ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 26 gennaio 2016

“Sarà una sorpresa e avverrà presto” ?


FRANCESCO DAI LUTERANI A LUND: A BREVE ANCHE L'INCONTRO CON KIRILL?
Lunedì 25 gennaio l’annuncio dell’intenzione del Papa di prendere parte alla cerimonia del 31 ottobre a Lund (in Svezia) per commemorare i 500 anni della Riforma protestante – Di Lund e dei motivi della commemorazione aveva parlato il card. Koch nella nostra intervista pubblicata sabato 23 gennaio – Nella stessa intervista il porporato elvetico aveva prospettato (“semaforo giallo”) anche l’agognato incontro Francesco-Kirill: sembra proprio che sarà a breve e in una sede sorprendente

Lunedì 25 gennaio, in fin di mattinata, padre Federico Lombardi è sceso in Sala-Stampa per dare un annuncio oggettivamente importante: “Papa Francesco ha in animo di prendere parte ad una cerimonia congiunta fra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale, per commemorare il 500.mo anniversario della Riforma, in programma a Lund, Svezia, lunedì 31 ottobre 2016”. Fin qui lo scarno comunicato, accompagnato però da un paio di fogli in inglese e in italiano (a cura della Sala Stampa della Santa Sede e dell’Ufficio Stampa della Federazione Luterana Mondiale) in cui si spiegavano motivi e contenuti della cerimonia, arricchiti da commenti dei protagonisti. Quello ufficiale del cardinale Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, così suonava: “Concentrandosi insieme sulla centralità della questione di Dio e su un approccio cristocentrico, i Luterani e i Cattolici avranno la possibilità di celebrare una commemorazione ecumenica della Riforma, non semplicemente in modo pragmatico, ma con un senso profondo della fede in Cristo crocifisso e risorto”.
Lo stesso porporato svizzero aveva già parlato – con parole semplici e schiette - di Lund, delle circostanze e dei motivi della cerimonia nell’intervista di qualche giorno fa, pubblicata sabato 23 gennaio integralmente su questo stesso sito (“Card. Koch su visita Sinagoga,ortodossi, luterani e anglicani”/rubrica ‘Interviste a cardinali’) e in forma cartacea e ridotta sul ‘Giornale del Popolo’ di Lugano e sul mensile ‘Inside the Vatican’. Nell’intervista il card. Koch aveva espresso anche alcune sue valutazioni sulla Riforma (che riprendevano un giudizio ‘forte’ del teologo luterano Pannenberg, molto amato da Joseph Ratzinger), sulla personalità di Lutero (quali i motivi del suo feroce antisemitismo?) e anche sull’irrompere sempre più prepotente nel dialogo ecumenico delle sfide etiche su vita e famiglia originate dal dilagare della nefasta ideologia gender.  
Nella stessa intervista il card. Koch rispondeva - sempre in modo schietto – tra l’altro ad alcune domande sui rapporti con gli ortodossi. Anche a quella riguardante l’agognato incontro Papa – Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Dopo aver ricordato la frase di Francesco, pronunciata – destinario Kirill - in aereo di ritorno dalla Turchia (“Io vengo dove tu vuoi. Tu mi chiami e io vengo”), il porporato rossocrociato utilizzava un’immagine assai incisiva e beneaugurante: “Ora il semaforo non è più rosso, ma giallo”. Quanto dura normalmente il giallo? Non un’eternità. Ed è ciò che ci è stato confermato da ambienti solitamente affidabili:  l’incontro – desiderato molto fortemente da papa Francesco - dovrebbe essere a breve. E’ una scadenza certo inaspettata per quel che fin qui si sapeva, anche considerando alcune recenti dichiarazioni attendiste del metropolita Hilarion. C’è di più: l’incontro si svolgerebbe non in una delle città prospettate (ad esempio Vienna),  ma in un’altra sede: “Sarà una sorpresa e avverrà presto”.
FRANCESCO DAI LUTERANI A LUND: A BREVE ANCHE L’INCONTRO CON KIRILL? – di GIUSEPPE RUSCONI – su www.rossoporpora.org – 25 gennaio 2016
La chiesa di Mosca tra epurazioni e tensioni con la Santa Sede. Il problema del "doppio nazionalismo ortodosso" alla prova ucraina
di Matteo Matzuzzi | 14 Gennaio 2016 
Il patriarca di Mosca, Kirill (LaPresse)
Roma. Per la prima volta, il patriarca di Mosca Kirill ha lodato l’operazione militare russa in Siria. L’ha fatto nel giorno del Natale ortodosso, lo scorso 7 gennaio, in un’intervista alla tv pubblica Russia 1. Kirill ha parlato di “guerra giusta”, definendo le mosse del Cremlino una “difesa della madrepatria”, dal momento che Damasco “è solo apparentemente lontana”. Un discorso che – come dice al Foglio don Stefano Caprio, docente di Cultura russa al Pontificio istituto orientale di Roma – ricalca “un tipico argomento vaticano, che è quello della guerra perpetrata solo a scopi difensivi. Un tema caro alla Santa Sede, meno ai russi”. Forse, ha detto il nostro interlocutore, “gioca un ruolo anche il fatto che l’attuale capo della chiesa di Mosca nutra una particolare ammirazione per la Compagnia di Gesù e stia cercando di strutturare il patriarcato come una sorta di curia romana in salsa moscovita”. Le parole di Kirill assumono rilevanza non solo perché mai prima d’ora era intervenuto sull’operazione bellica in chiave anti Isis, ma anche in quanto tende a riassestare i rapporti con il Cremlino, tutt’altro che distesi: “Sulla questione ucraina, e ancor di più in relazione all’annessione della Crimea, il dissidio con Putin è notevole. Sulla Siria, invece, la sintonia è più evidente”, osserva Caprio, che legge nelle parole del patriarca la volontà di abbassare i toni utilizzati di recente anche da alti esponenti della gerarchia moscovita, che assai poco erano stati graditi ai vertici dello stato. Il riferimento è alla rimozione di alcuni funzionari del patriarcato, tra cui l’arciprete Chaplin, già responsabile del dipartimento per le relazioni tra la chiesa ortodossa di Mosca e la società. “Ha pagato per aver parlato di ‘guerra santa’ in Siria fin da quando i russi hanno messo piede laggiù, lo scorso settembre”, dice Caprio, che fu tra i primi sacerdoti cattolici a entrare nel 1989 nell’Unione sovietica prossima allo smembramento.

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Che il patriarcato abbia poi poco gradito le frequenti incursioni del presidente in Vaticano non è un mistero, benché non si noti un peggioramento nelle relazioni tra la chiesa ortodossa moscovita e la Santa Sede: “I rapporti sono buoni ma comunque molto freddi e non è un mistero che ci fosse più intesa (specie sul terreno della difesa della famiglia e dei valori) con Benedetto XVI. Non c’è nessun interesse a sviluppare rapporti reciproci, si preferisce in questa fase mantenere lo status quo”, dice don Caprio, che aggiunge: “Di certo, il Patriarcato vorrebbe che Roma si esponesse di più sulla situazione dei cristiani in medio oriente”. Meno diplomazia, insomma. Sulla politica estera l’intesa arriva fino a un certo punto: “La veglia del 2013 per scongiurare i raid occidentali su Damasco segnò una convergenza piena, ma poi non sono state trovate altre sponde”. La stessa cosa vale per la custodia del creato, tema sul quale il Papa “è più vicino a Bartolomeo I di Costantinopoli”, che di certo non ha rapporti idilliaci con Mosca, dove non a caso è soprannominato “il patriarca turco”. E questo, per i russi, non è un complimento.

Francesco e Kirill insieme, sotto il cielo dei tropici

Il papa in Messico, il patriarca russo a Cuba. Entrambi in visita in quei paesi a metà febbraio. Pronti a sorprendere il mondo, incontrandosi

di Sandro Magister



ROMA, 26 gennaio 2016 – "Tutti sanno che è il papa delle sorprese. Se vorrà fare un cambio d'itinerario, sicuramente lo farà".

Così si è espresso il comandante Domenico Giani, capo della gendarmeria vaticana, al termine di un suo meticoloso sopralluogo in Messico, dove Francesco si recherà dal 12 al 18 febbraio.

E tra le "sorprese" ce ne potrà essere una eccezionale: un incontro tra papa Francesco e Kirill, il patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie. Il primo incontro della storia tra i capi delle Chiese di Roma e della "Terza Roma", inaspettatamente sotto il cielo dei tropici.

Infatti, negli stessi giorni nei quali il papa sarà in Messico, Kirill sarà a Cuba, dove è stato invitato personalmente da Raúl Castro nel maggio dello scorso anno, durante una visita a Mosca del presidente cubano.

In quell'occasione, Raúl Castro di ritorno da Mosca fece tappa a Roma, dove incontrò Francesco. Per parlare con lui della visita del papa a Cuba, in programma nel settembre dello stesso anno. Ma verosimilmente anche per riferirgli dei suoi colloqui con il patriarca Kirill e con il presidente russo Vladimir Putin.

Di un incontro tra il papa e il patriarca di Mosca – che governa due terzi dei 200 milioni di ortodossi nel mondo – si parla da anni, anzi, da decenni. Volta a volta immaginandolo in sedi neutrali come Vienna o Budapest. Ma mai prima d'oggi l'incontro fu dato come realizzabile a breve, nemmeno dopo l'uscita di scena di un pontefice "impossibile" per i russi come il polacco Giovanni Paolo II.

Dopo l'elezione a papa di Jorge Mario Bergoglio, però, l'ipotesi si è fatta presto meno irrealistica. Il 30 novembre del 2014, sul volo di ritorno a Roma dal suo viaggio in Turchia, Francesco rispose così a un giornalista russo che l'aveva interpellato proprio sui contatti con il patriarcato di Mosca:

"Con il patriarca Kirill… io gli ho fatto sapere, e anche lui è d’accordo, c’è la volontà di trovarci. Gli ho detto: 'Io vengo dove tu vuoi. Tu mi chiami e io vengo'; e anche lui ha la stessa volontà".

Francesco non nascose – sempre rispondendo al giornalista russo – gli ostacoli che vedeva frapporsi all'incontro. Che erano principalmente due.

Sul primo, l'uniatismo – che è il termine dispregiativo con cui gli ortodossi designano l'unione con Roma delle comunità cattoliche di rito orientale – Bergoglio fece capire di voler voltare pagina:

"Le Chiese cattoliche orientali hanno diritto di esistere, è vero. Ma l’uniatismo è una parola di un’altra epoca. Oggi non si può parlare così. Si deve trovare un’altra strada".

Riguardo al secondo ostacolo, la guerra in Ucraina – terra natale dell'ortodossia russa ma anche sede della più popolosa Chiesa cattolica di rito bizantino –, il papa disse invece che il più in difficoltà era soprattutto il patriarca di Mosca:

"In questi ultimi tempi, con il problema della guerra, il poveretto ha tanti problemi lì, che il viaggio e l’incontro con il papa è passato in secondo piano. Ma tutti e due vogliamo incontrarci e vogliamo andare avanti".

E infatti, sulla questione dell'Ucraina, Francesco si è sempre mosso con gesti e parole attentissimi a non urtare il patriarcato di Mosca e la politica di Putin nella regione, anche a costo di seminare fortissima delusione tra i vescovi, il clero e i fedeli della Chiesa cattolica di quella nazione:

> Aggrediti da Mosca e abbandonati da Roma (20.2.2015)

Un effetto è stato che in più occasioni Kirill non ha mancato di apprezzare pubblicamente il ruolo di papa Francesco nella crisi ucraina:

> Patriarch Kirill thanks Vatican for balanced view on Ukraine crisis

E così, in Vaticano e nel patriarcato di Mosca si cominciò a studiare segretamente la fattibilità di un incontro tra i due.

La segretezza era dettata dalla volontà di non scatenare sia nell'uno che nell'altro campo le reazioni delle cospicue forze contrarie all'incontro, col rischio di farlo fallire.

In campo cattolico è soprattutto la Chiesa ucraina che si sente ferita da un avvicinamento così clamoroso del papa al patriarcato di Mosca, visto come tutt'uno col grande nemico e "invasore", la Russia di Putin.

Ma anche dentro il patriarcato è molto estesa l'opposizione a una "apertura" alla Chiesa cattolica e quindi all'esecrato Occidente, simbolizzata dall'abbraccio tra il papa e il patriarca.

Ne sono un segno la cautela del numero due del patriarcato, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, riguardo alle voci su un incontro tra Francesco e Kirill:

> Too early to speak of meeting between pope, patriarch

Come pure ne sono un segno le recenti turbolenze al vertice del patriarcato, con la cacciata del responsabile dell'informazione religiosa, l'arciprete Vsevolod Chaplin, nazionalista all'eccesso, teorizzatore della "guerra santa" della Russia in Siria:

> Licenziamenti a Mosca: il patriarcato verso il terzo millennio

Liberandosi da costui, Kirill ha voluto indebolire la componente della Chiesa russa più legata al regime autocratico di Putin e alle sue operazioni militari in Ucraina e nel Medio Oriente.

Infatti, dopo aver lavorato in stretta intesa con Putin per la ricostruzione dell'ortodossia in Russia, il patriarca Kirill vuole ora muoversi con più autonomia e ottenere per sé una credibilità e un profilo carismatico da leader spirituale mondiale, da "papa Francesco" russo, anche in concorrenza col patriarca ecumenico di Costantinopoli, che in Vaticano è di casa ma che in Russia è guardato da molti come succube del "pensiero unico" occidentale.

Sia Francesco che Kirill, dunque, hanno un forte interesse a che il loro incontro si realizzi. E avvenga con quell'effetto "sorpresa" che metta tutto il mondo – e anche i rispettivi oppositori – davanti al fatto compiuto.

Che l'incontro tra i due sia vicino, anzi, vicinissimo, l'ha fatto intuire anche il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per l'unità dei cristiani.

In un intervista del 23 gennaio al giornalista svizzero, suo connazionale, Giuseppe Rusconi, Koch ha detto:

"È chiaro che papa Francesco desidera ardentemente tale incontro. Anche Kirill è d’accordo. Ora il semaforo non è più rosso, ma giallo".

E ha ripetuto come vicine a diventare realtà le parole dette da Francesco nel volo dalla Turchia a Roma:

"Ho detto a Kirill: 'Io vengo dove tu vuoi. Tu mi chiami e io vengo'".

Tra meno di un mese i due davvero si chiameranno. Francesco dal Messico. Kirill da Cuba. Per lo storico incontro da entrambi così desiderato.

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Il programma del viaggio del papa in Messico:
 
> Viaggio apostolico del Santo Padre in Messico, 12-18 febbraio 2016

L'intervista del capo della gendarmeria vaticana al periodico messicano "El Heraldo", rilanciata il 20 gennaio dal sito vaticano "Il Sismografo":

> Comandante Domenico Giani: "Dará sorpresas el Papa"

L'intervista del 23 gennaio in cui il cardinale Kurt Koch dà "semaforo giallo" all'incontro tra Francesco e Kirill:

> Card. Koch su visita sinagoga, ortodossi, luterani, anglicani

La conferenza stampa di Francesco sul volo di ritorno dalla Turchia a Roma, il 30 novembre 2014, con la risposta sull'auspicato incontro col patriarca di Mosca:

> Conferenza stampa del Santo Padre

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