Guardi un porno o scarichi musica gratis? Ecco la lista dei nuovi “peccati informatici”
Convegno a Teramo con cinquanta confessori in vista della Quaresima: come assolvere chi usa troppo le chat
Il 10 febbraio, mercoledì delle Ceneri, il Papa invierà nel mondo i "missionari della misericordia"
Roma. “Cosa deve fare chi ha inquinato o ha frodato il fisco? E i peccatori informatici potranno ottenere l’indulgenza giubilare?”. Sono le domande che si porranno al santuario di San Gabriele (Teramo) i circa cinquanta confessori chiamati a partecipare al corso di aggiornamento che ha per tema “Il ministero della misericordia nel sacramento della penitenza”.
Il corso, aperto a religiosi e sacerdoti diocesani provenienti da tutta Italia, sarà guidato da don Mauro Cozzoli, professore di Teologia morale alla Lateranese. Nella presentazione dell’iniziativa – che cade a una settimana esatta dalla cerimonia con cui il Papa invierà nel mondo i “missionari della misericordia”, incaricati di assolvere dai peccati tradizionalmente riservati alla Sede apostolica – si spiega come anche i peccati abbiano conosciuto un’evoluzione con il passare dei tempi.
ARTICOLI CORRELATI Il cristianesimo plausibile Inizia il Giubileo della misericordia, con un occhio al ghiaccio che si scioglie e alle miniere da chiudereAd esempio, “anche chi naviga in internet o invia email può commettere dei peccati”, e per dare un’idea di cosa si stia parlando vengono citati “gli abusi di chi usa le chat-line in maniera ingannevole, di chi approfitta di Facebook, Twitter, dei vari blog o di YouTube per commettere veri e propri reati di diffamazione o di cyberstalking”. Ma commette peccato anche chi crea account sotto falso nome o invia “fake mail” traendone vantaggi economici. Infine, e forse è il peccato più diffuso, è menzionata la navigazione sui siti pornografici. Se questo era abbastanza noto o quantomeno immaginabile, pochi avrebbero scommesso che pure lo scaricare musica o film dal web in modo gratuito va rivelato in confessionale: sempre pirateria informatica è, del resto.
di Matteo Matzuzzi | 02 Febbraio 2016
il peccato non esiste più
DI PECCATO, COLPA, PENA NON SI PARLI. SONO VERITÀ «SCOMODE». COSÌ IL CRISTIANESIMO SVANISCE
Gentile Magister,
non sono una personalità come Gotti Tedeschi, né una teologa, né altro di speciale. Sono una insegnante di religione in un liceo e dopo aver letto il suo articolo sulle indulgenze e il purgatorio messi in soffitta, e le prime reazioni su Settimo Cielo, voglio solo condividere alcuni spunti di riflessione.
Devo constatare che proprio in ambito ecclesiale e non solo nella vita quotidiana non si parla più o si parla in modo marginale di peccato o di peccati, di colpe o di pene. I miei alunni, soprattutto quando cominciano a leggere la Divina Commedia, mi chiedono invece spiegazioni proprio su questi temi e mi ascoltano con estremo interesse.
Mi rendo conto che quando parlo di cristianesimo e dunque narro la storia di Gesù fino alla morte e alla risurrezione, li vedo spiazzati: non hanno minimamente l'idea di cosa sia il peccato, l'aldilà, il perché della croce... Niente. Eppure molti sono cresimati, tutti sono battezzati e tutti hanno fatto la prima comunione.
Spesso noto che proprio a causa del silenzio su questi temi e della conseguente non conoscenza, loro non capiscono neanche per quale motivo si dovrebbe essere buoni o cattivi, o anche cristiani anziché altro. È talmente chiaro che se dal mosaico togli dei pezzi importanti non se ne comprende più il senso.
Ho notato anche che, quando negli anni ho annacquato le lezioni per renderle più alla portata dei miei alunni, non ho suscitato in loro il minimo interesse. Quando invece ho parlato a loro in verità e con chiarezza ho visto partecipazione, passione, inserimento di nuovi ragazzi e frutti impensabili.
Non voglio trarre conclusioni di alcun tipo, antropologiche, filosofiche o sociologiche. Ma semplicemente dire che forse stiamo snaturando il messaggio di Cristo e in questo modo non facciamo il bene di nessuno.
Grazie di cuore.
Giusy Leone
non sono una personalità come Gotti Tedeschi, né una teologa, né altro di speciale. Sono una insegnante di religione in un liceo e dopo aver letto il suo articolo sulle indulgenze e il purgatorio messi in soffitta, e le prime reazioni su Settimo Cielo, voglio solo condividere alcuni spunti di riflessione.
Devo constatare che proprio in ambito ecclesiale e non solo nella vita quotidiana non si parla più o si parla in modo marginale di peccato o di peccati, di colpe o di pene. I miei alunni, soprattutto quando cominciano a leggere la Divina Commedia, mi chiedono invece spiegazioni proprio su questi temi e mi ascoltano con estremo interesse.
Mi rendo conto che quando parlo di cristianesimo e dunque narro la storia di Gesù fino alla morte e alla risurrezione, li vedo spiazzati: non hanno minimamente l'idea di cosa sia il peccato, l'aldilà, il perché della croce... Niente. Eppure molti sono cresimati, tutti sono battezzati e tutti hanno fatto la prima comunione.
Spesso noto che proprio a causa del silenzio su questi temi e della conseguente non conoscenza, loro non capiscono neanche per quale motivo si dovrebbe essere buoni o cattivi, o anche cristiani anziché altro. È talmente chiaro che se dal mosaico togli dei pezzi importanti non se ne comprende più il senso.
Ho notato anche che, quando negli anni ho annacquato le lezioni per renderle più alla portata dei miei alunni, non ho suscitato in loro il minimo interesse. Quando invece ho parlato a loro in verità e con chiarezza ho visto partecipazione, passione, inserimento di nuovi ragazzi e frutti impensabili.
Non voglio trarre conclusioni di alcun tipo, antropologiche, filosofiche o sociologiche. Ma semplicemente dire che forse stiamo snaturando il messaggio di Cristo e in questo modo non facciamo il bene di nessuno.
Grazie di cuore.
Giusy Leone
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