Quando la Madre di Dio avvertì Stalin
L'apparizione della Vergine, Madre di Dio, protettrice della Russia,
e la lettera del Metropolita Elia a Stalin (l'evento che cambiò, in
parte, il corso della storia)
di Luciano Garolfi, Circolo Christus Rex
integrazioni e note a cura di Sergio Basile, Direttore "Qui Europa"
tratto da "Chiesa Viva" – Luglio-Agosto 2016 / pp. 18-21
La Vergine, Madre di Dio, protrettrice della Russia
Mosca – di Luciano Garolfi – Circolo Christus Rex, integrazioni e note a cura di Sergio Basile, Direttore "Qui Europa" – Durante il suo pontificato Benedetto XVI adempì al voto fatto daGiovanni Paolo II e, non potendo visitare la Russia, sussistendo ancora il veto imposto dalPatriarcato di Mosca, fece dono dell’icona al medesimo Patriarcato. Dopo la sua assenza secolare, la Vergine Madre di Dio, protettrice della Russia, tornò nella Cattedrale della capitale. Quando il 22 giugno 1941, la Germania attaccò l’URSS, Stalin non solo fu colto del tutto di sorpresa, ma cadde in una specie di catalessi: non si aspettava una simile mossa, soprattutto dopo la firma di un patto di non aggressione con la Germania che aveva iniziato a produrre buoni affari che procuravano valuta estera pregiata alle dissestate casse russe (malgrado la privatizzazione della Banca Centrale russa, sigillata dallo stesso dittatore comunista, nel 1935 e che aveva trasformato i cittadini da proprietari a debitori del loro stesso danaro, emesso dall'istituto centrale, nelle mani dei suoi fidi amici - Ndr). Soltanto il 3 luglio, il dittatore georgiano si decise a rivolgersi al popolo russo, denunciando il (presunto – Ndr) "tradimento di Hitler" ed incitando la nazione allaresistenza contro l’invasore. Ma la cosa davvero sconvolgente fu che questo discorso, trasmesso dalla radio, non iniziava con il canonico e obbligatorio “Compagni e compagne”, ma con un inusitato “Fratelli e Sorelle”. Fu uno choc per tutti e per i russi in primis. Stalin non era stato di certo conciliante nei confronti della religione: implacabile e sanguinaria era stata la persecuzione contro la Chiesa e tutti i credenti e praticanti, con una pertinacia davvero satanica (1).
Il Piano quinquennale dell'ateismo
Nel 1938 Stalin aveva fatto varare il “Piano quinquennale dell’ateismo”: entro il 1943, doveva essere chiusa l’ultima chiesa ed eliminato l’ultimo sacerdote. La religione era trattata dal Partito come l’economia, lo sviluppo, la produttività e quindi assoggettata ad una pianificazione quinquennale come la prassi richiedeva. La guerra si rivelò subito molto difficile e l’URSS, nonostante tutta la propaganda, non era assolutamente pronta ad affrontare un potenziale militare, organizzativo ed industriale come quello che aveva messo in campo la Germania. Ma quello che può sembrare buffo fu che proprio l’arretratezza e la disorganizzazione furono dei grandi alleati, per resistere alla perfetta macchina bellica del Reich. Le strade non asfaltate frenavano e impantanavano i camion ed i mezzi di trasporto veloci, i binari a scartamento ridotto, usato dalle ferrovie dell’URSS, dovettero essere tutti sostituiti con binari standard, e quindi con una spesa ed uno sforzo logistico organizzativo non indifferente. Ma Stalin non finì di stupire. Agli ufficiali dell’Armata Rossa fu ordinato di ritornare all’antica prassi dell’esercito zarista: l’assalto delle truppe veniva preceduto da un “Avanti con Dio” gridato dagli ufficiali. La cosa era controbilanciata dal Gott mit Uns (Dio con noi) che i soldati tedeschi portavano scritto sulle fibbie delle loro cinture: era tutto un tirare Dio dalla propria parte come se Egli avesse permesso una cosa simile, a due personaggi come Hitler e Stalin! (ma ovviamente il "dio" dei due criminali era il dio delle tenebre, il Nemico di Cristo e della SS. Trinità – Ndr).
La propaganda stalinista, nel "nome di dio"
Alle truppe fu assegnato un numero adeguato di cappellani che, teoricamente, non esistevano più perché cancellati sin dai tempi di Lenin. Ma la febbre religiosa proseguiva senza sosta e con misure sempre più sbalorditive: ben 20.000 chiese furono riaperte al culto e non in sordina, e con molta enfasi propagandistica furono riaperti al culto i monasteri della Trinità di San Sergio e quello delleTre Grotte a Kiev. Ciliegina sulla torta: il regime non aveva mai permesso che, dopo la rivoluzione, fosse nominato il Patriarca di tutte le Russie, quando all’improvviso la Pravda, cioè l’organo ufficiale del PCUS, riportò la notizia strabiliante: «Il Comandante Supremo delle Armate e Capo del governo ha espresso la sua comprensione alla proposta dei religiosi di eleggere un Patriarca e ha dichiarato che da parte del governo non verrà opposto ostacolo». Il tutto dopo un’udienza concessa da Stalin ad un delegazione di ecclesiastici, tenutasi al Cremlino:eccezionale macchina propagandistica, messa a punto al fine di confondere gli animi e ridare una sorta di credibilità di facciata ai nemiri "rossi" di Dio e dei popoli (Ndr).
La ratio della guerra? Lo sterminio di massa pianificato
La guerra diventa “guerra patriottica”, la propaganda soffia sempre di più sulla coesione, sull’identità, sul sacro suolo calpestato dai barbari invasori tedeschi: ovviamente sotto banco le intese tra Stalin e Hitler erano chiari, e l'obiettivo della guerra doveva esserwe semplicemente quello di fare più morti possibili (Ndr) (2). Essi a loro volta, come sempre, non riescono a sfruttare invece il malcontento ed il terrore che il regime comunista ha sparso a piene mani tra la popolazione ed invece di spingere sul discorso psicologico dell’essere dei liberatori, fanno di tutto per riaffermare che gli Slavi devono solo essere degli schiavi, un serbatoio di manodopera da quattro soldi per l’economia del Reich. Quindi, devono essere considerati esseri di seconda categoria senza diritti, appunto un’etnia di schiavi che con la forza dovevano essere sottomessi al dominio dell’ariano Herrenvolk, il “popolo di signori”. Senza polemiche, non mi pare che, tranne la formula più edulcorata, le cose siano cambiate gran che nel modo di fare politica ed economia, da parte della Germania di oggi verso i cosiddetti “partner” dell’UE (specie verso quelli di ceppo cattolico - Ndr). La situazione in cui si trovava l’URSS in quei momenti era davvero drammatica: la Wehrmacht stava avanzando trionfalmente ed inesorabilmente. Leningrado era sotto assedio, Stalingrado anche e le avanguardie tedesche vedevano lo sciabordare della contraerea che illuminava i cieli di Mosca.
(2) Vedi qui:
C’era poco da stare allegri!
Quindi, il richiamo alle origini ortodosse e il ritorno al binomio Santa Madre Russia e fede ortodossa poteva sembrare un’astuzia giocata da Stalin per creare quel cemento che il comunismo aveva dissolto e combattuto con ogni mezzo. (…) Edvard Radzinskij, scrittore, drammaturgo e storico, discendente di una famiglia dell’antica nobiltà russa, si è occupato in particolare delle memorie storiche della nobiltà, estintasi in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre. Egli è anche noto per l’attività televisiva e per i documentari storici, nonché per importanti biografie di Rasputin, dello Zar Nicola II e di una monumentale di Stalin, uscita nel 1997. Una persona quindi al di sopra di ogni sospetto: bene Radzinskij ha consultato e visionato centinaia di documenti degli archivi dell’ex URSS ed è arrivato ad alcune conclusioni importanti. La prima è che Stalin sembrava stesse preparando un attacco preventivo contro la Germania, ma aveva bisogno di tempo per organizzarsi, quindi l’Operazione Barbarossa gli avrebber scompaginato i piani… Radzinskij scopre ben altro negli archivi russi: dietro alle nuove "scelte filo ortodosse" di Stalin si sarebbe nascosto un fatto inusitato: un’Apparizione della Santissima Vergine ad un asceta ortodosso. Spostiamoci in quel coacervo e punto di incontro di religioni che è il Libano.
Il metropolita Elia e l'apparizione della Vergine Maria
I cristiani ortodossi, cioè la seconda componente religiosa più rilevante dopo i cattolici (con i cattolici hanno in comune il credo nella transustanziazione eucaristica: l'Eucarestia vero corpo e sangue di Cristo - Ndr), avevano per metropolita un certo Elia, asceta molto venerato e rispettato dalla sua comunità; insomma, uno di quei santi religiosi che suscitano attorno a sé la religiosità e la voglia di soprannaturale della gente. Di lui non si conosce che il nome e altre notizie certe non ce ne sono. Elia, davanti al disastro che si stava profilando per la Russia, decise di fare quello che ogni coerente credente dovrebbe sempre fare: si chiuse in preghiera nella cripta della sua cattedrale.Per tre giorni e tre notti rimase in ginocchio senza fare altro che pregare: niente cibo, niente sonno, ma solo intensa e profondissima preghiera rivolta alla Santissima Madre di Dio. È giusto dire che Elia non aveva assolutamente alcuna simpatia né per il comunismo, né tanto meno per Stalin, nonostante tutto, per lui ortodosso, il suo paese d’origine restava sempre la Santa Madre Russia e Mosca sempre la Terza Roma ed entrambe non dovevano essere violate da stranieri. Durante il suo totale abbandono alla preghiera, il terzo giorno, ebbe una visione: in una colonna di fuoco gli apparve proprio la Madonna, la Regina del Cielo e della Terra, che lui aveva invocato con tanta fede e tanto ardente passione. La Vergine Santissima fu chiarissima: «Bisogna riaprire in tutta la Russia chiese e monasteri. I sacerdoti devono essere liberati dalle loro prigioni. I russi non cederanno a Leningrado se porteranno in processione l’icona, così venerata di Kazan. Questa deve poi essere onorata anche a Mosca e a Stalingrado».
La lettera a Stalin
Elia non ebbe un attimo di esitazione e scrisse una lettera in cui raccontava quanto gli era accaduto e quale fosse la strada per salvare la Russia. Poi fece recapitare la lettera all’Ambasciata sovietica a Beirut. La lettera subito inoltrata arrivò nelle mani del Maresciallo Boris Michajloviè Saposnikov che era il capo di Stato Maggiore dell’Armata Rossa. Costui, senza indugi, presentò la missiva a Stalin e disse che era degna di fede e che quanto richiesto dovesse essere immediatamente messo in atto. Saposnikov non nascondeva di sentirsi credente ortodosso anche se non praticante: e come poteva farlo, anche volendolo, se le strutture della chiesa erano state scompaginate e devastate dal furore ateo ed antireligioso del dittatore comunista? Nonostante tutto, Stalin lo perdonò e lo aveva in grandissima stima ed aderì a quello che il Maresciallo gli chiedeva di fare. Vista la situazione che costava provare anche con Dio? All’improvviso, tra lo stupore di tutti, nella Leningrado assediata dai tedeschi e quasi allo stremo, riapparve, da un magazzino in cui era finita insieme ad altre immagini sacre, la veneratissima icona della Madre di Dio di Kazan, con un lungo e tormentato viaggio, raggiunse un’altra città sotto assedio tedesco; città che assumeva un valore altamente simbolico in quanto portava il nome del temutissimo Primo Segretario del PCUS: Stalingrado.
L'icona in volo sopra Stalingrado
Qui sembra che, essendo impossibile portare l’icona in città, essa fu fatta volare su di un aereo sopra il perimetro di Stalingrado senza che l’aereo stesso subisse danni o fosse stato messo a rischio di abbattimento, seppure i combattimenti infuriassero violentissimi e in modo feroce. La guerra all’improvviso cambiò corso e la vittoria arrise all’Armata Rossa. La svolta favorevole alla religione, durante la guerra, non fu rinnegata nemmeno a vittoria ottenuta. Un certo grado di repressione fu sempre esercitato, ma la persecuzione si attenuò. Quanto poi al “piano quinquennale” per l’estirpazione della fede: bèh, quello sparì del tutto e nessuno ne parlò più. Nel 1947, al metropolita Elia fu addirittura assegnato il premio Stalin, il Nobel sovietico tanto per intenderci, premio che veniva ogni anno conferito ad artisti, scienziati, ma anche a coloro che avessero reso “importanti servizi all’Unione Sovietica ed alla causa del socialismo”, come appunto era specificato negli atti di fondazione del premio stesso.
Il diavolo e l'acqua santa: un piccolo grande miracolo
L’assegnazione di questo prestigioso riconoscimento ad un illustre sconosciuto e per di più ad un religioso, destò stupore e tutti, soprattutto nelle alte sfere, cominciarono a porsi delle domande su cosa praticamente avesse fatto costui e quali servigi avesse reso all’URSS: nessuno conosceva e mai conobbe il risvolto dell’apparizione mariana che costui aveva avuto. Ovviamente, Stalin si guardò bene da diffondere e dichiarare i motivi del conferimento fatto a quel religioso. Il metropolita, molto più coerente con le proprie idee, ringraziò cortesemente, ma rifiutò il premio, e chiese che la grossa somma di denaro che veniva elargita ai vincitori, fosse impiegata per soccorrere i piccoli rimasti orfani a causa della guerra. Anzi fece molto cristianamente di più: promosse una colletta tra i suoi fedeli che inviò poi a Mosca, chiedendo che venisse aggiunta alla somma del premio. Stalin aggiunse altro denaro ed eseguì alla lettera i desideri del metropolita Elia: quei soldi arrivarono veramente ai piccoli rimasti orfani, per alleviare la loro tragica situazione.
Comunismo e Nazionalsocialismo: “come la peste ed il colera”
Imperscrutabili sono i progetti di Dio e spesso prendono strade che noi nemmeno oseremmo pensare. Tuttavia, questa misteriosa vicenda è normale che ponga ad ogni fedele cristiano degli interrogativi. È vero, come ebbe a dire Papa Pio XI, che, condannando sia il Comunismo che il Nazionalsocialismo, li definì “come la peste ed il colera”. Il principio del libero arbitrio non era di certo messo in discussione e se il dittatore georgiano si fosse rifiutato di ascoltare quanto gli proponeva Saposnikov, forse la storia avrebbe potuto prendere anche una direzione diversa... (magari ancor più drammatica – Ndr). Sta di fatto che, dopo quest’episodio, la condizione dei cristiani in Russia migliorò e le persecuzioni brutali cessarono.
I russi, malgrado le atrocità di Stalin e del Comunismo, conservarono la fede
Messori scrive: «A noi non resta che accettare i fatti. Certi che la Provvidenza e Maria – che ne è il portavoce, in questo come in tanti altri casi – sanno ciò che è meglio per il bene degli uomini, soprattutto tra tante sofferenze, come le guerre, create proprio dagli stessi uomini». Ora la venerata icona della Santa Madre di Dio di Kazan è tornata a casa e dalla Cattedrale di Mosca è esposta all’adorazione del suo popolo che, nonostante i lunghi e duri anni di ateismo comunista, non ha perduto la fede. Sicuramente la sua presenza preserverà la Santa Madre Russia da altri pericoli e sventure.
La Vergine di Kazan: un curioso aneddoto (25 novembre 2013)
Il Presidente russo era stato ricevuto in Vaticano dal Papa, il 25 novembre del 2013. Putin gli fece dono di una riproduzione della Vergine di Kazan; dopo le foto di rito il Pontefice, sempre sui generis nei comportamenti, stava allontanandosi dal tavolo dove erano appoggiati i regali. A quel punto Putin si permette di testimoniare la sua fede anche se di fronte a lui vi è il capo della Cattolicità, ed interviene: «Lo ha fermato chiedendogli: “Le piace l’icona?”. E, non appena Bergoglio ha chinato il capo per rispondere affermativamente, Putin si è fatto il segno della croce, secondo l’uso ortodosso, e ha baciato l’icona mariana. Un gesto che, subito dopo, è stato (giocoforza) imitato anche dal Pontefice». (…) Anche questo è un segno ed una piccola grande vittoria della Signora del Cielo e della Terra: il Papa è solo il custode del Depositum Fidei, non certo il padrone del medesimo ed a suo piacimento non ha nessuna possibilità di stravolgerlo o modificarlo. La Vergine Santissima veglia comunque sulla Chiesa, su di lui e su tutto il popolo cristiano.
Luciano Garolfi, Circolo Christus Rex
integrazioni e note a cura di Sergio Basile, Direttore "Qui Europa"
Partecipa al dibattito - Redazione Quieuropa - infounicz.europa@gmail.com
Quando la Madre di Dio avvertì Stalin
Martedì, 28 Giugno, 2016– di Luciano Garolfi – Circolo Christus Rex -
( tratto da "Chiesa Viva" – Luglio-Agosto 2016 / pp. 18-21 )
Storia e Religione
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.