ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 18 aprile 2016

Chierioscura

Chieri e il convegno vietato. Nessun mistero, solo tanto squallore  

Sperare è umano. Speravamo di trovarci di fronte a una questione seria, a uomini che si comportano da uomini, a sacerdoti che hanno a cuore le anime dei fedeli. E invece, come sempre, sprofondiamo in queste piccole letamaie di pusillanimi, di preti felloni, di femminielli prepotenti e strepitanti.

zzzz3smmttdi Paolo Deotto
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Ricordate? Pochi giorni fa, giovedì 14 aprile, pubblicando l’articolo Il mistero di Chieri. Il convegno vietato. Motivazioni cercansi scrivevamo che era auspicabile che la Curia torinese chiarisse i motivi per i quali era stato vietato al parroco di San Luigi Gonzaga, a Chieri (TO), di ospitare nel salone parrocchiale una conferenza sul “gender” tenuta da Elisabetta Frezza, una delle persone più preparate su questo argomento, sul quale ha già tenuto decine e decine di incontri in diverse città.
Sperare è umano, dicevamo, e ricavarne delusioni è quasi sempre inevitabile. Anche in questo caso la Curia non si è preoccupata di emettere alcun comunicato ufficiale. Ringraziamo per la cortesia, e passiamo oltre.

Ci è capitato sotto gli occhi un articolo (in calce riportato) del Corriere di Chieri dal quale emerge un quadretto che definire desolante è dir poco. Ammesso e non concesso (non ce ne voglia l’articolista del giornale locale) che tutto sia riportato fedelmente, che non ci siano imprecisioni o omissioni, siamo di fronte a un teatrino in cui tutti i personaggi – salvo uno – recitano la stessa parte, pervasi dalla stessa preoccupazione: essere conformisti, non andare contro il vento che tira. Stare al calduccio e non rischiare.
Naturalmente saremo felicissimi di pubblicare smentite dalle quali emerga che in questo paese putrefatto e in questa chiesa di timidi dialogatori esistono ancora degli uomini.
La Curia, va subito detto, ha fatto sentire la sua voce, ma non per spiegare il perché del divieto, ma solo per farci sapere: 1) che esiste un responsabile diocesano per la “pastorale delle persone omosessuali”. Fantastico; speriamo che in questa “pastorale” qualcuno si ricordi di dire agli invertiti che se non smettono di peccare (la sodomia grida vendetta al cospetto di Dio) si scavano la fossa per l’inferno; 2) che tale responsabile afferma che per arrivare a capir qualcosa della faccenda del gender ci vuole un “contraddittorio” (Ossia: la Chiesa non ha verità da enunciare. Discute, anzi, dialoga. Confortante saperlo) e che “noi cattolici” abbiamo il “nostro punto di vista” sulla famiglia e dialoghiamo con chi la pensa diversamente. Chiaro, no? La Curia torinese ribadisce di non aver nulla da insegnare, ma solo un “punto di vista”. E dialoga. Come lo fa? Inutile chiederlo, è ovvio, lo fa “con serenità”.
Per cristiana carità, chiudiamola qui con la Curia. Loro si tengano la loro serenità, noi preferiamo tenerci la Dottrina, che in materia di famiglia e in materia di sodomia, non “dialoga”, ma insegna. Liberissimo poi ciascuno di accogliere o no gli insegnamenti della Dottrina e di decidere quindi se andare verso la dannazione o verso il Paradiso. Buon viaggio.
Ciò detto, passiamo all’articolista, il sig. Enrico Bassignana, che subito si preoccupa di usare una parolina che eviti anche il minimo sospetto su di lui. La parolina magica è “discussa”. Elisabetta Frezza diventa “la discussa Elisabetta Frezza” (ottava riga in apertura). Magari sarebbe stato garbato specificare “da chi” Elisabetta Frezza è discussa e anche informare il lettore sul lavoro che la stessa ha fatto, del tutto gratuitamente e con fatica e studio, e trovando insieme il tempo per badare a una famiglia numerosa, per far capire bene alle famiglie cosa sta succedendo nelle scuole. Mi pare giusto ricordare che proprio Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani sono state le prime due giuriste in Italia, e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario, a fare, ad esempio, un’approfondita analisi del decreto cosiddetto della “Buona Scuola”, mettendo in luce gli inganni e il gioco di scatole cinesi con cui il lavaggio omosessualista del cervello viene introdotto nelle scuole.
zzzzrohmPoteva poi mancare l’intervento dell’omosessuale di turno? Non sia mai. E così il sig. Massimo Palma, fondatore di un’associazione che, con grande fantasia, si chiama “Chieri Gaya”, dichiara, bontà sua, che loro, i femminielli locali, non avevano alcuna intenzione di dar fuoco alla chiesa. Bravi ragazzi. Certo, sarebbero intervenuti per fare qualcosa di “eclatante”, che so, ad esempio “baciare il proprio compagno durante la conferenza” oppure “intervenire per smontare le loro tesi”. Insomma, il sig. Palma fa parte di quella categoria che si considera depositaria del diritto di decidere chi può parlare oppure no, e quindi può tranquillamente programmare di andare a rompere le scatole a chi tiene una pubblica conferenza.
Dalla foto si direbbe che il sig. Palma sia un giovane. Chissà se ha studiato la storia e ha ma visto le foto di quei bei roghi di libri fatti dalle SA, abbreviazione di Sturmabteilung (letteralmente «reparto d’assalto»), la prima milizia del partito nazionalsocialista. Oppure le foto  dei negozi degli ebrei chiusi, con davanti una SA, fiera e impettita. Anche questi simpatici signori si arrogavano il  diritto di decidere chi era degno di esprimersi oppure no, fino ad arrivare ad arrogarsi il diritto di decidere chi era degno di vivere oppure no.
Del resto, non mancano altre affinità. Tra le SA l’omosessualità era diffusissima e il loro stesso capo, Ernst Rohm, era notoriamente un invertito. Quando nella famosa “Notte dei lunghi coltelli” furono sterminati i quadri delle SA, non fu un compito difficile per le SS che eseguirono il lavoretto, perché buona parte delle vittime vennero sorprese mentre non erano in grado di difendersi, perché impegnate in orgette tra maschietti.
Passiamo ad altro. Esce sul palco il sig. Massimo Battaglio, architetto, cattolico e omosessuale. Contento lui… Beh, il sig. Battaglio, nomen omen, è molto battagliero e guarda anche in avanti, non affronta i problemi solo a posteriori, come sarebbe lecito pensare. Rivendica di essere stato lui a chiamare in causa la Curia. Voleva evitare che il parroco si facesse “abbindolare”. E già, lui è cattolico, e quindi ci tiene al parroco. Bravo ragazzo. Del resto,la Curia, lo abbiamo visto prima, deve aver preso molto sul serio la battaglia del Battaglio. Anzi, ci scusiamo, ha preso le cose “con serenità”. Comunque il risultato si è raggiunto, e la conferenza non si è tenuta.
Poi, in questa strana commediola, nessuno si prende la responsabilità di dire “Cari signori, la conferenza l’ho vietata io!”. No, figuriamoci, questo sarebbe un discorso da uomini, pronti ad assumersi la responsabilità. Abbiamo parlato di atteggiamento da uomini, ma abbiamo visto chi c’è di mezzo, da chi fonda la “Chieti Gaya” all’architetto “cattolico omosessuale” alla Curia con la sua pastorale mirata…
Che pena!
E che pena, ci sia consentito, leggere la retromarcia del parroco che dichiara: “visto l’approccio dell’avvocato Frezza, col senno di poi non rimetterei a disposizione il salone”. Peccato che il parroco non abbia potuto vedere alcun approccio, considerato che all’avocato Frezza non è stato riconosciuto il diritto di parola.
Stia tranquillo, sig. Parroco, le è andata bene e la sua Diocesi, che ha un apposito ufficio per la pastorale degli omosessuali, la lascerà tranquillo. Si rilassi.
C’è anche una politichina locale, l’assessorina alle pari opportunità, la quale non perde l’occasione per sparare una frecciatina acida, ma con lei non vale la pena perdere tempo. Probabilmente spera di poter fare un po’ di strada progressista. Auguri.
L’unica voce fuori dal coro è il sig. Antonio Mignozzetti che dice “I don Abbondio hanno fatto carriera, da parroci di campagna sono stati promossi agli uffici curiali”. Che dirle, caro sig. Mignozzetti? Lei ha ragione, né il problema è solo della Curia torinese. Discutere “con serenità” di sodomia è una carta vincente per una tranquilla vita ecclesiale. Sia ben chiaro: per una tranquilla vita ecclesiale in questa strana neochiesa (anche volendo escludere, per buon gusto, qualsiasi conflitto di interessi in quella conclamata “serenità”…).
Squallore. Tutto ciò che resta dopo questa vicenda è un infinito senso di squallore. Una Curia che discute perché, evidentemente, non ha più nulla da insegnare, un parroco che fa retromarcia perché il quieto vivere è il bene supremo da difendere, i femminielli che decidono chi ha il diritto di parola e chi non l’ha.
La conferenza si farà, in altro luogo, ne siamo sicuri, e va fatta perché ai soprusi non bisogna mai cedere. Ma perché passi il fetore di marcio che emana da tutta questa vicenda ci vorrà del tempo, molto tempo.
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CORRIERE DI CHIERI  – clicca sull’immagine per ingrandirla
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zzzzcorchieri

–  di Paolo Deotto

http://www.riscossacristiana.it/chieri-e-il-convegno-vietato-nessun-mistero-solo-tanto-squallore-di-paolo-deotto/

E comincia la persecuzione dei cristiani. Dai medici.



I medici saranno obbligati a procurare aborti.  Sarà cancellato il diritto all’obiezione di coscienza.  E quelli che non vorranno uccidere, saranno espulsi dal Servizio Sanitario Nazionale, ossia perderanno il lavoro. E’ questo a cui mira la “pronuncia” del Consiglio d’Europa, che ha dato ragione ad un ripetuto ricorso – ebbene sì – della CGIL.  L’ex sindacato comunista “dei lavoratori”, avendo  abbandonato allo sfruttamento ipercapitalistico questi ultimi,  si ricicla come Mammana  Collettiva.  “Una sentenza importante”, ha plaudito la capo-mammana Camusso. La madama, a nome del suo sindacato, ha denunciato  l’Italia perché, dato l’alto numero di “medici obiettori”,  alle “donne” viene negato “il diritto all’interruzione di gravidanza – e questa è una “violazione della legge 194”  e del  loro “diritto alla salute” sancito dalla Carta Sociale europea (Art.11, diritto alla salute).
Per di più,  la Camusso ha denunciato che i medici  e infermieri abortisti soffrono di “discriminazione”.  Una tesi accolta come vera dal Consiglio UE, il quale  fa notare “che i medici che praticano l’aborto si limitano a rispettare la legge, per questa ragione ogni disparità di trattamento nei loro confronti è da ritenersi immotivata”.  Le “donne” poi, “costrette a recarsi in strutture distanti decine di km da casa o a rivolgersi al servizio privato”,  poverine, mettono “In pericolo la salute”.  Peggio: “ In molti casi la donna che intende esercitare un suo diritto abortendo viene dissuasa o spinta a desistere per via dei numerosi ostacoli”.

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Un manifesto per la persecuzione

Si tratta di pure e semplici menzogne, come  è costante da parte di questo organo ideologico che promuove il  totalitarismo della dissoluzione, ossia a  un sistema giuridico  chiuso e totale che renda obbligatorie per legge tutte le pratiche aberranti (dai “diritti”degli invertiti al gender) e  proibisca per legge. “l numero dei punti Ivg [interruzione volontaria della gravidanza, ndr.] paragonato a quello dei punti nascita, mostra che mentre il numero di Ivg è pari a circa il 20% del numero di nascite, il numero di punti Ivg è pari al 74% del numero di punti nascita, superiore, cioè, a quello che sarebbe rispettando le proporzioni fra Ivg e nascite. Confrontando poi punti nascita e punti Ivg non in valore assoluto, ma rispetto alla popolazione femminile in età fertile, a livello nazionale, ogni 5 strutture in cui si fa un`Ivg, ce ne sono 7 in cui si partorisce”. Così Avvenire: “Le interruzioni di gravidanza volontarie vengono effettuate nel 60% delle strutture disponibili”.Se gli aborti calano, è per la diffusione universale dei contraccettivi  e anche per lì isterilimento di una popolazione vecchia, o che non si può più sposare per la precarietà del  lavoro.  O che  non ha più motivi per riprodursi, avendo perso le risorse interiori   essenziali.

Genova, 14 05 2008 davanti all'ospedale galliera protesta di alcune associazioni e dei centri sociali per le parole del papa contro l'aborto e per la culla per la vita messa al galliera foto a&g
Femministe contro i medici obiettori

Ma  che importa?  Quel che dà veramente fastidio al sistema totalitario  è che in Italia ’80 per cento dei medici sono obiettori”:  son questi che vanno “obbligati” a   commettere il delitto che   rifiutano.  Il “diritto” all’aborto delle “donne”   vale di più del diritto dei sanitari all’obiezione.  Essi stanno violando “una legge dello Stato”! Ecco una “situazione gravissima” che deve finire.  Il loro preteso “diritto”deve essere calpestato. Non verrà più riconosciuto.
Naturalmente questa non è ancora una “sentenza”, come ha detto un po’ troppo presto la  Mamma Camusso non essendo il Consiglio un tribunale, né un ente chiaramente definibile. Ma è chiaro che si punta a quello: vietare per legge la reazione normale dello normali coscienze, e obbligarle a compiere l’atto aberrante che è un diritto delle “donne”.  Più indiscutibile e cogente del “diritto” di un’anima a non fare il male.
E  non è un caso che questa pseudo-“sentenza” sia stata diffusa  – e strombazzata dai media-  nel momento stesso in cui El Papa  emana la sua  “Amoris Laetitia”, anch’essa  laudatissima dai media.  In essa non si tratta  solo di ammettere all’Eucarestia i divorziati risposati;   come ha detto  un cardinale, Caffarra, “Si introduce una consuetudine che a lungo andare determina questa idea nel popolo non solo cristiano: non esiste nessun matrimonio assolutamente indissolubile” .  Già  in sé la questione è tale, che la maggior parte della popolazione  – non esclusa la maggioranza dei cattolici attuali –   non ne capisce la pericolosità, e plaude alla misericordia e alla carità di El Papa contro gli arcigni “farisei dal cuore chiuso”,  controllori “della lettera delle Legge contro lo spiritoLo si fa’ con un trucco di vecchia data, risalente al Concilio: si ribadisce la dottrina, in astratto, ma poi si ammette che “in certi casi”  concreti  sia possibile violarla; casi che nemmeno  vengono indicati, perché “ non ci si deve aspettare [ dalla Chiesa]  una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi”. Tutto è lasciato al discernimento personale, “al foro interno”; ciascuno giudichi da sé  se la sua convivenza   gli consenta di fare la Comunione. Ci sono un  sacco “di casi difficili e famiglie ferite”  che sono attenuanti.  E  «A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa» (§305),
Secondo un cardinale, questa è  “una porta secondaria abilmente occultata per profanare il Sacramento del Matrimonio e dell’Eucaristia”.  Secondo un altro, Schonborn l’ultra modernista (e grande elettore di Bergoglio),  «La mia grande gioia per questo documento  sta nel fatto che esso  supera l’artificiosa, esteriore, netta divisione fra regolare e irregolare».
Ma è esattamente ciò che vogliono e promuovono le centrali del totalitarismo della dissoluzione  come il Consiglio d’Europa e i suoi complici ‘democratici’, dalla Cirinnà alla Camusso: “cancellare la distinzione fra regolare e irregolare”, per poi obbligare all’irregolare anche chi non vuole.  In pratica, l’attitudine che ha indotto El Papa a dire:  la dottrina sul matrimonio è riconfermata, ma   sono possibili eccezioni, si applica – a maggior ragione – all’aborto.  Quanti “casi dolorosi”, “situazioni particolari” da giudicare”nel foro interno”  giustificano l’uccisione del bambino nel ventre dalla madre? Da giudicare “con misericordia” sapendo che Cristo non condanna mai  nessuno?
Per i medici credenti,  questo significa una cosa precisa quando verrà l’ordine di “obbedire alla 194 che è una legge dello Stato”,  altrimenti si sarà  espulsi dal Servizio Sanitario, non avranno da sperare in una difesa da parte della Chiesa Cattolica, ai cui comandamenti fanno  riferimento per legittimare la loro disobbedienza  civile.   Il loro diritto  (all’obiezione) diventa inferiore al “diritto delle donne all’aborto”; la libertà dei medici può venir conculcata in nome della  “libertà” di queste.  L’arbitrio ha il primato sul comandamento El Papa stesso potrà ritorcere contro i medici obiettori l’argomento che ha già fulminato contro i preti che esitassero a dare la Comunione ai risposati: “Un Pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone”. Così un medico sarà invitato a procurare aborti,  come  gli chiede la legge e la Camusso, “Perché è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato,  non si sia oggettivamente colpevoli”, a causa di “fattori attenuanti”  (sto citando frasi del  documento bergogliano).
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Se la convivenza adulterina viene definita dal documento papale «la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo» (Amoris laetitia, 303),  non si vede perché  anche l’aborto non sia “ciò che Dio sta chiedendo” alla ragazza-madre  rimasta incinta.
Ovviamente lo stesso vale per l’eutanasia. E perché non per la pedofilia?
Su questo comincerà la persecuzione dei medici e sanitari obiettori . Persecuzione per la fede.  Saranno discriminati e si farà pressione  si di loro, minacciandone la carriera e l’emolumento,  perché commettano gli atti che nella loro coscienza sono delitto e omicidio.  Del resto,i credenti sono ormai così pochi, che la loro testimonianza e le loro sofferenze non incontreranno alcuna simpatia nella società.  Anzi l’opinione pubblica sarà contro di loro in massa –  non c’è  nulla  di cui i poteri totalitari non possono convincere l’opinione pubblica con apposite tecniche, come si è visto nel caso delle “nozze gay”  e nella teoria del gender –  anche perché “disubbidiscono a Francesco”, che è così buono.
O forse non  se ne accorgerà nemmeno, l’opinione pubblica. Perché non si creda che il Totalitarismo della Dissoluzione  perseguiterà i cristiani  coi vecchi metodi, il colpo alla nuca o mandandoli a farli divorare  dalle belve al circo; non sono così ingenui. I nuovi martiri non avranno la gloria di spargere il sangue.  Del resto, come disse Hitler proprio dei cattolici, “non voglio dei martiri, preferisco degli apostati”.  Gli atti di apostasia potranno essere  innumerevoli, e ignorati, nell’apostasia generale dei popoli europei giunti al capolinea della loro storia. La  loro storia è infatti cristiana; finita quella, saranno calpestati come il sale divenuto insipido.  Un  continente che sé voluto liberare dalla sottomissione alle leggi di Dio, sarà sottomesso dai wahabiti,   e da loro riceverà la legge.

© Roberto Monaldo / LaPresse 08-03-2008 Roma Interni Manifestazione organizzata da Cgil, Cisl, Uil, in occasione della Festa della Donna Nella foto Manifestanti
Manifestazione Cgil, Cisl, Uil



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