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Il motivo interno per cui questo Sinodo andrà comunque male sta nel fatto che in aula, come del resto nella Chiesa tutta, hanno libera cittadinanza, se non ancora manifesta maggioranza, dottrine che contrastano con quelle insegnate da Cristo, contenute nella Parola di Dio e nella Tradizione. Ormai queste eresie non vengono più considerate per quello che sono, ma soltanto come libere opinioni in attesa di ottenere un voto in più rispetto a quelle ritenute superate…
Martedì 20 ottobre 2015
È pervenuta in redazione:
Gentile Alessandro Gnocchi,
le confesso che la chiusura di questo Sinodo sulla famiglia ormai prossima mi mette molta ansia e anche qualche brivido. Chissà che cosa ne uscirà, viste le premesse. Spero che tutto vada bene e che la dottrina in tema di matrimonio non venga cambiata. Lei che previsione fa?
La ringrazio per l’attenzione
Giovanni Beretta
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Caro Beretta, ci vuole poco per capire che questo Sinodo sulla famiglia andrà male anche se dovesse “andare bene”. Anzi, andrà tanto peggio quanto più andrà bene nel senso che intende lei. In quel caso, si continuerà nell’ambiguità grazie alla quale la dottrina viene smantellata a colpi di pastorale da coloro che, a parole, dicono di preservarla traviando tanti cattolici in buona fede. Quando dico “a colpi di pastorale” intendo la teoria del cedimento davanti al mondo tanto cara alla Chiesa-della-misericordia, ma intendo anche la verga che, nelle mani dell’attuale vescovo di Roma, diventa un tremendo piccone demolitore invece che essere lo strumento per guidare il gregge e difenderlo dai lupi.
Il motivo per cui questo Sinodo andrà comunque male è spiegabile con il fatto che i cattolici rimasti ancora tali siano, come lei, letteralmente costretti a “sperare che vada bene”. Per fare un esempio, sono nelle condizioni di chi va a comprare un’automobile nuova di zecca pagando moneta sonante nella speranza che funzioni. Caro Beretta, la Chiesa di oggi è esattamente come la casa costruttrice di quell’auto: un po’ per dabbenaggine, un po’ per malavoglia, un po’ per quieto vivere e un bel po’ per dolo, produce abitualmente merce guasta, tanto che i fedeli veramente cattolici devono “sperare” che una delle sue massime assise, riunita sotto l’autorità del Papa, non proclami qualche eresia. Le sembra una situazione normale? Le pare che abbia ancora molto senso stare a lambiccarsi il cervello prevedendo se questo Sinodo “andrà bene” o “andrà male”? Il suo esito è un falso obiettivo per un motivo molto semplice, anzi per due: uno interno e uno esterno.
Quello esterno è presto detto e lo abbiamo già trattato. Dopo la devastazione del sacramento del matrimonio operata motu proprio da Bergoglio, mi pare che non ci sia più molto da demolire. Se, dal prossimo 8 dicembre, grazie alla misericordia del vescovo venuto dalla fine del mondo, ciascuno di noi potrà andare in curia, autocertificare la nullità del proprio matrimonio, uscirne con un timbro che abilita a un nuovo matrimonio e quindi a un nuovo autoannullamento e via di questo passo, caro Beretta, mi pare che ci sia poco da temere da eventuali esiti nefasti del Sinodo. Tutto era compiuto prima che iniziasse con un copione perfetto che permetterà persino a Bergoglio di proclamare che la dottrina non si tocca e che nessuno aveva mai pensato di farlo. Tanto, nella sostanza, non c’è più nulla da toccare.
Il motivo interno per cui questa assise andrà comunque male sta nel fatto che in aula, come del resto nella Chiesa tutta, hanno libera cittadinanza, se non ancora manifesta maggioranza, dottrine che contrastano con quelle insegnate da Cristo, contenute nella Parola di Dio e nella Tradizione. Ormai queste eresie non vengono più considerate per quello che sono, ma soltanto come libere opinioni in attesa di ottenere un voto in più rispetto a quelle ritenute superate. Se mai fosse stato necessario un Sinodo, sarebbe stato quello che, una volta per tutte, condannava tali eresie e i loro propugnatori. Ma questa, riconosciamolo, è fantateologia.
Per un anno intero, tanti buoni cattolici hanno pensato a questo evento come a un meteorite in pericoloso avvicinamento al pianeta su cui vivono temendo lo schianto fatale. E, adesso, sperano tanto di vederlo allontanarsi dopo aver lasciato cadere magari qualche scoria, ma nulla di più. Non vedono l’ora di trarre un sospiro di sollievo per il mancato pericolo senza rendersi conto che vivono su un pianeta marcio e prossimo al collasso. Basta che si agitino un po’ troppo ballando per festeggiare il passaggio del meteorite e tutto crollerà sotto i loro piedi.
Lo so, caro Beretta, che lei adesso mi tirerà fuori la solita questione del “non praevalebunt”. Ma “non praevalebunt” significa solo che, alla fine, la Chiesa non soccomberà, che almeno un cristiano manterrà intatta la fede. Proprio quella fede che il Figlio dell’uomo si chiede se troverà ancora quando tornerà sulla terra. Per questo, non mi conforta e non mi convince molto la lettura delle due minoranze che si affrontano dentro il Sinodo cercando di portare dalla propria parte un ventre molle disposto a seguire qualsiasi vincitore. Se esiste un tale ventre molle disposto a vendere Nostro Signore per i soliti trenta danari direi che, potenzialmente, ha già abbracciato la causa di Giuda.
Ma, a mio avviso, non si tratta neppure di questo, perché quel ventre molle è fatto di vescovi e di cardinali formati alla scuola nefasta del Vaticano II e dei suoi derivati e, dunque, è già schierato sul versante rivoluzionario, ma solo con più prudenza rispetto alle solite avanguardie.
E, già che siamo in argomento, caro Beretta voglio anche andare oltre. Nel nucleo di conservatori meritevolmente resistenti circa la dottrina sulla famiglia, penso che la quasi totalità, su questioni cruciali come, per esempio, la liturgia, la libertà religiosa, il Vaticano II, abbia idee diverse solo per gradazione rispetto a quelle dei loro avversari. La liturgia? Piena cittadinanza per quella antica, ma quella nuova ben celebrata non si tocca, anzi l’antico deve fecondare il nuovo. La libertà religiosa? Pur rispettando i diritti di Dio, nella società multireligiosa bisogna trovare il modo di rispettare anche quelli dell’uomo e delle sue credenze. Il Concilio Vaticano II? Tutti documenti da leggere in ginocchio, peccato che siano stati male interpretati… Temo che veramente pochi si discostino da questa vulgata conservatrice che è solo una rivoluzione un po’ più lenta.
Devo continuare, caro Beretta? Penso di no. Però non posso chiudere questa risposta, impietosamente lunga quasi quanto un’enciclica di Bergoglio, senza un cenno alla storiella del bambino che, durante la sua prima comunione ha dato un pezzo di ostia al padre divorziato risposato. Ora c’è chi comincia a pensare che si tratti di un’invenzione usata per conquistare il tenero cuoricino di tanti cattolici della generazione “Beautiful”. Ma, se ci si pensa bene, questa eventualità sarebbe persino peggiore perché significherebbe che qualcuno crede così poco, anzi nulla, nella Presenza Reale di Nostro Signore nell’Eucaristia da potersi inventare in proposito una storiella strappalacrime a proprio uso e consumo.
Caro Beretta, se questo qualcuno fosse stato preso ed energicamente buttato fuori dall’aula sinodale, ci sarebbe ancora da sperare in una imminente riscossa. Invece, l’immagine di quel bambino che profana il corpo di Cristo, che può solo provocare orrore in chi ama Gesù, vera o falsa che sia sarà uno dei ricordi indelebili che ci lascerà questo Sinodo. Penso che basti questo per dire che, comunque finirà, finirà male.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi
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PD
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