Dov’è andato Lutero? All’inferno. Parola della Beata Maria Serafina del Sacro Cuore di Paolo Deotto
.
“100 domande sull’aldilà”, di Don Marcello Stanzione e Gianandrea de Antonellis, edito da Gribaudi, è un libro agile, in piccolo formato, scritto, come dice il titolo, con lo stile semplice e accessibile della domanda e risposta. È un libro molto utile, perché pone le domande (e dà le risposte) su quei temi che al giorno d’oggi sembrano diventati tabù: la morte, l’inferno, il paradiso, il purgatorio… Oggi si parla molto di accoglienza, di accompagnamento (non si sa bene dove), di lotta alla corruzione, di misericordia, magari si chiede ogni tanto anche un’amnistia, perché in carcere non si sta bene,eccetera, ma si direbbe che la morte sia stata dimenticata.
Quindi “100 domande sull’aldilà” è un libro utile, né lo è solo come promemoria; è utile perché sappiamo quanto è diffusa l’ignoranza sulle verità più elementari della Fede. Cosa non strana, se consideriamo che non si parla nemmeno più di lezioni di catechismo, ma di “percorsi di iniziazione cristiana”.
Benvenuto quindi questo libro. Sfogliandolo, abbiamo letto la domanda n. 43 e relativa risposta (pag. 60). Ci sembra molto utile, nel clima di totale caos dottrinale sapientemente creato da chi detiene pro tempore il potere, riportare integralmente il testo. Eccolo:
Domanda 43: Allora lei crede che Lutero, lungi dall’essere tra i santi in paradiso, bruci nel fuoco dell’inferno?
Risposta: Non io, ma la Tradizione cattolica e anche una ben precisa visione avuta dalla beata Maria Serafina del Sacro Cuore, al secolo Clotilde Micheli (1849 – 1911), fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli.
Nel 1883 la Beata si trovava a passare per Eisleben, città natale di Lutero, proprio nel giorno del quarto centenario della nascita del grande eretico (10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due: le strade erano affollate per le solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto, era solo desiderosa di trovare una chiesa per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. A sera, finalmente, ne individuò una, ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini, ma mentre pregava le apparve l’angelo custode, che le disse: “Alzati, perché questo è un tempio protestante”. Quindi le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.
Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incredibile numero di anime. Nel fondo di questa voragine c’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano,di conficcargli nella testa un grosso chiodo. La futura suora fondatrice pensò: “Se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio!”. In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.
Chiaro, no?
Un utile pro-memoria. E una domanda retorica: vogliamo credere alla Tradizione, alle parole di una Beata, che non fanno che rinforzare quanto i cattolici ancora dotati delle basi elementari di cultura religiosa già sapevano?
E un pensierino finale: quel signore argentino che di recente è andato in marcia trionfale a Lund e dintorni, possibile che ignorasse tutto ciò?
No, non è possibile. E se riflettiamo su questo, capiamo meglio il senso di quel viaggio e capiamo meglio da chi dobbiamo guardarci. Ne va della nostra salvezza.
– di Paolo Deotto
24/11/2016
Come può un papa celebrare le lodi di uno che è finito all’inferno? anche senza la rivelazione privata di una veggente, non ci vuol molto per giudicare quell’uomo lì, conoscendo le sue prodezze, pubbliche e private. Sentendolo lodare, mi vien da pensare: sicuramente chi lo loda è in malafede, spudoratamente, fa solo politica, disorienta i credenti, non fa il suo dovere di consacrato a Cristo. Tanto basta per prendere le distanze da Omissis e non voler più sentire niente da lui (ovviamente anche dai suoi giannizzeri, come Padre Spadaro, mons. Paglia, Kasper, ecc.). Viva la Controriforma, viva il Concilio di Trento, abbasso i modernisti massoni !
RispondiElimina