Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Considerando l’età (è vicino ai novanta) vien da pensare che sia l’arteriosclerosi (o teresina, come la chiamano da quelle parti) ed allora sarebbe giustificato. Ma se invece non ha perduto il senno sono gravi le parole che don Armando Trevisiol, sacerdote del Patriarcato di Venezia, ha pronunciato. E che ha messo per iscritto. Non quindi una voce dal sen fuggita ma un concetto pensato, riflettuto ed infine stampato.
E’ infatti in un articolo del settimanale “L’Incontro” (un giornale diretto dallo stesso Trevisiol) che l’anziano prete di Eraclea dice la sua su celibato e sacerdozio femminile. E lo dice in modo chiaro, senza equivoci: “è giunto il tempo che pure le donne nubili o coniugate possono fare la scelta di servire Dio e il prossimo all’interno della comunità cristiana esercitando il ministero sacerdotale”.
Chiaro no? Donne prete. E senza obbligo di nubilato.
Già, perché don Armando nel lungo articolo dice la sua pure sul celibato: “sono del parere che prima o dopo la loro consacrazione i preti possono rimanere liberi nelle loro scelte di rimanere celibi o sposarsi”.
Come è palese don Trevisiol ha le idee chiare sulla quaestio. E bisogna dire che si spinge pure parecchio. Libertà totale: sposarsi o no, sceglierlo prima o dopo la Ordinazione. E per le donne, come detto, stesso discorso: nubili o sposate non importa, possono “esercitare il ministero sacerdotale”.
Cosa dire? Niente. Sperare fortemente che sia la teresina, ma è arduo pensarlo perché nell’articolo c’è una spiegazione (certo, vecchi concetti del modernismo di primo Novecento che tornano ciclicamente in auge) con queste parole mille volte sentite da tanti stravaganti preti: “Mi pare bello, affascinante ed opportuno che nella chiesa vi siano creature che facciano la scelta di dedicarsi “corpo ed anima” alla chiesa e ai fedeli da celibi. Però penso pure che non vi sia motivo di alcun genere anche se chi sceglie di fare il prete lo faccia pure da coniugato”.
Ecco qua, preti sposati e preti donne. Parola di don Armando.
ANVERSA. IL VESCOVO SUGGERISCE UN RITO IN CHIESA PER COPPIE OMO E COABITANTI.
Il vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny, suggerisce in maniera interrogativa la possibilità di creare nuovi rituali per celebrare le unioni fra persone omosessuali e persone che coabitano. La questione è posta all’interno di un libro che apparirà l’11 ottobre, intitolato: “Puis-je ? Merci. Désolé”, (Posso? Grazie. Desolato) e che consiste in un dialogo a ruota libera sulle relazioni fra matrimonio e famiglia. L’editore è Lannoo e l’autore, il vescovo di Anversa, che è titolare della diocesi dal 2008, ha scritto il libro con Roger Burggraeve et Ilse Van Halst.
“La questione – dice a un certo punto mons. Bonny – è di sapere se dobbiamo inglobare tutto in un modello unico”, riferendosi al matrimonio e alle relazioni interpersonali.
“Non dovremmo evolvere verso una diversità di rituali nei quali potremmo riconoscere le relazioni fra gli omosessuali a partire da una prospettiva ecclesiale e credente?”.
Anche l’approccio verso le persone divorziate e risposate senza riconoscimento di nullità del primo legame dovrebbe essere differente. L’arcivescovo di Anversa pensa che in certi casi la Chiesa potrebbe benedire una seconda relazione.
“La Chiesa ortodossa da molto tempo ha la pratica di confermare una nuova relazione per ragioni di misericordia, il che vi permette come nuova coppia di rotrovare un posto nella comunità. Tuttavia questa nuova benedizione non è la ripetizione o la sostituzione del primo matrimonio sacramentale. Che è e resta unico”.
La notizia è nella Revue de Presse dell’arcidiocesi di Bruxelles.
Vi alleghiamo qui sotto il testo in originale, per chi è in grado di leggerlo.
Bonny wil ritueel voor holebi’s en samenwonenden (In een opmerkelijke passage in het boek Mag ik? Dank je. Sorry. Vrijmoedige dialoog over relaties, huwelijk en gezin dat op 11 oktober bij Lannoo verschijnt denkt de Antwerpse bisschop luidop na over nieuwe kerkelijke rituelen. Bonny schreef het boek samen met Roger Burggraeve en Ilse Van Halst. “De vraag is of we alles in één model moeten persen”, zegt Bonny. “Moeten we niet evolueren naar een diversiteit van rituelen waarin we de liefdesrelatie tussen homoseksuelen ook vanuit kerkelijk en gelovig perspectief kunnen erkennen?” … Ook de houding tegenover gescheidenen in een nieuwe relatie vraagt om een andere aanpak. Bonny meent dat de Kerk in sommige gevallen een tweede relatie zou kunnen inzegenen. “Van oudsher kent de orthodoxe Kerk de bevestiging van een nieuwe relatie om redenen van barmhartigheid, waardoor je als koppel opnieuw een plaats krijgt in de gemeenschap. Deze nieuwe zegen is echter geen herhaling of vervanging van het eerste sacramentele huwelijk. Dat was en blijft uniek.”
Qui invece trovate il link al sito in francese Belgicatho
Il Papa non santificherà i trans! Ma sarà legittimato il cambio di sesso?
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Adesso è chiaro, cambia la disciplina dei Sacramenti. Laddove l’ideologia del gender è chiaramente condannata da Papa Francesco, è però legittimato, in sordina, il cambiamento di sesso, e tutti potranno accedere all’Eucaristia!
Quanto segue è una umilissima riflessione – che rivolgiamo filialmente al Santo Padre, ai Vescovi e al Clero – a degli ottimi articoli recentemente pubblicati da La nuova Bussola Quotidiana, vedi qui, e da Sandro Magister, vedi qui, e non poteva mancare l’intervista dall’aereo, del Papa, di ritorno dalla visita apostolica in Georgia, vedi qui.
Ora, cercando di leggere il tutto senza paraocchi e con oggettivo atteggiamento di figli pazienti nella Madre Chiesa, non possiamo non constatare che questo documento, l’Amoris Laetitia, giunge a noi sempre più confuso per non dire, purtroppo, che appare sempre più chiaro che ci troviamo davanti ad una realtà sconvolgente: i Sacramenti della Chiesa stanno subendo – senza alcuna affermazione dogmatica – un drastico cambiamento nella disciplina che, di fatto, modificherà la dottrina.
Invitandovi ad aggiornarvi nelle pagine sopra indicate per non doverci ripetere, qui vogliamo far emergere alcuni problemi che, purtroppo, nessun giornalista-vaticanista ha saputo ancora far emergere.
Il primo è il seguente:
– ammessa e non concessa tutta la legittima azione misericordiosa di un Pontefice verso i “casi più disperati” per i divorziati-risposati, ciò di cui non si è mai parlato fino ad oggi è il problema di dare l’Eucaristia a chi non è sposato in Chiesa e riscontra ben due matrimoni: uno religioso abiurato, l’altro civile! Nel momento in cui si legittima la Comunione ai divorziati-risposati, resta il problema che questi non sono risposati in Chiesa, e di conseguenza: perché non dare, da domani, anche la Comunione ai conviventi, o a tutte le coppie sposate solo civilmente? Molte di queste coppie, infatti, non sono entrambe provenienti da un matrimonio cattolico, uno dei due è solitamente divorziato, l’altro/a no! E allora, se per ricevere l’Eucaristia (al di là di chi è divorziato e risposato) non è più importante essersi sposato in Chiesa, ma l’importante è l’unione a prescindere da perché non darla a tutti? È a questo che si vuole arrivare? Noi pensiamo di sì!
Riepilogando questo primo problema, dunque, ci troviamo davanti ad una evoluzione della dottrina sulla ricezione del Sacramento della Confessione e dell’Eucaristia. Papa Francesco sottolinea da sempre che non si deve fare proselitismo, e se per proselitismo intende quello a cui lui è stato abituato in terra dove pullula il pentecostalismo (del suo amico Traettino, ex-cattolico e comunista che comprese quanto arricchisse, in danaro, fare proselitismo a discapito della Chiesa Cattolica e contro la devozione mariana), va detto che è proprio il Papa che sta imponendo al Clero una forma di proselitismo aberrante in nome della misericordia, quello di imporre (obbligare) una recezione dell’Eucaristia a persone che, sposate prima in Chiesa e poi divorziate e risposate solo civilmente, vivono contro la Legge di Dio, imponendo (cioè l’imposizione di riempire le chiese) a tutti i cattolici di cambiare mentalità sulla dottrina, quella che per duemila anni è stata insegnata e trasmessa dagli Apostoli!
In conclusione ci troviamo davanti al fatto compiuto: il Papa non farà alcuna affermazione dottrinale (non può farlo, e questo lo sa bene), ma nella prassi ogni Chiesa, ogni diocesi, ogni parrocchia, potrà disciplinare la recezione dell’Eucaristia a seconda del “caso per caso”, con tanti cari saluti alla disciplina dottrinale cattolica, ossia, UNIVERSALE.
È il ribaltamento delle priorità, e la cessazione della cattolicità catechetica: non più Dio al primo posto, sequenza evangelica attraverso la quale l’uomo deve piegarsi a Dio, noi dobbiamo piegarci alle Sue Leggi e ai Suoi Comandamenti, quanto piuttosto ci ritroviamo a piegare Dio alle nostre “necessità”. Se il sesto Comandamento dice appunto di non falsificare lo stato matrimoniale per il quale Gesù ha fatto il Sacramento del Matrimonio, ecco che con la nuova prassi si dice a Cristo: “Signore! il tuo carico è troppo pesante, non possiamo portarlo! Oramai conviviamo da dieci anni, abbiamo dei figli, indietro non possiamo tornare, perciò… devi piegarti TU alle nostre esigenze ESISTENZIALI, perché noi abbiamo il diritto come gli altri di ricevere l’Eucaristia…”
Tutto è fatto, infatti, nella nuova prassi, con l’errata idea che i Sacramenti sarebbero un “diritto”, ma questo non è scritto in nessuna pagina del Vangelo! Al contrario: i Sacramenti sono un onere tremendo che danno, senza dubbio, forza, Grazia, consolazione e sostegno alla vita su questa terra per coloro che vivono – pur peccatori – sforzandosi di correggersi nei difetti e nei peccati, cercando di non commetterli più. Ma al contempo sono una responsabilità enorme per chi li riceve in stato di peccato. Ora: il sesto Comandamento (come tutti gli altri nove) vale per tutti, vale per coloro che sono sposati in Chiesa normalmente, come vale per coloro che non sono in regola con questo Sacramento, non esistono affatto “corsie preferenziali” come quelle che si stanno creando con questo Pontificato.
È assurdo, allora, che alle generazioni future si lascerà credere che l’Eucaristia può essere data a “tutti”, indipendentemente dallo stato in cui uno si trova, fosse anche in uno stato di ben due matrimoni: quello voluto dal Cristo e non risolto, al quale hanno abiurato con il divorzio civile, e quello civile per il quale non è ammesso ricevere l’Eucaristia, poiché la Chiesa lo tollera, ma non può legittimarlo.
E veniamo al secondo appunto:
– dall’intervista sull’aereo il Papa ha fatto, contro la ideologia gender, un discorso chiarissimo di condanna ma, come è suo solito, doveva metterci la sua ciliegina personale così da far ripiombare nella confusione i lettori. Per spiegare cosa egli intenda per misericordia applicata, Papa Francesco riporta una testimonianza personale di una donna diventata un uomo (???) e qui , a voler essere buoni, non si capisce dove egli voglia arrivare. Qui è necessario riportare integralmente il pensiero espresso dal Papa: “Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: “Vattene via perché sei omosessuale!”, no. Quello che io ho detto riguarda quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender. Mi raccontava un papà francese che a tavola parlavano con i figli – cattolico lui, cattolica la moglie, i figli cattolici, all’acqua di rose, ma cattolici – e ha domandato al ragazzo di dieci anni: “E tu che cosa voi fare quando diventi grande?” – “La ragazza”. E il papà si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria del gender. E questo è contro le cose naturali. Una cosa è che una persona abbia questa tendenza, questa opzione, e c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo “colonizzazioni ideologiche”…”.
È vero che Gesù non ha mai cacciato via il peccatore che voleva, però, convertirsi dal proprio peccato, ma non si riscontra in nessuna pagina del Vangelo che Gesù abbia accolto i peccatori lasciandoli nel loro peccare! Che fine hanno fatto le parole di San Paolo? Così le riporta una Lettera voluta san Giovanni Paolo II: “.. in perfetta continuità con l’insegnamento biblico, nell’elenco di coloro che agiscono contrariamente alla sana dottrina, vengono esplicitamente menzionati come peccatori coloro che compiono atti omosessuali (cf 1 Tim 1, 10). (vedi qui testo integrale – Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la presente Lettera, decisa nella riunione ordinaria di questa Congregazione e ne ha ordinato la pubblicazione.)
Dunque la “teoria gender”, dice giustamente Papa Francesco, è “contro natura”, ma subito dopo lascia intendere che l’operazione per cambiare sesso no, come se le due questioni fossero da separare…! E no, santità, non funziona così! Abbiamo forse capito male noi? No! Il discorso del Papa è chiaro: “Una cosa è che una persona abbia questa tendenza, questa opzione, e c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo “colonizzazioni ideologiche”…”.
Se non vi è chiaro continuate a leggere il discorso del Papa che porta una testimonianza e degli esempi: “Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto la lettera che per lui sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa: lui, che era lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti…”.
“Lui che era lei, ma è lui”, ma che razza di groviglio è mai questo detto da un pontefice? Lui che era “lei”, per la Bibbia, per Dio, resta “lei”; e lei che era “lui”, per la Bibbia, per Dio, resta “lui”! Non è una operazione chirurgica a cambiare il progetto di Dio sull’uomo creato o maschio o femmina, e non certo creato per cambiare sesso a seconda delle patologie ormonali… Non esistono delle “varianti in natura”, esiste il peccato a causa del quale anche la natura è soggetta, e Gesù non è venuto per assecondare le patologie degli uomini.
Giustamente, però, Papa Francesco mette subito le mani davanti e ammonisce: “Per favore, non dite: “Il Papa santificherà i trans!”. Per favore! Perché io vedo già i titoli dei giornali… No, no. C’è qualche dubbio su quello che ho detto? Voglio essere chiaro. È un problema di morale….”. Ne prendiamo atto ma, Santità, ci sono molto dubbi su ciò che ha detto… Che fine ha fatto il «Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno»(Mt.5,37), non è stato affatto chiaro!
Cambiare sesso non è solo un problema “morale” è un problema anche antropologico, genetico, non un problema “umano” da trattare umanamente o con la misericordina, ma un problema etico che riguarda l’identità di come Dio ci ha creati e voluti. Che fine fanno le parole: «Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno.» (Sal.138,13-16); Dio «fa crescere i nostri giorni fin dal seno materno» (Sir 50,22).
Quindi, cerchiamo di capirci bene: se uno si sente omosessuale basta cambiare sesso, chirurgicamente, per essere in “ordine” con la coscienza e non fermarsi all’ideologia di genere, ma applicarla e poi sposarsi, magari in Chiesa, o forse no, perché tanto la Comunione sarà data a tutti indipendentemente da…? Ma qualcuno glielo ha detto al Papa che l’intervento chirurgico non modifica affatto il genere con cui si è nati? Il ritocco è solo esteriore e se un uomo diventa donna, non potrà mai partorire dei figli, motivo per il quale il matrimonio cristiano sarebbe già invalidato per difetto…. e se una donna diventa uomo non potrà mai generare dei figli a meno che, questi non vengano prodotti in laboratorio, e dunque comprati, commissionati o adottati… Perciò si dica chiaramente che la teoria gender, così come queste operazioni trans, hanno la stessa ideologia e la stessa matrice.
Infine:
– Papa Francesco ha giustamente affermato che a patire per la causa di un divorzio sono i bambini alla quale sofferenza, i divorziandi, non pensano…
Ora, Santità, un bambino adottato o COMPRATO da queste coppie trans, quando adolescenti scoprono che in realtà il papà era una donna… o che la mamma era un lui… Come reagirà, secondo Lei? Esiste una statistica alta di suicidi di adolescenti in queste condizioni di cui nessuno parla. O comunque, se non suicidi, una alta percentuale di questi diventano anch’essi trans o omosessuali, perché isolati ed incapaci di scoprire la propria identità. Il problema è che più si va avanti NORMALIZZANDO questa forma di peccato contro il ruolo che Dio ci ha dato fin dal concepimento (perché gay non si nasce), o maschi o femmina, non esiste una terza via o “la variante in natura”, più avremo casi di giovani adolescenti che non avranno chiara la propria identità, finendo col farsi del male appoggiati e sostenuti persino dalla Chiesa.
È vero perciò quanto Gesù afferma: «Senza di me non potete far nulla» (Gv.15, 5), e non intendeva certo legalizzare l’operazione chirurgica sessuale, al contrario, è solo con Lui che possiamo resistere alla tentazione di cambiare il progetto creatore di Dio in ognuno di noi! Gesù impone, sì IMPONE, come unica VARIANTE al problema sessuale, il celibato, la continenza: o ti sposi e fai figli, o abbracci la vita della continenza per farti, però, “tutto a tutti”, padri e madri di una moltitudine di figli spirituali.
Concludiamo questa volta con le parole di un Rabbino citato da Benedetto XVI nel Discorso alla Curia Romana il 21 dicembre 2012. Dice Gilles Bernheim, vedi qui.
«Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gn 1, 27). La Genesi vede la somiglianza dell’essere umano con Dio solo nell’unione dell’uomo e della donna (1,27) e non in ognuno di essi preso separatamente. Ciò suggerisce che la definizione dell’essere umano è percettibile solo nella congiunzione dei due sessi. (…) La differenza sessuale va dunque interpretata come un fatto naturale, permeato d’intenzioni spirituali. Ne è prova il fatto che nella creazione in sette giorni gli animali non sono presentati come sessuati. A caratterizzarli non è la differenza dei sessi, ma la differenza degli ordini e, all’interno di ogni ordine, la differenza delle specie: ci sono i pesci del mare, gli uccelli del cielo, le bestie della terra, tutti gli esseri viventi sono generati, come un ritornello, «secondo la loro specie» (Gn 1, 21).
In questo racconto la sessuazione è menzionata solo per l’uomo poiché è proprio nel rapporto d’amore, che include l’atto sessuale mediante il quale l’uomo e la donna diventano «una sola carne», che tutti e due realizzano il proprio obiettivo: essere a immagine di Dio.
Il sesso non è dunque un attributo casuale della persona. La genitalità è l’espressione somatica di una sessualità che riguarda tutto l’essere della persona: corpo, anima e mente. È proprio perché l’uomo e la donna si percepiscono diversi in tutto il loro essere sessuato, pur essendo entrambi persone, che ci possono essere complementarietà e comunione.
«Maschile» e «femminile», «maschio» e «femmina» sono termini relazionali. Il maschile è tale solo nella misura in cui è rivolto verso il femminile e, attraverso la donna, verso il figlio; in ogni caso verso una paternità, sia essa carnale o spirituale. Il femminile è tale solo nella misura in cui è rivolto verso il maschile e, attraverso l’uomo, verso il figlio; in ogni caso verso una maternità, sia essa carnale o spirituale.
(…) A mo’ di contrappunto, il capitolo tre della Genesi presenta il peccato come il rifiuto del limite e quindi della differenza: «Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3, 5).
L’albero della conoscenza del bene e del male — «l’albero del conoscere bene e del conoscere male» — simboleggia proprio i due modi di comprendere il limite:
— il «conoscere bene» rispetta l’alterità, accetta di non sapere tutto e acconsente a non essere tutto; questo modo di conoscere apre all’amore e quindi all’«albero della vita», piantato da Dio «al centro del giardino» (Gn 2, 9);
— il «conoscere male» rifiuta il limite, la differenza; mangia l’altro nella speranza di ricostituire in sé il tutto e di acquisire l’onniscienza. Questo rifiuto della relazione di alterità conduce alla bramosia, alla violenza e infine alla morte.
Non è proprio questo che propone il gender, ovvero il rifiuto dell’alterità, della differenza, e la rivendicazione di adottare tutti i comportamenti sessuali, indipendentemente dalla sessuazione, primo dono della natura? In altre parole, la pretesa di “conoscere” la donna come l’uomo, di diventare il tutto dell’umano, di liberarsi da tutti i condizionamenti naturali, e quindi «di essere come Dio»?
Le ambigue dichiarazioni di Papa Francesco su gender e omosessualità
Le recenti contrastanti dichiarazioni di Papa Francesconel suo ultimo viaggio apostolico inGeorgiaeAzerbaijansul tema dell’omosessualità, fermacondanna dell’ideologia gender, da un lato, eaccoglienza delle persone omosessuali e transdall’altro, hanno riportato, prepotentemente, al centro del dibattito il delicato rapporto tra Chiesa ed omosessualità.
Dalla ormai celebre frase, “Se una persona è gay chi sono io per giudicarla?”, pronunciata dal Papa il 29 luglio 2013 sul volo di ritorno dal Brasile, la comunità LGBT ha riposto grandi speranze ed aspettative inJorge Mario Bergoglio, identificandolo come l’atteso Papa dell’innovazione e dell’apertura all’omosessualità nella chiesa cattolica.
IL PAPA SUL GENDER
Le affermazioni sul tema del gender di Papa Francesco, immediatamente riprese da tutti i media internazionali, sono state estrapolate nell’ambito di una sua riposta ad una domanda di una donna georgiana di nome Irina che nel rivolgere la sua “testimonianza” nella chiesa dell’Assunta a Tbilisi aveva manifestato le proprie vivide preoccupazioni riguardo le “nuove visioni della sessualità come la teoria del gender”.
Questa la replica a braccio del Papa:
“Tu, Irina, hai menzionato un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del ‘gender’. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche”.
CHIARIMENTI IN VOLO
Successivamente, sul volo di ritorno da Baku a Roma, la sera del 2 ottobre, i giornalisti hanno di nuovo interrogato Papa Francesco, invitandolo a chiarire meglio il proprio pensiero in materia di gender ed omosessualità:
A porre il quesito dirimente è stato il corrispondente vaticano statunitense Joshua McElwee delNational Catholic Reportercheha domandato testualmente:
“Santo Padre, in quello stesso discorso di ieri in Georgia, lei ha parlato, come in tanti altri Paesi, della teoria del “gender!, dicendo che è il grande nemico, una minaccia contro il matrimonio. Ma vorrei chiedere: cosa direbbe a una persona che ha sofferto per anni con la sua sessualità e sente veramente che c’è un problema biologico, che il suo aspetto fisico non corrisponde a quello che lui o lei considera la propria identità sessuale? Lei come pastore e ministro, come accompagnerebbe queste persone?”
Ecco la risposta completa di Papa Francesco:
“Prima di tutto, io ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, di vescovo – anche di papa – ho accompagnato persone con tendenza e con pratiche omosessuali. Le ho accompagnate, le ho avvicinate al Signore, alcuni non possono, ma le ho accompagnate e mai ho abbandonato qualcuno. Questo è ciò che va fatto. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: “Vattene via perché sei omosessuale!”, no. Quello che io ho detto riguarda quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del “gender”.
Mi raccontava un papà francese che a tavola parlavano con i figli – cattolico lui, cattolica la moglie, i figli cattolici, all’acqua di rose, ma cattolici – e ha domandato al ragazzo di dieci anni: “E tu che cosa voi fare quando diventi grande?”. “La ragazza”. E il papà si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria del “gender”. E questo è contro le cose naturali. Una cosa è che una persona abbia questa tendenza, questa opzione, e c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo “colonizzazioni ideologiche”.
L’anno scorso ho ricevuto una lettera di uno spagnolo che mi raccontava la sua storia da bambino e da ragazzo. Era una bambina, una ragazza, e ha sofferto tanto, perché si sentiva ragazzo ma era fisicamente una ragazza. L’ha raccontato alla mamma, quando era già ventenne, 22 anni, e le ha detto che avrebbe voluto fare l’intervento chirurgico e tutte queste cose. E la mamma gli ha chiesto di non farlo finché lei era viva. Era anziana, ed è morta presto. Ha fatto l’intervento. È un impiegato di un ministero di una città della Spagna. È andato dal vescovo. Il vescovo lo ha accompagnato tanto, un bravo vescovo: “perdeva” tempo per accompagnare quest’uomo. Poi si è sposato. Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto la lettera che per lui sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa: lui, che era lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti.
E nel quartiere dove lui abitava c’era un vecchio sacerdote, ottantenne, il vecchio parroco, che aveva lasciato la parrocchia e aiutava le suore, lì, nella parrocchia… E c’era il nuovo [parroco]. Quando il nuovo lo vedeva, lo sgridava dal marciapiede: “Andrai all’inferno!”. Quando trovava il vecchio, questo gli diceva: “Da quanto non ti confessi? Vieni, vieni, andiamo che ti confesso e così potrai fare la comunione”. Hai capito? La vita è la vita, e le cose si devono prendere come vengono. Il peccato è il peccato. Le tendenze o gli squilibri ormonali danno tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire: “È tutto lo stesso, facciamo festa”. No, questo no. Ma ogni caso accoglierlo, accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo. Questo è quello che farebbe Gesù oggi. Per favore, non dite: “Il papa santificherà i trans!”. Per favore! Perché io vedo già i titoli dei giornali… No, no. C’è qualche dubbio su quello che ho detto? Voglio essere chiaro. È un problema di morale. È un problema. È un problema umano. E si deve risolvere come si può, sempre con la misericordia di Dio, con la verità, come abbiamo detto nel caso del matrimonio, leggendo tutta l’”Amoris laetitia”, ma sempre così, sempre con il cuore aperto.E non dimenticatevi quel capitello di Vézelay: è molto bello, molto bello”.
Un’articolata e criptica risposta che invece di chiarire semina nuova confusione sul rapporto tra Chiesa cattolica ed omosessualità, alimentando libere interpretazioni e facili strumentalizzazioni.
La frase “lui, che era lei, ma è lui” (riferito al transessuale ricevuto in udienza tempo fa), legittimando implicitamente il fatto che una persona che nasce biologicamente di un sesso possa pretendere di cambiarlo attraverso un’intervento chirurgico, paradossalmente contraddice e smentisce infatti la sua precedente denuncia della teoria del gender. Quello che sembra più turbare il Papa, non sono tanto i contenuti, quanto la modalità di diffusione dell’ideologia gender, vista come una “colonizzazione ideologica” di stampo mondialista.
LA LETTERA DI UN CATTOLICO OMOSESSUALE
Riguardo il pesante e crescente clima di smarrimento oggi esistente sul rapporto tra Chiesa ed omosessualità sul sito dei cosiddetti “cristiani LGBT” Gionata.org, un “progetto di volontariato culturale volto a far “conoscere il cammino che i credenti omosessuali fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle varie Chiese”, è stata pubblicata un’emblematica lettera di un cattolico omosessuale che rivolge un accorato appello al Papa e alla Chiesa cattolica affinché pongano fine a questo lungo ed oramai insopportabile “stillicidio” sulla conciliabilità tra cattolicesimo ed omosessualità.
Ecco cosa scrive nella sua lettera Ale in maniera diretta ed onesta:
La richiesta è semplice: la Chiesa Cattolica ha cambiato la sua visione dell’omosessualità? Sì o no? Lo dica chiaramente e presto! O forse la Chiesa non è a conoscenza del fatto che migliaia di omosessuali cristiani combattiamo ogni giorno una battaglia durissima confrontandoci con le nostre attrazioni per persone dello stesso sesso?” “La Chiesa deve darci una parola chiara: l’omosessualità è o non è un sentimento disordinato? L’atto omosessuale è o non è un grave peccato? Le unioni omosessuali sono o non sono fuori dal piano d’amore di Dio Creatore?”
UNA PAROLA CHIARA
Il lettore non chiede dunque che la Chiesa approvi l’omosessualità ma semplicemente che la smetta di tergiversare con dichiarazioni discordanti ed ambigue:
“Tutti i cristiani hanno la loro Croce e si confrontano con essa. Noi non sappiamo più se la nostra è una Croce oppure l’invenzione di una Chiesa medioevale e ormai sorpassata. Questo non è più sopportabile, noi abbiamo bisogno di chiarezza, di sapere cosa fare della nostra vita, e questa mancanza di Verità è una grave mancanza di Carità nei nostri confronti”.
Ale implora Papa Francesco di mettere da parte parole disorientanti e discorsi equivoci ed esprimersi con il linguaggio di sempre della Chiesa cattolica secondo il noto monito di Gesù ai suoi discepoli: “il vostro parlare sia ‘Sì, sì! No, no!’”:
“Quello che dice la Sacra Scrittura, tutta la Tradizione e il Magistero della Chiesa Cattolica sull’omosessualità, lo sappiamo a memoria. Ma non ci basta più: abbiamo bisogno di una parola chiara, che Pietro ci confermi nella fede, con un chiaro Sì o un chiaro No”.
Scontata e, a dir poco sconfortante, la replica di un certo don Luca sullostesso sito web del progetto Gionata che muove dalla negazionestessa del concetto di verità per affermare la legittimità di ogni tipo di amore:
“Caro amico, le tue domande sono lecite e legittime. Tu parti però da un presupposto non corretto: esiste solo il giusto e lo sbagliato. (…) La Chiesa non è una realtà statica ma una comunità che sempre più progredisce nell’amore verso Dio e verso l’uomo. Stiamo ora pian piano progredendo nel capire che l’omosessualità non è nulla di sbagliato se vissuta in un contesto di amore… ma ci vuole ancora un attimo di pazienza. Tu, caro amico, non aver paura di amare ed essere amato. Tu caro amico non aver paura di essere figlio di Dio per quello che sei. E’ Dio che ti ha creato”.
MAGISTERO IMMUTABILE
La risposta circa l’impossibile conciliabilità tra cattolicesimo ed omosessualità, in realtà, è contenuta nel Magistero dottrinale della Chiesa, che non è mai variato nel corso di duemila anni, insegnando come la pratica dell’omosessualità vada considerata un abominevole vizio contro natura, che provoca non solo la corruzione spirituale e la dannazione eterna degli individui, ma anche la rovina morale della società colpita da un germe mortale che avvelena le radici stesse della vita civile. Per questo, la morale cristiana ha sempre condannato questo vizio senza riserve, e ha stabilito che esso, a maggior ragione, non può pretendere a nessun titolo la sua legalizzazione nell’ordinamento giuridico né la promozione da parte del potere politico.
Un insegnamento perenne ribadito da una lunghissima serie di affermazioni della Sacra Scrittura, dei Padri della Chiesa, di santi Dottori e da Pontefici, dalle origini fino ai nostri giorni, che riflette la legge naturale e divina e che nessuno, neanche il Papa, può modificare.
Roba da mal di testa.
RispondiEliminaSul serio.
Cos'abbiamo fatto di male per meritare questo?
Il demonio sta ballando sul tavolo. Ho paura quasi.
RispondiElimina