Oltre la solitudine di Dio. A proposito della differenza fra Cristianesimo e Islam
Al di là di un’apparente convergenza, la divergenza sul piano teologico fra Islam e Cristianesimo è profonda. Per eliminarla occorrerebbe mettere da parte Cristo, ossia il nostro stesso essere cristiani. Più precisamente occorrerebbe mettere da parte Gesù professato “Figlio di Dio”, giacché l’Islam è disposto a riconoscerLo Messia (sura 3,45), Messaggero e Verbo di Dio deposto in Maria (sura 4,171) e, quindi, uomo giusto e guidato (sura 6,85), costituito profeta (sura 19,30). “Dio – afferma il Corano – è un Dio solo: è troppo glorioso per avere un figlio!” (sura 4,171).
Ma se si rinnega il Figlio, Dio non è più padre. Questo non significa che non è Dio, ma significa che è un Dio che non è padre.
E’ fondamentale, perché se togliamo a Dio l’attributo della paternità, resta di Dio solo la trascendenza, una dimensione, per altro, che noi cristiani d’oggi, appiattiti e schiacciati come siamo in un’immanenza senza slanci, senza evocazioni e senza desideri metafisici, rischiamo di smarrire. E solo se riusciamo a recuperare la dimensione della trascendenza, possiamo riavere l’atteggiamento del timore di Dio, che non significa paura di Dio, ma avere coscienza della sua presenza nella storia. Così potremo tornare anche a capire che significa fare deserto, fare silenzio, tutte cose che non ritroviamo più nella nostra vita. “Viviamo – come ha scritto padre Piero Gheddo – in una società praticamente atea e i popoli islamici vedono l’Occidente cristiano come un nemico, un pericolo per la loro fede! (…) La nostra vita li scandalizza, non vogliono vivere in un mondo sempre più disumano come il nostro, ricco e arido, ma vuoto dentro, di cui ci lamentiamo anche noi”.
Dicendo che di Dio resta solo la trascendenza (se misconosciamo il Figlio), non intendiamo dire nulla di dispregiativo nei riguardi di altri, ma che essa non basta, perché Dio non è soltanto questo. Se, infatti, Dio fosse solo l’inaccessibile, se Dio fosse il totalmente altro, avremmo perso la dimensione dell’emmanuele, del Dio con noi. Avremmo perso il Dio della parabola del figliol prodigo, il Padre misericordioso che vede da lontano arrivare il figlio che credeva perduto e corre verso di lui. Avremmo perso il Dio che si china sulle miserie umane, sulle sofferenze, sulle ingiustizie. Scriveva Agostino nelle Confessioni riferendosi agli scritti neoplatonici additanti nell’Uno inconoscibile il divino: “Quegli scritti non posseggono queste verità, quelle pagine non posseggono questo sembiante pietoso, le lacrime della confessione, il tuo sacrificio, l’anima angustiata, il cuore contrito e umiliato, la salvezza del tuo popolo, la città sposa, il pegno dello Spirito Santo, il calice del nostro riscatto.”
Il nostro è il Dio con il quale non esiste più nessuna distanza, nessuna separazione, il Dio che si fa piccolo con i piccoli, il Dio cui ci si può rivolgere così come il bambino fa col proprio papà, perché “lo Spirito del Figlio grida Abbà” (Gal 4,6). E’ la dimensione dell’incarnazione, di colui che, “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini (Fil, 2,6-7).
C’è davvero nel Cristianesimo una novità, e questo anche rispetto all’Ebraismo, in cui Dio è il kadosc (il separato), che l’uomo può cercare, ma non ritrovare. Perché professare Gesù Figlio di Dio significa professare che Dio è uno che non sta più fuori dall’uomo, fuori dalla sua vita, dai suoi problemi, dalla sua esistenza, ma si compromette totalmente con l’uomo e nella sua storia.
Le due dimensioni, quella del Dio trascendente e quella del Dio emmanuele si completano a vicenda. Dio è uno solo, ma non è un Dio solitario, chiuso, per così dire, in un’intangibilità, dall’alto della quale elargisce la sua clemenza come sorta di superscaturigine di sé. La sua infinità non significa aseità, ma relazione con il mondo e con l’uomo. “Il Cristianesimo, come già l’Ebraismo, ha potuto su questa base fondare il concetto di una relazione bilaterale con Dio, di una «alleanza», e perfino di una partecipazione che l’uomo, pur rimanendo tale, può avere con la natura divina. L’Islam non può concepire altro che una soggezione totale che non fonda alcuna bilateralità nei rapporti tra uomo e Dio” – così don Gianni Baget Bozzo su “Il Foglio” del 5-8-2005.
Negare che Gesù è il Figlio di Dio porta “ipso facto” alla negazione che Dio sia padre. Ma se Gesù è il Figlio, allora comprendiamo quanto è scritto in Gal 4,7: “Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio“. Comprendiamo che non siamo in Cristo meri seguaci di una religione. Siamo di più: siamo figli di Dio!
di Clemente Sparaco
riscossacristiana.it/oltre-la-solitudine-di-dio-a-proposito-della-differenza-fra-cristianesimo-e-islam-di-clemente-sparaco/
13/9/2016
Bari. Il parroco della Cattedrale Don Franco Lanzolla
"prega" con gli islamici: "Siamo tutti credenti poi ognuno ha
scelto la sua strada: il Vangelo o il Corano"
Il Quotidiano
Repubblica ha riservato un mieloso articolo di cronaca alla festa islamica detta del sacrificio che si è
tenuta ieri a Bari": " 2mila in Fiera per la Festa islamica del
Sacrificio: prega anche il parroco della Cattedrale".
Apprendiamo dunque
che nel giorno della Festa del Santissimo Nome di Maria "A pregare con i musulmani ci sono anche
don Franco Lanzolla, parroco della Cattedrale di Bari, e don Vito Piccinonna,
direttore della Caritas diocesana".
Intervistato dal giornalista di Repubblica il Parroco della
Cattedrale di Bari ha detto: "Siamo tutti credenti, obbediamo alla
spiritualità come sorgente di giustizia
poi ognuno ha scelto la sua strada, il Vangelo o il Corano".
Il Parroco don Franco Lanzolla, conviene ricordarlo, fu
corresponsabile della profanazione della Cattedrale barese della "domenica
di passione" del 31 luglio scorso ( QUI ) : permettendo all'imam
Sharif Lorenzini di recitare in Cattedrale la prima sura del
Corano aveva accettato il concetto che l'Islam è la "retta via" (gli
Ebrei sono coloro che si sono guadagnati l'ira di Allah e i Cristiani sono
quelli che hanno deviato... conseguentemente, secondo lo stesso imam:
"l'Islam dovrà purificare e rieducare gli italiani").
"Ognuno ha scelto la sua strada, il Vangelo o il
Corano" è una frase che può esser detta da tutti quelli che sono imbevuti
da dottrine antropocentrice: dal massone al marxista.
Chi invece confida nel Signore e si affida docilmente a Dio riceve la "pura gratuità della grazia della
salvezza": "inestimabile dono" di " figlio adottivo del
Padre, membro di Cristo, tempio dello Spirito Santo" e mirabile compendio
di "tutto l'organismo della vita soprannaturale ". (Cfr.Catechismo
della Chiesa Cattolica)
Nel giorno della festa
del Santissimo Nome di Maria e della
miracolosa vittoria di Giovanni III Sobieski a Vienna, assediata dai Turchi che
minacciavano la cristianità, il Rev.mo Parroco della Cattedrale Metropolitana
di Bari e il Rev.do don Vito Piscinonna, direttore della Caritas diocesana
hanno preferito "pregare" con
gli islamici.
Repubblica fa sapere che " A salutare la preghiera c'è
l'assessore comunale alle Culture (sic! al plurale! Che creatività! N.d.R. ),
Silvio Maselli."Siamo una faccia, una razza, e stesso mare",
l'augurio per la festa".
Suggeriamo infine la lettura del seguente articolo che
tratta il fenomeno delle sempre più frequenti profanazioni delle chiese da
parte di singoli o di gruppi organizzati di musulmani da noi pure
riportato QUI .
" Ci sono stati anche casi recenti finiti per la
maggior parte nelle cronache locali e, talvolta, anche in quelle nazionali.
Islamici che entrano nelle chiese, urlano, imprecano,
spaccano gli oggetti sacri.
Ma l'allarme non riguarda solo l'Italia.
Come riporta un articolo del "Venerdì" di
Repubblica, nel mirino ci sono anche Spagna, Francia, Belgio e Germania.
Un dato allarmante arriva proprio da uno dei land tedeschi,
la Renania settentrionale-Vestfalia.
Dove negli ultimi tre anni si sono registrate 3.504
incursioni profanatorie.
Che consistono in atti tipo sputare sulle immagini sacre,
defecare sugli altari, urinare nelle acquasantiere, profanare l'eucarestia,
insultare i fedeli, bruciare e sfasciare immagini ed edicole sacre.
I vescovi, in tutti i Paesi cattolici a forte presenza di
immigrati musulmani, hanno dovuto ordinare ai parroci di nascondere le ostie
consacrate per evitare che almeno il santissimo venga profanato". (Cfr. Libero quotidiano )
AC
Immagine: l' Icona della Madonna Odegitria venerata nella
Cattedrale Metropolitana di San Sabino di Bari, miracolosamente giunta sulla
costa barese “i primi di marzo dell’anno 733”.
Spagna: chiesa data alle fiamme “per il paradiso” islamico
Vien spesso detto dai fautori del dialogo interreligioso ad oltranza che i musulmani sono rispettosi di Gesù e della Madonna: non si direbbe, osservando le sacre effigi distrutte e profanate dai loro seguaci non solo in Siria, Iraq, Egitto, bensì anche nel nostro Paese e nell’Occidente in genere, Continente che dovrebbe essere popolato dagli islamici cosiddetti “moderati”.
L’ultimo caso in ordine di tempo si è registrato in Spagna lo scorso 8 settembre, giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra la Natività della Beata Vergine Maria: ebbene, proprio in tale ricorrenza un piromane di origine marocchina e confessione musulmana, entrato dal tetto nella chiesa di Fontellas, diocesi di Pamplona-Tudela, Navarra, ha dato a fuoco due statue raffiguranti la Santa Vergine del Rosario, patrona della città, ed un’altra sempre raffigurante la Madre di Dio, oltre ad un’antichissima pala del XVII secolo. L’allarme prontamente lanciato dal parroco ed il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco hanno impedito che l’intero edificio sacro venisse ingoiato dalle fiamme. La decorazione del soffitto di una cappella è stata però danneggiata ed è parzialmente crollata, mentre la navata è stata completamente annerita dalla fuliggine.
L’empio criminale, arrestato, ha confessato, non si è assolutamente pentito ed ha anzi dichiarato di averlo fatto non per velleità terroristiche, bensì semplicemente convinto di potersi conquistare così il paradiso. E’ anzi sospettato dagli inquirenti di esser l’autore anche di altri roghi e simili attentati in altrettante chiese della vicina città di Ribera, ove risiede. E’ sintomatico quanto da lui dichiarato. La motivazione di fondo che ha mosso la mano del piromane pare esser stata sostanzialmente religiosa: il reo, dopo una vacanza trascorsa in patria, tornando, , forse mal consigliato, avrebbe semplicemente ritenuto di dimostrarsi così un buon fedele dell’islam.
L’Arcivescovo di Pamplona-Tudela, mons. Francisco Pérez González, ha espresso «tristezza, dolore e disgusto» per l’accaduto, «un atto che offende tutti i cristiani di Navarra» – ha detto – eppure capace di render ancor «più forte l’amore di tutti verso la Vergine Maria».
Dal canto suo, il giudice ha disposto che l’imputato, colpevole di un’azione di matrice islamica contraria ai valori occidentali, stia d’ora in poi ad oltre 10 metri di distanza da qualsiasi chiesa, non si avvicini a processioni, cerimonie religiose o ad altri eventi ecclesiali, a tutela degli edifici cattolici contro simili attacchi. Ma quanti altri, come lui, sono pronti a fare altrettanto “per il paradiso”?
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