La CEI aderisce alla Marcia dei radicali. Si chiama tradimento. Se Bagnasco è un uomo, si dimetta
di Paolo Deotto
.
.
C’è ben poco da dire, i fatti parlano da soli. I radicali annunciano gioiosamente che la CEI aderisce alla “Marcia per la Giustizia, l’Amnistia, la Libertà”, intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco. L’adesione è stata comunicata dal portavoce della CEI, Don Maffeis, che specifica che si è trattato di una decisione maturata con il Segretario generale, Mons. Nunzio Galantino. Bagnasco, cardinale e presidente della CEI, “è stato informato e condivide le finalità dell’iniziativa”.
Intanto su Avvenire, organo della CEI, il direttore Tarquinio ha uno scambio di amorosi sensi per via epistolare con gli esponenti radicali.
Cosa dobbiamo aggiungere di fronte a questa vergogna? Dobbiamo ricordare a lorsignori l’infaticabile attività dei radicali per la promozione delle opere del demonio? Dobbiamo parlare di aborto, eutanasia, droga, omosessualità?
No, è inutile. Queste cose sono arcinote. Lorsignori hanno gettato la maschera, lavorano con i sodali del demonio. Con loro, cosa abbiamo da spartire?
Le cose vanno chiamate con il loro nome. Questo è l’ennesimo tradimento. E chi commette tradimento, come si chiama? Traditore.
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, sembrerebbe scavalcato da una decisione presa dall’onnipotente Segretario generale, Galantino. Hic Rodus, hic salta. Cardinale Bagnasco, si comporti da uomo, rassegni le sue dimissioni dalla presidenza.
Di fronte a questo scempio, moltiplichiamo le preghiere e i Santi Rosari e chiediamo al Signore che ci doni santi sacerdoti, per l’onore del Suo nome e per la salvezza delle nostre anime.
Qui si seguito potete leggere il comunicato gioioso dei radicali, pubblicato su http://www.radicali.it/20161019/giustizia-partito-radicale-cei-conferenza-episcopale-italiana-aderisce-alla-marcia-lamnisti e lo scambio epistolare tra i radicali e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, pubblicato su http://www.avvenire.it/Lettere/Pagine/Carceri-umane-e-ri-umanizzanti.aspx
.
.
.
C’è ben poco da dire, i fatti parlano da soli. I radicali annunciano gioiosamente che la CEI aderisce alla “Marcia per la Giustizia, l’Amnistia, la Libertà”, intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco. L’adesione è stata comunicata dal portavoce della CEI, Don Maffeis, che specifica che si è trattato di una decisione maturata con il Segretario generale, Mons. Nunzio Galantino. Bagnasco, cardinale e presidente della CEI, “è stato informato e condivide le finalità dell’iniziativa”.
Intanto su Avvenire, organo della CEI, il direttore Tarquinio ha uno scambio di amorosi sensi per via epistolare con gli esponenti radicali.
Cosa dobbiamo aggiungere di fronte a questa vergogna? Dobbiamo ricordare a lorsignori l’infaticabile attività dei radicali per la promozione delle opere del demonio? Dobbiamo parlare di aborto, eutanasia, droga, omosessualità?
No, è inutile. Queste cose sono arcinote. Lorsignori hanno gettato la maschera, lavorano con i sodali del demonio. Con loro, cosa abbiamo da spartire?
Le cose vanno chiamate con il loro nome. Questo è l’ennesimo tradimento. E chi commette tradimento, come si chiama? Traditore.
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, sembrerebbe scavalcato da una decisione presa dall’onnipotente Segretario generale, Galantino. Hic Rodus, hic salta. Cardinale Bagnasco, si comporti da uomo, rassegni le sue dimissioni dalla presidenza.
Di fronte a questo scempio, moltiplichiamo le preghiere e i Santi Rosari e chiediamo al Signore che ci doni santi sacerdoti, per l’onore del Suo nome e per la salvezza delle nostre anime.
Qui si seguito potete leggere il comunicato gioioso dei radicali, pubblicato su http://www.radicali.it/20161019/giustizia-partito-radicale-cei-conferenza-episcopale-italiana-aderisce-alla-marcia-lamnisti e lo scambio epistolare tra i radicali e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, pubblicato su http://www.avvenire.it/Lettere/Pagine/Carceri-umane-e-ri-umanizzanti.aspx
.
.
– di Paolo Deotto
21/10/2016Vescovi sulle orme di Pannella, che tristezza...
Non ci sono parole per esprimere l’amarezza che suscita la notizia della convinta ed entusiastica adesione della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) alla Marcia per l'Amnistia, la Giustizia, la Libertà intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco, organizzata per il 6 novembre a Roma dal Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito, in occasione del Giubileo dei Carcerati.
L’annuncio è anche stato portato a domicilio, a Radio Radicale, da don Ivan Maffeis, portavoce della CEI. Don Maffeis ha sottolineato come la decisione sia stata presa dal segretario generale monsignor Nunzio Galantino, che ha «informato» della decisione il presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, il quale «condivide le finalità dell’iniziativa» (e le modalità?).
Tralasciamo la curiosità di un segretario che, in barba agli statuti della CEI, ormai la gestisce a proprio piacimento - quel Galantino sempre più in versione Marchese del Grillo («Io so’ io e voi nun sete un c…») -; e andiamo invece ai motivi che rendono questa decisione indigeribile.
Il primo pensiero che viene in mente è l’ennesimo schiaffo dato al popolo del Family Day. Il monsignor Galantino che oggi corre giulivo alla corte degli eredi di Pannella è lo stesso Galantino che non solo non ha detto una parola a sostegno dei Family Day, ma ha cercato addirittura di impedire con tutte le forze che si svolgessero. In piazza si deve andare per denunciare la situazione delle carceri e invocare la riforma della giustizia, non ci si deve assolutamente andare per difendere la famiglia e i propri figli dalla nuova tirannia del gender. C’è bisogno di commentare? Qualsiasi parola non riuscirebbe a rendere giustizia. Si può solo pregare che il Signore mandi pastori degni alla guida del Suo gregge.
Ma forse non è questa la cosa peggiore. Il fatto è che l’adesione alla marcia dei radicali è l’ennesima dimostrazione di una subalternità culturale che sfocia nel ridicolo e non sa neanche vedere ciò che il popolo cristiano costruisce giorno dopo giorno. Mi spiego: affermare che la situazione dei detenuti nelle carceri è disumana, che c’è un grave problema di sovraffollamento e di una giustizia lenta e spesso ingiusta è perfino ovvio. Ma l’azione dei radicali è denunciare, manifestare, protestare, al limite proporre una legge, tutto per autopromuoversi (se poi un problema si risolve tanto meglio, ma non è necessario).
Ebbene, la CEI ha deciso di andare dietro a questo approccio del problema, riconoscendo ai radicali un ruolo di guida, mentre ci sono centinaia, migliaia di cattolici che già da anni dedicano qualche ora ogni settimana per visitare i detenuti, stare con loro, fargli quella compagnia che fa alzare lo sguardo dalla propria miseria e intuire la possibilità di una nuova vita. Costoro sanno bene, e lo testimoniano a chi vuole ascoltare, che per un detenuto c’è qualcosa di ancora più importante delle condizioni fisiche di detenzione: fare l’esperienza di essere voluto bene, comprendere che c’è la possibilità di essere perdonato e di poter ricominciare. Ma a chi si arroga il diritto di parlare a nome dei vescovi italiani non importa di ascoltare il suo popolo, quello che con i detenuti ci sta davvero, li conosce e li sostiene; preferisce unirsi a quelli che denunciano nelle piazze, «per essere lodato dagli uomini».
Non solo, così facendo si dimostra di essere ingenui, nella migliore delle ipotesi, rispetto alle proposte e alle intenzioni dei radicali, che non si fanno scrupolo di usare l’immagine di papa Francesco e del Giubileo della misericordia per il proprio tornaconto di partito; godono nell’abbindolare quei cattolici che tanto disprezzano, richiamando in modo strumentale l’appello di san Giovanni Paolo II papa a favore dei carcerati, nel 2002. Ma i vertici della CEI hanno mai controllato quali sono le proposte dei radicali in materia? Non solo chiedono amnistia e indulto (per la cronaca san Giovanni Paolo II aveva speso delle parole solo per il secondo), ma anche la depenalizzazione di reati che non provocano vittime dirette, come ad esempio uso e spaccio di droga e la prostituzione. Sicuro che i vescovi sono d’accordo su queste misure? E che condividono il concetto di giustizia che hanno i radicali?
Ma la prova più evidente della confusione dottrinale che sta alla base di certe scellerate posizioni, è evidente nella risposta che il direttore di Avvenire (il quotidiano della CEI) dà alla lettera di alcuni leader radicali che chiedono appunto l’adesione del giornale dei vescovi alla marcia del 6 novembre (clicca qui). In soldoni il discorso è questo: dei radicali non condividiamo tutto, anzi su alcuni temi siamo molto lontani (e meno male, almeno questo), però fanno anche delle battaglie giuste, e su quelle noi ci stiamo. E chissà che, facendo un pezzo di strada insieme, i radicali non diventino anche cattolici…. Per carità, tutto è ovviamente possibile, ma da un punto di vista meramente umano sembra piuttosto di vedere che siano certi cattolici ad avvicinarsi al pensiero radicale.
Il direttore di Avvenire pone sullo stesso piano aborto, eutanasia, manipolazione degli embrioni da una parte e situazioni nelle carceri dall’altra. Come se il significato che si dà alla vita e alla persona umana non costituisse il criterio anche per il modo di affrontare i problemi della detenzione; come se non fosse il Giudizio finale la pietra di paragone con cui amministrare anche la giustizia umana.
Quello a cui stiamo assistendo è la negazione dell’originalità della fede cristiana, che costituisce un punto di vista nuovo con cui giudicare tutta la realtà; e la propagazione di un pensiero debole che segue l’agenda dettata dal mondo, fornendole appena un rivestimento religioso, anzi spiritualista.
21-10-2016
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-vescovi-sulle-orme-di-pannella-che-tristezza-17791.htm
Marcia per la Vita? No. Family Day? Figurarsi. La CEI aderisce alla Marcia dei Radicali!
Questione di priorità. [RS]
Comunicato stampa del Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito [sic!]
La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) aderisce alla IV “Marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà” intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco, organizzata per il 6 novembre a Roma dal Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito in occasione del Giubileo dei Carcerati, e che si snoderà tra le vie della capitale dal carcere di Regina Coeli fino a Piazza San Pietro.
Lo ha comunicato il sottosegretario e portavoce della CEI Don Ivan Maffeis ieri sera a Radio Radicale, durante la trasmissione Radio Carcere, condotta da Riccardo Arena.
Ecco le sue dichiarazioni:
La CEI guarda con attenzione a questa iniziativa e come Segreteria generale dà una convinta adesione; l’iniziativa è vista da parte nostra come una occasione proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica e più in generale il mondo politico sulla situazione in cui il nostro sistema penitenziario versa. L’augurio – e voglio metterci anche l’impegno – è che ci sia una accoglienza delle istanze portante avanti proprio per superare il degrado in cui i detenuti, ma non solo i detenuti – penso agli agenti, ai volontari, agli educatori -, oggi si muovono. Si è trattata di una decisione maturata con il Segretario generale, Monsignor Nunzio Galatino; il presidente Bagnasco è stato informato e condivide le finalità dell’iniziativa. Ci si confronta con un mondo – quello delle carceri – per certi versi invisibile, eppure si tratta di una realtà pesante: penso alla lunga lista di suicidi che avvengono nelle prigioni,a queste vite spezzate, penso alle persone fragili che sono detenuti per reati minori. Spesso in questi luoghi manca una rete di appoggio, spesso offerta dai volontari o da una certa parte di umanità di chi opera dentro, come i nostri cappellani. Intorno a certi temi, possiamo dire scomodi, come l’attenzione verso l’ultimo che abbiamo reso ultimo, o perché per situazioni della vita si è reso ultimo, attorno a certi temi c’è una capacità di chiusura, una capacità di silenziare anche la parola più alta come quella del Papa. Quelle persone che già sono invisibili per tanti motivi vengono censurate dai mezzi di informazione e ciò diventa una irresponsabilità pesante.
Fonte
http://www.radiospada.org/2016/10/marcia-per-la-vita-no-family-day-figurarsi-la-cei-aderisce-alla-marcia-dei-radicali/
Se la Chiesa marcia con i Radicali
di Giuliano Guzzo
«La CEI guarda con attenzione a questa iniziativa e come Segreteria generale dà una convinta adesione». Le parole con cui il sottosegretario e portavoce della CEI, don Ivan Maffeis, ha comunicato l’adesione della Chiesa italiana Marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà promossa dal Partito Radicale il 6 novembre a Roma, non chiedono di essere interpretate né contestualizzate, perché sono chiarissime. E con estrema chiarezza attestano come la stessa CEI che ieri ha ritenuto di non appoggiare eventi come la Marcia per la Vita o il Family Day, abbia fatto una tragica scelta di campo e oggi giaccia, scodinzolante, alla corte dei nipotini di Marco Pannella cui peraltro questa Marcia è dedicata. Certo, poi si potrà sempre dire come l’adesione – pardon, la «convinta adesione» – ad un evento non implichi per forza la condivisione dell’intero progetto politico di chi la promuove. Si potrà pure arrampicarsi sugli specchi affermando che Marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà, in realtà, oltre che a Pannella è intitolata pure a Papa Francesco.
Il punto però, mi si passi l’espressione poco aulica, è che non siamo tutti scemi. E sappiamo bene che la Segreteria generale della CEI è nelle mani di un monsignore secondo cui Sodoma non è stata mai distrutta, che ha “contestato” le unioni civili con decisione impercettibile (ci sono «altre priorità», diceva…) e la cui ascesa a quella posizione è coincisa con uno scadimento palese del quotidiano Avvenire, ieri più battagliero che mai e oggi appiattito sul politicamente corretto, ridotto ad una surreale equidistanza tra il comunque discutibile Trump e l’abortista e guerrafondaia scatenata Clinton, a parlare male della Brexit nonché a dare ad eventi come il citato Family Day minor spazio, in prima pagina, di quello riservato da testate laiciste come Repubblica. Dunque la triste notizia dell’adesione dellaMarcia dei Radicali stupisce fino ad un certo punto, inserendosi in un percorso purtroppo già segnato e rispetto al quale risulta impossibile non porsi degli interrogativi: dove stiamo andando? E dove andremo a finire? Il prossimo passo? Una trasmissione della Bonino sulla tv dei vescovi italiani? Una rubrica di Cappato su Avvenire? Che cosa?
Sono dubbi che avanzo senza ironia, anzi con dispiacere. Perché so – come lo sanno in tantissimi – che la Chiesa italiana è anche, anzi soprattutto, composta da bravissimi sacerdoti, da pastori che hanno davvero, per dirla con Papa Francesco, l’«odore delle pecore» e non quello di Confindustria, sul cui giornale il Segretario generale delle CEI è casualmente editorialista. So pure che molti che leggono ancora Avvenire – inclusi alcuni che tutt’ora vi scrivono e collaborano – sono ottime persone nonché, in alcuni casi, cari amici. Tuttavia di fronte ad una Chiesa i cui vertici sbandano tanto clamorosamente, di fronte ad un disorientamento che si traduce in scandalo quasi quotidiano, credo sia impossibile tacere. Di più: credo sia doveroso alzarsi in piedi e scandire la propria indignazione. Scriveva l’indimenticabile Giovannino Guareschi (1908-1968) che «quando i generali tradiscono, abbiamo sempre più bisogno della fedeltà dei soldati». Beh, credo che vi sia mai stato bisogno, come oggi, di questa fedeltà. Non per coerenza fine a se stessa né per l’orgoglio di credersi migliori, ma per quel che, come cattolici, siamo chiamati a testimoniare. Senza l’obbligo di piacere a nessuno, figurarsi ai Radicali.
https://giulianoguzzo.com/2016/10/21/se-la-chiesa-rincorre-i-radicali/ Pubblicato il 21 ottobre 2016
«La CEI guarda con attenzione a questa iniziativa e come Segreteria generale dà una convinta adesione». Le parole con cui il sottosegretario e portavoce della CEI, don Ivan Maffeis, ha comunicato l’adesione della Chiesa italiana Marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà promossa dal Partito Radicale il 6 novembre a Roma, non chiedono di essere interpretate né contestualizzate, perché sono chiarissime. E con estrema chiarezza attestano come la stessa CEI che ieri ha ritenuto di non appoggiare eventi come la Marcia per la Vita o il Family Day, abbia fatto una tragica scelta di campo e oggi giaccia, scodinzolante, alla corte dei nipotini di Marco Pannella cui peraltro questa Marcia è dedicata. Certo, poi si potrà sempre dire come l’adesione – pardon, la «convinta adesione» – ad un evento non implichi per forza la condivisione dell’intero progetto politico di chi la promuove. Si potrà pure arrampicarsi sugli specchi affermando che Marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà, in realtà, oltre che a Pannella è intitolata pure a Papa Francesco.
Il punto però, mi si passi l’espressione poco aulica, è che non siamo tutti scemi. E sappiamo bene che la Segreteria generale della CEI è nelle mani di un monsignore secondo cui Sodoma non è stata mai distrutta, che ha “contestato” le unioni civili con decisione impercettibile (ci sono «altre priorità», diceva…) e la cui ascesa a quella posizione è coincisa con uno scadimento palese del quotidiano Avvenire, ieri più battagliero che mai e oggi appiattito sul politicamente corretto, ridotto ad una surreale equidistanza tra il comunque discutibile Trump e l’abortista e guerrafondaia scatenata Clinton, a parlare male della Brexit nonché a dare ad eventi come il citato Family Day minor spazio, in prima pagina, di quello riservato da testate laiciste come Repubblica. Dunque la triste notizia dell’adesione dellaMarcia dei Radicali stupisce fino ad un certo punto, inserendosi in un percorso purtroppo già segnato e rispetto al quale risulta impossibile non porsi degli interrogativi: dove stiamo andando? E dove andremo a finire? Il prossimo passo? Una trasmissione della Bonino sulla tv dei vescovi italiani? Una rubrica di Cappato su Avvenire? Che cosa?
Sono dubbi che avanzo senza ironia, anzi con dispiacere. Perché so – come lo sanno in tantissimi – che la Chiesa italiana è anche, anzi soprattutto, composta da bravissimi sacerdoti, da pastori che hanno davvero, per dirla con Papa Francesco, l’«odore delle pecore» e non quello di Confindustria, sul cui giornale il Segretario generale delle CEI è casualmente editorialista. So pure che molti che leggono ancora Avvenire – inclusi alcuni che tutt’ora vi scrivono e collaborano – sono ottime persone nonché, in alcuni casi, cari amici. Tuttavia di fronte ad una Chiesa i cui vertici sbandano tanto clamorosamente, di fronte ad un disorientamento che si traduce in scandalo quasi quotidiano, credo sia impossibile tacere. Di più: credo sia doveroso alzarsi in piedi e scandire la propria indignazione. Scriveva l’indimenticabile Giovannino Guareschi (1908-1968) che «quando i generali tradiscono, abbiamo sempre più bisogno della fedeltà dei soldati». Beh, credo che vi sia mai stato bisogno, come oggi, di questa fedeltà. Non per coerenza fine a se stessa né per l’orgoglio di credersi migliori, ma per quel che, come cattolici, siamo chiamati a testimoniare. Senza l’obbligo di piacere a nessuno, figurarsi ai Radicali.
https://giulianoguzzo.com/2016/10/21/se-la-chiesa-rincorre-i-radicali/ Pubblicato il 21 ottobre 2016
ormai ha raschiato il fondo.......aspettiamo zolfo e fuoco dal cielo.....
RispondiEliminaDecisamente fa tristezza vedere i pastori della Chiesa cattolica:
RispondiElimina1) usati come 'utili idioti' (definizione politica);
2) strumentalizzare i detenuti per i loro fidanzamenti politici con i radicali.
C'è bisogno, vero, di meticciarsi con costoro?
La Chiesa non è mai stata vicino ai carcerati? Mai nessun Papa e nessun Segretario CEI ha parlato al mondo politico in loro favore, vero?
“E IL POVERETTO NON SE N'ERA ACCORTO, ANDAVA COMBATTENDO MA ERA MORTO".