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mercoledì 20 gennaio 2016

Zuppa o pan bagnato?

In Vaticano c'è un "Sismografo" che provoca piccoli terremoti

L'ultimo incidente è su come Francesco interpreta e attua il Concilio Vaticano II. La "scuola di Bologna" canta vittoria. Ma due lettere del papa dicono l'opposto

di Sandro Magister

ROMA, 20 gennaio 2016 – L'incidente è scivolato via senza far rumore. Ma non è di poco conto. Ha per oggetto nientemeno che l'ermeneutica con cui papa Francesco interpreta e attua il Concilio Vaticano II.

Ne sono stati protagonisti:

- Luis Badilla Morales, direttore del sito vaticano "Il Sismografo";
- Massimo Faggioli, storico della Chiesa ed esponente di spicco della celebre "scuola di Bologna", quella secondo cui il Concilio ha segnato una "rottura" e un "nuovo inizio" nella storia della Chiesa;
- e l'arcivescovo Agostino Marchetto, già diplomatico e alto dirigente di curia, il maggior critico dell'interpretazione "bolognese" del Vaticano II, nonché amico di lunga data di Jorge Mario Bergoglio.

La scintilla è scoccata giovedì 14 gennaio, quando "Il Sismografo" ha pubblicato una entusiastica intervista con Faggioli, firmata da Badilla e dall'altro curatore del sito Francesco Gagliano:

> Faggioli: "Papa Francesco…"

In essa Faggioli sostiene che papa Francesco "parla pochissimo del Concilio", però "lo fa, lo applica costantemente, e la cosa più affascinante è che non ha mai mostrato interesse nella questione ermeneutica del Concilio".

Francesco, infatti – a detta di Faggioli –, "è il primo papa che non ha incertezze su come il Concilio debba essere interpretato", perché il suo pensiero è il seguente: il Concilio "ora l'abbiamo in mano noi e lo interpretiamo noi, senza riaprire controversie di trenta o quarant'anni fa".

Naturalmente, l'entusiasmo di Faggioli e dei suoi intervistatori si spiega perché identificano l'interpretazione di Francesco del Vaticano II con quella della "scuola di Bologna".

C'era quindi da aspettarsi che scattasse una reazione da parte del critico più sistematico dell'interpretazione "bolognese", che è Marchetto.

E infatti, meno di tre ore dopo, su "Il Sismografo" è comparsa una replica di Marchetto, nella quale egli respinge come "non vera" l'affermazione secondo cui papa Francesco "non ha mai mostrato interesse nella questione ermeneutica del Concilio".

A riprova di ciò Marchetto ha allegato due lettere che Francesco gli ha scritto e "ha voluto fossero lette pubblicamente".

Nella prima di esse il papa lo ringrazia per avergli corretto "un errore o imprecisione da parte mia"; si felicita con lui per "la sua purezza negli studi fatti sul Concilio Vaticano II" e per l'amore dimostrato per "la Santa Madre Chiesa gerarchica"; e infine lo definisce "il migliore ermeneuta del Concilio":

> Mons. Marchetto e l'intervista con il prof. Faggioli

Le due lettere del papa, peraltro già note, sono riprodotte integralmente più sotto. Ma per meglio comprendere la portata dell'incidente è utile prima richiamare altri dati.

*

"Il Sismografo" non figura tra le voci ufficiali della Santa Sede. Ma è una sua emanazione. È diretto e curato da giornalisti della Radio Vaticana e ricade sotto la supervisione della segreteria di Stato, almeno fino a quando tale incombenza passerà alla neonata segreteria per la comunicazione presieduta da monsignor Dario Viganò, già direttore del Centro Televisivo Vaticano.

La ragion d'essere de "Il Sismografo" è di rilanciare a getto continuo, nel loro testo integrale, gli articoli riguardanti il papa e la Santa Sede che escono sui media di tutto il mondo, cattolici e non, parecchie decine ogni giorno, in varie lingue: italiana, inglese, francese, spagnola, portoghese.

Il tutto, fino a qualche tempo fa, senza commenti, anche per articoli molto critici dell'attuale pontificato.

Ma da alcuni mesi le cose sono cambiate. Luis Badilla Morales, il principale curatore del sito, interviene sempre più spesso con suoi commenti firmati, tutt'altro che neutrali.

Badilla è cileno. È stato ministro del governo di Salvador Allende e dopo il colpo di Stato del 1973 emigrò come esule in Europa. Da molti anni lavora alla Radio Vaticana. Ha lui in cura fin dall'inizio "Il Sismografo" e da qualche mese è anche onnipresente sugli schermi di TV 2000, l'emittente televisiva della conferenza episcopale italiana.

Gli interventi di Badilla su "Il Sismografo" sono stati particolarmente frequenti durante il sinodo dello scorso ottobre. E schierati.

Dapprima Badilla ha rilanciato senza commenti, l'8 ottobre, la rivelazione fatta dal vaticanista Andrea Tornielli su "La Stampa" e su "Vatican Insider" di una presunta cospirazione antipapale ad opera di "tredici cardinali e vescovi":

> Sinodo pilotato, l'accusa di 13 prelati. Il papa replica: basta logiche cospirative

Ma poi, da quando il 12 ottobre www.chiesa ha smontato la tesi della cospirazione pubblicando la lettera scritta al papa dai tredici cardinali e i loro nomi, Badilla non si è più trattenuto. È intervenuto più volte su "Il Sismografo" con suoi commenti personali molto polemici con i porporati firmatari della lettera, che nel sinodo erano tra i più decisi nel contrastare i cambiamenti di dottrina e di prassi in materia di matrimonio.

E dagli Stati Uniti il professor Faggioli – che insegna storia del cristianesimo alla University of St. Thomas di Minneapolis e teologia alla Villanova University di Philadelphia – gli ha dato manforte, con attacchi ancor più virulenti e diretti, fino a reclamare la galera per uno dei tredici, il cardinale Robert Sarah, reo d'aver tenuto nell'aula sinodale "discorsi che avrebbero avuto rilievo penale in alcune democrazie occidentali".

L'articolo di Faggioli contenente questa perla, uscito su "Huffington Post", è stato puntualmente rilanciato da Badilla su "Il Sismografo", senza che minimamente si indebolisse il sodalizio tra i due.

Anzi. Il sodalizio è culminato appunto nell'intervista di pochi giorni fa, introdotta da un peana di Badilla a Faggioli, magnificato "per la sua intensa, tempestiva e acuta attività giornalistica su diverse testate", oltre che naturalmente per "la sua solida formazione di storico non solo della Chiesa".

Che un sito semiufficiale come "Il Sismografo", la cui costitutiva ragion d'essere sarebbe l'imparzialità, si sbilanci oggi con simili schieratissime scorrerie, è una questione che sarà sicuramente presa in esame, nel riordino che è in corso tra i mezzi d'informazione vaticani.

*

Ma intanto è venuta più che mai allo scoperto la questione su come papa Francesco interpreta il Concilio Vaticano II.

Il 15 gennaio, il giorno dopo lo scontro tra Faggioli e Marchetto, "Il Sismografo" è tornato sul tema rilanciando, senza commenti, la presa di posizione di un teologo italiano famoso, Andrea Grillo, docente al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo, tutta a favore del primo e contro il secondo, e persino derisoria delle due lettere papali, declassate a insignificanti "lettere di curia":

> Francesco "non tradizionalista" e "post-liberale". A proposito di una disputa tra Faggioli e Marchetto

In effetti, nelle parole e nei gesti di Francesco è facile trovare appigli che avvalorino la sua prossimità alle tesi della "scuola di Bologna".

Uno di questi appigli è la definizione che Bergoglio ha dato del Concilio nell'intervista fiume a "La Civiltà Cattolica" del settembre 2013: "un servizio al popolo" consistente in "una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea".

Ma dopo che quell'intervista uscì, ci fu chi fece notare confidenzialmente al papa che ridurre il Concilio a tali concetti era per lo meno "impreciso", se non "errato".

E fu proprio Marchetto a fare questo passo. Tra lui e Bergoglio c'era da anni una grande confidenza, con reciproca stima. Marchetto abita a Roma nella casa del clero di via della Scrofa, nella stanza 204 che è adiacente alla 203 nella quale alloggiava l'allora arcivescovo di Buenos Aires nelle sue trasferte romane.

Papa Francesco non solo ascoltò le critiche dell'amico, ma le accolse volentieri. Al punto da ringraziarlo per iscritto della "correzione", nella prima delle due lettere riprodotte più sotto, e da autorizzarlo a rendere pubblica l'intera missiva: cosa che Marchetto fece il 12 novembre 2013.

Ma nonostante ciò i "bolognesi" non si arresero. Il loro attuale numero uno, lo storico della Chiesa Alberto Melloni, continua tuttora a tirare Francesco dalla sua parte, specie dopo che il papa ha nominato a Palermo come nuovo arcivescovo Corrado Lorefice, autore di un volume sul ruolo in Concilio di don Giuseppe Dossetti e del cardinale Giacomo Lercaro, rispettivamente fondatore e patrono della "scuola di Bologna".

Non solo. Melloni ha cominciato a diffondere l'ardita tesi che anche Paolo VI – fino a ieri la bestia nera dei "bolognesi" – alla fin fine era un estimatore di Dossetti e delle sue battaglie conciliari all'ultimo voto, in vista della creazione di una nuova Chiesa "sinodale".

Quando Melloni, il 21 ottobre del 2014, si produsse sul "Corriere della Sera" in simili tesi, Marchetto gli replicò sfoderando contro di lui i diari inediti del segretario generale del Concilio, Pericle Felici, da cui risultava inequivocabile l'avversione di Paolo VI per le manovre di Dossetti:

> Melloni tira Paolo VI dalla sua, ma Marchetto lo prende in castagna

Sui diari di Felici Marchetto stava in quel momento lavorando a fondo, in vista della loro pubblicazione. Che in effetti è avvenuta lo scorso novembre:

Vincenzo Carbone, "Il 'diario' conciliare di monsignor Pericle Felici", a cura di Agostino Marchetto, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2015, pp. 596, euro 40,00.

I diari di Felici sono una miniera straordinaria per una ricostruzione equilibrata della vicenda conciliare. Basti citarne qui tre passaggi, tutti del 1963.

Il primo:

"Quando vennero scelti i Moderatori nelle persone dei cardinali Agagianan, Lercaro, Döpfner e Suenens, io mi permisi di far presente al card. segretario di Stato (Amleto Cicognani) come alcuni di essi fossero dichiaratamente uomini di parte, e quindi poco adatti a 'moderari'. Il Segretario di Stato mi rispose con un certo risentimento. Ma a conti fatti, dopo esperienze dolorose, fu lui il primo a riconoscere lo sbaglio fatto nella scelta delle persone".

Il secondo:

"Purtroppo i Moderatori hanno seguito non una volta sola vie poco prudenti. Hanno incominciato a far da sé, mettendo da parte la Segreteria Generale e servendosi dell’opera di don Dossetti, che il card. Lercaro ha presentato come Segretario dei Moderatori. Ho lasciato fare, finché il nodo non è venuto al pettine… Ho allora protestato con il card. Agagianan, affermando che il Segretario dei Moderatori, a norma del Regolamento, era il Segretario Generale ed io non ammettevo sostituti, se non per volontà del Papa, e ritenevo nullo quanto fino allora fatto da don Dossetti. Lo stesso dissi al card. Döpfner. Il Papa, da me informato della cosa, disse categoricamente che non voleva don Dossetti a quel posto; se ne tornasse anzi a Bologna".

Il terzo:

"Vale la pena di ricordare quanto io abbia dovuto lavorare perché nella formula di approvazione dei decreti, da parte del Papa, non entrassero quei concetti di falsa collegialità, che erano stati oggetto della votazione del 30 ottobre. Si voleva ridurre il Papa ad uno che consentiva a quanto deciso. Il Papa, cui riferii la cosa, osservò: 'Ma sono loro che devono consentire con me, non io con loro!'. 'Optime dictum!'".

Lo scorso 23 giugno papa Francesco ha ricevuto in udienza privata Melloni assieme a una rappresentanza dell'istituto bolognese da lui diretto, facendo di nuovo credere a costoro di essere dalla loro parte.

Ma pochi mesi dopo, il 9 novembre, Bergoglio ha scritto a Marchetto la seconda delle lettere qui sotto riprodotte, che comincia proprio con un caloroso plauso per la sua pubblicazione dei diari di Felici, cioè proprio di quanto di più radicalmente opposto vi sia ai teoremi del Vaticano II come "rottura" e "nuovo inizio".

L'enigma di come Francesco interpreti il Concilio e lo voglia attuare continua a restare irrisolto.

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LETTERA DEL 7 OTTOBRE 2013


Caro Mons. Marchetto,

Con queste righe desidero farmi a Lei vicino e unirmi all'atto di  presentazione del libro: "Primato pontificio ed episcopato. Dal primo millennio al Concilio ecumenico Vaticano II". Le chiedo che mi senta spiritualmente presente.

La tematica del libro è un omaggio all'amore che Ella porta alla Chiesa, un amore leale e al tempo stesso poetico. La lealtà e la poesia non sono oggetto di commercio: non si comprano né si vendono, sono semplicemente virtù radicate in un cuore di figlio che sente la Chiesa come Madre; o per essere più preciso, e dirlo con "aria" ignaziana di  famiglia, come "la Santa Madre Chiesa gerarchica".

Questo amore Lei lo ha manifestato in molti modi, incluso correggendo un errore o imprecisione da parte mia, – e di ciò La  ringrazio di cuore –, ma soprattutto si é manifestato in tutta la sua purezza negli studi fatti sul Concilio Vaticano II.

Una volta Le ho detto, caro Mons. Marchetto, e oggi desidero ripeterlo, che La considero  il migliore ermeneuta del Concilio Vaticano II. So che è un dono di Dio, ma so anche che Ella lo ha fatto fruttificare.

Le sono grato per tutto il bene che Lei ci fa con la sua testimonianza di amore alla Chiesa e chiedo al Signore che ne sia ricompensato abbondantemente.

Le chiedo per favore che non si dimentichi di pregare per me. Che Gesù La benedica e la Vergine Santa La protegga.

Fraternamente,

Francesco

Dal Vaticano, 7 ottobre 2013

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LETTERA  DEL 9 NOVEMBRE 2015


A Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Agostino Marchetto
Arcivescovo titolare di Astigi

Cara Eccellenza,

desidero farLe pervenire il mio cordiale saluto in occasione della presentazione del libro da Lei curato dal titolo: "Il 'Diario' conciliare di Mons. Pericle Felici, Segretario Generale del Concilio Ecumenico Vaticano II". La prego di sentirmi spiritualmente vicino a Lei in questa circostanza.

Lo studio che ha compiuto consente di approfondire la conoscenza del Concilio attraverso una fonte assai qualificata, quale fu il suo Segretario Generale, di scoprire aspetti e particolari sempre nuovi, che ci aiutano ad apprezzare meglio questo grande dono che il Signore ha fatto alla Chiesa.

La sua opera permette, peraltro, di conoscere, come Lei ha detto, la storia di un'amicizia con Dio in Cristo nello Spirito Santo, quale fu quella dell'allora Mons. Felici, diventato poi Cardinale, che animò il suo servizio ecclesiale, vissuto con amore, silenziosa dedizione e piena disponibilità anche nei momenti di particolare difficoltà. Tutto questo aiuta, edifica e sostiene nel comune e quotidiano impegno per la Chiesa e a maggior gloria di Dio.

Il suo volume è solo l'ultimo frutto di un più ampio ed insigne studio ermeneutico, che dura già da alcuni anni. Mi congratulo con Lei, cara Eccellenza, e La ringrazio per il suo lavoro che continua a svolgere con competenza, serietà e grande generosità. Che il Signore La ricompensi abbondantemente!

Nel ricordarLe con affettuosa riconoscenza al Signore, Le chiedo, per favore, di continuare a pregare per me.

Fraternamente,

Francesco

Dal Vaticano, 9 novembre 2015

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Per pacificare la polemica accesa da loro stessi su "Il Sismografo", Luis Badilla e Francesco Gagliano hanno poi offerto a monsignor Marchetto una ulteriore tribuna esplicativa, sottoponendogli cinque domande sulla "interpretazione e applicazione" del magistero conciliare.

Marchetto ha accolto l'invito e "Il Sismografo" ha pubblicato le sue risposte il 18 gennaio, accompagnandole con una biografia del prelato:

> Mons. Agostino Marchetto: "Il Concilio…"

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351211

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