ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 2 giugno 2016

Din, don, down

Quelle chiese da archistar che non sono più chiese Scordatevi la riconoscibilità a distanza degli edifici religiosi: oggi le nuova chiese sono costruite secondo criteri architettonici finalizzati a nascondere lo scopo. Insomma, le chiese non sono più a forma di chiesa: col tetto a spiovente e il campanile con la croce sopra. Oggi se ne parla in un convegno della Cei.

Quando, anni fa, il fumino Vittorio Sgarbi disse che il medievale Duomo di Pisa era stato trasformato in un cesso un’ondata di indignazione nazionale ed ecclesiale si strinse a coorte a difesa dell’allora arcivescovo, che aveva autorizzato l’opera. Si trattava di un paio di artistici mezzi pulpiti scolpiti, di marmo e quasi cubici, piazzati davanti all’altare maggiore. 

In effetti, gli storici dell’arte sanno che su quell’altare stanno anche bronzei angeli settecenteschi, e affreschi rinascimentali campeggiano qua e là sulle pareti, perciò un tocco di moderno era del tutto coerente col mix di epoche. É tuttavia un fatto che, a chi entra, quei due cosi bianchi laggiù in fondo sembrano lì per lì proprio dei sanitari, e solo avvicinandosi si scopre che –ovviamente- non lo sono. Chissà se si discuterà anche di questo, magari incidentalmente, nel convegno internazionale “Viste da fuori” (da oggi al 4 giugno) organizzato dalla Cei (vescovi) e dal Cna (architetti) che si svolgerà, significativamente, al monastero di Bose e dibatterà di chiese moderne. 
L’articolo di Leonardo Servadio (del 29 maggio su Avvenire online) che lo annuncia è corredato da una foto della chiesa detta Resurrezione di Gesù a Sesto San Giovanni, un “gizmo” (gergo scientifico per dire “boh”) a strisce bianche e nere che non sfigurerebbe su Krypton (il pianeta natale di Superman). Tant’è che l’articolista si affretta a chiosare preoccupato: «Se il barocco fu interprete puntuale del Concilio tridentino, col proteiforme moderno ci troviamo di fronte a linguaggi lontani dalla tradizione, a volte incerti nel trasmettere il messaggio del Concilio Vaticano II». Per forza, dico io, dal momento che, se c’è una cosa incerta e magmatica, è proprio tale “messaggio”. L’incipit, poi, è perfettamente condivisibile: «C’era un tempo in cui si sapeva com’erano fatte le chiese: si riconoscevano a prima vista. Ma oggi come si distinguono nell’affastellarsi delle molteplici suggestioni architettoniche?». 
Bella domanda. Ma temiamo che neanche il convegno caverà un ragno dal buco, viste le interviste all’(arci)vescovo Bruno Forte e al (don) responsabile per la Cei dei Beni culturali & nuovi edifici. Con alate parole e circonvoluzioni semantiche essi dimostrano come e qualmente le cose non solo resteranno così, ma la direzione è ormai fissa, perciò scordatevi la riconoscibilità a distanza degli edifici religiosi. Se volete un saggio delle pezze giustificative andate a leggervi le magnificazioni, sulle riviste di architettura, della chiesa a strisce dell’ex Stalingrado d’Italia. 
La prosa è la solita che campeggia nelle didascalie dei quadri astratti: voi non ci capite niente, ma l’«esperto» vi spiega che quel che state guardando è bellissimo. L’ultimo intervistato nell’intervista è un liturgista, il quale così conclude: «Tra artisti, architetti e presbiteri si richiede una reciproca formazione, alimentata da momenti e luoghi di dialogo e di confronto». 
Par di capire, al di là, della retorica e forse anche delle (remote) intenzioni, che l’unico assente in tutto questo gran dialogo è il popolo bue. Al quale –si accettano scommesse- se venisse chiesto un parere magari direbbe che a lui le chiese piacciono a forma di chiesa. Sapete, quelle dei film western, col tetto a spiovente e il campanile con la croce sopra. 
Oppure, come le grandi cattedrali americane, che, nella patria della modernità, sono tutte gotico-replica. Sì, perché il senso comune popolare, chissà come mai, si è fermato lì, ai “secoli bui” per quanto riguarda la forma delle chiese. Qualcosa vorrà pur dire. Ma la Chiesa ha cessato da tempo di essere del cosiddetto “popolo di Dio”. Appartiene ai preti, è cosa loro, e guai a dirgli niente. 
di Rino Cammilleri02-06-2016

2 commenti:

  1. Al peggio non c'è davvero fine.
    Se la cantano e se la suonano tutta fra loro.
    E il fatto che questo convegno abbia luogo a Bose la dice lunghissima su da che parte tirerà il vento, e dove si dirigerà.

    "Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre suo con i santi angeli" (Mc 8,38)

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  2. Non basta la carta ! Per tener dietro a tutte le follie moderniste di Bergoglio e soci veramente, mi son detto, non basta la carta che abbiamo a disposizione. Questo pensavo dopo aver letto l'articolo su "Scholas Occurrentes" (pubblicato anche da altri blog cattolici), nella cui presentazione pontificia non viene MAI citato apertamente Nostro Signore Gesù Cristo, ed anche questo articolo sulla nuova chiesa modernista di Sesto San Giovanni, dedicata alla Redenzione di Cristo. Ma si possono ancora chiamare chiese questi assurdi edifici? e, sopratutto, si possono definire sacerdoti cattolici coloro che li commissionano ? Qui qualcosa non funziona più bene nella testa di questa gerarchia cattolica, o meglio ex cattolica. Il problema è sempre più grave ed evidente, ogni giorno di più. Per questo dicevo che non basta la carta per esprimere tutto lo sdegno e la disapprovazione che iniziative come queste (i nuovi, folli edifici sacri e questa "scuola non occorrente, non necessaria, massonica e non cristiana"). Veramente diabolica la strada sulla quale i preti si sono incamminati dal 1958 ad oggi, sempre più evidente la deriva luciferina del loro pensiero e del loro operato. Ma ci penseranno NSGC e la Sua SS.ma Madre, a rimettere le cose a posto, ne stiano certi lorsignori, sopratutto i pavidi preti, vescovi, cardinali, che non vogliono dichiarare apertamente al mondo il loro dissenso da quest'immane tragedia che ha sconvolto la Chiesa di Cristo dopo la morte di Pio XII:

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