Chiesa di
dimensioni più umane e meno burocratizzate...anzi, non più
burocratizzate: più vangelo, più attenzione e amore tra le persone,
accoglienza, meno spazi amplissimi, meno roba da gestire, meno roba...in
genere.
Come disse qualcuno:"Più testimonianze e meno maestri, o almeno che i maestri siano anche grandi, grandissimi testimoni" riconosciuti, provati nella fede come oro nel crogiolo.
Più fatti e meno chiacchiere, ovviamente come canovaccio sempre la Tradizione, su questo non ci dovrebbe piovere e addio al CVII..terribile CVII, su questo Ugoccione da sempre lo dice e io lo sottoscrivo.
E'comunque un po' difficile spiegare in quattro parole, ma mica posso fare un romanzo. Una volta lei don Camillo disse che avrebbe fatto una cenetta...siamo sempre qua ad aspettarla, ansiosi anche di conoscerla di persona e di scambiare quattro opinioni...
Chi vivrà vedrà, ma per me questa lunga fase della Chiesa così come la conosciamo non andrà avanti ancora per chissà quanto...
- E comunque (e con questo per stasera chiudo) bisogna stare attenti pure a
tutte le bellissime parole che anche in ambito "tradi" si sprecano di
qua e di là...silenzio orante...affidiamoci alla Santa Madre...la
dottrina prima di tutto...e poi vai a grattare un pochetto...gratta
gratta e a volte...o spesso...che te trovi sotto?...parole...nessuna
voglia di incontrarsi, nessuna voglia di abbracciarsi, di essere
COMUNITA'...spesso anzi diffidenza...molti ginocchi abbassati, sì, ma
l'affetto e l'accogliere...il volere il bene dell'altro fuori
dall'orario canonico dove si fanno le preghiere per gli altri
dov'è?..mica sempre, immagino di no...ma certe esperienze personali
sinceramente sono disarmanti, e alla lunga lasciano una terribile scia
che sa un po' di artificiosità, di...parole...appunto.
Ma se vorrà ne discuteremo più compiutamente alla famosa cenetta (o pranzetto o merenda o post-colazione o anche un caffè o un pochetto d'acqua, come preferisce) che lei annunciò mesi fa...basta che ci sia anche il mitico Ugoccione e qualcun altro di qua e poi si vedrà che esce fuori...dopo magari un bell'abbraccio che fa meglio di una strettuccia di mano che son buoni a darla tutti quella (vedi il famoso Datevi un segno di pace del NO e tutti che si guardano imbarazzati e senza la minima voglia di darsi manco quella...ma alla fine si è obbligati a darsela...nun se scappa)
Buonanotte a tutti. Buona Domenica. - Robertus ha detto:
Io qualche tempo fa mi ero informato sui seminari negli USA, solo per curiosità. Mi ricordo che anche in diocesi grandi i seminaristi devono cercare per i fatti loro delle università per studiare teologia, e da soli pagarsele oppure sempre da soli cercare borse di studio.
Infine, un seminarista non può accedere all'ordinazione se non dimostra di avere frequentato un corso di gestione finanziaria per organizzazioni non profit o specificamente per parrocchia. Comprensibile poiché la gestione economica è una cosa seria, specialmente negli USA dove l'evasione fiscale (tasse non pagate) prevede la reclusione minima di 3 anni....quindi meglio formare anche su questi aspetti.
Detto questo, è anche vero che il giovane prete snello e aitante vestito alla protestante è una trovata pubblicitaria che poteva essere evitata.
Cordialità - http://www.lanuovabq.it/it/articoli-provvidenza-in-pensione-largo-al-prete-manager-13938.htm
http://lepaginedidoncamillo.blogspot.it/2015/09/nuove-coliche-intestinali-ora-anche-i.html
Due calci ben piazzati dove non batte il sole, e via fuori dalle scatole.
RispondiEliminaFino a quando Signore........
RispondiEliminaApostasia portami via.... il mio parroco all'apertura dell'anno catechistico ha detto che "la Messa è una festa" paragonandola alla festa che da' il Padre della parabola del "Figliol prodigo"..praticamente un banchetto.... facendo attenzione a non nominare nemmeno per sbaglio che il figlio si è pentito e ha pianto lacrime amare prima..noooooo... Gesù lo è andato a prendere praticamente di peso per portarlo alla festa!!! Siamo tutti già salvi perciò... quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol essere lieto sia, che doman c'è un'altra festa!
RispondiEliminaE' un dramma, ma non estemporaneo né limitato.
EliminaI vescovi per primi (sentiti direttamente) l' hanno definita così in visite pastorali: Vi lascio la mia consegna: che la Messa sia una festa!
Sì la festa a Cristo e alla Chiesa!
può ben dirlo! Oremus
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