ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 17 luglio 2016

Era un riformatore, come lui?

(Riccardo Maccioni) Una frase perentoria, inequivocabile, persino ruvida nella sua chiarezza. «Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore ». E ancora: la Chiesa di allora «non era proprio un modello da imitare, c' era corruzione, mondanità, attaccamento ai soldi e al potere. Per questo lui ha protestato ». Il 26 giugno, sul volo che lo riportava a Roma dall' Armenia, il Papa ha parlato del suo prossimo viaggio 'ecumenico' in Svezia, proponendo una lettura storica della Riforma, di cui nel 2017 ricorrono i 500 anni.Un' interpretazione, che senza negare le differenze né sminuire le tragiche conseguenze prodotte dalla frattura nel cristianesimo d' Occidente, offre un deciso sostegno al dialogo. Per dirla in altro modo, la storia, i fatti, non possono essere cancellati, però si può trarne insegnamento. Cancellare i veleni che si portano dietro, ammettere le colpe, è un deciso passo avanti sulla strada del risanamento, nel senso della purificazione della memoria, sulla via della comunione. Significa impegnarsi in quel cammino che ha portato la ricerca cattolica del XX secolo a non considerare più Lutero semplicemente come 'l' eretico' colpevole della divisione ma a riscoprirne il fervore religioso e l' intensa vita di preghiera. Passo successivo, figlio soprattutto del confronto sistematico con Tommaso d' Aquino, è la volontà di comprendere meglio la teologia di Lutero collocandola pienamente nel suo contesto storico e spirituale. Una visione d' insieme, un' analisi interpretativa in cui si colloca anche l' ultimo libro del cardinale Walter Kasper.
In "Martin Lutero: Una prospettiva ecumenica" (Queriniana Edizioni, 80 pagine, 8 euro) l' autore, già presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell' unità dei cristiani, sottolinea la necessità di liberare la figura del Riformatore dalla «monopolizzazione di interessi di parte, tanto di ieri quanto di oggi» e invita «a porsi serenamente» in suo ascolto. «In passato - spiega Kasper - i cattolici hanno considerato Lutero come il grande eretico, colui che ha spaccato la Chiesa provocando effetti molto negativi, grandi sofferenze in Europa. In un' atmosfera più ecumenica studiosi come Josef Lortz, Hubert Jedin, ma anche molti altri, hanno intrapreso una revisione di questa immagine unilateralmente negativa, riconoscendo come nel Tardo Medioevo una riforma della Chiesa fosse urgente e sostenendo che la responsabilità, il dolore di vedere una riforma divenire 'la' Riforma che ha spaccato la cristianità, non può essere attribuita a una parte sola». Nel libro lei sottolinea come Lutero non fosse ecumenico, né potesse esserlo. «Non lo era e non lo erano neppure i suoi avversari. Era un uomo del suo tempo, ancora radicato nel Medioevo, che non riconosceva il valore di una società pluralista e tollerante verso la convivenza di religioni e di Chiese diverse. La sua polemica fu dura non solo contro il Papa come anticristo, ma anche contro i giudei e i turchi, gli anabattisti e gli entusiasti. Oggi invece la libertà religiosa, la tolleranza, il dialogo sono considerati essenziali per la convivenza pacifica nella nostra società e nel mondo». A una lettura più autentica di Lutero, a una sua nuova comprensione ecumenica ha certamente contribuito la testimonianza dei Papi. Abbiamo detto di Francesco, non si può dimenticare il viaggio di Benedetto XVI, nel 2011 a Erfurt dove ha sottolineato come la persona e la teologia del padre della Riforma, rappresentino una sfida spirituale e teologica per i cattolici. «Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno riconosciuto l' istanza religiosa di Lutero, la centralità, nella sua vita, della questione su Dio e su Gesù Cristo. La rottura tra le Chiese del resto non è stata mai totale, è rimasta una base comune, pilastri su cui oggi possiamo costruire ponti. Innanzitutto, tramite il Battesimo, malgrado ciò che ci divide, siamo cristiani, fratelli e sorelle fondamentalmente uniti nel corpo di Cristo. Tanto che oggi anche noi cattolici cantiamo alcuni inni di Lutero». Il clima è cambiato, dalla polemica si è passati al dialogo. Che non significa dimenticare le diversità. «Inutile dire che il dialogo ecumenico non nega le differenze. Anzi per dialogare è necessario che le persone siano convinte di quel che sono, disponibili però ad ascoltarsi, a imparare le une dalle altre. In questo modo il vero dialogo, come l' ha definito Giovanni Paolo II, è uno scambio non solo di idee ma di doni. Significa che possiamo arricchirci a vicenda. Per esempio i cattolici hanno imparato dagli evangelici l' importanza della Parola di Dio e della Bibbia, i protestanti hanno imparato dai cattolici l' importanza del simbolismo sacramentale e della liturgia». Differenze, però ne restano ancora.. «Sulla controversia più accesa di allora, quella sulla giustificazione del peccatore abbiamo raggiunto un fondamentale consenso. Nondimeno ci sono ancora punti controversi, in cui abbiamo raggiunto avvicinamenti importanti, ma non ancora un consenso sufficiente. Penso alla comprensione della Chiesa e del sacerdozio ministeriale, al ministero petrino, alla venerazione della Madonna e dei santi». Il 500° anniversario della Riforma viene visto come un' occasione importante per far crescere la comprensione e la collaborazione reciproche. Cosa dobbiamo aspettarci dal viaggio del Papa a Lund, in Svezia, il prossimo 31 ottobre? «La riscoperta di Lutero va inquadrata nell' Anno della misericordia, misericordia tra cristiani e con gli uomini del nostro tempo che soffrono per i conflitti e sono bisognosi di riconciliazione e pace. In questo senso l' incontro di Lund sarà un segno fortissimo di come le Chiese oggi siano impegnate per la causa dell' unità e della pace». Siamo partiti dalla nuova lettura che il XX secolo ha dato di Lutero, dal desiderio di rinnovamento e conversione che portò avanti. Forzando un po' il linguaggio e le immagini, le sue potrebbero rientrare tra le istanze della nuova evangelizzazione? «Nel nostro tempo fortemente secolarizzato ciò che allora era patrimonio comune delle società, la fede in Dio, in Gesù Cristo, l' importanza dei comandamenti, non è più condiviso da tutti, anzi, talvolta è seguito solo da una minoranza. In molti Paesi i cristiani sono oppressi e perseguitati non perché cattolici, protestanti o ortodossi, ma semplicemente perché sono cristiani. Papa Francesco parla di ecumenismo del sangue. In questa situazione la nuova evangelizzazione è una sfida comune. Giustamente il Concilio Vaticano II ha ribadito che la divisione dei cristiani «danneggia la più santa delle cause», l' evangelizzazione appunto, «la predicazione del Vangelo a ogni creatura».


 L'eresia che ha distrutto l'unità culturale e spirituale europea.
Il disprezzo dei sacramenti, una delle ragioni della inconciliabilità.

LA MESSA DI LUTERO


Il cuore della liturgia cattolica è costituita dal Sacrificio della Croce di Cristo per la salvezza dell’uomo.
Questo Sacrificio si rende sempre presente, allora come oggi, nella celebrazione Eucaristica ed è destinato a rimanere attraverso i secoli nel modo in cui Gesù stesso l’aveva istituito, contemporaneamente al sacerdozio.
Nell’ultima Cena Egli, non solo ha istituito il sacerdozio, ma lo ha fatto in vista del proprio Sacrificio, poiché esso costituisce la sorgente di tutti i meriti, di tutte le grazie e di tutta la ricchezza della Chiesa.
Quindi non si può comprendere il sacerdozio senza il Sacrificio, poiché il sacerdozio è fatto per il Sacrifico. In questo Gesù stesso è voluto essere anche la Vittima.
Senza la reale presenza di Gesù non può esserci la Vittima e neanche il Sacrificio.
Tutto è unito: presenza reale, Vittima e Sacrificio. Questa (in estrema sintesi!) la liturgia cattolica.
Veniamo a Lutero. Il monaco tedesco, volendo colpire il sacerdozio, diede un colpo definitivo anche a tutta la Chiesa.
Egli sapeva bene che, venendo meno il sacerdote, sarebbe sparito anche il sacrificio e, conseguentemente, anche la vittima e quindi la fonte di tutte le grazie della Chiesa.
Lutero era persuaso che non ci fosse differenza sostanziale fra i preti e i laici, ma che tutti costituissero un “sacerdozio universale”.
Questo era il primo di “tre muri” che circondavano la Chiesa e che, secondo Lutero, dovevano essere abbattuti.
“Se un Papa o un vescovo – sosteneva Lutero – da l’unzione, fa delle tonsure, consacra o da un abito differente ai laici o ai preti, crea degli imbrogli”. Tutti, di fatto, sono consacrati nel Battesimo e, dunque, non può esistere un sacramento speciale per i preti.
Il secondo muro da abbattere era la transustanziazione.
Nella messa luterana viene rifiutata in toto l’idea di “sacrificio” e con essa di vittima e di presenza reale.
Rimane la sola presenza spirituale, un ricordo, tanto che la Messa non può essere indicata più come un Sacrificio ma solamente con i termini di Comunione, Cena, Eucarestia.
Secondo le parole del Vangelo “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” si compie la vera e sola Messa. È per questo che Lutero rifiutò da subito la celebrazione di messe private perché mancanti della comunione col popolo.
Per Lutero l’Eucarestia era “Sacramento del pane” e non più Sacrificio, considerato, ormai,  come elemento di corruzione.
Il terzo ostacolo era rappresentato dal valore espiatorio del Sacrificio della Messa.
Sempre secondo il monaco ribelle l’Eucarestia è un “Sacrificio di lode” ma non un “Sacrificio di espiazione”.
Quindi l’unico scopo della Messa diventa, per Lutero, solamente quello di rendere grazie a Dio.
È dentro questa lettura che oggi alcuni protestanti parlano ancora di “Sacrificio”, ma non come un Sacrifico che rimette i peccati, ma di semplice ringraziamento per l’opera di Dio.
Questi cambiamenti di sostanza hanno generato modificazioni anche nella forma come l’orientamento (coram populo) del sacerdote durante la Consacrazione, l’introduzione della lingua volgare, la Comunione ricevuta sulla mano.
Per non parlare anche delle conseguenze in campo artistico e architettonico. La chiesa concepita come Domus Dei, nella quale tutto (altare, pareti, affreschi, materiali, uso della luce, ecc…) deve parlare di Dio, lascia spazio, nel mondo protestante, ad edifici essenzialmente sobri, se non vuoti di decorazioni e raffigurazioni sacre.
“Scompare – ricorda Francesco Agnoli – il tabernacolo, segno della Presenza divina; scompaiono spesso reliquie, santi e Madonne, abitatori della simbolica città di Dio, la Gerusalemme Celeste; non servono più, a rigore, la pianta a croce, la posizione ad Oriente, l’abside, il coro, il ciborio. […] Anche l’altare perde il vecchio significato e la vecchia forma: diviene mensa, solitamente semplice tavola, non più sopraelevata, distaccata da scalinate e balaustre, bensì posizionata in modo da creare un rapporto più diretto, partecipativo, comunitario, fra celebrante e popolo”.
Un generale e diffuso sentimento iconoclasta si diffonderà nel mondo protestante, soprattutto verso le immagini della Vergine e dei Santi, un ripudio verso questi ultimi, è bene ricordarlo, “che nasce – sempre secondo Agnoli – dal terribile pessimismo antropologico luterano, secondo il quale l’uomo non è capace di compiere alcunché di buono, ma è solo e soltanto un peccatore, senza libertà, conteso tra Satana e Dio”.
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Per approfondire:
1- Roberto Coggi O.P.: RIPENSANDO LUTEROBiografia sintetica e completa di Martin Lutero, vista nei suoi rapporti con Roma, con Calvino e Zwingli. Padre Roberto Coggi approfondisce anche l’analisi del libro di Lutero intitolato «De servo arbitrio» e quindi tutto il problema della libertà umana. Poi, esamina il concetto di «salvezza dell'anima» nella sua dottrina e la natura della fede.
Il libro si conclude con la riproduzione della Bolla Exsurge Domine, con la quale papa Leone X condannò le «quarantuno proposizioni» di Lutero; di alcuni brani Decreto «Sulla giustificazione» votato dal Concilio di Trento; e infine della «Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione» votata dalla Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale.
2- Mons. Leon Cristiani: La rivolta protestante. "Chi oggi parla di ‘protestantizzazione’ della Chiesa cattolica, intende in genere con questa espressione un mutamento nella concezione di fondo della Chiesa, un'altra visione del rapporto fra Chiesa e vangelo. Il pericolo di una tale trasformazione sussiste realmente; non è solo uno spauracchio agitato in qualche ambiente integrista. […] Il protestantesimo è nato all'inizio dell'epoca moderna ed è pertanto molto più apparentato che non il cattolicesimo con le idee-forza che hanno dato origine al mondo moderno. La sua attuale configurazione l'ha trovata in gran parte proprio nell'incontro con le grandi correnti filosofiche del XIX secolo. E' la sua chance ed insieme la sua fragilità questo suo essere molto aperto al pensiero moderno" (Card. J. Ratzinger, Rapporto sulla Fede, cap. XI, ed. Paoline 2005).
3- Altri Cinque libri sono scaricabili gratuitamente da totustuus.it nella sezione apposita: http://www.totustuus.it/modules.php?name=Downloads&d_op=viewdownload&cid=28
 Celebriamo il 1517 di Sant'Ignazio, non di Lutero Per un curioso disegno della Provvidenza, proprio il 1517 è l'anno in cui il giovane Sant'Ignazio di Loyola lascia la vita agiata e mondana, iniziando un cammino che - passando per l'eroica difesa in armi di Pamplona - si concluderà con la stesura degli Esercizi Spirituali sotto l'ispirazione della Vergine Maria. Così, proprio mentre lo spretato Lutero, vigliacco e sporcaccione, dava inizio alla più immonda rivolta contro il Redentore, nella solitudine della grotta di Manresa Nostra Signora forgiava il suo campione: la spina dorsale della vera riforma, la Riforma cattolica. Celebriamo dunque i 500 anni di Sant'Ignazio di Loyola!  L'Europa pretenda le scuse da tutte le sette luterane!

La cosiddetta “contro-riforma”. Vera riforma e trionfo di santità

da: Il settimanale di padre Pio, del 5 giugno 2016
di Corrado Gnerre
La perenne vitalità del Cattolicesimo prorompe con più vigore e forza proprio nei periodi più critici, e dimostra che lungo i secoli la Chiesa romana non ha mai perso nulla perché ha sempre conservato il dono della santità, da cui è sbocciata una fioritura ..

«Il XVI secolo, tempo di prove terribili nella prima metà, epoca di trionfo nella seconda. Lo storico non mancherà di provare con i fatti che la santità vi appare in proporzione analoga. San Gaetano domina quasi da solo la prima metà; ma non appena scocca l’anno 1550, una fioritura meravigliosa sboccia sui rami dell’albero secolare del Cristianesimo; e mentre il Protestantesimo si arresta finalmente nelle sue conquiste, Dio si compiace di mostrare che la Chiesa romana non ha perduto nulla perché ha conservato il dono della santità. Sarebbe necessario riscrivere una storia cristiana del XVI secolo qualora in essa non si desse giusto rilievo al rinnovamento dei costumi cristiani iniziato da san Gaetano e continuato con tanto vigore e ampiezza da sant’Ignazio di Loyola e dai Santi della Compagnia di Gesù; alla riforma della disciplina formulata nei saggi decreti del Concilio di Trento e resa effettiva da Papi come san Pio V e da vescovi come san Carlo Borromeo; alla rinascita dell’apostolato dei Gentili con san Francesco Saverio e a quello delle città cristiane con san Filippo Neri; alla purificazione dei Chiostri ad opera di Teresa, Giovanni della Croce, Pietro d’Alcantara. È necessario risalire al IV secolo per ritrovare una costellazione di Santi radiosa quanto quella che brillò nel cielo della Chiesa, quando la cosiddetta Riforma ebbe infine stabilito le proprie frontiere».
Queste parole le ha scritte Dom Prosper Guéranger (1805-1875), Abate di Solesmes, nel suo preziosissimo Il senso cristiano della storia. Attenzione a ciò che si detto infine: «È necessario risalire al IV secolo per ritrovare una costellazione di Santi radiosa quanto quella che brillò nel cielo della Chiesa, quando la cosiddetta Riforma ebbe infine stabilito le proprie frontiere».
Non provvedimenti repressivi ma “lievito” per la società
Il periodo della cosiddetta “controriforma” va dalla conclusione del Concilio di Trento fino al XVII secolo. Un periodo difficile per la Chiesa, tanto difficile che da qui è partita una falsità che ha percorso e percorre ancora il divenire storico e gli studi sulla storia, ovvero il fatto che, per reagire al “rinnovamento” protestante, la Chiesa Cattolica avrebbe compiuto un’opera di semplice restaurazione. Da qui il termine “controriforma”. Invece nella cosiddetta “controriforma” non si agì tanto con provvedimenti repressivi quanto con l’influenza sulla società; un’influenza profonda e diffusa per la capacità che il Cattolicesimo stesso ebbe di influire sulla sensibilità collettiva. Un’influenza nel campo dell’arte, nelle forme di devozione popolare, nella cultura e nella vita degli uomini. A proposito della devozione popolare, in quegli anni si sviluppò un forte culto della Madonna e dei Santi. Innumerevoli erano i Rosari recitati in pubblico e i corsi di catechismo per i più giovani.
Un’esplosione di Santi e di Ordini religiosi
Dunque, la “controriforma” fu piuttosto una “riforma” e in essa la Chiesa Cattolica diede il meglio di sé. Ci fu in quel periodo un fiorire di Santi e di Ordini religiosi. Iniziamo dai Santi: sant’Ignazio di Loyola, san Francesco di Sales, san Carlo Borromeo, santa Teresa d’Avila, san Giovanni della Croce, san Francesco Saverio, san Gaetano di Thiene, san Giovanni di Dio e altri ancora... E poi gli Ordini religiosi: i Gesuiti, i Cappuccini, i Teatini, i Barnabiti, le Orsoline... L’Ordine dei Teatini fu fondato nel 1524 da san Gaetano di Thiene per coadiuvare i Parroci. I Cappuccini furono fondati nel 1528 da Matteo da Bascio per la predicazione fra il popolo. I Barnabiti nel 1530 da sant’Antonio M. Zaccaria per l’educazione dei giovani. I Fatebenefratelli nel 1540 da san Giovanni di Dio per la cura degli ammalati. E sempre per la cura degli ammalati in quel periodo san Vincenzo de’ Paoli fondò le Suore della Carità. Nel 1575 san Filippo Neri fondò l’Ordine dei Padri dell’Oratorio (o Filippini), dedito soprattutto all’educazione cattolica dei bambini e dei giovani. Nel 1600 san Giuseppe Calasanzio fondò l’Ordine dei Padri delle Scuole Pie (anche detti Scolopi) per l’istruzione dei giovani. Per non parlare della mistica con i grandi riformatori Carmelitani: santa Teresa d’Avila e san Giovanni della Croce. 
Istruzione per tutti
A proposito dell’istruzione, altro che arretratezza della “controriforma”! Il Medioevo aveva avuto buone scuole, ma non ordinate in classi frequentate da ragazzi della stessa età. Fu invece proprio questo che operò delle innovazioni importanti. Sant’Ignazio di Loyola avvertì l’esigenza di riorganizzare il sistema pedagogico nei collegi retti dal suo Ordine e fissò nel 1599 quello che è stato chiamato “L’ordinamento degli studi” (ratio studiorum). Gli allievi dei collegi passavano da una classe all’altra in base ai risultati acquisiti e percorrevano un itinerario scolastico fondato soprattutto sullo studio delle lingue classiche. Il greco e il latino venivano considerati importanti per la formazione della futura classe dirigente non solo per il valore della loro letteratura o per il fatto che una di esse era la lingua ufficiale della Chiesa, ma come esercizio di ordine mentale e strumento formativo per l’intelligenza dei giovani.
Se il Liceo “moderno” si deve a sant’Ignazio di Loyola, la scuola gratuita per tutti si deve soprattutto a san Giuseppe Calasanzio, il quale nel 1597, dopo aver visitato la Parrocchia di Santa Dorotea in Trastevere, dove si trovava una scuola i cui allievi dovevano pagare una retta, riuscì a convincere il Parroco a rendere gratuita quella scuola e ad accogliere tutti i ragazzi, con preferenza per i ragazzi poveri del quartiere. In cambio si sarebbe fatto carico dell’insegnamento personalmente e con alcuni collaboratori.
Contrastare il fideismo protestante
Dunque, al di là delle differenze, il tratto comune dei Santi della “controriforma”, e degli Ordini religiosi che alcuni di questi fondarono, fu quello di contrastare l’errore protestante sul versante della ricomposizione del rapporto opere-fede. Lutero, infatti, con la sua teoria della sola Fide aveva annullato l’apporto salvifico dato dalle opere riducendo tutto a un puro fideismo.
Ebbene, la Provvidenza rispose donando spiritualità che si esprimevano proprio nella valorizzazione sia delle opere sia della fede in una ricomposizione armonica. Fu una “risposta” per riconfermare le fondamenta della societas christiana, per riconfermare la compenetrazione di natura e soprannatura evitando sia la separazione che la confusione. Fu una risposta della Provvidenza per riconfermare la Fede cattolica.
Dom Prosper Guéranger, sempre ne Il senso cristiano della storia, scrive: «Non si devono tacere i miracoli [...] di san Filippo Neri a Roma e di san Francesco Saverio nelle Indie, che nel XVI secolo attestarono clamorosamente che la Chiesa papale, malgrado le blasfemie della Riforma e la decadenza dei costumi, era tuttavia l’unica depositaria delle promesse e roccaforte della fede».
.[Il testo di Dom Gueranger è tra i libri scaricabili gratuitamente da totustuus.it]

2 commenti:

  1. Lutero era, è , e sempre sarà un eretico. E come dice qualcuno: punto. jane

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  2. D'accordo in pieno con Jane! Sicuramente nella Chiesa-anche oggi come allora-ci saranno stati peccatori e santi, onesti e corrotti, ms l'esempio dei santi ci viene sempre in soccorso. Con la cosiddetta "controriforma", ma non solo, anche in altre epoche della storia, i santi e le sante sono stati "strumenti" nelle mani di Dio per cambiare "da dentro", con fedeltà, ubbidienza, sottomissione ma anche con la correzione fraterna nei confronti dell'alta gerarchia ecclesiastica alla decadenza morale, dei costumi, della fede! Non di certo come Lutero che, con orgoglio, superbia e anche con cieca ingenuità verso potentati teutonici di allora che lo sfruttarono a loro vantaggio e interesse si incanalò nel "vicolo cieco" dello scisma e della rottura totale senza voler ascoltare il Papa. Altro che riformatore!!! Di ben altra caratura e santità erano intrisi i veri riformatori! Era semplicemente un eretico. Basta guardare che fine infame abbia fatto, così come Calvino. Per carità! Vade retro!!!

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