LA LEVITAZIONE DEI SANTI La levitazione dei santi è leggenda o inganno: parola del C.I.C.A.P. Esistono i miracoli, si chiedeva Voltaire, il grande scettico, nel suo (ingiustamente) celebre «Dizionario filosofico»? di Francesco Lamendola
Esistono i miracoli, si chiedeva Voltaire, il grande scettico, nel suo (ingiustamente) celebre «Dizionario filosofico»?; e rispondeva, senza darsi troppo la pena di verificare: siccome i miracoli sono una sospensione dell’ordine della natura, che è retto da reggi ferree e immodificabili, è evidente che no, il miracolo è impossibile; e chi afferma il contrario deve essere, per forza, o un credulone o, peggio, un ciarlatano e un imbroglione.
Son passati due secoli e mezzo, ma i Lumi della Ragione continuano a risplendere gloriosamente sulla nostra fortunata civiltà e a rischiararci la via, indicandoci dove dirigere i nostri passi se giungiamo, per caso, a qualche dubbioso crocicchio, o se, nella nebbia, non riconosciamo più chiaramente la direzione da tenere. E ancora oggi, come allora, la nostra stella polare deve essere lo stesso scientismo, lo stesso meccanicismo, lo stesso razionalismo piatto e banale: se qualcosa contrasta con le leggi (note) della fisica, o della biologia, o della chimica, o dell’astronomia, ebbene, quella cosa, semplicemente, non esiste, non è mai esistita e mai potrà verificarsi. Inutile stare tanto a rompersi il capo, esaminando le situazioni una per una; o meglio, facciamolo pure, ma giusto così, per dare l’impressione di essere seri e coscienziosi: in realtà, abbiamo già stabilito, a priori, che cosa sia possibile e che cosa no, che cosa sia la verità e che cosa falsità, mistificazione, imbroglio: dunque, non potremo mai sbagliarci.
I fenomeni del soprannaturale, per esempio. È chiaro che hanno lo stesso valore e lo stesso significato di quelli del cosiddetto paranormale: una guarigione miracolosa a sfondo mistico o le stimmate di un grande santo giacciono sullo stesso piano di realtà di una banale seduta spiritica o di un caso di telepatia. E sono tutte sciocchezze, tramandate da gente inattendibile, credula o interessata. Meno male che si è costituito un organo di controllo su tutti questi rimasugli della mentalità medievale, al quale aderiscono personalità prestigiose, come lo scrittore Umberto Eco, che continua a sfornare, con ritmo implacabile, un romanzo dopo l’altro, da «Il pendolo di Foucault» a «Il cimitero di Praga», su argomenti legati al mistero; oh, ma per farne la caricatura, beninteso: per mostrare quanto sono ridicoli coloro che credono a simili fanfaluche. E intanto, via un libro dopo l’altro, un best-seller dopo l’altro: pecunia non olet.
Prendiamo un esempio fra i tanti: la levitazione dei santi. Per i severi custodi del razionalismo scientista, si tratta di qualcosa d’impossibile: deve esserci qualche altra spiegazione. Anzi, in fondo, nessuna spiegazione: si tratta, semplicemente, della credulità, della suggestione (magari in buona fede), dello zelo eccessivo di qualche discepolo o di qualche seguace. Perfino una grande mente e una grande anima, come santa Teresa d’Avila, forse non capiva bene quel che le stava succedendo durante le estasi mistiche: lei, dottore della Chiesa, autrice di opere profondissime, come «Il castello interiore», forse non sapeva se stesse levitando per davvero, o solo con la fantasia.
Scrive infatti, tra le altre cose, Massimo Polidoro, nel suo libro «Grandi misteri della storia 2» (Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2003, pp. 228-230):
«Si dice che siano circa duecento i santi che avrebbero levitato nel corso dei secoli; si ricordano, tra gli altri: san Francesco d’Assisi, san’Ignazio di Loyola, san Tommaso d’Aquino, san Filippo Neri, san Pietro di Alcantara, santa Teresa di Avila, san Giuseppe da Copertino e sant’Alfonso Liguori. L’ultima levitazione di cui si ha notizia è quella di Marie-Françoise de Cinq Plaies, morta nel 1791. Curioso il fatto che da oltre duecento anni non ci siano più notizie di levitazioni di santi.
I casi più famosi sono quelli di san Giuseppe da Copetio (Giuseppe Desa (1603-1663), dei Frati Minori Conventuali, e quello di santa Teresa d’Avila (1515-1572), suora carmelitana. Sprgono però diversi problemi e si cerca di esaminare le prove a favore delle imprese che essi avrebbero compiuto. Scrive infatti il prete cattolico Robert D. Smith nel suo libro “Comparative Miracles”:
“Molti di questi esempi non biblici di levitazione sia antichi sia più recenti sono male documentati; per esempio, solo un testimone il fenomeno, o l’estatico non ha lasciato completamente il suolo (durante la preghiera, il corpo sembra sollevarsi di vari centimetri ma la tunica tocca ancora il pavimento, nascondendo un eventuale contatto con il suolo, o l’estatico sta in punta di piedi a lungo in modo tale che un supporto naturale sembrerebbe impossibile), o la luce era debole, o i resoconti di evitazione sono emersi solo cinquanta o più anni dopo la morte dell’estatico mentre sono assenti nelle biografie precedenti (Smith R. D., 1965, “Comparative Miracles”, B. Herder Book Co., St Louis, Mo., p. 38).
Circa le levitazioni di san Giuseppe da Copertino (che è il santo protettore degli aviatori) non esistono testimonianze attendibili fatte da contemporanei, ma solo descrizioni pubblicate dopo la sua morte, a volte anche mezzo secolo dopo, o basate su racconti tramandati oralmente, come riconosce anche lo scrittore cattolico Alban Butler nel suo libro “Vite dei santi” (Butler, A., “Il primo grande dizionario dei santi, ”Piemme, Casale Monferrato, 2001). È inevitabile sottolineare che è proprio in condizioni simili che nascono e si ingigantiscono le leggende. Solitamente, le levitazioni attribuite a san Giuseppe, più che a sospensioni a mezz’aria, corrispondono a balzi in cui da terra il santo raggiungeva una superficie più alta: un altare su cui saliva in piedi, per esempio, o una statua o un albero a cui si aggrappava. A questo proposito, padre Smith ricorda che “san Giuseppe era un atleta”, e ciò “apre la possibilità che almeno un alcuni dei presunti casi di levitazione (molti dei quali non originano da una posizione prona o inginocchiato semplicemente da fermo in piedi ma, come detto, da un salto), i testimoni abbiano scambiato il balzo di un uomo particolarmente agile per una levitazione (ibid., ’pp. 48-49).
Il caso di santa Teresa d’Avila, spesso indicato come l’esempio più attendibile di levitazione di santi cattolici, presenta problemi analoghi. Santa Teresa passò gran parte della sua vita a letto, malata, e in questo stato cadeva spesso in estasi: era durante le estasi che, si diceva, riuscisse a levitare. Ancora una volta, però, le fonti sono poco attendibili: santa Teresa non levitò mai di fronte a estranei ma sempre di fronte a suore del suo ordine o davanti a persone amiche; i resoconti di costoro, sono spesso contraddittori e le versioni cambiano ogni volta che la storia è ripetuta; la maggior parte delle levitazioni di santa Teresa di fronte a più testimoni, infine, sono contenute esclusivamente nell’autobiografia della santa. Occorre ricordare, infatti, che durante questo tipo di esperienze, santa Teresa era in uno stato alterato di coscienza (l’estasi) e difficilmente avrebbe potuto capire se ciò che le succedeva era un’esperienza reale o solamente immaginata.»
E, subito dopo, l’ottimo Autore ci parla del trucco della corda indiana: accostamento significativo e quanto mai indicativo della sua mentalità e del suo caratteristico modo di procedere, accomunante in un unico calderone tutto ciò che non può essere scientificamente dimostrato: dalle estasi mistiche dei santi ai grossolani trucchi dei giocolieri e dei prestigiatori.
Del resto, che cosa fa l’Autore, per meglio convincerci che nessun santo ha mai levitato, e che la levitazione è impossibile? Cita un paio di preti cattolici, debitamente progressisti e razionalisti, come testi a proprio favore; come dire: Vedete? lo ripetono perfino i preti, che bisogna stare in guardia contro le mistificazioni…
Però, quando si passa al dunque, e si considerano gli argomenti che egli porta a sostegno del proprio scetticismo, non si può non restare colpiti dalla loro povertà e inconsistenza. Più che esaminare i casi, diligentemente, uno per uno, egli tratta sbrigativamente i due più conosciuti, quello di san Giuseppe da Copertino e quello di santa Teresa d’Avila, secondo la vecchia tecnica di abbattere gli avversari principali per mettere in fuga tutto l’esercito nemico. Ma che cosa dice, infine, e a che cosa si riducono le sue bordate, che vorrebbero essere demolitrici?
Per san Giuseppe da Copertino, egli vorrebbe convincerci che i balzi di un uomo agile possono venire benissimo scambiati per levitazione. Strana idea. E poi, che cosa balzava a fare, san Giuseppe da Copertino? Perché mai avrebbe dovuto, immerso in preghiera, anzi, in estasi, come affermano le antiche biografie, balzare sugli altari, sulle statue e perfino sui rami degli alberi? Stiamo parlando di un frate francescano, di un uomo spirituale, di un mistico, oppure di Tarzan delle Scimmie? Via, cerchiamo di essere seri. E quella faccenda della veste che non si stacca dal pavimento, per cui non è dato sapere se costui si trova davvero sospeso in aria, o se si tiene dritto sulle punte dei piedi… E perché un santo dovrebbe stare ritto sulle punte dei piedi? Per fare esercizio di danza classica? Questi scettici positivisti non si accorgono neppure di cadere nel ridicolo: trattano con la massima serietà questioni assurde, divagano bellamente dandosi tutte le arie di scienziati interamente assorbiti dalla loro parte di smascheratori delle truffe e della credulità del popolino ignorante…
Quanto a santa Teresa: si ammette che costei era frequentemente a letto, distesa e malata: niente agili balzi sugli altari e sulle statue, dunque; niente esercizi di atletica, niente Barone Rampante a spasso fra i rami degli alberi. Solo una povera donna inferma e immobilizzata nel suo giaciglio. Eppure, anche di lei si dice che levitasse. Eh, questi benedetti cattolici: sono proprio incorreggibili. Però, niente paura: c’è qui il C.I.C.A.P. a schiarire le idee un po’ confuse, a rischiarare la strada a coloro i quali vagano nelle tenebre della superstizione. E qual è l’argomento principe, per sfatare la leggenda delle levitazioni di Teresa d’Avila? Il fatto, udite bene, che tali fenomeni non avvenivano mai se non in presenza di “persone amiche” o di consorelle della santa, monaca carmelitana. Insomma: come si fa a prestar fede a simile gentucola? Se almeno ci fosse stato un Piero Angela o una Margherita Hack… Ma no, solo suore e fedeli: logico che costoro siano capaci di vedere qualsiasi cosa e di tramandare qualunque diceria. Si tratta di persone semplici, ignoranti, propense a quella particolarissima patologia che si chiama il soprannaturale… Dice il nostro eccellente Autore, che «la maggior parte delle levitazioni di santa Teresa di fronte a più testimoni, infine, sono contenute esclusivamente nell’autobiografia della santa». E siccome una santa, in stato di estasi mistica, non saprebbe distinguere se quel che le capita sia realtà o immaginazione…
Insomma: meno male che possiamo contare sull’aiuto disinteressato di studiosi di tal fatta, per non cadere nelle grinfie di qualche soggetto male intenzionato, mirante a strumentalizzarci per chissà quali ignobili scopi. Come dice il nostro Autore a conclusione del suo volume, intonando l’auto-apologia del C.I.C.A.P. (p. 367): «Dal 1968 il C.I.C.A.P. porta avanti un’’opera di informazione ed educazione rispetto a questi temi, per favorire la diffusione di una cultura e di una mentalità aperta e critica e del metodo razionale e scientifico nell’analisi e nella soluzione dei problemi […] Chiunque pensi che la scienza sia una cosa seria e che valga la pena fare il “check up alle affermazioni sul paranormale, cercando di contrastare, per quanto possibile, il diffondersi di credenze irrazionali e di teorie pseudoscientifiche profondamente diseducative, potrà trovare nel comitato persone che la pensano allo stesso modo e con cui sarò possibile collaborare.»
Comunque, è confortante sapere che codesti saggi si prendono così tanto a cuore il nostro benessere intellettuale e morale, da ergersi a giudici di ciò che possiamo e di ciò che non possiamo credere: è confortante sapere che sulla sanità delle nostre menti e sulla rettitudine della nostra educazione vegliano intellettuali progressisti del calibro di Piero Angela, Massimo Polidoro e Umberto Eco. Possiamo dormire sonni tranquilli. Ora sappiamo che i santi non possono levitare, perché nessuno lo potrebbe; ora sappiamo, o meglio, ora ci viene confermato quel che Voltaire e gli altri illuministi dicevano già duecentocinquant’anni fa: che le leggi di natura sono fisse e immutabili (stabilite, non per nulla, e una volta per tutte, dal Grande Architetto dei frammassoni) e che, di conseguenza, chiunque affermi che qualcuno o qualcosa ne ha alterato o sospeso il corso, dev’essere, per forza, o un imbecille o un disonesto. Fortunati noi, che il C.I.C.A.P. esiste. Altrimenti, si spalancherebbero le porte al Caos, o – peggio - alla Vandea, al sanfedismo, alla reazione. Orribile, semplicemente…
La levitazione dei santi è leggenda o inganno: parola del C.I.C.A.P.
di Francesco Lamendola
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