ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 21 febbraio 2016

Via il beccamorto!

Martini e muri
Da oggi i milanesi potranno chiamarla via cardinale Carlo Maria Martini: all'arcivescovo di Milano scomparso nel 2012 è stata intitolata via dell'Arcivescovado, strada a lato del Duomo. L’impegno del cardinale Martini, divenuto durante i ventitré anni di episcopato una delle personalità più conosciute e rispettate della Chiesa cattolica, ha varcato presto i confini dell’arcidiocesi.
Ha partecipato a numerose Assemblee del Sinodo dei Vescovi ed è stato Relatore alla VI Assemblea generale del 1983, sul tema: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa". Membro del Consiglio della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi dal 1980 al 1990 e, successivamente, dal 1994 al 2001, è stato inoltre presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (1986-1993).  Insignito di numerosi riconoscimenti accademici, dal 2000 è stato membro onorario della Pontificia Accademia delle scienze.  L’11 luglio 2002 ha rinunciato al governo pastorale dell'arcidiocesi di Milano, riprendendo così gli studi biblici e scegliendo di vivere prevalentemente a Gerusalemme.  Con l'aggravarsi del morbo di Parkinson di cui soffriva, nel 2008 è rientrato definitivamente in Italia, risiedendo nella casa dei Gesuiti a Gallarate, dove aveva studiato da giovane e dove è morto il 31 agosto 2012.  La targa è stata scoperta dal sindaco Giuliano Pisapia, dal cardinale e arcivescovo della città Angelo Scola e dal nipote di Martini. Il sindaco nel suo discorso ha detto che è stato portato «a compimento quello che i milanesi e non solo, i credenti e non solo, volevano da tempo: ricordare un grande uomo» e tra i messaggi lasciati dal cardinale alla città, Pisapia ha sottolineato quello della «capacità di ascoltare senza giudicare».
Dedicare via dell'Arcivescovado al cardinal Martini è «un segno per la chiesa ambrosiana, per la città tutta e il territorio ambrosiano che sono certo avrà eco in Italia e non solo», ha affermato Scola dal palco. «È una strada che in 22 anni ha attraversato tante volte», ha ricordato anche la sorella del cardinale scomparso, Marisa Martini.  Alla cerimonia erano presenti anche alcuni assessori, il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo e il candidato sindaco di centrosinistra Giuseppe Sala.  Il dramma dei migranti e l' accoglienza da parte della città di Milano sono stati temi toccati dal sindaco Giuliano Pisapia nel discorso della cerimonia di intitolazione di via dell'Arcivescovado al cardinale Carlo Maria Martini. «Oggi la sua voce si alzerebbe roca per il disagio, il dolore di vedere che c'è ancora chi vuole alzare i muri quando si dovrebbero costruire ponti», ha detto Pisapia parlando del cardinal Martini e ricordando il richiamo al dovere «irrinunciabile» della solidarietà.  «Milano è stata capace di unire» e «capace di essere se stessa», ha affermato ancora il sindaco definendo quella dell' accoglienza dei profughi una «sfida immensa e bellissima che abbiamo vinto». 

Giacomo Galeazzi

Una via per il cardinale nella Terra di mezzo

A Milano la via dell’Arcivescovado è diventata la via Carlo Maria Martini. Sono proprio contento. Mi tornano alla mente le tante volte in cui l’ho percorsa per andare a trovare il cardinale. Ero sempre un po’ emozionato, specie se l’appuntamento era stato fissato per un’intervista, ma ero anche pieno di gioia intellettuale e morale. Che cosa voglio dire? Sapevo che l’incontro con l’arcivescovo sarebbe stato un utilissimo esercizio di ginnastica mentale e che ne avrei ricavato consolazione. Qualunque fosse l’argomento affrontato, Martini era in grado di mostrarlo da una prospettiva nuova, mai scontata. Ma la sua non era la lezione del professore che, dall’alto di una cattedra, ti annichilisce con la sua sapienza. Era piuttosto la mano tesa dell’amico che ti aiuta a vedere le cose in modo diverso, senza lasciarti prendere dallo sconforto ma, al contrario, con tanta fiducia.
Qualcuno, a proposito di Martini, ha parlato di “zone grigie”. Un modo per dire che il cardinale gesuita, specie a proposito di certi temi ritenuti più scottanti (aborto, eutanasia, orientamento sessuale) non sarebbe stato un esempio di granitica fedeltà alla morale cattolica. Ho avuto modo di parlarne spesso con lui e devo dire che non ho mai ascoltato una sola parola dissonante rispetto all’insegnamento della Chiesa. Il cardinale però era uno che si sforzava di capire le ragioni degli altri: da qui il suo stile, che non era quello di chi, con la sicumera del dottore della legge, lancia giudizi e marca le distanze, ma quello di chi, al contrario, si mette in ascolto e lavora per avvicinare. Se questo comportamento sia “grigio” o altro io non lo so. So soltanto che, dal confronto con il cardinale, ricavavo speranza. Speranza in un mondo più dialogante, più sereno, più luminoso, meno inacidito, meno violento.
A Martini piaceva andare in montagna e una volta mi confidò che arrivare sulla cima gli dava un senso di grande libertà. È bello, diceva, poter vedere la realtà circostante e scoprire che cosa c’è sull’altro versante, chi ci abita, come sono i paesi. La sua era curiosità, certamente, ma non solo. Era consapevolezza della complessità del mondo e dell’uomo. Una complessità alla quale il cardinale guardava con gratitudine, perché la creatura umana è letteralmente un miracolo, e davanti a un miracolo c’è la meraviglia, c’è lo stupore.
Ecco perché, percorrendo la via dell’Arcivescovado, ero contento, come adesso sono contento che sia diventata via Carlo Maria Martini. E penso che anche il cardinale lo sia. Non certo perché amasse essere celebrato, ma perché era affezionato a Milano e alla sua gente, una città che, persino nei momenti più bui, per lui è sempre stata ciò che Milano veramente è: non un luogo in cui arroccarsi e incarognirsi, ma una vera terra di mezzo, laboratorio di fraternità, luogo ideale per incontrare rispettosamente le diversità e metterle in dialogo.
Aldo Maria Valli

1 commento:

  1. Giusto dal palco poteva fare il discorso Scola . E' diventata la chiesa dei circensi di ogni spece e grado ; e anche il Pisapia per la serie : non ci siamo fatti mancare niente. jane

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