De Maria numquam satis
«[…] spesso, specialmente negli ultimi secoli, abbiamo contribuito a rendere Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta esagerato e sconsiderato e soprattutto non collocando tale devozione dentro un quadro biblico ben chiaro che ne facesse vedere il ruolo subordinato rispetto alla Parola di Dio, allo Spirito Santo e a Gesù stesso. La mariologia negli ultimi secoli era divenuta una fabbrica continua di nuovi titoli, nuove devozioni, spesso in polemica con i protestanti, usando talvolta Maria – la comune Madre! – come un’arma contro di essi» (P. Raniero Cantalamessa, Terza Predica d’Avvento, 18 dicembre 2015).
«Le milizie degli angeli la dicono veramente beata, parimenti le nazioni degli uomini, e quelli che non la dicono beata e non la glorificano non sono annoverati fra gli uomini, ma sono figli della perdizione e bottino del demonio. Invece tutte le stirpi dei veri uomini la dicono beata e la glorificano, e l’hanno per soccorso e intercessione presso il Signore»(san Massimo Confessore, Vita Virginis, 27).«Qual discorso, o Beata, potrà mai celebrare la tua santità e annunciare i benefici che hai ricevuto dal Salvatore e quelli che tu stessa hai dato a tutto il genere umano? […] Mi sembra che anche questo faccia parte della felicità eterna riservata ai giusti: conoscere e saper narrare bene e degnamente i tuoi privilegi» (Nicola Cabasilas, In Dormitionem, 13).
«Quando un’opinione onora in qualche modo la santa Vergine, ha un certo fondamento e non ha nulla di contrario né alla fede né ai decreti della Chiesa, né alla verità, il non accettarla e il contraddirla perché anche l’opinione opposta potrebbe essere vera, denota poca devozione verso la Madre di Dio. Io non voglio essere annoverato fra questi spiriti poco devoti, né vorrei che lo fosse il mio lettore, ma piuttosto vorrei essere annoverato fra coloro che credono pienamente e fermamente tutto ciò che senza errore si può credere delle grandezze di Maria. […] Del resto, per toglierci il timore di eccedere nelle nostre lodi basti l’opinione di sant’Agostino, il quale afferma che tutto ciò che diciamo in lode di Maria è poca cosa rispetto a quel che ella merita per la sua dignità di Madre di Dio» (sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Le glorie di Maria, Cap. V, § 1; le parole attribuite all’Ipponate sono di sant’Ambrogio Autperto, Sermo de Adsumptione).
«Colui che non venera Maria non conosce Gesù. Una fede in Cristo che non includa la pietà verso sua Madre è una fede diversa, è un altro cristianesimo in rapporto a quello della Chiesa» (Sergej Bulgakov, L’Orthodoxie, 131).
Infatti le varie forme di devozione verso la Madre di Dio che la Chiesa ha approvato, mantenendole entro i limiti di una dottrina sana e ortodossa e rispettando le circostanze di tempo e di luogo, il temperamento e il genio proprio dei fedeli, fanno sì che, mentre è onorata la Madre, il Figlio, al quale sono volte tutte le cose (cf. Col 1, 15-16) e nel quale «piacque all’eterno Padre di far risiedere tutta la pienezza» (Col 1, 19), sia debitamente conosciuto, amato, glorificato e siano osservati i suoi comandamenti (Lumen gentium, 66).
Credo che un semplice raffronto tra le parole del Predicatore della Casa Pontificia e le innumerevoli testimonianze unanimi della tradizione d’Oriente e d’Occidente, cattolica e ortodossa, basterebbe a dimostrare l’inanità e l’insulsaggine delle prime. Il fatto è che questo è soltanto l’ultimo esempio di quell’atteggiamento mistificatorio che da cinquant’anni domina incontrastato nell’insegnamento e nella predicazione, basati su un’ingannevole selezione delle fonti e miranti ad una presentazione deformata delle verità di fede. Non a caso il reverendo Padre cappuccino, dopo aver presentato la «mariologia della Lumen gentium» in modo estremamente sommario e lacunoso, cita nella sua meditazione soltanto i “riformatori” protestanti e alcune affermazioni di sant’Agostino che fanno comodo alla sua tesi, sfuggendogli stranamente ciò che il santo Dottore dice di Maria subito dopo una frase da lui riportata: Ella è Madre di Cristo perché ne ha generato le membra, in quanto – aggiunge in un’altra opera – «ha cooperato con la carità a far nascere i fedeli nella Chiesa» (Sermo LXXII A, 8; De sancta virginitate, 6).
Con questo non si vuol certo pretendere che la Madonna sia al di fuori o al di sopra della Chiesa; sarebbe come dire che una madre non appartiene alla famiglia. Maria è realmente nostra Madre sul piano soprannaturale; il Nostro sorvola invece su questo capitale dato della nostra fede anche dopo aver citato, proprio all’inizio della sua catechesi, il Concilio Vaticano II quando afferma che la beata Vergine, con la Sua cooperazione alla Redenzione, «è diventata per noi madre nell’ordine della grazia» (Lumen gentium, 61). Già il testo conciliare è chiaramente reticente riguardo a importanti elementi acquisiti dal Magistero pontificio immediatamente precedente, poi ribaditi – con un’evidente intenzione di integrarlo – da quello successivo: per diventare nostra Madre, Maria ha cooperato alla Redenzione con un duplice atto di oblazione al Padre, quello con cui ha offerto il Figlio e quello con cui ha offerto se stessa in un unico, inseparabile Sacrificio.
L’abitudine di procedere in modo selettivo e mistificatorio risale, purtroppo, proprio a quella grande assise e al lavoro di quei teologi che, in qualità di periti, la influenzarono in modo decisivo mediante la composizione dei testi da sottoporre alla discussione in aula. Basti pensare al titolo mariano di Mater Ecclesiae, il quale, nonostante l’esplicita e insistente richiesta di Paolo VI, fu inesorabilmente espunto dalla redazione finale della Lumen gentium, così che il Papa si risolse a proclamarlo ex sese durante il discorso di promulgazione della Costituzione dogmatica (21 novembre 1964). Ma ci sarebbero molti altri esempi. La decisione stessa di agganciare il testo sulla Madre di Dio a quello sulla Chiesa, nella quale il Cantalamessa ravvisa la «novità più grande della trattazione conciliare sulla Madonna», fu in realtà gravida di conseguenze nefaste. Il Padre sostiene che «con ciò il Concilio – non senza sofferenze e lacerazioni – attuava un profondo rinnovamento della mariologia, rispetto a quella degli ultimi secoli».
Va peraltro apprezzata la delicatezza con cui il Nostro accenna, sia pure per inciso, alle sofferenze e lacerazioni con cui il Concilio ha attuato – o forse, più realisticamente, avviato – un profondo rinnovamento della mariologia. A detta del cardinal Ratzinger, quella decisione provocò invece, di fatto, una profonda crisi della mariologia e, in molti ambienti teologici, ne decretò l’illegittimità come disciplina autonoma e, di conseguenza, ne sancì la fine. Se questo tipo di rinnovamento è la novità più grande della trattazione conciliare sulla Madonna, si può facilmente comprendere la portata dirompente delle altre novità, visto che il mistero di Maria rappresenta il crocevia di tutte le verità di fede e il cuore dell’intera vita cristiana. Considerandone i frutti a distanza di tempo, l’aggiornamento, in molti casi, ha provocato la morte. Contra factum non valet argumentum: basta guardare la “rinnovata” vita religiosa con i suoi continui scandali sessuali e finanziari; proprio un bel rinnovamento, non c’è che dire.
A quelle suore che, al contrario, attuano fedelmente il carisma francescano-clariano (ed essendo per giunta molto mariane, sono state commissariate senza alcun motivo plausibile), si è rinfacciato, nero su bianco, che hanno molte vocazioni a causa di una visione preconciliare della vita consacrata. Viene da chiedersi se, all’origine di affermazioni del genere, ci sia una scarsa frequentazione degli studi di logica o un completo obnubilamento della ragione. Ad ogni modo, una frase simile è un’implicita ammissione – consapevole o meno – del fatto che la riforma voluta dal Concilio ha isterilito la vita religiosa e che quest’ultima, com’era praticata prima, andava bene; altrimenti perché tanti giovani la scelgono oggi in quella forma, mentre buona parte degli istituti “rinnovati” si stanno lentamente estinguendo? Ma la strana teologia di oggi – come d’altronde tutto il resto – induce chi la studia a godere di ciò che dovrebbe affliggerlo, vedendo sistematicamente progressi laddove, in realtà, c’è solo fallimento e degradazione…
Analogamente – per tornare al nostro tema – il nostro caro Cappuccino sostiene che la grande svolta sarebbe stata «un ritorno alla mariologia dei Padri», quando invece, di fatto, è stata un cedimento alla visione protestante. Le difficoltà dei fratelli separati nei confronti della Madonna sono imputate alla scriteriata esaltazione operata dai Cattolici (e dagli Ortodossi, per par condicio), colpevoli – come sempre – di tutto il male della storia. La pretesa discrepanza tra la devozione mariana dei “riformatori” e la successiva rimozione della mariologia è peraltro attribuita dal Padre all’influsso del razionalismo sulla teologia protestante, ancora una volta scusata da cause esterne. Il fatto è che il razionalismo, storicamente, è nato proprio dall’attacco all’autorità della Chiesa e dalla pretesa di giudicare tutto – compresa la verità rivelata – a partire dal punto di vista soggettivo dell’individuo. La teologia liberale – con il suo equivalente in campo cattolico, il modernismo – non è altro che l’esito inevitabile della rivoluzione culturale iniziata da Lutero.
Alla fine, dunque, i conti tornano, ma in rosso. Ringraziamo il predicatore pontificio per l’ennesima spinta impressa al processo di protestantizzazione della Chiesa Cattolica portato avanti con solerzia dai suoi vertici. Ci dispiace però di dover registrare un certo cambiamento di rotta rispetto alle prediche dettate al cospetto di Benedetto XVI… In campo politico, si chiama trasformismo. Dato che i fatti, oggi, sono più rapidi delle parole, il Padre si sarà certamente già messo a tavolino per stilare, per la prossima Quaresima, una serie di catechesi sulla sola certezza che abbiamo: che lo si chiami Cristo, Buddha, Allah, Maometto, Brahma, Shiva o Vishnu… è sempre lo stesso Dio. Vedete perché hanno attaccato – e continuano ad attaccare – la mariologia? Una sana devozione mariana è il più efficace antidoto contro l’apostasia e contro tutte le eresie. Leggete sant’Anselmo, san Bernardo, il Montfort, sant’Alfonso, padre Kolbe… non correrete rischi.
BY DON GIORGIO GHIO · 11 GENNAIO 2016
Don Giorgio Ghio Sacerdote, nato a Roma il 12 luglio 1964, attivo in Sabina.
Chi non è figlio di Maria non è figlio di Gesù. Questi poveri pastori credono di fare contento Dio con i loro sproloqui umanistici, non si avvedono che si stanno scavando la fossa con le loro mani, e oltretutto scavano la fossa anche a quelli che in modo dissennato li seguono . Pensano che la devozione alla Madre di Dio sia una cosa esagerata. Poveri sciocchi che non capiscono che per quanto noi si ami Dio , non sarà mai come lo ama la Vergine Immacolata , e per quanto noi si possa amare la Madonna non l' ameremo mai come la ama la SS. Trinità. jane
RispondiEliminaIntanto il Papa non ha celebrato la solennità dell' Assunta il 15 agosto 2015...forse quasi nessuno se n'è accorto perchè era estate, ma l'ha fatto. Pensate che ai protestanti possa interessare qualcosa? Pensate che se il Papa fa così loro si riavvicineranno? Ma per favore!!!
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