ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 maggio 2016

E’ ancora così?

Domande amare di un vecchio cattolico 

… la Messa, non più “sacrificio”, diventa “assemblea”, incontro di popolo soltanto, e Nostro Signore? Pare che di questi tempi non sia più al primo posto, perché sostituito dall’io, l’io della vanità e della superbia…di Giovanni Lugaresi

E’ difficile, almeno per chi ha mente e cuore, non diciamo cristiani, ma umani, ergo… raziocinanti, capire e quindi accettare certi comportamenti, certe situazioni.
Allora, incominciamo con alcuni quesiti.
La Messa era al centro della vita cristiana: messa con tutto quel che ne discende. E’ ancora così?
Al centro della Messa non c’era il sacerdote; c’era Nostro Signore.
E’ ancora così?


Il sacerdote rinnovava in forma incruenta (in persona Christi) il sacrificio della croce.
E’ ancora così?
Se le risposte a questi interrogativi sono affermative, ne deriva che…
Per esempio: non ha senso la celebrazione del sacerdote coram populo, perché, appunto, al centro ci deve essere Nostro Signore.
Non ha senso che sull’altare della celebrazione non ci sia più il “Santissimo Sacramento”, nel quale Nostro Signore è presente in corpo, sangue anima e divinità.
Non ha senso che non ci si inginocchi quasi più durante la liturgia, e che si stia tanto seduti, a incominciare dal celebrante…
Non ha del pari senso che la Comunione veda i fedeli in piedi, in fila uno dietro l’altro come quando militari andavamo al rancio, e poi da parte del sacerdote deporre la particola (il Corpo di Cristo!) sulle mani dei comunicandi… Fra l’altro, non sta scritto da nessuna parte che ciò è consentito. Come e perché è nata e prosegue questa consuetudine? Ci risponda qualche prete e/o qualche vescovo.
Ancora, non ha senso che oltre al celebrante, la Comunione venga distribuita da un laico (spessissimo, laica). Anche questo non sta scritto da nessuna parte. E anche per questo, ci risponda qualche prete e/o qualche vescovo… Se si tornasse alle balaustre?!…
Come non sta scritto da nessuna parte che non ha più senso l’adorazione di Nostro Signore. Chi si avvicina all’Eucaristia, dovrebbe farlo in ginocchio, consapevole di Chi va a ricevere. Comunicarsi è cosa grande e inenarrabile: significa ricevere Nostro Signore in Corpo, Sangue, Anima e Divinità – secondo una vecchia “formula”, appunto. Oppure oggi fare la Comunione è diventato soltanto una rievocazione, una consuetudine “comunitaria”?
zzmssmttSe è ancora così, cioè se ricevere Gesù è quello che è sempre stato, perché i preti sgarrano? E perché i monsignori vescovi non si preoccupano di ciò?
Ultimo (ma non ultimo): il latino, mai eliminato, perché non dovrebbe tornare (anche) nelle celebrazioni del novus ordo – dall’Offertorio in poi?
Si è parlato tanto, a vanvera, a suo tempo, che il popolo di Dio non capiva il latino e che quindi era necessaria l’adozione delle “lingue volgari”. Ma, sempre ragionando da semplice uomo raziocinante, che cosa c’è da capire nel mistero? Il mistero va accettato o non accettato, ma non è comprensibile a mente umana. E’ il “mistero”, appunto.
Cattolico significa universale, ci è sempre stato detto. Allora, perché non usare una lingua universale quale il latino, “lingua della Chiesa”, mai cambiata? Il pregare con una voce sola, con un cuore solo, con una fede sola, dall’Australia alle Americhe, dall’Europa all’Africa, all’Asia: ecco l’unità, la nostra unità cattolica, cioè universale!
Il sapere che la messa celebrata in latino nell’ultimo paese della Marca Trevigiana è la stessa celebrata in un sobborgo di New York, per dire, personalmente mi darebbe gioia e maggiore consapevolezza del mio essere cattolico. Tutti, nel mondo, uniti (anche) dalla e nella messa, e dalla e nella stessa lingua…
E invece? Ognuno (parliamo di sacerdoti e di vescovi) va per la sua strada, fa quello che vuole. Non ci sono regole, disposizioni; il rituale (quello del novus ordo) viene pur esso disatteso, con preti che devono “spiegare”… Ma spiegare che cosa? Il mistero?
Il fatto è che la Messa non più “sacrificio”, diventa “assemblea”, incontro di popolo soltanto, e Nostro Signore? Pare che di questi tempi non sia più al primo posto, perché sostituito dall’io, l’io della vanità e della superbia….

Resistere al magistero liquido, senza cadere nell'abisso

di Enrico Roccagiachini

Sul suo pregevolissimo sito, Sandro Magister ha pubblicato, nel giorno della Madonna di Fatima, un pezzo che è davvero imperdibile: "Sì, no, non so, fate voi. Il magistero liquido di papa Francesco". 

Lo leggo e rileggo, perché mi sembra che colga proprio bene, senza nascondere nulla, ciò che sta accadendo, sotto i nostri occhi, nella Chiesa.
Ecco qualche passaggio particolarmente pregevole: "...Francesco fa proprio così. Non dice mai tutto ciò che ha in mente. Lo fa solo indovinare. E lascia correre le interpretazioni anche più disparate su ciò che dice e scrive. Che in colloqui privati si usi anche questo stile d'approccio, si può capire. Ma Jorge Mario Bergoglio lo esercita sistematicamente in pubblico, nei suoi atti di magistero ufficiale, anche quando tutti si aspettano che tiri le somme e dia una risposta chiara e definitiva".

E poi: "Rimettendo in discussione ciò che prima di lui appariva definitivo ha aperto un processo che dà pari cittadinanza alle opinioni più inconciliabili, e quindi anche ai riformisti più accesi. L'esempio forse insuperato di questa sua invenzione Bergoglio l'ha dato lo scorso febbraio, quando è andato in visita alla chiesa luterana di Roma (...). Una protestante sposata con un cattolico gli chiese se poteva fare anche lei la comunione, assieme al marito. E lui le rispose con una tale girandola di sì, no e non so da non lasciar capire, alla fine, quale conclusione trarre, se non questa: "È un problema a cui ognuno deve rispondere".

Ed ecco la conclusione: "Il cardinale Kasper ha capito benissimo come ora stanno le cose: "C'è libertà per tutti. In Germania può essere consentito ciò che in Africa è proibito". Con papa Bergoglio avanza un nuovo modello di Chiesa, liquida, multiculturale".

Questa lettura non può non indurre ad ulteriori riflessioni. Forse (apparentemente) un po' disordinate: ecco perché mi è venuto in mente il Liszt della Fantasia Après une lecture de Dante... Naturalmente, il paragone nasce e muore in un istante: non ho la pretesa di eguagliare con la tastiera del computer ciò che Liszt fece con la tastiera del pianoforte. Per cui sottopongo al clemente lettore solo una delle mie riflessioni, che si esprime con una domanda: in questa situazione di "magistero liquido", di "si, no, non so...", che cosa è determinante per "dettare la linea" nella Chiesa? Più radicalmente: che cosa determina ciò che vi accade in concreto?

La risposta è semplice: la forza. Si impone quell'interpretazione - e si fa la cosa - che è gradita a quanti sono più potenti, a chi è più forte. In questo modo, ciò che prevale non è la ragione (in base alla quale si dice e si fa quello che è vero e giusto), ma la volontà (unita alla forza, ovviamente), in virtù della quale prevale chi ha il potere di realizzare effettivamente le cose che vuole e che ha in mente. Ed è del tutto irrilevante che questa volontà possa essere insensibile al dogma, vale a dire a ciò la cui verità è già stata proclamata in modo irreformabile, proprio perché il piano della verità risulta irrilevante rispetto al piano della volontà. Voglio, posso e comando diventano gli unici parametri applicabili all'azione.

Vero e falso, buono o cattivo, giusto o ingiusto perdono ogni importanza, perché perdono ogni significato. Se non - forse - nel senso che vero, buono e giusto è ciò, e solo ciò, che vogliono i potenti: facendo della forza e della volontà gli ultimi e unici parametri di definizione della verità - ridotta, però, a mero strumento retorico di esercizio del potere.

Gli storici ci potranno dire se tutto ciò sia un fenomeno nuovo nella Chiesa, o se si sia già verificato in passato. È comunque certo che a noi tocchi convivere con una simile attualità, e decidere che fare. Attendiamo che quanti sono ancora sensibili alla verità - e ce ne sono - non si limitino anch'essi a farne un mero strumento retorico, e ci aiutino a scegliere il comportamento da tenere. Ma già sappiamo, in cuor nostro, e davanti alla nostra coscienza, che non ci sono alternative. Non si potrà che resistere, pregando di avere la capacità di farlo secondo il Vangelo: cioè di saper contrapporre alla volontà arbitraria dei potenti sempre e solo l'arma della verità nella carità. E di avere la forza di subirne le conseguenze. Preghiamo intensamente, dunque, di non essere indotti in tentazione, perché sappiamo di non essere santi.

È proprio questo che davvero deve spaventarci: la consapevolezza che in tempi così terribili è terribilmente facile farsi sedurre dal nemico, che - in luogo dell'umile resistenza in obbedienza alla verità e della santa indignazione -vorrebbe sprofondarci nell'abisso del ribellismo maligno, dell'astio rancoroso, delle recriminazioni e delle diffidenze reciproche, della sfiducia generalizzata e, in definitiva, della disperazione.
http://www.campariedemaistre.com/2016/05/resistere-al-magistero-liquido-senza.html

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