ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 20 novembre 2015

La mammoteologia del nuovi surgelati F.I.ndus?


Quando il fondamentalismo è cattolico. Le penose storie di genitori e figli che avevano seguito il fondatore dei Francescani dell’Immacolata


“Uscì dal convento di Frigento tutto pelle e ossa, con gli occhi cerchiati, deperito, lontano da me nel cuore e nell’anima. Sono riuscito a tirarlo fuori da lì con una tenacia infinita, solo dopo aver minacciato padre Stefano Manelli di chiamare i carabinieri e di denunciarlo per sequestro di persona, visto che per mesi mi hanno negato di sentirlo”. E’ il racconto – riportato dal quotidiano Il Mattino nell’edizione di Avellino – di una mamma abruzzese, ancora profondamente scossa da quanto accaduto tredici anni fa, nei mesi più freddi dell’anno, a cavallo tra il 2002 e il 2003.

“Solo dopo mesi dalla sua uscita dal convento, mio figlio, che ora non vuole più parlare di questa storia, si è aperto con me, raccontandomi di sevizie e flagellazioni obbligatorie – continua a ricordare questa mamma, con la voce intrisa di una rabbia che il tempo pare non aver minimamente affievolito -. Mangiava solo cibo avariato, pane ammuffito, acqua e qualche brodaglia. Da allora ha sempre avuto problemi ai reni. Persino il panettone gli davano ammuffito e se provavano a sputarlo lo dovevano ringoiare”. Il giovane, che non è mai divenuto frate, si è poi sposato portando con sé, dice la donna, le ferite di quell’esperienza.
“Quando dovevano pulire i tavoli, se non andava bene come lo avevano fatto, li dovevano pulire con la lingua” aggiunge, sottolineando che “è verissimo, dunque” quanto affermato anche dall’ex suora che in una video – intervista rilasciata al Corriere della Sera aveva detto che le Superiore facevano strisciare la lingua per terra come penitenza, e facevano mangiare il cibo con la cenere dentro. “Questo è quello che mi ha potuto raccontare allora mio figlio”. “Mamma, il resto non te lo dico – mi ha detto – C’è un mistero dentro Frigento”. “Mio figlio vendette macchina e lasciò un lavoro da dirigente per entrare in convento a 30 anni, ormai grandicello, pochi mesi dopo una delusione amorosa”.
“Da allora, da novembre fino a febbraio, non riuscii mai a parlare con lui a telefono – racconta -. Ogni volta mi veniva negato con delle scuse del tipo ‘è in preghiera’. Solo dopo Natale riuscii a vederlo, a Frigento. Era irriconoscibile. Lo abbracciai e sentii le sue ossa. Non sorrideva più. ‘Mamma, aiutami’ mi bisbigliò all’orecchio, di nascosto, tenendo i capelli davanti alla bocca, dal momento che non ci hanno lasciati mai un attimo soli”. Non è solo il ricordo delle piaghe nate da penitenze estreme, quali l’uso del cilicio, che spaventò la donna allora. Quanto, piuttosto, quel voto di obbedienza e di silenzio che le aveva allontanato il giovane durante il postulato. “Dopo la mia unica visita, riuscii a parlare con mio figlio solo dopo aver intimato di chiamare i carabinieri. ‘Bisogna parlare con Manelli per farti uscire? Tu sei d’accordo?’ gli chiesi. ‘Si’, mi rispose semplicemente. Capii che era controllato”.
La nuova testimonianza, che questa donna ha accettato di affidare al Mattino scegliendo di restare anonima, si aggiunge a quelle decine di voci di ex religiose e genitori di suore raccolte nel dossier depositato dall’avvocato Giuseppe Sarno nel giugno scorso presso la Procura di Avellino e prima ancora consegnato al commissario apostolico dei Francescani dell’Immacolata, padre Fidenzio Volpi, deceduto recentemente, da un sacerdote diocesano che si era premurato di sentire, una a una, le presunte vittime.
Documenti in cui i genitori, spesso con più figlie diventate suore, lamentano di aver perso i contatti con loro. Nessuna notizia, nessuna rassicurazione sul loro stato. Perché? Il sospetto è che le loro figlie siano state portate a entrare in clausura o ad andare in missione all’estero perché venute a conoscenza di cose che non condividevano. “Cara suor Maria Eucaristica – scrive l’ex religiosa che difende la denuncia di una madre –  mi rivolgo adesso a lei (eravamo obbligate a darci del lei) per dirle che nessuno ha mai creduto che si era “obbligate” a stare in convento. Ci stavamo tutto più o meno volentieri perché il fondatore ci parlava di cose belle, della vita dei santi, delle sante, del sacrificio per la salvezza del mondo. Ci sentivamo grandi, importanti, ci esaltavamo ed eravamo tutte contente di ascoltarlo, vederlo e stare con lui anche un solo minuto.
Si ricorda di quando il Manelli ci faceva mettere la testa sul petto, ci teneva la vita, ci diceva “quanto sei bella” e a un altra “quanto sei brutta” creando sentimenti contrastanti, gelosie, frustrazioni?
A me, quando mi inginocchiavo a terra per la confessione, mi metteva con la testa sulle sue ginocchia; altre volte, quando eravamo in auto mi diceva di stendermi sulle sue gambe come un cuscino”.
La religione dovrebbe portare amore nei confronti dell’altro. In questi episodi porta violenza e sofferenze. Perché portata all’eccesso. Al fanatismo esasperato. Riflettere. Riflettere. Riflettere.
Edoardo Izzo

2 commenti:

  1. Ma all'inizio il "problema" non era la Messa Vetus Ordo??? Si capisce che saltato il piano A, ne hanno predisposto uno B!

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  2. Certe persone , purtroppo non più possibile per colpa della legge Basaglia , sarebbe stato meglio fossero andate in manicomio anzichè in convento!!!!!! Quante menzogne contro un santo come Padre Manelli . Contenti adesso frati denigratori ? Avete distrutto tutto per la vostra invidia . jane

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