Papa Bergoglio, come già Pio IX, sta esasperando le profonde fratture esistenti non da ora nel mondo cattolico ma ogni volta riassorbite dalla saggia mediazione vaticana: la borghesia moderata e benpensante non si riconosce in lui, lo accusa di populismo peronista, di criptocomunismo, di assoluta estraneità ai valori della società aperta – a partire dal valore a cui il mondo libero deve da secoli la sua prosperità, la libertà imprenditoriale. La sinistra, che lo esalta finché non si occupa di gender, di aborto etc., vede pur sempre in lui come uno che sta dall’altra parte – e, del resto, il linguaggio pacifista e buonista della Chiesa non ha portato a Dio una sola anima.
In realtà, l’elezione di Francesco I è stata un fatto epocale e sconvolgente: il papa non è più il cappellano dell’Occidente ma è diventato il parroco del pianeta e, va riconosciuto, in piena fedeltà all’egualitarismo evangelico e paolino: «Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi». Paradossalmente, grazie a Bergoglio sta finendo l’era del buonismo in virtù della presa di coscienza che gli interessi degli europei non coincidono con quelli degli africani e, in genere, dei ‘dannati della Terra’: questi ultimi preferirebbero di gran lunga vivere nelle favelas di Parigi o di Roma piuttosto che negli inferni libici o nigeriani e, al limite, se non c’è lavoro per tutti, fare gli accattoni ad Amsterdam piuttosto che ad Aleppo. Si tratta di interessi a breve e a medio termine, giacché in prospettiva l’impoverimento generale del mondo rovinerà tutti ma “sui tempi lunghi saremo tutti morti”.
Intanto, per papa Francesco, chi bussa alla porta per chiedere un tozzo di pane è ugualmente figlio di Dio come chi non apre e ha problemi di sovrappeso.
Piaccia o non piaccia, il buonismo si sta rovesciando nel suo contrario riportando sulla terra una consapevolezza rimossa dall’età dei diritti: i valori sono spesso a somma zero e, per risolvere i loro conflitti verticali e orizzontali, non ci sono bacchette magiche, neppure made in Vaticano.
Piaccia o non piaccia, il buonismo si sta rovesciando nel suo contrario riportando sulla terra una consapevolezza rimossa dall’età dei diritti: i valori sono spesso a somma zero e, per risolvere i loro conflitti verticali e orizzontali, non ci sono bacchette magiche, neppure made in Vaticano.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.