La guerra a pezzi fa scintille, ma il Papa non ha ancora trovato (seri) alleati
Francesco ha un’agenda chiara, ma è senza sponde. I dubbi sugli Stati Uniti il dilemma-Putin, la chimera cinese
Papa Francesco ha ricevuto per la prima volta Vladimir Putin, in Vaticano, nel novembre del 2013 (LaPresse)
Roma. L’agenda papale per il 2016 è fitta, e non solo per gli impegni giubilari che hanno costretto Francesco ad annullare la già annunciata visita a Milano (programmata per il prossimo maggio). Ci sono i viaggi internazionali – quelli sì confermati – prima in Messico e poi in Polonia, per la Giornata mondiale della gioventù, nella Cracovia che fu di Giovanni Paolo II, ma soprattutto ci sarà da far fronte alle tante emergenze globali che alimentano la “Terza guerra mondiale a pezzi” che Bergoglio ha avuto più volte modo di illustrare nei suoi tratti essenziali.
Bombe, migranti, Mediterraneo trasformato in un cimitero (come ebbe a dire parlando al Parlamento europeo, nel novembre del 2014) sono tutte parti di uno stesso problema, nella visione geopolitica di Francesco. Elementi di una crisi che deve essere risolta al più presto. Lo sottolineò egli stesso, rivolgendosi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, lo scorso settembre: “Non possiamo permetterci di rimandare ‘alcune agende’ al futuro. Il futuro ci chiede decisioni critiche e globali di fronte ai conflitti mondiali che aumentano il numero degli esclusi e dei bisognosi”. Il problema, come ha rilevato il vaticanista del Boston Globe, John Allen, è che per portare avanti un’agenda così impegnativa bisogna giocare di sponda, poter contare su un partner internazionale di livello e – soprattutto – affidabile. Pio V, ricorda Allen andando indietro di cinque secoli, vinse a Lepanto anche perché aveva al proprio fianco Filippo II, re di Spagna. Giovanni Paolo II, per tornare ad anni più recenti, ebbe in Ronald Reagan la spalla che propiziò lo sgretolamento del muro berlinese e il crollo della cortina di ferro. Ora che il mondo è impelagato nella possibile “guerra dei cent’anni tra sciiti e sunniti” – come ha detto ieri alla Stampa il capo dell’intelligence di Hezbollah, Abu Zalah – con i cristiani in mezzo, sfrattati e costretti a riparare in tendopoli curde (non si sa fino a quando), la questione del “partner” è vitale. Anche perché la situazione ha assunto i contorni di una matassa che pare impossibile sbrogliare. Non a caso, sul finire dell’estate, il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato ma soprattutto diplomatico di razza che negli ultimi anni ha messo mano ai dossier più delicati (al limite dell’impossibile) – dai rapporti con la Cina a quelli col Vietnam – diceva che “il problema è veramente complesso, dobbiamo essere consapevoli di questo. Probabilmente nessuno ha la soluzione a portata di mano perché ci sono tante cause che concorrono a questo fenomeno e ci sono anche tante soluzioni che possono essere realizzate subito e altre che richiedono più tempo”.
Niente “partnership” con la Russia
ARTICOLI CORRELATI Altro che Papa pastorale, il diplomatico Francesco ridisegna il mappamondo Se anche la chiesa cinese di regime alza la testa contro PechinoL’esordio internazionale di Francesco era stato l’Angelus pronunciato nel settembre del 2013, quando prese posizione contro i bombardamenti su Damasco che allora parevano imminenti. “C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!”, aveva scandito, aggiungendo: “Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza”. Seguì la veglia silenziosa di preghiera sul sagrato di San Pietro, il digiuno, la lunga lettera inviata a Vladimir Putin (con tanto di benedizione finale) con cui gli si domandava di fare il possibile per scongiurare l’escalation bellica nel vicino oriente. Un’intesa che non passò inosservata, al punto che nei commenti di quei giorni si definì proprio il Cremlino l’interlocutore privilegiato della Santa Sede sul piano internazionale. Il partner, insomma, a lungo agognato. Ma gli sviluppi ucraini hanno ben presto fatto cadere questa pista. Il clero cattolico locale, indispettito per i viaggi di Putin a Roma, non aveva mancato d’alzare la voce: “Anche le parole possono far male. Per questo ho avvertito il Papa che alcune affermazioni della Santa Sede possono essere associate alla propaganda russa”, diceva Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev, a proposito di quanto affermato da Bergoglio circa la “guerra fratricida” in corso nel paese orientale. “Per descrivere quanto accade in Ucraina non si può che usare una parola: invasione”, aveva chiosato. Un quadro, insomma, che – come sottolineava la rivista Limes – metteva “fine al partenariato strategico tra Papa Francesco e Vladimir Putin”. Da qui il riavvicinamento con gli Stati Uniti, benché con tutte le cautele del caso, che di certo – ha scritto ancora Allen – saranno amplificate da un’eventuale elezione alla Casa Bianca di Hillary Clinton. Il ricordo, infatti, va agli anni in cui erano quotidiane le tensioni tra il Vaticano e l’Amministrazione americana guidata da Bill Clinton su temi come il controllo delle nascite (all’epoca, il vicepresidente Al Gore non era considerato un interlocutore). E poi, considerando la vis bellica di Hillary, ben più marcata rispetto a quella incerta di Barack Obama, non si vede come le posizioni della Santa Sede e di Washington possano coincidere in riferimento al caos mediorientale. Senza dimenticare che sulle ricette per debellare il cancro califfale che tende a sradicare la presenza cristiana da quelle terre la divergenza di vedute con le gerarchie ecclesiastiche locali è netta: se a Roma si dice che la soluzione non è la guerra, a Baghdad e Mosul si invocano i contingenti armati. Che siano milizie cristiane autoctone, truppe occidentali o battaglioni arabi sunniti, non importa: l’importante è che arrivino i boots on the ground.
Di certo, il partner internazionale non può essere l’Unione europea, che sul fronte immigrazione ha ormai imboccato strade del tutto estranee alla linea papale. Se tuonare contro il muro eretto dal primo ministro ungherese Viktor Orbán risultava facile, più arduo risulta biasimare la sospensione di Schengen decisa dalla Svezia, il membro dell’Unione che finora ha accolto più profughi. Nel mondo postamericano rimarrebbe l’altra grande potenza, la Cina. Che l’abbraccio con Pechino sia un obiettivo del pontificato bergogliano non è un mistero: conta il gesuitismo di Francesco, ma soprattutto la consapevolezza che quella terra è – sommando i cattolici ‘ufficiali’ riconosciuti dal regime e i fedeli al Papa – il paese più cristiano del mondo, in quanto a numeri. La Santa Sede lavora, sottotraccia e a fari spenti, all’allentamento delle tensioni, fluttuando tra chi – nel clero locale – non vede l’ora di salutare l’accordo e chi, come il cardinale arcivescovo emerito di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun, implora Roma di non fidarsi di Pechino.
di Matteo Matzuzzi | 05 Gennaio 2016
La popolarità della Russia terrà alla larga il NWO
L’antica Roma dopo una guerra sapeva far seguire la pace. Spesso c’era il rispetto delle differenze linguistiche e religiose. I romani avevano imparato a sostituire la forza con l’influenza culturale, e cio’ garantiva non solo una solidita’ alle conquiste, ma in certi casi anche la voglia tra i popoli vinti di imitare Roma. L’imperatore Augusto porto’ avanti con successo questa politica, instaurando rapporti di intesa e di amicizia con molte tribù confinanti che in cambio garantivano la protezione delle frontiere da nemici esterni. Eppure nonostante 500 anni di gloria romana anche l’Impero di Roma si dissolse, dato che tutto ha un principio e una fine su questa terra. Sicuramente si fara’ un grave torto all’Antica Roma nel paragonarla alla nuova coatta Babilonia, ma credo che le tecniche usate dagli antichi romani siano note a tutti i signori che nell’ultimo secolo hanno mosso i fili degli USA in vista del Nuovo Ordine Mondiale. Ormai credo che non bisogna considerarsi complottisti se si asserisce candidamente che i Paesi Europei, in particolare l’Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale siano stato letteralmente conquistati dagli “alleati”.
La conquista è stata prima di tutto sicuramente culturale: abbiamo imparato da loro a spendere e spandere senza avere i soldi indebitandoci con le banche; abbiamo imparato l’inglese per capire le loro canzoni; abbiamo dimenticato la nostra tradizione culinaria per mangiare hot-dog e hamburger; molti termini anglo-americani sono entrati prepotentemente nel nostro vocabolario di italiano; abbiamo importato i “diritti alle nozze” dei gay, del gender; abbiamo ballato a ritmo di R’NB e hip pop; dei loro film sappiamo a memoria tutte le battute; come ebeti ci facciamo ritrarre nelle foto esclamando “cheeeeeese”; i nostri ragazzi appendono sulle loro pareti i posters di Justin Tiberlake, Lady Gaga ecc; conoscono vita e miracoli della coppia “Brangelina”, mentre ignorano compleamente chi fosse Aldo Moro per esempio, al massimo grazie alle fiction avranno saputo che Napoleone era marito di Giuseppina…Ma qualcosa è cambiato negli ultimi anni, in paricolare nell’ultimo, ossia la popolarità improvvisa della Russia e del suo presidenteVladimir Putin. Eh sì, pare che Rocky Balboa vista l’età cominci a perdere colpi…i fans di Rocky, forse sono stanchi di sentire che Ivan Drago abbia assassinato l’eroeApollo Creed grazie ad un sapiente cocktail di sostanze dopanti. E sull’onda dell’improvvisa popolarita’ di Drago-Putin personaggi come il candidato Donald Trumpstanno cercando di rifarsi una verginita’ lodando pubblicamente l’operato del presidente russo, e se possibile carpire i voti che avrebbe Putin in America.
E’ fuori discussione che la forza dell’impero americano da anni risieda nel forte americanismo, inculcatoci anche grazie all’industria psico-bellica giudaico-americana. Come gli antichi cittadini dei paesi conquistati dall’Impero romano, anche noi europei per anni abbiamo sognato l’ideale, (o distopia?) americano. Nonostante le campagne mediatiche di lecchini e lecconi anti-Russia, la popolarità di Putin si aggira intorno il 70% delle preferenze. Il documentario “Il Presidente” nonostante sia stato trasmesso dalle reti Mediaset in seconda serata è stato visto da milioni di telespettatori, e durante le vacanze di Natale si è registrato un boom di partenze verso Mosca anziché le solite Londra o New York…
Per gli italiani la crisi economica resta la minaccia più grave, ma in parallelo cresce la preoccupazione per il terrorismo islamico. Ed in questo contesto, in cui cresce la minaccia terroristica, cresce anche la popolarità e l’approvazione per Vladimir Putin. E pensare che NATO,i media, tutta la cricca degli Illuminati e i suoi galoppini ce l’hanno messa tutta per dare all’opinione pubblica un’immagine perversa e senza scrupoli o empatia di Putin.
Sarebbe impossible elencare tutte le bufale e i gossip usciti su di lui; chiacchiere inconciliabili fra loro, ricordiamone alcune più eclatanti: Fra gli aspetti meno commendevoli della personalità di Vladimir Vladimirovic ci sarebbe una certa tendenza ad alzare il gomito e le mani, vizi che avrebbero causato il divorzio dalla ormai ex moglie Ljudmila sparita dopo il divorzio. Secondo qualcuno Putin l’avrebbe scaricata in un monastero, ma gli stessi accusatori qualche tempo dopo insinunano che il divorzio sarebbe costato parecchio denaro a Putin per risistemare la moglie in una casa al 1milione e mezzo di dollari, per regalarle un ristorante e la possibilità di viaggiare in lungo e il largo per l’Europa. Non sarebbe stata la violenza, ma la causa della rottura sarebbe invece la presunta relazione fra Putin e l’ex ginnasta Alina Kabaeva con la quale vivrebbe insieme a Sochi (forse quello che vive al Cremlino è un sosia…).
Nel marzo del 2015 il presiente russo si ritiro’ per alcuni giorni dai riflettori. Su questa assenza si scrisse tutto e il contrario di tutto. Per i giornali internazionali ha un tumore, forse al pancreas, forse alla spina dorsale; e’ possibile sia avvenuto un colpo di stato e la notizia non è stata resa nota; è possibile che Putin sia morto e l’intelligence russa stesse cercando di sostituirlo con un sosia. Oppure: è possibile che Putin, durante la sua misteriosa scomparsa si trovasse in una clinica di Lugano, consigliatagli dall’amico Silvio Berlusconi per assistere alla nascita del figlio o figlia, -non sanno di preciso, perchè le indagini sulla vita privata del presidente potrebbero costare la vita ai giornalisti russi (!) sarebbe -già il secondo o forse il terzo figlio, -dicono- che gli avrebbe dato la Kabaeva. Voci smentite da entrambi.
Ironia della sorte la tv tedesca (….) si sarebbe affidata alle rivelazioni della povera e maltrattata ex moglie Ljudmila per rivelare al mondo la natura di questo nemico letale della democrazia. Il quotidiano tedesco Die Welt ha dato grande risalto ad una intervista all’ex First Lady in cui ha farfugliato che Vladimir Putin è stato ucciso e sostituito con un clone! “Putin era un uomo violento, crudele e vile; un tiranno. (Non si capisce se le botte le avrebbe prese da Putin o dal sosia NdA) Mio marito, purtroppo, è morto da tempo ormai. Devo ammetterlo pubblicamente. Ho fatto finta di essere la moglie di un altro uomo”.
La ZDF – secondo canale della televisione pubblica tedesca- ha mandato in onda un documentario dal titolo «Mensch Putin» (Putin, l’uomo) che fa a fette il presidente russo. All’inizio della sua carriera di spia, il presidente russo era depresso, grasso e pigro. Ironia della sorte la tv tedesca si sarebbe affidata proprio a un ex collega del Kgb, vicino alla povera e maltrattata Ljudmila. Un quadro pesante, aggravato dalla vanità, un uomo che teme l’invecchiamento più di qualsiasi altra cosa, Putin non solo dorme fino a tardi ma nel 2010 si sarebbe anche fatto un lifitng.
La ZDF – secondo canale della televisione pubblica tedesca- ha mandato in onda un documentario dal titolo «Mensch Putin» (Putin, l’uomo) che fa a fette il presidente russo. All’inizio della sua carriera di spia, il presidente russo era depresso, grasso e pigro. Ironia della sorte la tv tedesca si sarebbe affidata proprio a un ex collega del Kgb, vicino alla povera e maltrattata Ljudmila. Un quadro pesante, aggravato dalla vanità, un uomo che teme l’invecchiamento più di qualsiasi altra cosa, Putin non solo dorme fino a tardi ma nel 2010 si sarebbe anche fatto un lifitng.
Anche l‘ebreo sionista Ben Judah ha dovuto svolgere un certosino lavoro per smascherare “il mostro russo” e mettere in guardia da lui. Le sue insinuazioni sono state pubblicate su Newsweek. Putin sarebbe non un uomo circandato da belle donne, ma un uomo solo, lontano dai rapporti umani; un uomo che vive nella più rigida paranoia. Nella sua squadra c’è un assaggiatore di cibo. Da vero sultano, Putin teme l’avvelenamento, in ogni circostanza. Secondo Judah, il Vladimiro internazionale si concede pochi vizi: non beve né fuma. Il presidente, da buon ex agente segreto del Kgb, diffida di cellulari e internet, che non utilizza mai. Dorme sempre fino a tardi, – dopo la colazione con ricotta, omelette e cereali – Putin si reca in piscina e senza alcun scrupolo, decide il destino della Russia e, a cascata, di mezzo mondo.
Fin qui chiacchiere tra il rosa e il grottesco, ma tra i pettegolezzi si trova spazio anche per il Noir. Sempre al 2015 risalgono le accuse sull’uccisione di Boris Nemtsov.
Fin qui chiacchiere tra il rosa e il grottesco, ma tra i pettegolezzi si trova spazio anche per il Noir. Sempre al 2015 risalgono le accuse sull’uccisione di Boris Nemtsov.
Il numero uno del regime nazista di Kiev, Petro Poroshenko, ha definito Nemtsov “un ponte tra l’Ucraina e la Russia.”
Concretamente Nemtsov non rappresentava una minaccia a livello politico per Putin. Nemtsov era leader di un partito (Unione delle Forze di Destra) che racimolava solo il 8% dei voti. Il vero avversario temibile per il presidente potrebbe poteva forse essere rappresentato dal partito comunista che segue, seppur con molta distanza (il 18% dei voti) “Russia Unita” di Putin.
Non solo Nemtsov, ma è stato anche assurdamente accusato dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja. Sull’omicidio della giornalista ha avuto luogo un processo a Mosca dove sono state condannate 5 persone: due fratelli ceceni, il loro zio e un ex dirigente della polizia moscovita, tutti accusati a vario titolo di aver organizzato ed eseguito il delitto. (clicca qui) Sul coinvolgimento di Putin non é emersa alcuna prova, ma secondo i media occidentali, anche nel caso della Politkovskaja l’autore del delitto non può che essere Vladimiro.
Non solo Nemtsov, ma è stato anche assurdamente accusato dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja. Sull’omicidio della giornalista ha avuto luogo un processo a Mosca dove sono state condannate 5 persone: due fratelli ceceni, il loro zio e un ex dirigente della polizia moscovita, tutti accusati a vario titolo di aver organizzato ed eseguito il delitto. (clicca qui) Sul coinvolgimento di Putin non é emersa alcuna prova, ma secondo i media occidentali, anche nel caso della Politkovskaja l’autore del delitto non può che essere Vladimiro.
Herbert E. Meyer, un pazzo che per un periodo aveva occupato il ruolo di assistente speciale del direttore della CIA durante l’amministrazione Reagan, ha scritto un articolo invitando persino all’assassinio del presidente russo Vladimir Putin. “Se dobbiamo farlo uscire dal Cremlino con i piedi in avanti e un foro di proiettile nella nuca, non avremmo problemi”. Siamo proprio sicuri che tra Rocky Balboa e Ivan Drago sia quest’ultimo l’assassino drogato? A me non sembrano sportivi i pugni del Balboa… non viene in mente a nessuno di loro che Putin non ha alcun interesse a far ammazzare gente che non non incide negativamente nei suoi confronti. Non viene in mente a nessuno che questi omicidi gli vengano attribuiti dagli occidentali per screditarlo sul piano mondiale?
Jose’ Manuel Barroso, messo alla presidenza della Commissione Europea come burattino degli USA, ha dissimulato la sua recente telefonata confidenziale con il presidente Putin dicendo ai media che Putin aveva lanciato la sua minaccia: “Se volessi, potrei prendermi Kiev in due settimane”.Chiaramente, Putin non ha minacciato nessuno. Una minaccia non sarebbe coerente con l’intero approccio attendista di Putin alla minaccia strategica che Washington e i suoi burattini della NATO hanno mosso alla Russia in Ucraina. Sono le milizie naziste ucraine ad attaccare i civili nei territori che appartenevano alla Russia. L’Ucraina dell’ovest è la dimora delle divisioni ucraine delle SS che combatterono al fianco di Hitler. Oggi le milizie organizzate dal Right Sector e altri partiti politici di destra indossano la divisa delle divisioni ucraine delle SS. Queste sono le persone che Washington e l’UE sostengono (clicca qui)
Gli americani, avendo qualche ragione di temere che la prossima spallata di Kiev si concluda con un’altra disfatta se non con l’implosione politica della giunta-fantoccio, hanno formato un corsetto d’acciaio per sostenere i progetti di riconquista ucraini. Il 9 giugno, mezzi militari NATO hanno attraversato la frontiera ungherese e sono entrati in Ucraina, in grossolana violazione di ogni decenza; perché l’esercito regolare non scappi, stanno addestrando i neonazi del Settore Destro; li hanno fatti integrare nell’armata, li forniscono di armi avanzatissime e materiale di punta, e 300 addestratori Usa in mimetica sono già lì a formarli all’arte della guerra – ma anche e soprattutto al controllo del morale della popolazione. Il gangsterismo statunitense sdogana i gansterismi locali che nutre ed arma. E’ il prezzo della “civiltà americana”. Il 6 giugno a Kiev s’è avuta per la prima volta una ventata di democrazia: il primo Gay Pride;poiché l’evento consacrava l’entrata dell’Ucraina nell’Occidente della libertà e della civiltà rivelandosi però un flop, ha visto infatti sfilare solo 300 omosessuali (clicca qui)
Gli americani, avendo qualche ragione di temere che la prossima spallata di Kiev si concluda con un’altra disfatta se non con l’implosione politica della giunta-fantoccio, hanno formato un corsetto d’acciaio per sostenere i progetti di riconquista ucraini. Il 9 giugno, mezzi militari NATO hanno attraversato la frontiera ungherese e sono entrati in Ucraina, in grossolana violazione di ogni decenza; perché l’esercito regolare non scappi, stanno addestrando i neonazi del Settore Destro; li hanno fatti integrare nell’armata, li forniscono di armi avanzatissime e materiale di punta, e 300 addestratori Usa in mimetica sono già lì a formarli all’arte della guerra – ma anche e soprattutto al controllo del morale della popolazione. Il gangsterismo statunitense sdogana i gansterismi locali che nutre ed arma. E’ il prezzo della “civiltà americana”. Il 6 giugno a Kiev s’è avuta per la prima volta una ventata di democrazia: il primo Gay Pride;poiché l’evento consacrava l’entrata dell’Ucraina nell’Occidente della libertà e della civiltà rivelandosi però un flop, ha visto infatti sfilare solo 300 omosessuali (clicca qui)
Ma non solo anche le sanzioni, il calo del prezzo del petrolio, danneggiano gravemente la Russia che ha dovuto svalutare il rublo, si vedrà sicuramente un peggiormento del tenore di vita della gente. Ma è accaduto qualcosa che l’occidente non aveva previsto: la Russia invece di abbandonare il suo presidente lo considera invece l’unico presidente possibile. Il mito del presidente è inoltre alimentato in rete dalle voci di ammiratori che ritengono che il loro presidente viva in questa terra da migliaia di anni. Questa convinzione è senz’altro ridicola, ma la dice lunga sul cambio di rotta delle preferenze popolari.
Nonostante l’impegno dei media mainstream nel presentaro come un dittatore senza scupoli, la politica estera interventista di Putin convince sempre piu’ l’opinione pubblica diversamente dalle iniziative USA la cui unica preoccupazione è rimuovere Bashar Al Assad, e dopo gli attentati di Parigi e le numerosissime analogie con gli attentati degli ultimi 15 anni sembra da copione un assalto bellico dopo un “attacco islamista”.
Putin ha deciso di combattere l’ISIS come dovrebbe fare una qualsiasi Nazione realmente interessata a sconfiggere questa piaga sociale creata a tavolino; nient’altro che un libero esercito che può non rispondere alle convenzioni di Ginevra.
Nonostante l’impegno dei media mainstream nel presentaro come un dittatore senza scupoli, la politica estera interventista di Putin convince sempre piu’ l’opinione pubblica diversamente dalle iniziative USA la cui unica preoccupazione è rimuovere Bashar Al Assad, e dopo gli attentati di Parigi e le numerosissime analogie con gli attentati degli ultimi 15 anni sembra da copione un assalto bellico dopo un “attacco islamista”.
Putin ha deciso di combattere l’ISIS come dovrebbe fare una qualsiasi Nazione realmente interessata a sconfiggere questa piaga sociale creata a tavolino; nient’altro che un libero esercito che può non rispondere alle convenzioni di Ginevra.
Pertanto fino a quando Putin combattera’ il terrorismo a fianco di Assad ogni ipotesi complottistica contro di lui è grossomodo da non tenere in considerazione, anche perchè un paese immenso come la Russia è impossibile che non abbia i suoi interessi geo-politici che non coincidano affatto con quelli degli Americani.
Nei discorsi dei leaders occidentali è impossibile non scorgere una becera invidia ogni qualvolta di tocchi l’argomento internazionale e le iniziative del presidente russo. Recentemente Obama-Balboa in uno dei suoi deliri narcisistici, è giunto addirittura ad attribuirsi i successi nella lotta contro l’ISIS che, invece, si devono all’intervento russo. E’ giunto a dire che lui, a differenza di Putin, capisce qual è l’interesse nazionale russo, e quando Putin capirà, gli darà ragione: intervenendo in Siria, è finito in un pantano.
Qualcosa è cambiato nel mondo! Forse perchè gli obiettivi comuni dell’ISIS con quelli degli USA cominciano ad essere palesemente molto,(anzi troppo) simili. Su questo nemmeno il candidato repubblicano alle presidenziali Donald Trump sembra non avere dubbi: “Hanno creato loro l’Isis. Hillary Clinton ha creato l’Isis con Obama”: lo ha detto nel corso di un comizio elettorale a Biloxi, in Mississippi, accusando l’amministrazione di aver fatto crescere lo Stato islamico non congelando gli asset legati al petrolio controllato dal gruppo. Trump conferma quello che ormai sanno tutti, tranne i pidioti e i gli altri sguatteri del potere sovranazionale (clicca qui)
Il portavoce ufficiale del Ministero degli Esteri della Federazione Russa Maria Zacharovaha commentato le parole del ministro degli esteri Britannico Philip Hammond, il quale ha dichiarato che se il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin alzasse la cornetta e chiamasse il leader siriano Bashar Assad, «la follia in Siria avrebbe fine».
Quindi se il signor Putin alzerà la cornetta, chiamando Assad dicendogli che il gioco è finito, dopo la sua partenza la follia dell’ISIS si fermerà. Attenzione la domanda è: chi chiamerà ISIS?» Come si è tradita miseramente anche la Gran Bretagna….! (clicca qui)
E che dire sul vile abbattimento del SU-24 russo da parte della Turchia? è stato giustamente letto come un gesto nemico per arruffianarsi la simpatia americana. Lo stesso Vladimir Putin non ne ha dubbi:” Se qualcuno in Turchia ha deciso di leccare gli americani in un determinato posto, non lo so…”. Ha dichiarato durante la conferenza di fine anno (clicca qui)
L’ostilità turca in particolare è allarmante perché può essere il preludio alla ritorsione da Mosca più temuta fin dai tempi degli Zar: che la Turchia chiuda alla navigazione russa il Bosforo e i Dardanelli. Voci non confermabili che Erdogan lo stia già facendo – il traffico delle navi russe negli stretti viene vistosamente rallentato. Non c’è dubbio che il regime turco ci pensi, ne sia tentato. Il ministro Davutoglu ha minacciato: “Anche la Russia ha da molto da perdere” da controsanzioni.
Se Erdogan chiudesse gli stretti, commetterebbe un atto di criminalità internazionale con pochi precedenti, una violazione della libertà di navigazione sancita – per gli Stretti – dalla Convenzione di Montreux del 1936. Mosca potrebbe far valere la Convenzione ed ottenere una condanna della cosiddetta comunità internazionale. Ma in quale sede? L’Onu? L’Europa? E’ chiaro che la “comunità internazionale” è dominata dall’impero del caos, e gli darebbe torto.
Impedita di passare con le navi per gli Stretti, la Russia non potrebbe più facilmente rifornire le sue forze in Siria. Peggio: ogni tipo di commercio russo verrebbe praticamente paralizzato, reso difficle e costoso. A quel punto, la guerra contro la NATO per Putin non diventerebbe un’opzione,ma una necessità. Esattamente come le sanzioni di Roosevelt che lasciavano il Giappone con riserve di petrolio per otto mesi, convinsero a quel tempo Tokio che la guerra era una necessità, altrimenti sarebbe stato lo strangolamento: e fu l’attesa, auspicata, desideratissima Pearl Harbour. Come un caso di scuola, gli Stati Uniti “si fanno aggredire” per cominciare le guerre mondiali, e quelle locali. (clicca qui)
In risposta alla nozione che prevale tra i sostenitori del Nuovo Ordine Mondiale (NWO), secondo i quali Putin sarebbe la reincarnazione di Hitler, un dittatore, un assassino, una copia di Ivan Drago, e che la Russia avrebbe violato il diritto internazionale, accusato di colpire obiettivi civili come scuole, moschee, ospedali in Siria, -anche se in più di un’occasione è stato dimostrato che tutti i raid sono diretti esclusivamente contro i terroristi-. Putin ha brillantemente dichiarato: “Vi invito a pubblicare la mappa del mondo nel vostro giornale e sottolineare tutte le basi militari esistenti degli Stati Uniti in essa. I sommergibili nucleari americani si trovano in allerta permanente di fronte alle coste norvegesi; sono equipaggiati con missili che possono arrivare a Mosca in 17 minuti. Al contrario noi abbiamo smantellato tutte le nostre basi a Cuba già da molto tempo, anche quelle non strategiche. Dunque saremmo noi quelli denominati aggressori? In quanto a noi (russi), non risulta che ci stiamo allargando in qualsiasi luogo; risulta invece che l’infrastruttura della NATO, inclusa l’infrastruttura militare, si sta muovendo verso le nostre frontiere”.
Nei discorsi dei leaders occidentali è impossibile non scorgere una becera invidia ogni qualvolta di tocchi l’argomento internazionale e le iniziative del presidente russo. Recentemente Obama-Balboa in uno dei suoi deliri narcisistici, è giunto addirittura ad attribuirsi i successi nella lotta contro l’ISIS che, invece, si devono all’intervento russo. E’ giunto a dire che lui, a differenza di Putin, capisce qual è l’interesse nazionale russo, e quando Putin capirà, gli darà ragione: intervenendo in Siria, è finito in un pantano.
Qualcosa è cambiato nel mondo! Forse perchè gli obiettivi comuni dell’ISIS con quelli degli USA cominciano ad essere palesemente molto,(anzi troppo) simili. Su questo nemmeno il candidato repubblicano alle presidenziali Donald Trump sembra non avere dubbi: “Hanno creato loro l’Isis. Hillary Clinton ha creato l’Isis con Obama”: lo ha detto nel corso di un comizio elettorale a Biloxi, in Mississippi, accusando l’amministrazione di aver fatto crescere lo Stato islamico non congelando gli asset legati al petrolio controllato dal gruppo. Trump conferma quello che ormai sanno tutti, tranne i pidioti e i gli altri sguatteri del potere sovranazionale (clicca qui)
Il portavoce ufficiale del Ministero degli Esteri della Federazione Russa Maria Zacharovaha commentato le parole del ministro degli esteri Britannico Philip Hammond, il quale ha dichiarato che se il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin alzasse la cornetta e chiamasse il leader siriano Bashar Assad, «la follia in Siria avrebbe fine».
Quindi se il signor Putin alzerà la cornetta, chiamando Assad dicendogli che il gioco è finito, dopo la sua partenza la follia dell’ISIS si fermerà. Attenzione la domanda è: chi chiamerà ISIS?» Come si è tradita miseramente anche la Gran Bretagna….! (clicca qui)
E che dire sul vile abbattimento del SU-24 russo da parte della Turchia? è stato giustamente letto come un gesto nemico per arruffianarsi la simpatia americana. Lo stesso Vladimir Putin non ne ha dubbi:” Se qualcuno in Turchia ha deciso di leccare gli americani in un determinato posto, non lo so…”. Ha dichiarato durante la conferenza di fine anno (clicca qui)
L’ostilità turca in particolare è allarmante perché può essere il preludio alla ritorsione da Mosca più temuta fin dai tempi degli Zar: che la Turchia chiuda alla navigazione russa il Bosforo e i Dardanelli. Voci non confermabili che Erdogan lo stia già facendo – il traffico delle navi russe negli stretti viene vistosamente rallentato. Non c’è dubbio che il regime turco ci pensi, ne sia tentato. Il ministro Davutoglu ha minacciato: “Anche la Russia ha da molto da perdere” da controsanzioni.
Se Erdogan chiudesse gli stretti, commetterebbe un atto di criminalità internazionale con pochi precedenti, una violazione della libertà di navigazione sancita – per gli Stretti – dalla Convenzione di Montreux del 1936. Mosca potrebbe far valere la Convenzione ed ottenere una condanna della cosiddetta comunità internazionale. Ma in quale sede? L’Onu? L’Europa? E’ chiaro che la “comunità internazionale” è dominata dall’impero del caos, e gli darebbe torto.
Impedita di passare con le navi per gli Stretti, la Russia non potrebbe più facilmente rifornire le sue forze in Siria. Peggio: ogni tipo di commercio russo verrebbe praticamente paralizzato, reso difficle e costoso. A quel punto, la guerra contro la NATO per Putin non diventerebbe un’opzione,ma una necessità. Esattamente come le sanzioni di Roosevelt che lasciavano il Giappone con riserve di petrolio per otto mesi, convinsero a quel tempo Tokio che la guerra era una necessità, altrimenti sarebbe stato lo strangolamento: e fu l’attesa, auspicata, desideratissima Pearl Harbour. Come un caso di scuola, gli Stati Uniti “si fanno aggredire” per cominciare le guerre mondiali, e quelle locali. (clicca qui)
In risposta alla nozione che prevale tra i sostenitori del Nuovo Ordine Mondiale (NWO), secondo i quali Putin sarebbe la reincarnazione di Hitler, un dittatore, un assassino, una copia di Ivan Drago, e che la Russia avrebbe violato il diritto internazionale, accusato di colpire obiettivi civili come scuole, moschee, ospedali in Siria, -anche se in più di un’occasione è stato dimostrato che tutti i raid sono diretti esclusivamente contro i terroristi-. Putin ha brillantemente dichiarato: “Vi invito a pubblicare la mappa del mondo nel vostro giornale e sottolineare tutte le basi militari esistenti degli Stati Uniti in essa. I sommergibili nucleari americani si trovano in allerta permanente di fronte alle coste norvegesi; sono equipaggiati con missili che possono arrivare a Mosca in 17 minuti. Al contrario noi abbiamo smantellato tutte le nostre basi a Cuba già da molto tempo, anche quelle non strategiche. Dunque saremmo noi quelli denominati aggressori? In quanto a noi (russi), non risulta che ci stiamo allargando in qualsiasi luogo; risulta invece che l’infrastruttura della NATO, inclusa l’infrastruttura militare, si sta muovendo verso le nostre frontiere”.
Gli Stati Uniti sono sull’orlo del collasso, lo sanno tutti ormai che a Rocky gli si sono appannati i muscoli solo che non ve lo dicono. Tutte le banche centrali occidentali stanno comprando oro. E se l’irresponsabile cricca al vertice dell’asse USA-UE non cambia posizione nei confronti del suo temibile avversario se ne pagheranno care le conseguenze. Obama ha messo nel mirino altri venti alti funzionari dell’amministrazione russa, l’inner circle di Vladimir Putin, e ha deciso di colpire la Rossiya Bank, l’importante istituto bancario con sede a San Pietroburgo. Dopo le pesanti misure di ritorsione commerciali e personali contro la Turchia, seguite all’abbattimento del jet russo, la Russia ha emesso una nota ufficiale in cui riconosce nell’Open Society Institute di George Soros, lo speculatore finanziario notissimo per il sostegno propagandistico e molto concreto alle ondate immigratorie in Europa, nonché al colpo di stato in Ucraina dell’anno scorso (come dimostrato da numerosi documenti riservati), vietando a cittadini e organizzazioni russe di partecipare ad alcuno dei loro progetti. (clicca qui)
La Russia sta cercando di mettere in piedi un sistema di pagamento indipendente da SWIFT che se verrebbe chiuso il Paese si ritroverebbe in condizioni molto delicate dal punto di vista bancario. Adesso la Russia sta facendo adesso un percorso inverso a quello che era fino a pochi anni fa: quello di integrarsi nel mercato finanziario per svincolarsi dal bastone di ricatto e guardare adesso in direzione della Cina. Il BRICSsta creando istituti bancari internazionali; mosse che suggeriscono lo svincolamento dei Paesi che ne fanno parte dal mercato occidentale. Di contro gli USA stanno cercando di creare una contro area con la firma di questi grandi trattati come il TTIP e TPP che vincolano l’Europa, il Giappone e la Corea del Sud alle esigenze del mercato americano escludendo i paesi che fanno parte del BRICS.
Intanto prima della vittoria finale Putin da’ una pedata alle agenzie di rating anglosassoni asservite a Washington. Si chiama “Akra”, ed è la risposta di Putin al cartello delle agenzie di rating anglosassoni, che secondo Mosca assestano declassamenti punitivi sulla base dei diktat di Washington, con il giudizio di società occidentali, dominate dal trioS&P, Fitch e Moody’s. Nel caso di ulteriori tensioni geopolitiche si sospetta che tale giudizio possa inasprirsi, con conseguenti rincari sui costi di finanziamento. Il presidente russo non è certo il primo, nei Paesi emergenti, a volersi affrancare da quello che viene vissuto con crescente disagio: Ben prima di Mosca si sono mossi in cinesi, con l’ormai nota agenzia Dagong che ha aperto una sede anche a Milano.
A dirigere Akrà è stata chiamata la ex numero due del gigante energetico Gazprom,Ekatérina Trofimova. Il controllo dell’agenzia è teoricamente diffuso, con il capitale ripartito tra una trentina di banche, fondi pensione e di investimento. (clicca qui).
La Russia sta cercando di mettere in piedi un sistema di pagamento indipendente da SWIFT che se verrebbe chiuso il Paese si ritroverebbe in condizioni molto delicate dal punto di vista bancario. Adesso la Russia sta facendo adesso un percorso inverso a quello che era fino a pochi anni fa: quello di integrarsi nel mercato finanziario per svincolarsi dal bastone di ricatto e guardare adesso in direzione della Cina. Il BRICSsta creando istituti bancari internazionali; mosse che suggeriscono lo svincolamento dei Paesi che ne fanno parte dal mercato occidentale. Di contro gli USA stanno cercando di creare una contro area con la firma di questi grandi trattati come il TTIP e TPP che vincolano l’Europa, il Giappone e la Corea del Sud alle esigenze del mercato americano escludendo i paesi che fanno parte del BRICS.
Intanto prima della vittoria finale Putin da’ una pedata alle agenzie di rating anglosassoni asservite a Washington. Si chiama “Akra”, ed è la risposta di Putin al cartello delle agenzie di rating anglosassoni, che secondo Mosca assestano declassamenti punitivi sulla base dei diktat di Washington, con il giudizio di società occidentali, dominate dal trioS&P, Fitch e Moody’s. Nel caso di ulteriori tensioni geopolitiche si sospetta che tale giudizio possa inasprirsi, con conseguenti rincari sui costi di finanziamento. Il presidente russo non è certo il primo, nei Paesi emergenti, a volersi affrancare da quello che viene vissuto con crescente disagio: Ben prima di Mosca si sono mossi in cinesi, con l’ormai nota agenzia Dagong che ha aperto una sede anche a Milano.
A dirigere Akrà è stata chiamata la ex numero due del gigante energetico Gazprom,Ekatérina Trofimova. Il controllo dell’agenzia è teoricamente diffuso, con il capitale ripartito tra una trentina di banche, fondi pensione e di investimento. (clicca qui).
Putin inoltre potrebbe nazionalizzare la banca centrale russa controllata dai Rothschild, a sostenerlo e’ Yevgeny Fyodorov un confidente di Putin e lo fara’ per raccogliere fondi per i suoi progetti (armamenti) e evitare che la Russia sia sottomessa agli USA. La nazionalizzazione della BCR sarebbe un primo segnale e significherebbe una rottura finale con la City of London dei Rothschild/Impero Britannico/Corona Inglese ed il suo strumento, gli USA. Il rapporto e’ diventato teso da quando Putin ha sequestrato le azioni Yukos a Chodorkowsky (uomo Rothschild). Pertanto Putin esita con la nazionalizzazione. Rothschild controlla la BCR tramite la sua FED rendendo la BCR impossibilitata a stampare piu’ rubli corrispondente al suo approvvigionamento di valuta estera. La Russia vende petrolio in cambio di dollari. Per i dollari la Russia acquista obbligazioni USA per cui i soldi tornano nella FED USA. In questo modo la FED schiaccia l’economia russa. la BCR non ha così un reale controllo del rublo e della politica monetaria. Per tale motivo la nazionalizzazione della banca russa è indispensabile per poter costituire un vero blocco contrapposto al NWO, nonostante i rischi di ritorsione che questo potrebbe comportare. (clicca qui)
E’ solo guerra di sanzioni (per ora). Ma la scelleratezza degli americani spalleggiati dagli oligarchi lecchini europei farebbe presagire al peggio. Ora più che mai il pericolo di guerra è altissimo. La NATO non protegge l’Europa ma la sottopone alla più grave delle minacce. Per questo dovremmo chiedere l’uscita dell’Italia dalla NATO.
Non è necessario offrire un giudizio su chi è il buon governo del pianeta perchè l’unico modo per fermare gli USA è stare insieme alla Russia in una grande partnership di pace e cooperazione. La Russia è il nostro alleato ed è l’unico paese che ha la forza militare per fermare gli USA, a prescindere dal giudizio che diamo sul regime di questo paese.(clicca qui)
Gli Stati Uniti e la NATO, abituati a vincere facile (almeno nel breve termine, mentre nel lungo termine possiamo difficilmente riferirci agli scenari dell’Iraq, Afghanistan, Libia e Kosovo parlando di “vittorie”) si troverebbero questa volta ad affrontare un duro risveglio qualora decidessero di intraprendere un confronto militare con le forze armate russe.
Non appena Putin prese il potere in Russia si trovò ad affrontare due enormi problemi: gli indipendentisti ceceni da un lato e la tragedia del sottomarino Kursk dall’altro. “Noi sapevamo che il nostro Paese era in una situazione difficile. Che le forze armate sono in una situazione difficile. Che la nostra flotta è in una situazione se non rovinosa comunque molto complessa ma non credevo fino a questo punto. Hanno distrutto tutto. Hanno mandato in rovina tutti i mezzi. Non c’è più un soldo“. Era l’agosto del 2000 quando Putin pronunciò quelle parole. In quindici anni le cose sono cambiate parecchio, tanto che i servizi segreti della Marina americana hanno pubblicato un corposo dossier di 68 pagine in cui si annuncia la pericolosità delle flotte russe. In Siria i soldati di Putin mettono in campo armi, velocità di movimento e sfrontatezza mediatica. Un’esibizione di forza che spaventa
Gli Stati Uniti sono sotto choc per quel che hanno visto della non prevista capacità militare dei russi in Siria. Non si tratta soltanto delle armi nuovissime ed estremamente precise, ma anche dello stile, della velocità di movimento militare e persino della sfrontatezza mediatica del Cremlino che sfida apertamente gli americani che sanno romai benissimo che oggi in un confronto militare con la Russia avrebbero sicuramente la peggio. La nuova generazione di aerei da caccia russi, i T – 50, sembrano poter avere delle prestazioni migliori rispetto agli aerei americani. Con i loro missili a lungo raggio, la loro manovrabilità, sono superiori a tutti gli aerei della Nato. (clicca qui)
Non è necessario offrire un giudizio su chi è il buon governo del pianeta perchè l’unico modo per fermare gli USA è stare insieme alla Russia in una grande partnership di pace e cooperazione. La Russia è il nostro alleato ed è l’unico paese che ha la forza militare per fermare gli USA, a prescindere dal giudizio che diamo sul regime di questo paese.(clicca qui)
Gli Stati Uniti e la NATO, abituati a vincere facile (almeno nel breve termine, mentre nel lungo termine possiamo difficilmente riferirci agli scenari dell’Iraq, Afghanistan, Libia e Kosovo parlando di “vittorie”) si troverebbero questa volta ad affrontare un duro risveglio qualora decidessero di intraprendere un confronto militare con le forze armate russe.
Non appena Putin prese il potere in Russia si trovò ad affrontare due enormi problemi: gli indipendentisti ceceni da un lato e la tragedia del sottomarino Kursk dall’altro. “Noi sapevamo che il nostro Paese era in una situazione difficile. Che le forze armate sono in una situazione difficile. Che la nostra flotta è in una situazione se non rovinosa comunque molto complessa ma non credevo fino a questo punto. Hanno distrutto tutto. Hanno mandato in rovina tutti i mezzi. Non c’è più un soldo“. Era l’agosto del 2000 quando Putin pronunciò quelle parole. In quindici anni le cose sono cambiate parecchio, tanto che i servizi segreti della Marina americana hanno pubblicato un corposo dossier di 68 pagine in cui si annuncia la pericolosità delle flotte russe. In Siria i soldati di Putin mettono in campo armi, velocità di movimento e sfrontatezza mediatica. Un’esibizione di forza che spaventa
Gli Stati Uniti sono sotto choc per quel che hanno visto della non prevista capacità militare dei russi in Siria. Non si tratta soltanto delle armi nuovissime ed estremamente precise, ma anche dello stile, della velocità di movimento militare e persino della sfrontatezza mediatica del Cremlino che sfida apertamente gli americani che sanno romai benissimo che oggi in un confronto militare con la Russia avrebbero sicuramente la peggio. La nuova generazione di aerei da caccia russi, i T – 50, sembrano poter avere delle prestazioni migliori rispetto agli aerei americani. Con i loro missili a lungo raggio, la loro manovrabilità, sono superiori a tutti gli aerei della Nato. (clicca qui)
Fin qui credo che sia ovvio che non sia la Russia l’incivile guerrafondaia come si vuol far credere. Al contrario, negli ultimi 15 anni è stata l’America a portare caos e disastri. Ma qualcosa è cambiato: improvvisamente i popoli europei hanno cessato di vedere nell’ ”American Dream” l’ideale di democrazia da seguire e imitare; stanno imparando ad guardarla così com’è: un inferno di speculazione e alta finanza che ha sconvolto e impoverito i paesi di mezzo mondo, dove il 50% della popolazione vive con meno di 2 euro al giorno e la restante classe media assiste quotidianamente al proprio impoverimento . Sotto le parvenze di paese “alleato” l’America ha esercitato tutta la sua influenza e il suo potere di comunicazione per imporre all’Europa leggi contro-natura, gender, dissolutezza morale, e genocidio abortista. Con i suoi continui tentativi di trascinare il mondo in una terzo conflitto mondiale, una cosa è chiara: c’è qualcosa di profondamente sbagliato nell’American dream. I nemici della fede stanno rapidamente raggiungendo l’apice dell’iniquità sapendo che il tempo ormai sta per scadere. La politica estera di Putin ha ritardato nelle proprie possibilità la terza guerra e il Nuovo ordine mondiale il cui avvio era previsto entro il 2012.
Vladimiro ha cambiato in qualche modo il corso della Storia quando ha argomentato che il Nuovo Ordine Mondiale adora Satana. Putin si trova allineato e conforme con il pensiero cristiano, se egli ci dice che satana pretende di distruggere “le Nazioni del Mondo” (Isaia 14:12). Nell’immediato futuro nel 2017 il Papa potrebbe finalmente consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria, così come chiese la Madonna a Fatima alla vigilia della rivoluzione d’ottobre (1917) iniziando così la conversione piena della Russia, riunendo la religione Cattolica -rigenerata ed epurata dagli errori e conseguenze conciliari- e il misticismo orientale ortodosso. La conversione della Russia sarebbe una mossa geopolitica formidabile che cambierebbe lo scacchiere internazionale; la fede cattolica avanzerebbe anche in Paesi poco Cristiani come Iran e Cina trasformando Putin nell’equivalente moderno di Costantino e di Carlo Magno. La luce sorge sempre dopo la notte più buia. Se Dio permetterà una terza guerra mondiale e noi sopravviveremo ringrazieremo la Madonna in ginocchio per aver restaurato la giustizia e la regalità sociale del Nostro Signore Gesù Cristo.
Vladimiro ha cambiato in qualche modo il corso della Storia quando ha argomentato che il Nuovo Ordine Mondiale adora Satana. Putin si trova allineato e conforme con il pensiero cristiano, se egli ci dice che satana pretende di distruggere “le Nazioni del Mondo” (Isaia 14:12). Nell’immediato futuro nel 2017 il Papa potrebbe finalmente consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria, così come chiese la Madonna a Fatima alla vigilia della rivoluzione d’ottobre (1917) iniziando così la conversione piena della Russia, riunendo la religione Cattolica -rigenerata ed epurata dagli errori e conseguenze conciliari- e il misticismo orientale ortodosso. La conversione della Russia sarebbe una mossa geopolitica formidabile che cambierebbe lo scacchiere internazionale; la fede cattolica avanzerebbe anche in Paesi poco Cristiani come Iran e Cina trasformando Putin nell’equivalente moderno di Costantino e di Carlo Magno. La luce sorge sempre dopo la notte più buia. Se Dio permetterà una terza guerra mondiale e noi sopravviveremo ringrazieremo la Madonna in ginocchio per aver restaurato la giustizia e la regalità sociale del Nostro Signore Gesù Cristo.
Floriana Castro
Antimassoneria Copyright © 2015
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