"11 Settembre La Nuova Pearl Harbor" - Sintesi
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11 Settembre: l’astronave dello Zio Tom
Domenica, 11 Settembre/ 2016
di Maestro di Dietrologia / Integrazioni e premessa Redazione QE
Iniziativa di Libero Confronto, "Pensa e Scrivi" di Qui Europa
11 Settembre: l'astronave dello Zio Tom
11 Settembre e dintorni – Un libro al contrario, una realtà
al contrario: messaggi in codice e testing di massa, per
disintegrare il nostro spirito critico
di Maestro di Dietrologia / Integrazioni e sottotitoli Redazione QE
Iniziativa di Libero Confronto, "Pensa e Scrivi" di Qui Europa
Sindrome di Stoccolma e vita-show
Roma, New York - Molti di noi faticano ad accettare che l'autorità ci ricopra quotidianamente di guano, come un piccione isterico brenso di feci. Come per quei bambini che vengono stuprati dai genitori e poi rimuovono immancabilmente il crimine per una forma di difesa e di censura inconscia. Il soggetto affetto dalla Sindrome di Stoccolma (1), durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all'amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice. Tale sindrome si riverbera culturalmente in ogni rapporto sociale sbilanciato ma ufficializzato dal dogma corrente. In pratica viviamo tutti, chi più e chi meno, dentro un "cerchio magico", dove le regole accettate acriticamente, non possono essere messe in discussione, anche quando riguardano soprusi ed ingiustizie palesi. Mettere in discussione la struttura della matrice in cui viviamo equivale ad accettare lo stupro che subiamo quotidianamente dal potere costituito.
(1) Sindrome di Stoccolma - particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica.
Lo Zio Tom e l'illusione della libertà
La rimozione di tale sottomissione permette ai più deboli di pensare di essere liberi, un po' come lo Zio Tom del celebre romanzo, che si illudeva inizialmente di non essere uno schiavo e che la sua condizione fosse una necessità sociale. Se la gente accettasse il fatto di aver creduto tutta la vita ad uno show impazzirebbe, non tutti hanno le spalle larghe e quasi nessuno ha voglia di vedere l'elefante in salotto che sfonda il divano in finta pelle. Di solito sono le stesse persone che al cinema, quando si presentano incongruenze simili a quelle dell'11/9, al posto che contestualizzare l'opera, ne rimangono delusi, borbottano e si incazzano pure, pretendono una certa coerenza, accusano la sceneggiatura di sciatteria e poco realismo nello script, rimangono disturbati dalle fallacie logiche e rivogliono i soldi indietro del biglietto… pignoli e maniacali per quanto riguarda la finzione, rigidi come solo un oligofrenico sa essere al posto che rilassarsi dove è possibile e lecito staccare la spina, ed invece, magicamente ingenuisti nella realtà di tutti i giorni, accettando l'inverosimile, fingendo di non vedere ciò che è palese dinnanzi i loro occhi, forse volutamente socchiusi. Se fossero testimoni oculari di un omicidio, negherebbero ugualmente perché subordinati allo schema egregorico del potere,sottomessi senza pensare di esserlo, che è poi la condizione dello schiavo digitale del nuovo tecno-evo. L'Astronave dello Zio Tom è l'aggiornamento della vecchia capanna ottocentesca del romanzo di Harriet Beecher Stowe, ma cambia di poco il concetto di psicologia di massa che sta alla base del plagio emozionale.
Problema-reazione-soluzione
Gli attentati di Stato della strategia della tensione occidentale hanno diverse funzioni ed esistono diversi livelli operativi che soddisfano il piano della piramide del potere. La causa primaria è il classico adagio ai più noto, ovvero lo schema del "problema-reazione-soluzione", che permette l'individuazione da parte dell'autorità di un nemico che diventa il capro espiatorio per la massa ilica (es.: L'Isis o i talebani di Osama Bin Laden – Ndr), bisognosa di transfert con l'oracolo vigente, ed il successivo "armatevi e partite" accettato supinamente dalla maggioranza silenziosa, per soddisfare le logiche più basiche dello status quo. Quindi legittimazioni di guerre, imperialismo, esportazione del caos generale, sopraffazione militare ed imposizione di modelli culturali ed economici. Basterebbe tutto questo, che non è poco, per comprendere come funzionano le dinamiche del back-office del sistema, ma esse sono solo le fondamenta che permettono la vita materiale della matrice, perché, come suggeriscono alcuni esperti ex-Intelligence, la vera guerra si svolge a livello sottile…
Web, testing di massa e ingegneria sociale
Il livello psicologico, spirituale ed egregorico è il vero goal da realizzare a lungo termine, la mission sempreverde dello schema del potere, che funziona anche attraverso il web ed i social come grande testing di massa ed ingegneria sociale (2).
(2 / Ndr) Ne è un esempio eclatante – e scusate la divagazione - il video che in queste ore spopola sul web (vedi qui De Luca: Di Battista, Di Maio e Fico tre mezze pippe – YouTube) nel quale ilPresidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, attacca i grillini Di Maio, Fico e Di Battista: a nostro modesto avviso, un perfetto esempio di teatrino dell'assurdo, un esempio di falso dissenso controllato proteso – paradossalmente – a legittimare i "presunti antagonisti". Apparentemente si sta consumando un alterco mediatico tra due fazioni contrapposte. Ma è proprio così? In realtà De Luca, con il suo attacco "strategico", gettato in pasto al circo mediatico, sta ottenendo l'effetto contrario, cioé quello di "promuovere" il M5S presso il vasto pubblico. Infatti sia PD (partito di riferimento di De Luca) che M5S, sui tempi davvero importanti e prioritari, quali l'iper-immigrazione dei massa del Piano Kalergi, la difesa della "Famiglia" e il dominio della moneta-debito emessa dai grandi centri dell'usura legalizzata (assenza di qualsiasi forma di contrasto alla truffa monetaria in atto… ) convergono meravigliosamente sugli stessi punti.. Ma molti, vittime della sindrome da stadio, non capiscono questi sottili giochi psicologici di ingegneria sociale… o effetto monarch da social… e si basano sul primo livello, quello della finta opposizione (Ndr). Pertanto chi odia De Luca e non sopporta la linea di governo del PD, sarà spinto automaticamente ad abbracciare il M5S ed a nutrire simpatia per i "poveri, giovani, sbeffeggiati". In questi casi ci torna alla memoria un vecchio detto di Ezra Pound, che lascia poco spazio al tifo da stadio e alle fazioni: "i politici sono i camerieri dei banchieri".
Un livello non comprensibile da tutti
Questo livello non è da tutti comprensibile di primo acchito, perché bisognerebbe mettere in discussione tutto quello in cui si crede, nel bene o nel male, o meglio, sarebbe come far crollare il castello di carte sul quale siamo adagiati, e ciò significa fare un doloroso viaggio interiore… Mettersi a nudo e rinascere ogni giorno in una sorta di rivoluzione individuale quotidiana che poi diventa immancabilmente virale, quindi collettiva. Se la maggioranza silenziosa sapesse che tali eventi egregorici (attentati, stragi, omicidi) vengono fatti anche per condizionare la loro bias cognitiva (3), non dormirebbero sonni tranquilli, perché se fossero alfabetizzati a percepire il plagio che subiscono ordinariamente, dall'accettazione di leggi liberticide, soprusi di ogni genere, fino al fatto che devono uccidere, attraverso la legittimazione autoritaria, il proprio simile per soddisfare le trame del potere, il sistema dovrebbe agire diversamente e ne sarebbe condizionato dall'interno, non potrebbe più alimentare la "sacra fiamma controiniziata" della forma pensiero alveare, sarebbe perlomeno ostacolato nel suo cammino e nel suo replicare il noto schema millenario. Tutto questo per dire che,in fondo, è colpa anche un po' nostra se il mondo va alla rovescia.
(3) Forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio
Lo Zio Tom e l'11 Settembre 2001
L'Astronave dello Zio Tom, con le sue 2 prime navicelle non avrebbe potuto abbattere 3 torri, sfidando le leggi matematiche, tutto questo non sarebbe potuto mai accadere senza la piccola "distrazione" dello Stato maggiore che magicamente negò gli automatismi dei protocolli di difesa dell'aerea militare. Aerei di linea non avrebbero mai potuto volare a quella quota e a quella velocità, impattando contro grattacieli senza comprimersi su se stessi in prossimità dell'ostacolo, piuttosto che penetrare come dentro burro fuso fino alla fine del timone di direzione posteriore, a dispetto di ogni legge fisica e gravitazionale. Video fake non avrebbero mostrato filtri maldestri atti a impastare le immagini salienti durante una giornata limpida di fine estate, mentre il becco del 2° Boeing usciva illeso dalla parte opposta del grattacielo, parti importanti delle fusoliere e dei motori sarebbero state ritrovate, considerando che ciò succede anche quando un aereo si schianta contro una montagna. Nessun Boeing avrebbe potuto centrare il giardino interrato del Pentagono, a detta di tutti i piloti intervistati che hanno risposto imbarazzati alle improbabili dinamiche di un Icaro di metallo impazzito, saltando la recinzione, senza sfiorare e bruciare il terreno e, soprattutto, senza essere abbattuto, sempre per automatismo da protocollo di difesa, molto prima che impattasse a quella quota surreale dove è impossibile mantenere quella velocità di bordo senza schizzare altrove, facendo un buco di 4 metri che manco nei cartoni animati di Willy il Coyote avrebbero osato mostrare.
Un libro al contrario… una realtà al contrario
Senza considerare il 4° aereo sparito nel nulla, l'unico ad essere stato ufficialmente abbattuto senza che avesse colpito nulla, mentre gli altri 3 lasciati liberi di scorrazzare per i cieli sopra bersagli sensibili. Ripeto, se fosse accaduto in un film, gli ingenuisti che accettano la verità ufficiale si sarebbero alzati indignati dalle loro poltrone, bollandolo come l'ennesima americanata, ed invece, poi gli stessi subiscono in silenzio e si alterano quando qualcuno cerca di svegliarli dal sonno della ragione. Queste fallacie logiche vengono accettate acriticamente, come se qualcuno (migliaia di addetti ai lavori) si fosse sbagliato ad intervenire, come se l'intera sezione del NORAD (migliaia di persone tra piloti, militari, tecnici) avesse scioperato proprio quel giorno e tutti i satelliti ed i radar di un intero Stato militare si fossero per una mattinata smaterializzati. Sarà statacolpa dell'Astronave dello Zio Tom, che viaggiava invisibile sparando droni scambiati per aerei su torri già precedentemente minate all'insaputa di tutti o quasi, mentre il Presidente Bush leggeva in una scuola elementare una favola sulla famosa "capretta" di un libro girato e mostrato volutamente e rigorosamente al contrario (vedi foto in copertina: particolare cerchiato con un circoletto rosso). Capro rovesciato per un controiniziato penthalpha, e tutti a ridere per lo stupido capo di una nazione che voleva solo confermare il messaggio in codice.
"Povero Tom quanta strada devi fare,
in quante navi di schiavi ti dovrai ancora imbarcare
per trovare la terra promessa"
(cit. Si Bwana)
Maestro di dietrologia / Integrazioni e premessa Redazione QE
Iniziativa di Libero Confronto, "Pensa e Scrivi" di Qui Europa
partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com
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domenica 11 settembre 2016
l'autoattentato americano di quindici anni fa
L'11 settembre 2001 è cominciata la guerra tra buoni e cattivi, cioè tra la sudditanza americanista e il resto del mondo, guidato dall'islam.
L'islam, in quel giorno, mette a segno un gran colpo, aggirando in modo improvviso e plateale tutti i sistemi di sicurezza della maggior potenza militare del mondo, come neanche nei film di guerra più avventurosi.
I perfidi Rambo musulmani distruggono le Torri Gemelle ed il WTC7: tre grattacieli con soli due aerei (dunque anche Maometto sa ottimizzare le risorse).
Gli aerei erano guidati da terroristi bravissimi: infatti, pilotare quegli aerei - per di più in quel modo acrobatico e complesso - normalmente richiede migliaia di ore di volo di esperienza e almeno sei mesi di training intensivo (oppure un sistema di teleguida a terra, che l'industria bellica USA pubblicizzava in pompa magna appena sei mesi prima degli attentati).
I terroristi piloti invece si erano esercitati solo in una scuoletta di volo domenicale, senza però riuscire a prendere neppure un diplomino per un aereo biposto ad elica.
Per puro caso, le Twin Towers erano state assicurate contro gli attentati, pochi mesi prima, con un premio di diversi miliardi di dollari, che da solo sarebbe più che sufficiente a ricostruirle.
Per un altro puro caso, nel 2000 le Twin Towers erano state proposte per la demolizione a causa dei costi proibitivi per il rifacimento dei 130 ascensori di ciascun grattacielo e per lo smaltimento di tutto l'amianto (che era ancora legale al momento dell'edificazione delle torri).
Molti altri "puro caso" esistono, per esempio il ritrovamento, ai piedi delle torri gemelle, del passaporto intatto di uno dei terroristi (che ha resistito ad esplosioni, impatti, fuoco e fiamme): grazie a quello, si è stabilito con certezza la dinamica dell'intero attentato in meno di tre giorni.
Oppure la sorprendente inutilità delle "scatole nere": caso unico nella storia degli incidenti aeronautici, 6 delle 8 "scatole nere" sono scomparse nel nulla, le altre 2 sono state ritrovate ma risultano mute.
Ma il prodigio maggiore è stato il crollo perfettamente verticale delle Twin Towers. Colpite lateralmente, cadono verticalmente, con lo stesso effetto di una demolizione controllata: un caso unico nell'intera storia dell'ingegneria edile.
In quello stesso 11 settembre 2001 l'islam ha messo a segno un altro colpo: il Pentagono.
L'aereo che doveva colpire il Pentagono effettua una manovra impossibile a bassa quota: anziché scendere normalmente e colpire il prima possibile (dove c'erano gli uffici degli alti esponenti del governo USA), fa una lunghissima e stranissima virata di oltre tre quarti di giro, in modo da arrivare a colpire perfettamente l'unica ala inutilizzata del Pentagono, che in quel momento era in ristrutturazione.
L'aereo islamico che colpisce il Pentagono, benché largo parecchie decine di metri, lascia un buco di pochissimi metri di diametro, lascia le finestre circostanti annerite ma coi vetri intatti, e non lascia nessun segno a terra: nel prato, pulito e ordinato, verrà ritrovato solo mezzo metro di lamiera strappata, senza segni di bruciature e con la rivettatura (la fila di bulloni) disposta verticalmente anziché orizzontalmente come nell'aereo vero.
Uno dei suoi motori a turbina, normalmente di un paio di metri abbondanti di diametro, viene ritrovato alquanto rimpicciolito (mezzo metro), come se appartenesse a ben altro tipo di velivolo. In compenso gli altri motori e le decine e decine di metri cubi di carburante e tutto il resto dell'aereo e dei suoi occupanti, si dissolvono istantaneamente nel nulla.
Ma l'islam aveva in serbo un quarto aereo, da mandare sulla Casa Bianca. Ce ne parla, in modo particolarmente "veritiero", il film che racconta dell'eroica fine degli eroici passeggeri che telefonano a casa per dire che abbatteranno l'aereo.
Il quarto aereo, infatti, precipita in un campo di fronte ad un boschetto, lasciando sul terreno solo una bruciatura di un paio di metri scarsi di diametro. La recinzione delle forze dell'ordine racchiude l'area colpita entro un raggio di una ventina di metri (contro i settanta metri e passa delle dimensioni dell'intero aereo).
Grazie alla televisione ed ai giornali, abbiamo subito saputo chi erano i terroristi, e abbiamo subito saputo che un miliardo di maomettani non vedono l'ora di fare altrettanto.
La guerra al terrorismo non conosce confini, specialmente televisivi.
Oggi il "nemico del popolo" è il terrorista qualificato come tale dalla TV e dai giornali.
Noi non crediamo al vergognoso "complottismo", che pretende di dirci che la "verità ufficiale" generosamente ammannitaci dai potenti della Terra non sarebbe la verità.
Noi siamo astuti, a noi non la si fa. Noi ci informiamo, leggendo attentamente i giornali, seguendo religiosamente i notiziari televisivi. Noi applichiamo il motto Roma locuta, causa finita, chiamando "Roma" la narrativa ufficiale, e disprezzando come "complottisti" i non credenti nella narrativa ufficiale.
Noi prestiamo particolare attenzione ai videomessaggi, alle lettere, ai messaggi audio dell'infinita schiera di luogotenenti del rinomato Osama Bin Laden, che dopo l'11 settembre 2001 è diventato un eccellente produttore e distributore di videoclip.
Noi sappiamo che televisione e giornali non ci mentono mai, e che la politica non ci mente mai, nemmeno quando sono in gioco interessi grandissimi, tranne quando si tratta delle piccole beghe tra provincialotti.
Infatti, in questa "guerra di percezione" cominciata l'11 settembre 2001, chi non crede alla verità ufficiale dev'essere per forza un fiancheggiatore dei terroristi, un ideologico sostenitore del comunislam, un complottista, un cretino.
Nel frattempo gli anni passano, la memoria si affievolisce, i "complottisti" si annoiano a ripetere le stesse cose, e i libri di storia possono celebrare l'anniversario del Famoso Colpaccio dei 19 Beduini contro la Libertà e la Pace.
Qualche nota a margine sugli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, per evitare che quel giorno resti la fiaba dogmatica-sentimentale dei nostri anni.
(1) Qualcuno sapeva. Anzi, molti sapevano.
11 luglio 2001, due mesi prima degli attentati: funzionari dei servizi segreti USA avvisano i servizi segreti russi di un attacco USA contro l'Afghanistan, pianificato per l'ottobre successivo.
6 agosto 2001: l'ambasciatore tedesco in USA avvisa Bush che i servizi segreti tedeschi, intercettando comunicazioni di ambasciatori israeliani, hanno saputo di un grosso attacco previsto per il 10-11 settembre successivo. Bush risponde che era già al corrente degli imminenti attacchi.
12 agosto 2001, un mese prima degli attentati: un tenente della Marina USA, in carcere in Canada per frode, consegna una busta sigillata alle autorità carcerarie con l'incarico di aprirla il 14 settembre 2001. La busta viene protocollata. Quando verrà aperta il 14 settembre, vi si leggerà una precisa profezia: "charged World Trade Center with planes" ("è stato attaccato il WTC utilizzando aerei").
20 agosto 2001: Putin ordina ai servizi segreti russi di avvertire i servizi USA "nei termini più forti possibili" di imminenti attacchi ad aeroporti ed edifici pubblici.
fine agosto 2001: la ZIM, società di trasporti israeliana (il 50% è proprietà del governo israeliano) con sede nelle Torri Gemelle, trasloca in un'altra città. Il giornale israeliano Jerusalem Post, il 13 settembre, titolerà "i lavoratori della ZIM salvati dalla riduzione dei costi": in realtà il trasloco era stato improvviso e sprecone, visto che la ZIM a suo tempo aveva pagato anticipatamente l'affitto fino a tutto dicembre 2001. Si spargerà anche la voce (mai verificata) che migliaia di ebrei che lavoravano nelle Torri Gemelle si erano messi in ferie proprio quel giorno, salvando la vita.
6-7 settembre 2001: alcuni speculatori di borsa scommettono al ribasso sul valore delle azioni della American Airlines e della United Airlines, le compagnie aeree che vedranno i loro aerei dirottati e lanciati alla distruzione.
11 settembre 2001: all'alba, alcuni addetti della Odigo USA, un'azienda specializzata in messaggistica Internet, ricevono un breve messaggio da loro amici in Israele che li avvisa dell'attacco imminente.
Insomma, qualcuno "sapeva", anzi, molti "sapevano". Ma queste notizie, comparse nei giornali a settembre-ottobre 2001, sono poi state dimenticate. Nessuna indagine. Nessuna inchiesta. Nessuno ricorda più.
Chi chiede indagini su queste cose, anzi, chi semplicemente ricorda queste cose, viene etichettato spregiativamente "complottista".
(2) George Bush non voleva saperne niente.
La mattina dell'11 settembre 2001 George Bush era in visita ad una scuola elementare.
Continua a parlare di allegre caprette ai bambini della scuola, mentre gli attacchi terroristici erano in corso. Nella trasmissione in diretta TV si vede il suo capo-staff sussurrargli qualcosa all'orecchio poco dopo le nove (quando il secondo aereo si è schiantato sulla seconda Torre). Bush non dice niente, e continua a parlare di caprette (eppure, con attentati del genere, c'era da pensare che il prossimo bersaglio potesse essere proprio lui).
Solo mezz'ora dopo il secondo attentato alle Torri Gemelle, cioè alle 9:30, Bush fa la sua prima dichiarazione: "ha avuto luogo un'aggressione terroristica all'America".
(3) Le procedure mancate.
In campo aeronautico la sicurezza ha un che di paranoico perché i cieli sono alquanto affollati (si veda per esempioFlightRadar24). Tutto ciò che vola è soggetto a leggi ferree, che diventano sempre più rigorose col passare degli anni: un sistema pressoché a prova di errore.
Per esempio, se nel volare su territorio americano un aereo devia dalla rotta prefissata, si attivano tutte le procedure di emergenza (in volo e a terra). Se per tre-quattro minuti l'aereo non risponde alla Torre di Controllo a terra, si allerta l'Air Force, che ha dei caccia sempre pronti al decollo 24 ore su 24, che intercettano l'aereo "fuori rotta" con l'ordine di abbatterlo se non rientra subito in rotta: si tratta di procedure standard, non c'è bisogno di chiamare al telefono il presidente.
Non è raro un caso del genere. Era già successo nel 1999. Alle 9:33 del mattino un pilota di aereo privato (il solo occupante dell'aereo) va fuori rotta, la Torre di Controllo lo richiama, nessuna risposta. Alle 9:38 decollano due caccia F-16 dall'aeroporto più vicino, e alle 9:45 gli sono a fianco, a dodicimila metri di quota. È la procedura. Ed è successo di nuovo a giugno 2005, per un falso allarme dirottamento di un volo Londra-New York, prontamente affiancato da due caccia F-18.
Le procedure sono tanto più rigorose quanto più è grosso l'aereo fuori rotta.
L'11 settembre le procedure sono state disattese o hanno avuto ritardi fatali.
Nessuno si insospettisce del fatto che la mattina dell'11 settembre il "volo 11" devii di rotta di oltre novanta gradi e non risponda alla Torre di Controllo per oltre diciotto minuti. Solo dopo diciotto minuti vengono allertati i militari. Per di più, allertati nella base più lontana, non quella più vicina. E il primo caccia decollerà solo quando il disastro è già avvenuto sulla prima delle due Torri Gemelle, e arriverà in loco solo parecchi minuti dopo che il secondo aereo ha colpito la seconda Torre.
Nota: gli aerei che hanno colpito le Torri Gemelle volavano a una velocità tale (oltre 450 km/h: cioè oltre 125 metri al secondo) che un errore minimo sarebbe bastato all'aereo per mancare l'obiettivo di parecchie decine di metri.
(4) Non solo le Torri Gemelle: anche la Casa Bianca.
Il "volo 93" risulta ufficialmente dirottato alle 9:16, circa un quarto d'ora dopo che le Torri gemelle sono state colpite.
Si sfracellerà al suolo nelle campagne, cinquanta minuti dopo che a terra si sapeva del dirottamento; solo dieci minuti dopo arriveranno finalmente i caccia supersonici sul posto.
Nonostante l'allarme, e nonostante ci fosse tutto il tempo, la Casa Bianca non è stata fatta evacuare. E sul posto, nel prato, resta solo un buco bruciacchiato di quattro o cinque metri di larghezza. E attorno al buco l'erba è ancora verde, non è bruciacchiata (nonostante l'aereo avesse in teoria almeno ventimila litri di carburante a bordo).
La storia degli "eroi" che combattono i "dirottatori" fino a far precipitare il proprio aereo verrà confezionata originariamente dalla rivista di moda "Vanity Fair", poi ripresa da altri giornali, e infine diverrà anche un film.
(5) Non solo le Torri Gemelle: anche il Pentagono.
Il "volo 77", decollato da Washington, compie alle 8:46 un'inversione (virata di 180 gradi) e punta di nuovo su Washington. Alle 9:00 il transponder viene spento. Solo venti minuti dopo vengono allertati i militari, e solo sette minuti dopo ci sarà l'ordine di decollo per i caccia per intercettarlo, ma sarà troppo tardi.
Arrivato nei pressi del Pentagono, ciò che viene chiamato "volo 77" compie una manovra arditissima (scende con un percorso a spirale), vola rasoterra (senza alcun disturbo da vortici e turbolenze) e colpisce frontalmente l'unica ala del Pentagono dove non c'era personale governativo.
Lascia un buco di 3-4 metri di diametro, e praticamente scompare nel nulla (non si trovano i resti dei corpi, dei sedili, dei motori di due metri di diametro -cinque tonnellate ognuno-, delle ali), ad eccezione del "naso" dell'aereo che attraversa tre ali del Pentagono (abbattendo nel frattempo un centinaio di colonne di cemento armato). Venti delle ventisei finestre dell'ala restano coi vetri intatti.
Se invece di fare all'ultimo momento il virtuosismo tipicamente militare della manovra "a spirale" fosse sceso normalmente, avrebbe colpito dai tetti l'ala del Pentagono dove c'erano tutti i principali membri del governo e della sicurezza USA.
(6) Le cosiddette indagini.
I servizi segreti USA (cioè FBI e CIA: i migliori servizi segreti del mondo) negano di aver mai avuto minimo sentore di quel che sarebbe successo l'11 settembre.
Due giorni dopo l'11 settembre l'FBI pubblica la lista dei 19 terroristi dirottatori, le loro biografie, i loro spostamenti in USA, le scuole di volo nelle quali si erano addestrati a pilotare aerei.
Scuole di volo private domenicali, dove non si impara certo a pilotare un jet da cento tonnellate, nelle quali tutti i giornalisti che vi si sono fiondati a intervistare scoprono che i terroristi non erano stati capaci di far volare correttamente neppure un piccolo biplano a elica.
In compenso i terroristi hanno seminato tracce dappertutto, bevendo alcolici in un locale di spogliarelli, bestemmiando, lasciando una copia del Corano nel locale, nel baule dell'auto, dei manuali di volo in arabo nell'auto che avevano noleggiato con carta di credito: come se volessero farsi notare a tutti i costi.
Nessuno tenterà di indagare seriamente sulla società ICTS, con sede in Olanda ma posseduta da israeliani (e quasi tutto il personale è israeliano), società a cui è appaltata la sicurezza degli aeroporti di Boston (da dove erano decollati gli aerei dirottati).
(7) Il caso "antrace".
Nei primi giorni di ottobre 2001 cinque buste contenenti spore di antrace vengono recapitate a membri dell'opposizione del congresso USA.
Immediatamente viene accusato Saddam Hussein di produrre antrace e di usarlo contro gli USA. Nessuno si preoccupa di spiegare come mai l'antrace venga recapitato ad alcuni parlamentari dell'opposizione. Che senso ha? Sarebbe come se durante il governo Berlusconi, Saddam avesse mandato antrace a un paio di deputati rifondaroli.
A causa delle lettere all'antrace, il Congresso viene chiuso per diversi giorni nei quali Bush emana una serie di leggi di emergenza, fra cui il Patriot Act sulla riduzione delle libertà civili, passandolo senza votazioni e senza discussioni. In nome della "lotta al terrorismo" sono previste incarcerazioni senza accusa, intercettazioni senza limite, riduzione dei diritti individuali, etc. Dopo vari rinnovi, resterà in vigore almeno fino al 2019.
A dicembre 2001 salterà fuori sui giornali e in TV che l'antrace in questione era troppo complesso per essere sintetizzato da Saddam, e che poteva essere stato prodotto solo dai laboratori militari USA (alla faccia delle firme sui trattati contro le guerre batteriologiche). E il caso "antrace" sparirà automaticamente dai media e dalla memoria collettiva.
(8) Gli israeliani danzanti.
L'11 settembre 2001 cinque uomini osservavano dal tetto di un edificio le Torri Gemelle in fiamme, e ballando e festeggiando si filmavano e fotografavano facendo il segno "V" con le dita.
Una cameriera li vede, li segnala alla polizia, vengono arrestati. Sono cinque cittadini israeliani, tutti con il visto di entrata in USA scaduto.
Vengono brevemente interrogati (non diranno nient'altro che: "non siamo noi il vostro problema: gli arabi sono il vostro problema") e poi subito espulsi dagli USA per "visto scaduto", nonostante sia appurato che alcuni di loro erano ex membri del Mossad (servizi segreti israeliani).
In pochi mesi verranno espulse oltre centoventi "spie israeliane", anche se le notizie in merito non arriveranno sui giornali italiani.
(9) Speculatori sulla morte.
Anonimi speculatori scommettono in borsa sul ribasso delle compagnie aeree colpite, ma anche sulle compagnie assicurative.
Già all'epoca era attivo un servizio informatico (disponibile alla polizia USA) per conoscere ogni più piccolo movimento finanziario di chiunque abbia a che fare con la Borsa. Ma nonostante i prevedibili risultati clamorosi, nessuna indagine ha toccato l'argomento, nessuno speculatore è stato mai arrestato.
Ad aprile 2001 due finanzieri ebrei avevano stipulato un contratto di affitto per 99 anni il World Trade Center (prendendone possesso a fine luglio), con una enorme polizza assicurativa contro gli attentati terroristici, che ovviamente ha ripagato ampiamente l'investimento fatto (si trattava di pagare 115 milioni di dollari l'anno di affitto, mentre il risarcimento per gli attentati è stato poco sopra i sette miliardi di dollari; il caso è famoso perché l'investitore israeloamericano era riuscito per breve tempo a farsi riconoscere le due Torri come colpite da due attentati diversi, raddoppiando perciò il premio).
E dire che ad aprile 2001 non doveva sembrare un affarone, visto che c'erano da sostituire tutti gli ascensori (centotrenta per ognuna delle due Torri Gemelle) e da togliere qualche migliaio di tonnellate di amianto (operazione costosissima, per la quale l'ultimo bando di gara era stato inutilmente emesso nell'ottobre 2000). La distruzione delle Torri ha liberato nell'aria migliaia di tonnellate di amianto polverizzato, ma nessuno verrà indagato perché "la colpa è dei terroristi".
(10) Atti di autoaggressione degli USA: qualche precedente storico.
1898: la corazzata americana Maine esplode e cola a picco nel porto dell'Avana; muoiono 266 marinai. Washington accusa le autorità spagnole (Cuba apparteneva allora alla Spagna), seguì la breve guerra in cui gli USA strapparono alla spagna Cuba e le Filippine. Molti decenni più tardi si appurerà che erano stati gli americani stessi a provocare l'incidente.
1915: il transatlantico Lusitania viene silurato da un sommergibile tedesco: 1198 morti, tra cui 138 americani. Pertanto gli USA entrano nella prima guerra mondiale. Molti storici affermano che il Lusitania è stato deliberatamente esposto dagli inglesi ai siluri tedeschi per trascinare gli USA in guerra.
1940: il presidente USA Roosevelt decreta l'embargo petrolifero globale contro il Giappone; il Giappone si offre perciò di uscire dall'Asse (perché ha riserve petrolifere molto limitate), ma l'embargo non viene tolto e vengono addirittura congelati i beni giapponesi in USA: segue perciò nel 1941 l'attacco di Pearl Harbor (4500 tra morti e feriti), e dunque gli USA entrano in guerra. È ormai accertato che Roosevelt spostò la flotta nel Pacifico (anziché nelle basi sulla costa USA o alle Hawaii) allo scopo di provocare i giapponesi all'attacco.
1962: i vertici della Difesa USA studiano strategie per fabbricare prove contro Cuba per avere un pretesto per invaderla (dopo il fallito tentativo della Baia dei Porci). L'ipotesi più gettonata è far volare un "aereo duplicato, con passeggeri selezionati, imbarcati sotto nomi falsi" da distruggere a distanza per poi addossare la colpa a Cuba: Kennedy si rifiutò. Pochi mesi dopo venne assassinato in circostanze tuttora non chiare.
2000-2001: nel settembre 2000 il PNAC (Project for a New American Century), istituto strategico dei politici neocon americani, si augurava "un evento catastrofico e catalizzatore, una nuova Pearl Harbour", per attivare una nuova politica interna ed estera dal carattere più aggressivo, risvegliando l'apparato militare e le lobby petrolifere. Creare cioè un nemico inacchiappabile (come nei cartoni animati) in modo da poter muovere guerra ovunque nel mondo, per proteggere o promuovere gli interessi di determinate lobby: basta che i media vi additino la presenza di "terroristi", basta far saltare qualche bomba di tanto in tanto nei posti giusti, e i mass-media completeranno l'opera.
Quanto riportato in questa pagina non è frutto di ipotesi: sono notizie comparse sui giornali e in TV (per lo più da fonti ufficiali e non sospettabili di "complottismo").
Solo che nella pioggia martellante quotidiana di notizie, ci siamo assuefatti, e dimentichiamo stasera quel che abbiamo sentito stamattina, a meno che la TV non ce lo riproponga in modo martellante.
Se chiedete a qualcuno "cos'è l'11 settembre?" vi risponderà che dei "terroristi islamici" hanno abbattuto le Torri Gemelle. Di tutto il resto (Pentagono, WTC7, antrace, etc) nulla. L'icona sacra delle Torri in fiamme è ormai acquisita alle credenze popolari intoccabili (pena l'essere dichiarati "cospirazionisti"), un vero dogma di fede, i cui talebani più infoiati amano fregiarsi dell'etichetta di debunkers.
Per informazioni, fonti e foto, consiglio il sito web:
L'islam, in quel giorno, mette a segno un gran colpo, aggirando in modo improvviso e plateale tutti i sistemi di sicurezza della maggior potenza militare del mondo, come neanche nei film di guerra più avventurosi.
I perfidi Rambo musulmani distruggono le Torri Gemelle ed il WTC7: tre grattacieli con soli due aerei (dunque anche Maometto sa ottimizzare le risorse).
Gli aerei erano guidati da terroristi bravissimi: infatti, pilotare quegli aerei - per di più in quel modo acrobatico e complesso - normalmente richiede migliaia di ore di volo di esperienza e almeno sei mesi di training intensivo (oppure un sistema di teleguida a terra, che l'industria bellica USA pubblicizzava in pompa magna appena sei mesi prima degli attentati).
I terroristi piloti invece si erano esercitati solo in una scuoletta di volo domenicale, senza però riuscire a prendere neppure un diplomino per un aereo biposto ad elica.
Per puro caso, le Twin Towers erano state assicurate contro gli attentati, pochi mesi prima, con un premio di diversi miliardi di dollari, che da solo sarebbe più che sufficiente a ricostruirle.
Per un altro puro caso, nel 2000 le Twin Towers erano state proposte per la demolizione a causa dei costi proibitivi per il rifacimento dei 130 ascensori di ciascun grattacielo e per lo smaltimento di tutto l'amianto (che era ancora legale al momento dell'edificazione delle torri).
Molti altri "puro caso" esistono, per esempio il ritrovamento, ai piedi delle torri gemelle, del passaporto intatto di uno dei terroristi (che ha resistito ad esplosioni, impatti, fuoco e fiamme): grazie a quello, si è stabilito con certezza la dinamica dell'intero attentato in meno di tre giorni.
Oppure la sorprendente inutilità delle "scatole nere": caso unico nella storia degli incidenti aeronautici, 6 delle 8 "scatole nere" sono scomparse nel nulla, le altre 2 sono state ritrovate ma risultano mute.
Ma il prodigio maggiore è stato il crollo perfettamente verticale delle Twin Towers. Colpite lateralmente, cadono verticalmente, con lo stesso effetto di una demolizione controllata: un caso unico nell'intera storia dell'ingegneria edile.
In quello stesso 11 settembre 2001 l'islam ha messo a segno un altro colpo: il Pentagono.
L'aereo che doveva colpire il Pentagono effettua una manovra impossibile a bassa quota: anziché scendere normalmente e colpire il prima possibile (dove c'erano gli uffici degli alti esponenti del governo USA), fa una lunghissima e stranissima virata di oltre tre quarti di giro, in modo da arrivare a colpire perfettamente l'unica ala inutilizzata del Pentagono, che in quel momento era in ristrutturazione.
L'aereo islamico che colpisce il Pentagono, benché largo parecchie decine di metri, lascia un buco di pochissimi metri di diametro, lascia le finestre circostanti annerite ma coi vetri intatti, e non lascia nessun segno a terra: nel prato, pulito e ordinato, verrà ritrovato solo mezzo metro di lamiera strappata, senza segni di bruciature e con la rivettatura (la fila di bulloni) disposta verticalmente anziché orizzontalmente come nell'aereo vero.
Uno dei suoi motori a turbina, normalmente di un paio di metri abbondanti di diametro, viene ritrovato alquanto rimpicciolito (mezzo metro), come se appartenesse a ben altro tipo di velivolo. In compenso gli altri motori e le decine e decine di metri cubi di carburante e tutto il resto dell'aereo e dei suoi occupanti, si dissolvono istantaneamente nel nulla.
Ma l'islam aveva in serbo un quarto aereo, da mandare sulla Casa Bianca. Ce ne parla, in modo particolarmente "veritiero", il film che racconta dell'eroica fine degli eroici passeggeri che telefonano a casa per dire che abbatteranno l'aereo.
Il quarto aereo, infatti, precipita in un campo di fronte ad un boschetto, lasciando sul terreno solo una bruciatura di un paio di metri scarsi di diametro. La recinzione delle forze dell'ordine racchiude l'area colpita entro un raggio di una ventina di metri (contro i settanta metri e passa delle dimensioni dell'intero aereo).
Grazie alla televisione ed ai giornali, abbiamo subito saputo chi erano i terroristi, e abbiamo subito saputo che un miliardo di maomettani non vedono l'ora di fare altrettanto.
La guerra al terrorismo non conosce confini, specialmente televisivi.
Oggi il "nemico del popolo" è il terrorista qualificato come tale dalla TV e dai giornali.
Noi non crediamo al vergognoso "complottismo", che pretende di dirci che la "verità ufficiale" generosamente ammannitaci dai potenti della Terra non sarebbe la verità.
Noi siamo astuti, a noi non la si fa. Noi ci informiamo, leggendo attentamente i giornali, seguendo religiosamente i notiziari televisivi. Noi applichiamo il motto Roma locuta, causa finita, chiamando "Roma" la narrativa ufficiale, e disprezzando come "complottisti" i non credenti nella narrativa ufficiale.
Noi prestiamo particolare attenzione ai videomessaggi, alle lettere, ai messaggi audio dell'infinita schiera di luogotenenti del rinomato Osama Bin Laden, che dopo l'11 settembre 2001 è diventato un eccellente produttore e distributore di videoclip.
Noi sappiamo che televisione e giornali non ci mentono mai, e che la politica non ci mente mai, nemmeno quando sono in gioco interessi grandissimi, tranne quando si tratta delle piccole beghe tra provincialotti.
Infatti, in questa "guerra di percezione" cominciata l'11 settembre 2001, chi non crede alla verità ufficiale dev'essere per forza un fiancheggiatore dei terroristi, un ideologico sostenitore del comunislam, un complottista, un cretino.
Nel frattempo gli anni passano, la memoria si affievolisce, i "complottisti" si annoiano a ripetere le stesse cose, e i libri di storia possono celebrare l'anniversario del Famoso Colpaccio dei 19 Beduini contro la Libertà e la Pace.
Qualche nota a margine sugli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, per evitare che quel giorno resti la fiaba dogmatica-sentimentale dei nostri anni.
(1) Qualcuno sapeva. Anzi, molti sapevano.
11 luglio 2001, due mesi prima degli attentati: funzionari dei servizi segreti USA avvisano i servizi segreti russi di un attacco USA contro l'Afghanistan, pianificato per l'ottobre successivo.
6 agosto 2001: l'ambasciatore tedesco in USA avvisa Bush che i servizi segreti tedeschi, intercettando comunicazioni di ambasciatori israeliani, hanno saputo di un grosso attacco previsto per il 10-11 settembre successivo. Bush risponde che era già al corrente degli imminenti attacchi.
12 agosto 2001, un mese prima degli attentati: un tenente della Marina USA, in carcere in Canada per frode, consegna una busta sigillata alle autorità carcerarie con l'incarico di aprirla il 14 settembre 2001. La busta viene protocollata. Quando verrà aperta il 14 settembre, vi si leggerà una precisa profezia: "charged World Trade Center with planes" ("è stato attaccato il WTC utilizzando aerei").
20 agosto 2001: Putin ordina ai servizi segreti russi di avvertire i servizi USA "nei termini più forti possibili" di imminenti attacchi ad aeroporti ed edifici pubblici.
fine agosto 2001: la ZIM, società di trasporti israeliana (il 50% è proprietà del governo israeliano) con sede nelle Torri Gemelle, trasloca in un'altra città. Il giornale israeliano Jerusalem Post, il 13 settembre, titolerà "i lavoratori della ZIM salvati dalla riduzione dei costi": in realtà il trasloco era stato improvviso e sprecone, visto che la ZIM a suo tempo aveva pagato anticipatamente l'affitto fino a tutto dicembre 2001. Si spargerà anche la voce (mai verificata) che migliaia di ebrei che lavoravano nelle Torri Gemelle si erano messi in ferie proprio quel giorno, salvando la vita.
6-7 settembre 2001: alcuni speculatori di borsa scommettono al ribasso sul valore delle azioni della American Airlines e della United Airlines, le compagnie aeree che vedranno i loro aerei dirottati e lanciati alla distruzione.
11 settembre 2001: all'alba, alcuni addetti della Odigo USA, un'azienda specializzata in messaggistica Internet, ricevono un breve messaggio da loro amici in Israele che li avvisa dell'attacco imminente.
Insomma, qualcuno "sapeva", anzi, molti "sapevano". Ma queste notizie, comparse nei giornali a settembre-ottobre 2001, sono poi state dimenticate. Nessuna indagine. Nessuna inchiesta. Nessuno ricorda più.
Chi chiede indagini su queste cose, anzi, chi semplicemente ricorda queste cose, viene etichettato spregiativamente "complottista".
(2) George Bush non voleva saperne niente.
La mattina dell'11 settembre 2001 George Bush era in visita ad una scuola elementare.
Continua a parlare di allegre caprette ai bambini della scuola, mentre gli attacchi terroristici erano in corso. Nella trasmissione in diretta TV si vede il suo capo-staff sussurrargli qualcosa all'orecchio poco dopo le nove (quando il secondo aereo si è schiantato sulla seconda Torre). Bush non dice niente, e continua a parlare di caprette (eppure, con attentati del genere, c'era da pensare che il prossimo bersaglio potesse essere proprio lui).
Solo mezz'ora dopo il secondo attentato alle Torri Gemelle, cioè alle 9:30, Bush fa la sua prima dichiarazione: "ha avuto luogo un'aggressione terroristica all'America".
(3) Le procedure mancate.
In campo aeronautico la sicurezza ha un che di paranoico perché i cieli sono alquanto affollati (si veda per esempioFlightRadar24). Tutto ciò che vola è soggetto a leggi ferree, che diventano sempre più rigorose col passare degli anni: un sistema pressoché a prova di errore.
Per esempio, se nel volare su territorio americano un aereo devia dalla rotta prefissata, si attivano tutte le procedure di emergenza (in volo e a terra). Se per tre-quattro minuti l'aereo non risponde alla Torre di Controllo a terra, si allerta l'Air Force, che ha dei caccia sempre pronti al decollo 24 ore su 24, che intercettano l'aereo "fuori rotta" con l'ordine di abbatterlo se non rientra subito in rotta: si tratta di procedure standard, non c'è bisogno di chiamare al telefono il presidente.
Non è raro un caso del genere. Era già successo nel 1999. Alle 9:33 del mattino un pilota di aereo privato (il solo occupante dell'aereo) va fuori rotta, la Torre di Controllo lo richiama, nessuna risposta. Alle 9:38 decollano due caccia F-16 dall'aeroporto più vicino, e alle 9:45 gli sono a fianco, a dodicimila metri di quota. È la procedura. Ed è successo di nuovo a giugno 2005, per un falso allarme dirottamento di un volo Londra-New York, prontamente affiancato da due caccia F-18.
Le procedure sono tanto più rigorose quanto più è grosso l'aereo fuori rotta.
L'11 settembre le procedure sono state disattese o hanno avuto ritardi fatali.
Nessuno si insospettisce del fatto che la mattina dell'11 settembre il "volo 11" devii di rotta di oltre novanta gradi e non risponda alla Torre di Controllo per oltre diciotto minuti. Solo dopo diciotto minuti vengono allertati i militari. Per di più, allertati nella base più lontana, non quella più vicina. E il primo caccia decollerà solo quando il disastro è già avvenuto sulla prima delle due Torri Gemelle, e arriverà in loco solo parecchi minuti dopo che il secondo aereo ha colpito la seconda Torre.
Nota: gli aerei che hanno colpito le Torri Gemelle volavano a una velocità tale (oltre 450 km/h: cioè oltre 125 metri al secondo) che un errore minimo sarebbe bastato all'aereo per mancare l'obiettivo di parecchie decine di metri.
(4) Non solo le Torri Gemelle: anche la Casa Bianca.
Il "volo 93" risulta ufficialmente dirottato alle 9:16, circa un quarto d'ora dopo che le Torri gemelle sono state colpite.
Si sfracellerà al suolo nelle campagne, cinquanta minuti dopo che a terra si sapeva del dirottamento; solo dieci minuti dopo arriveranno finalmente i caccia supersonici sul posto.
Nonostante l'allarme, e nonostante ci fosse tutto il tempo, la Casa Bianca non è stata fatta evacuare. E sul posto, nel prato, resta solo un buco bruciacchiato di quattro o cinque metri di larghezza. E attorno al buco l'erba è ancora verde, non è bruciacchiata (nonostante l'aereo avesse in teoria almeno ventimila litri di carburante a bordo).
La storia degli "eroi" che combattono i "dirottatori" fino a far precipitare il proprio aereo verrà confezionata originariamente dalla rivista di moda "Vanity Fair", poi ripresa da altri giornali, e infine diverrà anche un film.
(5) Non solo le Torri Gemelle: anche il Pentagono.
Il "volo 77", decollato da Washington, compie alle 8:46 un'inversione (virata di 180 gradi) e punta di nuovo su Washington. Alle 9:00 il transponder viene spento. Solo venti minuti dopo vengono allertati i militari, e solo sette minuti dopo ci sarà l'ordine di decollo per i caccia per intercettarlo, ma sarà troppo tardi.
Arrivato nei pressi del Pentagono, ciò che viene chiamato "volo 77" compie una manovra arditissima (scende con un percorso a spirale), vola rasoterra (senza alcun disturbo da vortici e turbolenze) e colpisce frontalmente l'unica ala del Pentagono dove non c'era personale governativo.
Lascia un buco di 3-4 metri di diametro, e praticamente scompare nel nulla (non si trovano i resti dei corpi, dei sedili, dei motori di due metri di diametro -cinque tonnellate ognuno-, delle ali), ad eccezione del "naso" dell'aereo che attraversa tre ali del Pentagono (abbattendo nel frattempo un centinaio di colonne di cemento armato). Venti delle ventisei finestre dell'ala restano coi vetri intatti.
Se invece di fare all'ultimo momento il virtuosismo tipicamente militare della manovra "a spirale" fosse sceso normalmente, avrebbe colpito dai tetti l'ala del Pentagono dove c'erano tutti i principali membri del governo e della sicurezza USA.
(6) Le cosiddette indagini.
I servizi segreti USA (cioè FBI e CIA: i migliori servizi segreti del mondo) negano di aver mai avuto minimo sentore di quel che sarebbe successo l'11 settembre.
Due giorni dopo l'11 settembre l'FBI pubblica la lista dei 19 terroristi dirottatori, le loro biografie, i loro spostamenti in USA, le scuole di volo nelle quali si erano addestrati a pilotare aerei.
Scuole di volo private domenicali, dove non si impara certo a pilotare un jet da cento tonnellate, nelle quali tutti i giornalisti che vi si sono fiondati a intervistare scoprono che i terroristi non erano stati capaci di far volare correttamente neppure un piccolo biplano a elica.
In compenso i terroristi hanno seminato tracce dappertutto, bevendo alcolici in un locale di spogliarelli, bestemmiando, lasciando una copia del Corano nel locale, nel baule dell'auto, dei manuali di volo in arabo nell'auto che avevano noleggiato con carta di credito: come se volessero farsi notare a tutti i costi.
Nessuno tenterà di indagare seriamente sulla società ICTS, con sede in Olanda ma posseduta da israeliani (e quasi tutto il personale è israeliano), società a cui è appaltata la sicurezza degli aeroporti di Boston (da dove erano decollati gli aerei dirottati).
(7) Il caso "antrace".
Nei primi giorni di ottobre 2001 cinque buste contenenti spore di antrace vengono recapitate a membri dell'opposizione del congresso USA.
Immediatamente viene accusato Saddam Hussein di produrre antrace e di usarlo contro gli USA. Nessuno si preoccupa di spiegare come mai l'antrace venga recapitato ad alcuni parlamentari dell'opposizione. Che senso ha? Sarebbe come se durante il governo Berlusconi, Saddam avesse mandato antrace a un paio di deputati rifondaroli.
A causa delle lettere all'antrace, il Congresso viene chiuso per diversi giorni nei quali Bush emana una serie di leggi di emergenza, fra cui il Patriot Act sulla riduzione delle libertà civili, passandolo senza votazioni e senza discussioni. In nome della "lotta al terrorismo" sono previste incarcerazioni senza accusa, intercettazioni senza limite, riduzione dei diritti individuali, etc. Dopo vari rinnovi, resterà in vigore almeno fino al 2019.
A dicembre 2001 salterà fuori sui giornali e in TV che l'antrace in questione era troppo complesso per essere sintetizzato da Saddam, e che poteva essere stato prodotto solo dai laboratori militari USA (alla faccia delle firme sui trattati contro le guerre batteriologiche). E il caso "antrace" sparirà automaticamente dai media e dalla memoria collettiva.
(8) Gli israeliani danzanti.
L'11 settembre 2001 cinque uomini osservavano dal tetto di un edificio le Torri Gemelle in fiamme, e ballando e festeggiando si filmavano e fotografavano facendo il segno "V" con le dita.
Una cameriera li vede, li segnala alla polizia, vengono arrestati. Sono cinque cittadini israeliani, tutti con il visto di entrata in USA scaduto.
Vengono brevemente interrogati (non diranno nient'altro che: "non siamo noi il vostro problema: gli arabi sono il vostro problema") e poi subito espulsi dagli USA per "visto scaduto", nonostante sia appurato che alcuni di loro erano ex membri del Mossad (servizi segreti israeliani).
In pochi mesi verranno espulse oltre centoventi "spie israeliane", anche se le notizie in merito non arriveranno sui giornali italiani.
(9) Speculatori sulla morte.
Anonimi speculatori scommettono in borsa sul ribasso delle compagnie aeree colpite, ma anche sulle compagnie assicurative.
Già all'epoca era attivo un servizio informatico (disponibile alla polizia USA) per conoscere ogni più piccolo movimento finanziario di chiunque abbia a che fare con la Borsa. Ma nonostante i prevedibili risultati clamorosi, nessuna indagine ha toccato l'argomento, nessuno speculatore è stato mai arrestato.
Ad aprile 2001 due finanzieri ebrei avevano stipulato un contratto di affitto per 99 anni il World Trade Center (prendendone possesso a fine luglio), con una enorme polizza assicurativa contro gli attentati terroristici, che ovviamente ha ripagato ampiamente l'investimento fatto (si trattava di pagare 115 milioni di dollari l'anno di affitto, mentre il risarcimento per gli attentati è stato poco sopra i sette miliardi di dollari; il caso è famoso perché l'investitore israeloamericano era riuscito per breve tempo a farsi riconoscere le due Torri come colpite da due attentati diversi, raddoppiando perciò il premio).
E dire che ad aprile 2001 non doveva sembrare un affarone, visto che c'erano da sostituire tutti gli ascensori (centotrenta per ognuna delle due Torri Gemelle) e da togliere qualche migliaio di tonnellate di amianto (operazione costosissima, per la quale l'ultimo bando di gara era stato inutilmente emesso nell'ottobre 2000). La distruzione delle Torri ha liberato nell'aria migliaia di tonnellate di amianto polverizzato, ma nessuno verrà indagato perché "la colpa è dei terroristi".
(10) Atti di autoaggressione degli USA: qualche precedente storico.
1898: la corazzata americana Maine esplode e cola a picco nel porto dell'Avana; muoiono 266 marinai. Washington accusa le autorità spagnole (Cuba apparteneva allora alla Spagna), seguì la breve guerra in cui gli USA strapparono alla spagna Cuba e le Filippine. Molti decenni più tardi si appurerà che erano stati gli americani stessi a provocare l'incidente.
1915: il transatlantico Lusitania viene silurato da un sommergibile tedesco: 1198 morti, tra cui 138 americani. Pertanto gli USA entrano nella prima guerra mondiale. Molti storici affermano che il Lusitania è stato deliberatamente esposto dagli inglesi ai siluri tedeschi per trascinare gli USA in guerra.
1940: il presidente USA Roosevelt decreta l'embargo petrolifero globale contro il Giappone; il Giappone si offre perciò di uscire dall'Asse (perché ha riserve petrolifere molto limitate), ma l'embargo non viene tolto e vengono addirittura congelati i beni giapponesi in USA: segue perciò nel 1941 l'attacco di Pearl Harbor (4500 tra morti e feriti), e dunque gli USA entrano in guerra. È ormai accertato che Roosevelt spostò la flotta nel Pacifico (anziché nelle basi sulla costa USA o alle Hawaii) allo scopo di provocare i giapponesi all'attacco.
1962: i vertici della Difesa USA studiano strategie per fabbricare prove contro Cuba per avere un pretesto per invaderla (dopo il fallito tentativo della Baia dei Porci). L'ipotesi più gettonata è far volare un "aereo duplicato, con passeggeri selezionati, imbarcati sotto nomi falsi" da distruggere a distanza per poi addossare la colpa a Cuba: Kennedy si rifiutò. Pochi mesi dopo venne assassinato in circostanze tuttora non chiare.
2000-2001: nel settembre 2000 il PNAC (Project for a New American Century), istituto strategico dei politici neocon americani, si augurava "un evento catastrofico e catalizzatore, una nuova Pearl Harbour", per attivare una nuova politica interna ed estera dal carattere più aggressivo, risvegliando l'apparato militare e le lobby petrolifere. Creare cioè un nemico inacchiappabile (come nei cartoni animati) in modo da poter muovere guerra ovunque nel mondo, per proteggere o promuovere gli interessi di determinate lobby: basta che i media vi additino la presenza di "terroristi", basta far saltare qualche bomba di tanto in tanto nei posti giusti, e i mass-media completeranno l'opera.
Quanto riportato in questa pagina non è frutto di ipotesi: sono notizie comparse sui giornali e in TV (per lo più da fonti ufficiali e non sospettabili di "complottismo").
Solo che nella pioggia martellante quotidiana di notizie, ci siamo assuefatti, e dimentichiamo stasera quel che abbiamo sentito stamattina, a meno che la TV non ce lo riproponga in modo martellante.
Se chiedete a qualcuno "cos'è l'11 settembre?" vi risponderà che dei "terroristi islamici" hanno abbattuto le Torri Gemelle. Di tutto il resto (Pentagono, WTC7, antrace, etc) nulla. L'icona sacra delle Torri in fiamme è ormai acquisita alle credenze popolari intoccabili (pena l'essere dichiarati "cospirazionisti"), un vero dogma di fede, i cui talebani più infoiati amano fregiarsi dell'etichetta di debunkers.
Per informazioni, fonti e foto, consiglio il sito web:
http://letturine.blogspot.it/2016/09/lautoattentato-americano-di-quindici.html
11 settembre 2001: l’evento che ha bloccato la memoria collettiva
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Harold Pinter
L’11 settembre 2001 ha causato 2.974 vittime innocenti in territorio USA e oltre 1.000.000 in altri paesi del mondo con un rapporto di 1/336.
Questo è stato possibile perché l’11 settembre ha costituito una specie di “reset” della memoria collettiva.
.
Quanto avvenuto è ben rappresentato da quello che è successo a Firenze il giorno prima, il 10 settembre 2001, allo scrittore Harold Pinter che poi nel 2005 avrebbe vinto il Nobel per la letteratura. Pinter è stato un feroce critico delle guerre post 11 settembre e fu dichiaratamente critico sulla guerra in Iraq definendo il presidente degli Stati Uniti Bush un “assassino di massa” e Blair un “idiota” (fonte wikipedia), accuse che alla luce di quanto appurato dieci anni dopo dal rapporto Chilcot appaiono del tutto giustificate.
In occasione dell’attribuzione di una Laurea Honoris causa all’Università di Firenze proprio il giorno prima dell’attacco alle torri gemelle Pinter fece un discorso di forte e cruda denuncia delle politiche aggressive degli USA.
Il giorno dopo le azioni terroristiche, il 12 settembre 2001, da parte del Rettore dell’università di Firenze veniva pubblicata una pubblica dissociazione da quanto denunciato da Pinter.
La memoria degli ultimi anni subiva un “reset”, da quel giorno l’America e il mondo dimenticarono tutto, era nata un’America che in nome della lotta al terrorismo avrebbe disseminato il mondo di terrore.
Lo slogan “Never forget” rappresenta l’involontario messaggio di conferma, quel “Mai dimenticare” impegna la memoria a fissare l’attenzione sull’11 settembre, uno sguardo bloccato su un solo momento, una memoria cristallizzata che non permette di ricordare cosa era successo prima e cosa sarebbe accaduto dopo.
Discorso di Harold Pinter 10/09/2001
Sono molto onorato di ricevere questa laurea da un’Università di così grande prestigio. Credo di non sorprendere nessuno nel dire che per me l’uso che facciamo della lingua è sempre stato motivo di apprensione. E, in questi ultimi tempi, sono stato particolarmente colpito dall’espressione «Interventi Umanitari» usata dalla Nato per giustificare i bombardamenti in Serbia. Vorrei leggervi la relazione di una testimone oculare del bombardamento del mercato di Nis nel 1999. Il suo nome è Eve-Ann Prentice:
«La vecchietta sembra avere tre occhi. Ma osservandola da vicino mi sono resa conto che uno shrapnel le aveva perforato la fronte, uccidendola. A prima vista i corspi si confondevano con le macerie, gli alberi spezzati, i vetri rotti, ma poi ti accorgevi che c’erano corpi ovunque, alcuni avvolti da tovaglie e da coperte, altri lasciati così dove erano caduti. Le case con i loro recinti e le cassette piene di fiori, ora erano crivellate di proiettili. Nei giardini, le vedove vestite di nero, sopravvissute ai loro vicini che giacevano tra vetri rotti, alberi abbattuti, rottami di macchine e biciclette accartocciate, singhiozzavano sommessamente. Accanto ai morti, i sacchetti di plastica con la frutta, le uova e le verdure appena comprate al mercato. Era venerdì 7 maggio 1999, a Nis, una città del sud. La Nato ha poi detto che era stato un errore, che invece di lanciare quelle bombe micidiali sull’insediamento militare vicino all’aeroporto a tre miglia di distanza circa, le avevano sganciate su un groviglio di strade e stradine poco lontane dal centro della città. Sono morte almeno trentatré persone e molte altre sono rimaste atrocemente ferite, piedi e braccia squarciati o addirittura strappati via, addomi e toraci dilaniati da schegge di metallo vaganti».
Non era stata un’incursione di routine, ammesso che ciò possa esistere. La zona era stata colpita da bombe Cluster, o bombe a riempimento, congegni che, quando esplodono, costellano la zona bersagliata di frammenti di metallo roventi e devastanti. Il bombardamento di Nis non è stato affatto un «errore». Il generale Wesley K. Clarkaveva dichiarato subito, il giorno stesso in cui la Nato aveva iniziato i bombardamenti:
«Attaccheremo progressivamente e sistematicamente scardinando, sradicando, devastando e – se il presidente Milosevic non si adegua alle richieste della comunità internazionale – distruggeremo le loro “forze”, le loro fonti e i loro sostegni».
E per «forze» intendevano, come sappiamo tutti, stazioni televisive, scuole, ospedali, teatri, ospizi – e anche il mercato di Nis. Terrorizzare la popolazione civile era l’obiettivo principale della politica della Nato. Il bombardamento di Nis, che non è stato affatto un «errore», è stata un’azione delittuosa. Un atto criminale all’interno di una «guerra» già illegale di per se stessa, e fuori da tutti i parametri riconosciuti dalla Legge Internazionale, a dispetto delle Nazioni Unite, che ha violato perfino le regole della Nato stessa. Ma ci dicono che queste imprese fanno parte della politica degli «interventi umanitari» e le morti dei civili non sono altro che una «disgrazia secondaria».
L’«intervento umanitario» è un concetto relativamente nuovo. Ma il presidente George W.Bush, per non deludere la grande tradizione presidenziale americana, parla sempre di «uomini che amano la libertà» (sarebbe curioso conoscere gli «uomini che odiano la libertà»). E in effetti il presidente Bush è circondato da parecchi «uomini che amano la libertà»: che si trovano non solo nelle prigioni del suo beneamato Texas ma in quasi tutti gli Stati Uniti, uno sconfinato gulag – due milioni di detenuti – in gran parte neri.
La violenza carnale in carcere, praticata indistintamente su giovani maschi e femmine, è diventata un luogo comune. E anche l’uso degli strumenti di tortura, come li definisce Amnesty International, pistole elettriche e cinture elettriche (ad altissimo voltaggio, che possono addirittura far svenire le vittime), sedie di costrizione.
Le prigioni sono una grande industria negli Stati Uniti i cui profitti vengono superati solo dalla pornografia. La parola «libertà» per un gran numero d esseri umani evoca solo tortura e morte. Mi riferisco alle centinaia e centinaia di migliaia di persone in Guatemala, El Salvador, Turchia, Israele, Haiti, Brasile, Grecia, Uruguay, Timor Est, Nicaragua, Corea del Sud, Argentina, Cile, Filippine e Indonesia, che sono state uccise tutte da governi influenzati e sottomessi dagli Stsati Uniti.
Perché sono morti? Sono morti perché hanno osato mettere in dubbio lo status quo, hanno osato ribellarsi contro la povertà, le malattie, l’umiliazione e l’oppressione, tutti diritti acquisiti per nascita.
In memoria di quei morti dobbiamo renderci bene conto della sbalorditiva discrepanza che c’è tra il linguaggio del governo Usa e le sue azioni, con tutto il disprezzo che si merita. Gli Stati Uniti – dalla fine della seconda guerra mondiale in poi – hanno adottato un’eccellente strategia, a volte perfino furbesca. Sono riusciti a manipolare incessantemente, sistematicamente, spietatatamente e con fredda determinazione il potere mondiale travestendosi da dispensatori del bene universale.
Ma ora possiamo dire che gli Usa sono finalmente usciti allo scoperto. Il sorriso è sempre quello, naturalmente (tutti i presidenti degli Stati Uniti hanno sempre dei magnifici sorrisi), ma l’atteggiamento di oggi è sicuramente più esplicito e più manifesto di quanto non sia mai stato. Il governo Bush, come sappiamo tutti, ha scartato l’accordo di Kyoto, si è rifiutato di firmare l’ordinamento che regola il commercio delle armi leggere, si è distanziato dal Trattato per la non proliferazione dei missili balistici, dalla Messa al bando totale degli esperimenti nucleari e dalla Convenzione delle armi biologiche. Per quanto riguarda quest’ultima gli Usa hanno detto ben chiaro che avrebbero aderito alla proibizione delle armi biologiche solo a patto che non ci fossero ispezioni in nessuna delle loro fabbriche di armi biologiche sparse sul territorio americano. Gli Usa si sono anche rifiutati di riconoscere la Corte Internazionale di Giustizia e metteranno in pratica quanto prima l’American Service Members Protection Act che autorizzerà le forze armate a far liberare tutti i soldati americani trattenuti dalla Corte Internazionale di Giustizia. Questa volta sembra che vogliano davvero «mandare i Marines».
Arroganti, sprezzanti e indifferenti alle Leggi Internazionali, manipolano e al contempo rinnegano le Nazioni Unite – sono il potere più pericoloso che il mondo abbia mai conosciuto – un autentico «stato farabutto» – uno «stato farabutto» con un potere militare ed economico di dimensioni colossali. E l’Europa – soprattutto la Gran Bretagna – ne è complice e compiacente, o come dice Cassio nel «Giulio Cesare»: «scrutiamo intorno per trovarci tombe disonorate».
Ma come abbiamo potuto constatare, profonda intolleranza e disgusto nei confronti delle manifestazioni del potere Usa e del capitalismo globale stanno crescendo ovunque nel mondo, forti del proprio diritto di esistere. Credo che questa forza si sia ispirata soprattutto alle azioni e anche alla filosofia degli Zapatisti in Messico. Gli Zapatisti dicono: «Non cercate di definirci. Siamo noi a definirci. Non diventeremo mai ciò che voi volete. Non accettiamo il destino che avete scelto per noi. Non accettiamo le vostre condizioni. Non ci conformiamo alle vostre regole. Riuscirete a eliminarci solo annientandoci e voi non potete annientarci. Noi siamo liberi». Anche gli interventi della polizia a Genova ci hanno dimostrato che le rappresaglie e le repressioni sono e rimangono selvagge, violente e spietate. Ma noi siamo liberi. E penso che questo brutale e spietato ingranaggio mondiale debba essere smascherato e combattuto. (traduzione di Alessandra Serra)
Fonte Il Manifesto
Comunicato del Rettore dell’Università di Firenze, Augusto Marinelli, 12/09/2016:
Il Rettore Augusto Marinelli ha rilasciato ieri, martedì 11 settembre le seguenti dichiarazioni – pubblicate dal Giornale della Toscana, nell’edizione odierna – a riguardo del discorso tenuto dal drammaturgo Harold Pinter, in occasione della cerimonia di conferimento della laurea honoris causa.
“Di solito il testo della lezione dottorale viene fatto conoscere in anticipo. Pinter, invece, lo ha tenuto segreto fino all’ultimo e ha fatto distribuire le copie del suo intervento pochi minuti prima di cominciare a parlare. Il testo era forte e soprattutto non attinente alle motivazioni del conferimento, ma in un’aula universitaria non esistono censure, nè reprimende per reati d’opinione.”
“Quando ho saputo quello che stava succedendo negli Stati Uniti, al dolore profondo e tremendo per le notizie che arrivavano, si è unito lo sconcerto al pensiero dell’intervento di Pinter di ieri. Ho immediatamente telefonato al Console USA per porgergli la mia solidarietà e per spiegare come non conoscessimo in anticipo il tenore della lezione di Pinter che alla luce di quanto è avvenuto oggi assume un sapore grottesco e terribile. Ho chiamato le altre autorità presenti per dire loro la stessa cosa. Sono veramente addolorato”.
.http://www.enzopennetta.it/2016/09/11-settembre-2001-levento-che-ha-sovrascritto-la-memoria-collettiva/
Il giorno dopo l'11 settembre il mondo si è svegliato cieco.
di Leonardo Palma - 11 settembre 2016
La nostra generazione, quella nata nella prima metà degli anni Novanta, aveva tra i 7 e i 10 anni quando l’11 settembre 2001 gli aerei si schiantarono sulle due torri del World Trade Center e sul Pentagono. Piccoli, ma non troppo per non ricordare le terribili immagini delle due torri crollare, delle persone gettarsi dalle finestre, delle chiamate al 911 delle persone intrappolate tra le lamiere e le fiamme o sotto le macerie, del fumo e dei calcinacci che inondarono New York. A dieci anni dalla fine della Guerra Fredda, quella mattina di fine estate il mondo cambiò radicalmente, aprendo uno squarcio così profondo che da quel giorno, la mia generazione, non ha mai conosciuto altro se non la guerra. Intendiamoci, niente a che vedere con chi, come i nostri nonni, ha vissuto direttamente il dramma della Seconda Guerra Mondiale, ma i successivi quindici anni dall’11 settembre non hanno mai avuto momenti di pace.
In questi quindici anni il nostro mondo è stato plasmato perennemente intorno alla guerra e alla paura, non c’è stato telegiornale senza immagini da qualche fronte, non c’è stato anno senza qualche funerale di Stato di soldati, di ostaggi all’estero, di bombardamenti, di attentati a Madrid, Londra, Parigi, Islamabad, Mosca, Beslan. Il fanatismo che riscuoteva favore, l’islam politico che urlava nelle piazze, le necessità di sicurezza che hanno infranto le libertà civili violandone, a torto o a ragione, i precedenti confini e ponendo con drammatica potenza il dilemma di un imperativo morale rispetto a valori considerati assoluti, le “vittime collaterali” dei bombardamenti, le decapitazioni su internet, una politica americana caduta nelle mani dei falchi neoconservatori e vittima acquiescente di ambigui e ipocriti alleati. E nella paura si è finito per comportarsi come chi si voleva combattere e posti come Guantánamo, Abu Ghraib, leextraordinary renditions, le torture, le tute carcerarie arancioni, gli omicidi selettivi, sono ormai parte di un immaginario con cui nessuno sarebbe dovuto crescere. E se chi, come me, negli anni successivi all’11 settembre frequentava le scuole medie o il liceo assorbiva tutto ciò dalla televisione, dai computer, da internet, i nostri cugini o fratelli più grandi erano con un fucile tra le mani a combattere e morire in Iraq o Afghanistan. Quindici anni di guerra significa infatti che tutti coloro che sono nati tra il 1975 e il 1990, a cavallo tra due generazioni, hanno prestato servizio in combattimento. E come tutte le guerre, è un calcolo che vale anche per afghani, pakistani, iracheni, siriani, libici, georgiani, ucraini, russi e tutti coloro che sono stati coinvolti in un modo o nell’altro nelle troppe guerre che si sono succedute dal 2001.
È bastato l’11 settembre per mettere in crisi l’Europa e spaccarla tra un asse atlantico e uno renano, per far tornare in auge comportamenti più vicini alla logica della potenza che non a quella dell’integrazione comunitaria. Quindici anni di guerra che hanno fatto sentire il loro peso anche sulle finanze pubbliche americane, sull’inflazione, sulle tasse, sui mercati e che hanno contribuito, direttamente e indirettamente, ad alimentare quel circuito tossico dell’economia crollato miseramente nel 2008 e che ha dato il via alla Grande Recessione. Perché oltre alla guerra, la 9/11 generation, come la chiamano in America, ha sperimentato anche l’incertezza, la disoccupazione, la contrazione del benessere e l’instabilità dell’ipertrofico sistema del capitalismo. E mentre passavamo dalle medie al liceo, o dal liceo ai primi anni di università, all’Afghanistan e all’Iraq si aggiunse la Cecenia, il Libano nel 2006, Gaza e la Georgia nel 2008 (per la prima volta dal 1945 la guerra tornò anche in Europa), la Libia nel 2011, il Mali, ancora Gaza nel 2014 insieme all’Ucraina e l’annessione della Crimea, la Siria con le sue armi chimiche e la confluenza di terrorismo, ribellione islamica, jihadismo e conflitti occidentali. L’11 settembre il mondo si svegliò diversamente, più sofferente, più cieco nel suo odio immotivato, più lontano nonostante la tecnologia ci abbia reso così vicini e, per quanto sembri un controsenso in un mondo di 7 miliardi di individui, ancora più soli.
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