L'odore dei pastori
di Amicizia San Benedetto Brixia
“Lasciamo ai teologi rispondere alle domande che assillano gli organizzatori del ritiro, che appare più un ritiro dalla sana dottrina. Qui vogliamo solo appuntare un dato: l’inerzia totale delle gerarchie nel denunciare pubblicamente simili iniziative”. Così scrive Tommaso Scandroglio, commentando il proliferare di iniziative gay-friendly tra i sacerdoti, non di rado ad onta delle norme liturgiche e dei criteri teologici.
Io mi permetto solo di sollevare una domanda alla coscienza dei miei venerati pastori: perché tale schieramento di tacito assenso al mondo omosessualista? E’ un convincimento pastorale? Oppure è il timore delle potenti lobby gay e filo-gay?Ecco, quest’ultima opzione, qualora fosse vera, mi spaventerebbe e sono a dirvi il motivo.
Erano anni che mi chiedevo per quale ragione il pensiero comunista avesse attecchito con forza nelle regioni del centro Italia più e prima che altrove. Si tratta di una curiosità di carattere storico, che però ha avuto di recente una plausibile risposta dal retrogusto teologico. Sostiene Adolfo Morganti, presidente di Identità Europea: “A quegli anni [ndr. L’invasione napoleonica in Italia] è possibile far risalire la spaccatura tra il popolo e l’alto clero in alcune regioni del centro Italia poi divenute culla del più noto anticlericalismo: stante l’atteggiamento estremamente prudente (e talvolta di aperto collaborazionismo) di larga parte della Gerarchia del tempo nei confronti dei giacobini francesi ed italiani a dispetto della grande testimonianza di fede e di dignità dei due pontefici Pio VI e Pio VII, entrambi deportati in Francia (dove il primo morì in prigionia), nacque a quel tempo un diffuso risentimento delle masse popolari cattoliche toscane e di parte dello Stato della Chiesa nei confronti dell’alta gerarchia, accusata di complicità nei confronti del potere dei nuovi ricchi, borghesi affamatori” (A. Morganti ed.,Andreas Hofer e l’insorgenza antinapoleonica in Italia, Il Cerchio, 2011, p.8).
Ecco, lo scrivo con preoccupazione, Dio non voglia che avvengano nuovamente scelte che, nel tentativo di tamponare le emergenze correnti, fosse pure tra le migliori intenzioni e i più buoni tra gli umani sentimenti, generino un ulteriore malcontento e una rinnovata scissione tra pastori e gregge: di tale malcontento i nemici sanno come approfittare.
A dire, non basta che i pastori amino l’odore del gregge, è bene che verifichino se il loro odore sia amabile per le pecore. E dunque, forti di simile preoccupazione, i buoni cristiani non manchino di pregare per i loro vescovi e di affidarli continuamente alle mani di Maria, candida agnella.
“Lasciamo ai teologi rispondere alle domande che assillano gli organizzatori del ritiro, che appare più un ritiro dalla sana dottrina. Qui vogliamo solo appuntare un dato: l’inerzia totale delle gerarchie nel denunciare pubblicamente simili iniziative”. Così scrive Tommaso Scandroglio, commentando il proliferare di iniziative gay-friendly tra i sacerdoti, non di rado ad onta delle norme liturgiche e dei criteri teologici.
Io mi permetto solo di sollevare una domanda alla coscienza dei miei venerati pastori: perché tale schieramento di tacito assenso al mondo omosessualista? E’ un convincimento pastorale? Oppure è il timore delle potenti lobby gay e filo-gay?Ecco, quest’ultima opzione, qualora fosse vera, mi spaventerebbe e sono a dirvi il motivo.
Erano anni che mi chiedevo per quale ragione il pensiero comunista avesse attecchito con forza nelle regioni del centro Italia più e prima che altrove. Si tratta di una curiosità di carattere storico, che però ha avuto di recente una plausibile risposta dal retrogusto teologico. Sostiene Adolfo Morganti, presidente di Identità Europea: “A quegli anni [ndr. L’invasione napoleonica in Italia] è possibile far risalire la spaccatura tra il popolo e l’alto clero in alcune regioni del centro Italia poi divenute culla del più noto anticlericalismo: stante l’atteggiamento estremamente prudente (e talvolta di aperto collaborazionismo) di larga parte della Gerarchia del tempo nei confronti dei giacobini francesi ed italiani a dispetto della grande testimonianza di fede e di dignità dei due pontefici Pio VI e Pio VII, entrambi deportati in Francia (dove il primo morì in prigionia), nacque a quel tempo un diffuso risentimento delle masse popolari cattoliche toscane e di parte dello Stato della Chiesa nei confronti dell’alta gerarchia, accusata di complicità nei confronti del potere dei nuovi ricchi, borghesi affamatori” (A. Morganti ed.,Andreas Hofer e l’insorgenza antinapoleonica in Italia, Il Cerchio, 2011, p.8).
Ecco, lo scrivo con preoccupazione, Dio non voglia che avvengano nuovamente scelte che, nel tentativo di tamponare le emergenze correnti, fosse pure tra le migliori intenzioni e i più buoni tra gli umani sentimenti, generino un ulteriore malcontento e una rinnovata scissione tra pastori e gregge: di tale malcontento i nemici sanno come approfittare.
A dire, non basta che i pastori amino l’odore del gregge, è bene che verifichino se il loro odore sia amabile per le pecore. E dunque, forti di simile preoccupazione, i buoni cristiani non manchino di pregare per i loro vescovi e di affidarli continuamente alle mani di Maria, candida agnella.
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