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sabato 25 giugno 2016

Una censura che oggi riguarda la fede

Dalla California a Cagliari (passando per Valencia…)
In queste ore mi hanno colpito tre notizie, che dimostrano come il modo di pensare cattolico, e la possibilità di esprimerlo liberamente nel mondo occidentale trovi crescenti difficoltà. Un fatto che solo fino a qualche anno fa appariva remoto, come possibilità, se non impensabile.

In queste ore mi hanno colpito tre notizie, che dimostrano come il modo di pensare cattolico, e la possibilità di esprimerlo liberamente nel mondo occidentale trovi crescenti difficoltà. Un fatto che solo fino a qualche anno fa appariva remoto, come possibilità, se non impensabile. 

Attenzione, però: quelle che sono situazioni che paiono riguardare i cattolici in realtà interessano tutti, perché vanno a incidere sulla libertà di professare liberamente le proprie convinzioni, e viverle, senza limitazioni. Una censura che oggi riguarda la fede domani può colpire altrove, senza difficoltà. In California le Chiese sono obbligate a finanziare gli aborti a causa di una decisione dell’amministrazione Obama. E’ nota la posizione della Chiesa per quanto riguarda l’aborto volontario. Non entriamo qui nei dettagli tecnici; ma in buona sostanza l’amministrazione Obama non ha voluto applicare quello che si chiama il Weldon Amendment, cioè una legge federale che protegge i diritti di coscienza. Ovvia la protesta dei vescovi: il card, Donal e l’arcivescovo Lori, presidenti del Comitato per le libertà religiose della onferenza episcopale hanno dichiarato che in questo modo “La decisione amministrativa omette di difendere non solo i diritti alla vita e la libertà religiosa, ma anche la volontà del Congresso e la regola della legge”, e chiedono come “rimedio per la non volontà dell’Amministrazione di adempiere alle sue responsabilità che il Congresso passi l’Atto per la Protezione della Coscienza”.  

 
La seconda è una buona notizia. Il cardinale di Valencia, Antonio Canizares, detto anche “il piccolo Ratzinger”, è stato prosciolto da un giudici spagnolo, perché parlando di un “impero gay” stava solo esercitando la sua libertà di espressione. In un’omelia del 13 maggio il presule, parlando delle difficoltà della famiglia, diceva. “Abbiamo legislazione contraria alla famiglia, l’azione di forze politiche e sociali, con in più movimenti e azioni dell’impero gay, di idee come il femminismo radicale o quella più insidiosa di tutti, la teoria del gender”. Per la Chiesa la teoria gender significa in sostanza quel movimento culturale che sostiene che le differenze fra i sessi sono un costrutto socio-culturale e non un dato di natura. Canizares era stato denunciato da un’associazione LGBT di Valencia, perché le sue parole sarebbero state “piene di odio omofobico e sciovinistico”. Meno fortuna del cardinale ha avuto invece don Massimiliano Pusceddu, un giovane e molto attivo sacerdote di Cagliari, sottoposto nei giorni passati a un attacco mediatico violentissimo, perché avrebbe detto in un’omelia che “i gay devono morire”. Don Pusceddu non aveva detto niente del genere; in realtà aveva criticato la legge sulle unioni omosessuali, e le adozioni per queste coppie, citando la lettera di San Paolo ai Romani.  
San Paolo concludeva la sua critica ai rapporti sessuali di questo genere dicendo: “E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa”. Per i giornali da questo a dire che don Pusceddu aveva detto che “i gay devono morire” è stato un passo presto fatto. L’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, dopo giorni di silenzio ha preso posizione. Ma non, come ci si sarebbe potuti aspettare, per mettere le cose al loro posto, dire che don Pusceddu era innocente dell’accusa, e si era limitato a citare un testo che viene considerato ispirato. No. Ha chiesto scusa a chi potesse essersi sentito ferito, ha imposto al sacerdote un congruo periodo di silenzio (niente dichiarazioni, omelie e chiusura del canale Youtube dove faceva catechesi). L’unico – velato – accenno al fatto che forse il sacerdote era innocente bisogna cercarlo alla fine del comunicato: “A tutti chiedo di pregare ogni giorno per i sacerdoti, per chi sbaglia, per chi è accusato talora ingiustamente, (nostra sottolineatura) e specialmente per i tantissimi che ogni giorno in silenzio servono il Signore e i fratelli, affinché non si scoraggino e sentano sempre vicino il Signore Gesù, specialmente quando respirano ostilità e incomprensione”.  
MARCO TOSATTI
24/06/2016
MARCO TOSATT
 

I
24/06/2016
                 

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