ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 16 settembre 2015

Ut unum non sint

Il Papa divide il "suo" popolo: ecco chi sono amici e nemici

La domanda choc della rivista americana Newsweek: "Ma Francesco è cattolico?". Una provocazione, ma il gradimento scende e anche in Vaticano cresce la fronda

Calo di consensi, calo di presenze dei fedeli alle udienze generali in Piazza San Pietro, ma allo stesso tempo una crescita della fiducia di più soggetti (movimenti, associazioni cattoliche e non) nel Pontefice e nelle sue scelte pastorali.



Si parla anche di questo sul settimanale americano Newsweek che questa settimana dedica la sua copertina a Papa Francesco, con una domanda alquanto provocatoria: «Il Papa è cattolico?». Secondo i dati riportati dal magazine statunitense, in un anno il numero di «critici» di questo Pontificato è aumentato del 27%, con il 55% degli americani vicini a posizioni conservatrici che reputa Bergoglio un «personaggio sgradito». Non è un caso che il candidato alle primarie repubblicane, Jeb Bush, abbia aspramente criticato il Pontefice sul tema ecologico dopo la pubblicazione dell'enciclica verde Laudato Si : «Eviti di parlare di cambiamenti climatici - ha detto Bush - non spetta a lui farlo». Se da un lato ci sono quindi i conservatori laici che criticano il Papa, sul versante ecclesiastico la spina nel fianco è rappresentata dai cosiddetti «tradizionalisti» che si piazzano in posizioni dottrinali nettamente distanti da quelle del Papa argentino.
Il prossimo Sinodo di ottobre sulla famiglia sarà il banco di prova: il dibattito tra «aperturisti» (che hanno sposato in pieno il cammino della misericordia intrapreso dal Papa) e i «tradizionalisti», sul tema della comunione a divorziati risposati, coppie di fatto, omosessuali, eccetera, si prevede infuocato e svelerà chi appoggia davvero il Papa, chi gli sta accanto fedelmente pur non condividendo le sue posizioni e chi invece gli darà battaglia.
Bergoglio non a caso ha nominato come padri sinodali degli uomini chiave che possano garantire una discussione bipartisan, in pratica prelati teologicamente a lui molto vicini e allo stesso tempo, confratelli che si trovano in posizioni molto distanti dalle sue. «Sarà un Sinodo tutto in salita» sussurra un cardinale molto vicino alle posizioni di Francesco, proprio perché in questi mesi la «fronda» degli oppositori si è allargata notevolmente, novità che ha indotto il Pontefice a inserire tra i padri sinodali anche alcuni suoi uomini di fiducia, proprio per riequilibrare la discussione e renderla il più possibile costruttiva. Si vive quindi una sorta di scollamento tra quello che è il sentimento popolare, l'anima pop che osanna «il parroco del mondo» e alcune alte gerarchie ecclesiastiche italiane e straniere che vivono questo Pontificato con posizioni nettamente critiche. Una buona parte dell'episcopato americano (l'ala più di destra) è stata la prima a dirsi insoddisfatta della nuova era Bergoglio: a storcere il naso era stato l'arcivescovo di New York, il Cardinale Timothy Dolan («questo Papa ci mette troppo tempo per fare le riforme»), il cappuccino Charles Chaput, arcivescovo di Philadelphia, come quello di Chicago, Francis George, scomparso lo scorso aprile dopo una lunga malattia, o l'arcivescovo di San Francisco, Monsignor Salvatore Cordileone, critico soprattutto per le aperture di Bergoglio nei confronti degli omosessuali. All'interno della Curia Romana sono sempre gli americani i più critici nei confronti del Papa: il Cardinale Raymond Leo Burke che ha più volte pubblicamente detto di non condividere molte scelte compiute dal Pontefice e il conterraneo porporato James Harvey, arciprete della Basilica Papale di San Paolo. Tra gli oppositori alle aperture dottrinali espresse dal Cardinale Walter Kasper (teologo tedesco molto vicino a Papa Francesco) ci sono il Cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, porporato della Nuova Guinea che secondo molti sarà fortemente sostenuto dall'ala più conservatrice del Collegio Cardinalizio in un futuro conclave, l'arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Müller (che ha curato la presentazione dell'edizione tedesca dell'ultimo libro di Sarah a Ratisbona), il Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Marc Ouellet, l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola e quello emerito di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela. Tra i grandi sostenitori del Papa e del cammino della misericordia c'è invece il salesiano Cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, grande elettore di Bergoglio e coordinatore del «C9» cardinalizio, il Prefetto della Congregazione per il Clero, Beniamino Stella, il Rettore dell'Università Cattolica Argentina, Victor Manuel Fernandez, teologo di fiducia del Papa, l'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, impegnato sul fronte dei migranti e nominato cardinale dal Papa oltre che padre sinodale e il Presidente di Caritas Internationalis e arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, astro nascente della nuova era bergogliana.
 Mer, 16/09/2015

Ora Comunione e Liberazione apre: "Niente muri alle unioni gay"

Don Carron: "La diffusione delle unioni omosessuali è un dato evidente a tutti, in una società plurale". Poi la mano tesa: "C’è bisogno di uno spazio di libertà"


Il presidente di Comunione e Liberazione, don Julian Carron, fa quadrato attorno a Papa Francesco.
"Sta affrontando con audacia da gigante le grandi sfide del presente in continuità con Benedetto XVI". E, in una intervista al Corriere della Sera, non nasconde il proprio stupore per il fatto che il Santo Padre "possa non essere compreso nel suo costante richiamo all’essenziale. Credo che ciò sia dovuto alla difficoltà di riconoscere il cambiamento epocale in atto, che il Papa invece ha ben presente".
Nell'intervista al Corriere della Sera, don Carron apre alle unioni gay: "La diffusione delleunioni omosessuali è un dato evidente a tutti, in una società plurale. La questione è quale tipo di riconoscimento dare, e il loro rapporto con la famiglia fondata sulla relazione uomo-donna, i figli, le adozioni". Quindi la mano tesa al dialogo: "C’è bisogno di uno spazio di libertà che permetta un dialogo che non costruisca muri, ma inizi processi, come ripete il Papa, anche a livello culturale e politico". Il leader di Cl entra anche nel dibattito sugli immigrati e sull'accoglienza: "La gente di Cl troverà il modo di rendersi disponibile alle richieste delle diocesi". Il freno messo da alcuni uomini di Chiesa? "Questa non è solo un’emergenza. È un cambiamento epocale. E la nostra risposta non può essere solo pratica, organizzativa. Occorre un cambiamento culturale, di mentalità. Siamo chiamati a convivere con il dolore degli altri. Siamo chiamati alla conversione".
Don Carron riflette, poi, sul rapporto tra Comunione e Liberazione e la politica. "Oggi tutti distinguono il movimento dai politici appartenenti a Cl, i quali agiscono con loro responsabilità personale. Questa distinzione - sottolinea don Carron - è essenziale e non può che fare del bene a Cl e ai politici". Quindi respinge le accuse mosse a Cl di aver costruito un sistema di potere, attraverso la Compagnia delle Opere"È assolutamente falso". E conclude: "Si è diffusa un’idea della Cdo come una lobby sotto la regia nascosta di Cl». «Come ogni attività, è sempre un ’tentativo ironicò, come diceva don Giussani: suscettibile di errori".

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.