Dal tradimento modernista al trionfo della Tradizione Cattolica
In venti secoli di storia la Chiesa Cattolica aveva dato vita a numerose e combattive milizie spirituali (Ordini Religiosi, Congregazioni, associazioni laicali, gruppi giovanili, opere missionarie, ecc.) che impiegando le armi della fede (preghiera, penitenza, apostolato, ecc.) lottavano con ardimento contro le agguerrite armate del mondo composte da laicisti, comunisti, massoni, eretici, ed altri ancora, riuscendo a portare a Cristo un gran numero di anime. I cristiani militanti erano selezionati tra il fiore della gioventù cattolica e venivano sottoposti ad un efficace addestramento ascetico che forgiava i loro cuori al combattimento spirituale, memori dell'insegnamento del Santo Giobbe: “Militia est vita hominis super terram” (Iob 7,1).
Praticando con ardore le virtù cristiane i cattolici militanti avevano mostrato in faccia al mondo la bellezza della vita vissuta in maniera coerente col Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo, meritando così l'ammirazione dei buoni. Ai nemici della Chiesa non restava altro da fare che rodere dall'invidia per le nostre eroiche “truppe speciali”, che con indomito spirito guerriero battagliavano in difesa della fede. I nostri combattenti, ovunque venivano messi alla prova, lottavano con abnegazione e coraggio, riuscendo ad infliggere alle armate infernali numerose e cocenti sconfitte che non saranno mai dimenticate.
Affinché le nostre valorose milizie spirituali potessero essere stroncate e annientate, occorreva che a un certo punto prevalessero le arti oscure dell'inganno e dell'ignominia: bande di rancorosi modernisti asserviti al nemico, mosse dal prurito delle novità e dall'odio verso la Tradizione Cattolica, imitando Giuda Iscariota tramarono senza ritegno coi nostri avversari che sul campo di battaglia non erano ancora riusciti a piegarci, e così si sottomisero alla perfida e antievangelica mentalità mondana e sottoscrissero coi seguaci del mondo il più infamante degli armistizi.
A causa del vile tradimento modernista, i valorosi combattenti si ritrovarono sconvolti e disorientati dal turbine delle novità. In breve tempo molte delle nostre belle milizie spirituali furono rese irriconoscibili e ridotte a un cumulo di macerie. Le conseguenze furono traghiche: seminari deserti, conventi abbandonati, monasteri convertiti in alberghi, confessionali rimossi, chiese dismesse, associazioni cattoliche sfigurate e deturpate, compromessi al ribasso sui “valori non negoziabili”, e tante altre cose che rattristano.
Umanamente parlando, tutto sembrava perduto. Ma la fede ci insegna che la Chiesa è immortale, perché è il Corpo Mistico di Cristo, del quale noi siamo le membra. E se in molti ambienti la Dottrina Cattolica venne vergognosamente ammainata e gettata nel fango, alto e fiero restò il vessillo di Cristo Re portato dai militanti del movimento tradizionale, i quali non vollero deporre le armi della fede e arrendersi al nemico. Decisero di restare fedeli al Redentore Divino e di continuare con spirito di sacrificio e volontà d'acciaio il combattimento spirituale per la salvezza delle anime e la maggior gloria di Dio.
Da allora sono trascorsi molti anni, e mentre la tracotante e vegliarda armata modernista continua ad assottigliare le fila ed è costretta a ripiegare da diversi fronti, il giovane e gagliardo movimento tradizionale continua ad attrarre nuove leve e ad avanzare con impeto nonostante il “fuoco di sbarramento” dei vecchi marpioni modernisti e dei loro alleati laicisti. Stiamo combattendo una battaglia spirituale aspra e faticosa, contro un nemico che, pur di rallentare l'inarrestabile avanzata del battaglione tridentino, non si fa scrupolo di usare mezzi scorretti come la menzogna e l'inganno. Ma le ostili insidie dei novatori non solo non sono riuscite a sbarrare il passo al movimento tradizionale, ma hanno contribuito a irrobustire nei militanti la determinazione a combattere virilmente la buona battaglia della fede sino a quando la perfida e tirannica eresia modernista non sarà stata debellata.
E mentre nell'orbe infuria la battaglia spirituale contro l'accozzaglia dei nemici della Chiesa, all'orizzonte si incominciano ad intravvedere i primi bagliori dell'alba radiosa del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
http://cordialiter.blogspot.it/2016/01/dal-tradimento-modernista-al-trionfo.html
Progressisti e tradizionalisti: due facce della stessa medaglia? Forse no.
7 gennaio 2016
Sembra che i titoli “progressista” e “tradizionalista” proprio non se la sentano di passare di moda.
Leggiamo quotidianamente di sacerdoti o teologi o semplici fedeli etichettati con questi due aggettivi. Chiariamoci subito, non tutto quello che viene scritto è falso. Che ci sia una tendenza “progressista” nella Chiesa o più “tradizionalista” è un fatto. Sicuramente è un dato che è maggiormente emerso durante la stagione del Concilio Vaticano II.
Quello che oggi affiora, invece, come analisi da parte di intellettuali e teologi vari è il considerare queste due posizioni come errate, ovvero considerarle alla stregua come due pericolose derive della Chiesa post moderna. Siamo sicuri che sia davvero così? Si tratta, a mio avviso, di un’analisi imprecisa nel tentativo di “normalizzare”
situazioni e tendenze che, invece, la Chiesa nella sua bimillenaria storia ha sempre condannato. Vediamo alcuni punti.
1. Prima di tutto non si tratta di due forze equivalenti. Il numero dei “progressisti” dentro la Chiesa attuale è decisamente maggioritario rispetto ai pochissimi, e realisticamente poco influenti, “tradizionalisti”.
2. Le ragioni dello scontro sono nate, per lo più, in seno alle interpretazioni dei documenti del recente Magistero. Va detto però che mentre i “tradizionalisti” difendono l’idea che ci sia una necessaria armonia e corrispondenza nella Dottrina che la Chiesa ha sempre insegnato e il mondo moderno e che questa affondi nella Tradizione, il fronte “progressista” pone la sua attenzione costante sull’idea di “rottura” col passato e di un rinnovamento continuo della vita della Chiesa.
3. Questo ha generato l’idea assurda per un “tradizionalista” (ma anche per un semplice cattolico) che la Chiesa sia “indietro di duecento anni”. In fondo questo equivoco ha posto in essere la discussa e problematica interpretazione “avanguardista” dei documenti del Vaticano II, arrivando all’assurda invenzione di uno “Spirito del Concilio” che incarnerebbe la vera essenza della Chiesa.
4. È solo dentro questa lettura che l’ermeneutica del Vaticano II da parte del Magistero di Benedetto XVI, è risultata per molti un’interpretazione “tradizionalista”, quasi fosse possibile mediare fra una corrente (progressista) che vorrebbe correre troppo avanti e una corrente (tradizionalista) che vorrebbe riportare la Chiesa indietro nel tempo. La “normalizzazione”, in definitiva, dovrebbe concretizzarsi nel produrre una lettura mediata fra la posizione di Benedetto XVI e la Scuola Bolognese di Melloni?
5. Risulta allora evidente come Il Magistero di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sia percepito oggi, da buona parte della vulgata “progressista”, come orientato all’indietro, sulla riaffermazione chiara delle verità di sempre e sulla difesa dei principi non negoziabili, fino al punto che la Chiesa attuale debba se non vergognarsi, chiedere almeno scusa delle sue posizioni su vita, aborto e famiglia sostenute negli ultimi decenni.
6. Come districarsi allora? Un eminente cardinale ha ricordato, in un incontro privato, che i cattolici hanno il Catechismo della Chiesa Cattolica e con quello devono aiutarsi a discernere la verità dalla menzogna, anche se essa (come ha affermato il porporato) giunga da esponenti, anche importanti, del clero.
Leggiamo quotidianamente di sacerdoti o teologi o semplici fedeli etichettati con questi due aggettivi. Chiariamoci subito, non tutto quello che viene scritto è falso. Che ci sia una tendenza “progressista” nella Chiesa o più “tradizionalista” è un fatto. Sicuramente è un dato che è maggiormente emerso durante la stagione del Concilio Vaticano II.
Quello che oggi affiora, invece, come analisi da parte di intellettuali e teologi vari è il considerare queste due posizioni come errate, ovvero considerarle alla stregua come due pericolose derive della Chiesa post moderna. Siamo sicuri che sia davvero così? Si tratta, a mio avviso, di un’analisi imprecisa nel tentativo di “normalizzare”
situazioni e tendenze che, invece, la Chiesa nella sua bimillenaria storia ha sempre condannato. Vediamo alcuni punti.
1. Prima di tutto non si tratta di due forze equivalenti. Il numero dei “progressisti” dentro la Chiesa attuale è decisamente maggioritario rispetto ai pochissimi, e realisticamente poco influenti, “tradizionalisti”.
2. Le ragioni dello scontro sono nate, per lo più, in seno alle interpretazioni dei documenti del recente Magistero. Va detto però che mentre i “tradizionalisti” difendono l’idea che ci sia una necessaria armonia e corrispondenza nella Dottrina che la Chiesa ha sempre insegnato e il mondo moderno e che questa affondi nella Tradizione, il fronte “progressista” pone la sua attenzione costante sull’idea di “rottura” col passato e di un rinnovamento continuo della vita della Chiesa.
3. Questo ha generato l’idea assurda per un “tradizionalista” (ma anche per un semplice cattolico) che la Chiesa sia “indietro di duecento anni”. In fondo questo equivoco ha posto in essere la discussa e problematica interpretazione “avanguardista” dei documenti del Vaticano II, arrivando all’assurda invenzione di uno “Spirito del Concilio” che incarnerebbe la vera essenza della Chiesa.
4. È solo dentro questa lettura che l’ermeneutica del Vaticano II da parte del Magistero di Benedetto XVI, è risultata per molti un’interpretazione “tradizionalista”, quasi fosse possibile mediare fra una corrente (progressista) che vorrebbe correre troppo avanti e una corrente (tradizionalista) che vorrebbe riportare la Chiesa indietro nel tempo. La “normalizzazione”, in definitiva, dovrebbe concretizzarsi nel produrre una lettura mediata fra la posizione di Benedetto XVI e la Scuola Bolognese di Melloni?
5. Risulta allora evidente come Il Magistero di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sia percepito oggi, da buona parte della vulgata “progressista”, come orientato all’indietro, sulla riaffermazione chiara delle verità di sempre e sulla difesa dei principi non negoziabili, fino al punto che la Chiesa attuale debba se non vergognarsi, chiedere almeno scusa delle sue posizioni su vita, aborto e famiglia sostenute negli ultimi decenni.
6. Come districarsi allora? Un eminente cardinale ha ricordato, in un incontro privato, che i cattolici hanno il Catechismo della Chiesa Cattolica e con quello devono aiutarsi a discernere la verità dalla menzogna, anche se essa (come ha affermato il porporato) giunga da esponenti, anche importanti, del clero.
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