Aleppo è liberata ma a media e politici occidentali sembra che sia morto il gatto. Nostalgia dell’Isis?
Per i media di regime e per la gran parte dei politici, i jihadisti sono diventati come la Nutella: che mondo è senza di loro? Viene da chiederselo, perché nel tardo pomeriggio di ieri, quando da Mosca veniva annunciata la liberazione totale di Aleppo dal cancro dell’Isis, non si è assistito a scene di giubilo. Anzi. Sembrava quasi che russi, siriani e iraniani avessero liberato la città da una compagnia di teatro che per quattro anni aveva fatto divertire grandi e piccini: nella migliore delle ipotesi, silenzio e due righe di notizia, nella peggiore ma più diffusa, l’immediato coro di indignazione.
Già, perché pochi istanti dopo che l’ambasciatore di Mosca presso l’Onu, Vitaly Churkin, nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza, annunciava che “le operazioni anti-terrorismo sono concluse” e che “i ribelli e le loro famiglie stanno attualmente passando attraverso i corridoi umanitari nelle direzioni che hanno scelto volontariamente, inclusi quelli in direzione di Idlib”, ecco che parte la grancassa mediatica, alimentata dalla stessa Onu e dalle cancellerie europee. Le quali denunciano esecuzioni sommarie, bambini e donne bruciati vivi, civili in fuga costretti con la tortura ad arruolarsi nell’esercito lealista. Ma come, hanno creato corridoi umanitari per far loro abbandonare la città? Non ci vuole molto con i droni a capire chi dice balle ma, si sa, l’Occidente quando a scuola di politica internazionale spiegavano la raccolta e l’uso delle prove aveva il raffreddore. Tanto più che, stranamente, dopo aver chiesto di andarsene, ora i “ribelli moderati” stanno boicottando l’esodo, accampando scuse di ogni genere, spalleggiati dall’ineffabile Osservatorio per i diritti umani. E il cessate il fuoco traballa.
E’ un po’ la logica delle cavallette che avrebbero dovuto seguire la Brexit e la vittoria di Trump ma qui senza nemmeno la decenza di non speculare su persone che hanno patito un regime di terrore jihadista per quattro anni, finito solo grazie all’esercito siriano, a quello iraniano e all’aeronautica russa. Fosse stato per l’Occidente, lo stesso che si strappava le vesti a ogni filmato in 3D delle esecuzioni dell’Isis senza chiedersi come potessero avere tecnologia degna della Pixar, oggi la bandiera nera del Califfato sventolerebbe sul palazzo presidenziale di Damasco. Invece no, c’è ancora Assad, quello che Cameron, Obama, Renzi e Hollande volevano cacciare e invece sono stati loro cacciati a pedate nel culo dei rispettivi elettori e connazionali.
Del patetico quadretto rimane in auge Angela Merkel, la quale non ha colto al volo l’occasione di tacere e fare bella figura ma ha dovuto dire la sua, unendo le sinapsi residue proprio a quelle di Hollande (quindi mettendo in gioco solo le sue) in una dichiarazione nella quale si parlava di almeno “120mila ostaggi sotto le bombe… Non lasceremo nulla di intentato presso il regime siriano, ma anche Russia e Iran, perché la popolazione civile venga protetta e il sostegno umanitario possa essere assicurato”. Per Aleppo, hanno aggiunto, “il messaggio è chiaro ed è un messaggio molto semplice: si deve intraprendere tutto il possibile affinché la popolazione possa essere evacuata senza essere vittima di repressione”. Questo video
ci mostra la disperazione e la rabbia con cui i siriani hanno salutato la liberazione di Aleppo: dove gente come la Merkel trovi il coraggio di parlare appare davvero un mistero della fede.
Ma prepariamoci a un aumento esponenziale delle bufale, prepariamoci a roghi tipo Inquisizione, deportazioni, campi di prigionia, lapidazioni pubbliche (ah no, quelle le facevano gli amici della Clinton e della Merkel). Avendo terminato gli ospedali pediatrici colpiti dai russi (per l’inviata Lucia Goracci, la quale racconta la Siria stando in Turchia o in Libano, il buon Putin se la gioca con Erode in quanto a odio verso gli infanti), per il Tg3 ora ad Aleppo le truppe di Assad starebbero giustiziando civili inermi casa per casa. Solo ieri se ne sono contati circa 200. Dunque, l’esercito siriano ha cacciato l’Isis, rischiando la pelle dei suoi soldati, per poi sparare a donne, bambini e anziani senza un motivo? Collaborazionisti dei ribelli.
Prove di questo, in un mondo dove ci sono droni in grado di beccarti se accendi una sigaretta al cesso? Nessuna. A quel punto, non bastava bombardare senza tanti scrupoli per gli scudi umani i quartieri detenuti dai ribelli, sicuramente un po’ di collaborazionisti ci saranno stati e si evitava di dar fiato alla retorica di chi l’Isis l’ha coccolato per mesi e mesi. Certo, dopo quattro anni di regime del Califfato, non mi sento affatto di escludere qualche rappresaglia ad assedio terminato ma non è la stessa cosa che fecero i partigiani dopo la fine della Guerra? Quelli vanno bene, si meritano medaglie e onore eterno, mentre se sfugge di mano la situazione a un militare siriano nei confronti di chi ha venduto il suo Paese ai tagliagole finanziati da Ryad e del Qatar, allora è scandalo assoluto e totale?
Ma attenzione, i massacri sui civili li conferma l’Onu. Ovvero, l’ente sovranazionale che opera come tour operator dello stesso Isis, quando i tagliagole hanno bisogno di un cessate il fuoco per riorganizzarsi e farsi mandare le armi. Tipo a Palmira, guarda caso tornata in mano miracolosamente ai ribelli, i quali hanno goduto di mezzi e uomini per colpire mentre il nemico era occupato a stanare Al-Nusra da Aleppo. Chissà, magari adesso chi scappa dalla seconda città del Paese andrà proprio a Palmira, oltre che a Idlib: pronti per un bel reportage sulla fioritura di ospedali pediatrici anche lì, ovviamente bersaglio dei russi?
Prove di questo, in un mondo dove ci sono droni in grado di beccarti se accendi una sigaretta al cesso? Nessuna. A quel punto, non bastava bombardare senza tanti scrupoli per gli scudi umani i quartieri detenuti dai ribelli, sicuramente un po’ di collaborazionisti ci saranno stati e si evitava di dar fiato alla retorica di chi l’Isis l’ha coccolato per mesi e mesi. Certo, dopo quattro anni di regime del Califfato, non mi sento affatto di escludere qualche rappresaglia ad assedio terminato ma non è la stessa cosa che fecero i partigiani dopo la fine della Guerra? Quelli vanno bene, si meritano medaglie e onore eterno, mentre se sfugge di mano la situazione a un militare siriano nei confronti di chi ha venduto il suo Paese ai tagliagole finanziati da Ryad e del Qatar, allora è scandalo assoluto e totale?
Ma attenzione, i massacri sui civili li conferma l’Onu. Ovvero, l’ente sovranazionale che opera come tour operator dello stesso Isis, quando i tagliagole hanno bisogno di un cessate il fuoco per riorganizzarsi e farsi mandare le armi. Tipo a Palmira, guarda caso tornata in mano miracolosamente ai ribelli, i quali hanno goduto di mezzi e uomini per colpire mentre il nemico era occupato a stanare Al-Nusra da Aleppo. Chissà, magari adesso chi scappa dalla seconda città del Paese andrà proprio a Palmira, oltre che a Idlib: pronti per un bel reportage sulla fioritura di ospedali pediatrici anche lì, ovviamente bersaglio dei russi?
L’Onu, la Merkel, Hollande (uno che si fa beccare mentre va dall’amante in scooter e che è sostenuto da 1 francese su 10, praticamente Angelino Alfano è Roosvelt) e temo, viste le posizioni espresse in passato, anche il nostro neo-premier, Paolo Gentiloni, temono per i civili. Tranquilli, questo video
ci mostra come ad Aleppo gli aiuti siano arrivati, in grande quantità e distribuiti presso la popolazione dai soldati russi. Eh già, perché sono finiti i tempi dei convogli farlocchi dell’Onu, scortati dagli “elmetti bianchi”, che casualmente esplodevano e la colpa finiva sull’aeronautica russa e sui missili siriani: dopo che i satelliti di Mosca hanno dimostrato come sono andate davvero le cose, quei convogli non sono più graditi.
E attenzione, perché venerdì scorso, fiutando la malaparata e non volendo concedere la vittoria a Vladimir Putin, ecco che l’ineffabile Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri dell’Ue, Federica Mogherini, ha voluto alzare di parecchio l’asticella della mancanza di vergogna. “L’Unione europea ha intenzione di introdurre nuove sanzioni contro soggetti ed entità siriane in merito all’offensiva su Aleppo, da dove le forze del governo aiutate da Russia e Iran stanno cercando di cacciare i ribelli. L’Unione europea reagirà rapidamente… Con l’obiettivo di imporre ulteriori misure restrittive contro individui ed entità siriane che supportino il regime fino a che continua la repressione”, ha squittito. Quindi, sono talmente preoccupati per i civili che piazzano nuove sanzioni per affamarli ancora un po’: forse morire così è più umano? Giochiamo all’eutanasia di un popolo per cacciare un presidente legittimo sgradito? Complimenti. E poi, la repressione? Certo che c’è stata ma contro l’Isis, cazzo, non contro un corteo di metalmeccanici o di studenti. Cosa dovevano fare, giocarsi Aleppo in uno sfida a calcio sulla spiaggia come in “Tre uomini e una gamba”? A dadi? Ok, trattasi della stessa risma di gente che era disposta a pagare Assad, lo stesso che vuole deporre, purché lasciasse una porzione di Paese ai terroristi ma un limite bisognerebbe darselo.
Capisco che chi fa riferimento all’Onu – l’ente che ha affidato il Comitato per i diritti umani all’Arabia Saudita, più o meno come affidare un calcio di rigore a Niang – come faro di verità, abbia capacità intellettive limitate e soffra di dissonanza cognitiva ma muovessero il loro ben pagato culo dai morbidi velluti della sedie europee e facessero un giro ad Aleppo, parlassero con la gente, vedessero davvero chi ha fatto cosa. La guerra è sempre sporca e non ci sono innocenti totali da nessuna parte ma non capire – o negare per convenienza – che ad Aleppo il bene stesse sotto la bandiera russo-siriana-iraniana e il male sotto quella dell’Isis, fa davvero venire i brividi.
A meno che quei governi che latrano di violazioni dei diritti umani, impalamenti degni del conte Vlad e altre barbarie che il Dipartimento di Stato sta spacciando a piene mani, finché il Deep State è in controllo di Washington, non siano preoccupati per altro. Ovvero che loro addestratori, schierati da mesi prima con l’Isis e poi con i ribelli e Al-Nusra, finiscano in mano siriana o peggio russa durante la fuga da Aleppo, portando a uno dei più colossali sputtanamenti della storia moderna. Comunque sia, due sono le cose. Il Tg3 si è comunque guadagnato egregiamente il premio Goebbels per la disinformazione, attendiamo il conferimento da parte di Bank Ki-moon in persona a Saxa Rubra. Secondo, viva Aleppo liberata.
A meno che quei governi che latrano di violazioni dei diritti umani, impalamenti degni del conte Vlad e altre barbarie che il Dipartimento di Stato sta spacciando a piene mani, finché il Deep State è in controllo di Washington, non siano preoccupati per altro. Ovvero che loro addestratori, schierati da mesi prima con l’Isis e poi con i ribelli e Al-Nusra, finiscano in mano siriana o peggio russa durante la fuga da Aleppo, portando a uno dei più colossali sputtanamenti della storia moderna. Comunque sia, due sono le cose. Il Tg3 si è comunque guadagnato egregiamente il premio Goebbels per la disinformazione, attendiamo il conferimento da parte di Bank Ki-moon in persona a Saxa Rubra. Secondo, viva Aleppo liberata.
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli
http://www.rischiocalcolato.it/2016/12/aleppo-liberata-media-politici-occidentali-sembra-sia-morto-gatto-nostalgia-dellisis.html
I politici occidentali, gli "esperti" e i giornalisti nei prossimi giorni “resetteranno” e riavvieranno la narrazione sui fatti siriani dopo che l'esercito regolare guidato da Bashar al-Assad ha ripreso il controllo della parte orientale della città di Aleppo. Stiamo per scoprire dunque se i 250.000 civili "intrappolati" nella città - così come ci hanno finora raccontato - erano tanto numerosi. Stiamo per scoprire molti più particolari sul motivo per cui i civili non erano in grado di abbandonare la città quando il governo siriano e l’aviazione russa organizzavano il loro “feroce bombardamento” nella parte orientale della città.
E stiamo per apprendere molti più particolari sui "ribelli" che noi stessi in Occidente - negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nei Paesi “tagliatori di teste” del Golfo - abbiamo sostenuto.
Questi “ribelli” includono, dopo tutto, sia al-Qaeda (successivamente denominata “Jabhat al-Nusra” e attualmente “Jabhat Fateh al-Sham“) come anche "la popolazione" - come è stato detto da George W. Bush - che ha commesso crimini contro l'umanità a New York, a Washington e in Pennsylvania durante il famoso 11 settembre 2001. Ricordate la “guerra al terrore”? Ricordate dunque il "male in sé", rappresentato da al-Qaeda. Ricordate tutti gli avvisi lanciati dai nostri amati servizi di sicurezza del Regno Unito su come Al Qaeda potrebbe ancora causare terrore a Londra?
Questo non accade più da quando i ribelli, tra cui Al Qaeda, hanno “deciso” coraggiosamente di difendere la parte est di Aleppo - non lo abbiamo fatto finora per difendere un tale “potente racconto di atti di eroismo”, di impegno per la democrazia e di “lotta alla sofferenza” che veniva intessuto per noi, una narrazione fatta di “buoni” contro i “cattivi”, come quelli che si fanno esplodere facendo di sè delle "armi di distruzione di massa" (kamikaze).
Torniamo ai giorni in cui la figura di Saddam Hussein - quando alcuni tra noi sostenevano che l'invasione illegale dell'Iraq avrebbe portato alla catastrofe e ad indicibili sofferenze, e quando Tony Blair e George Bush stavano per prendere la lunga strada della perdizione - incombeva su di noi a tutte le ore affinché professassimo la nostra ripugnanza verso lui e il suo regime. In quei giorni abbiamo dovuto ricordare ai nostri lettori, costantemente, che Saddam Hussein era uno dei tre pilastri dell’”Asse del Male”.
Quindi anche nel caso siriano siamo al solito “mantra”, che dobbiamo ripetere fino alla nausea per evitare di essere oggetto della consueta dose di odio e impropèri destinata a chi si discosta dalla versione “ufficiale” e profondamente sbagliata della tragedia siriana.
“Sì, Bashar al-Assad ha brutalmente distrutto vaste zone delle sue città nella sua battaglia contro coloro che vogliono rovesciare il suo regime. Sì, il regime deve intestarsi una moltitudine di peccati a suo carico: torture, esecuzioni, prigioni segrete, uccisione di civili e - se si includono le feroci milizie siriane sotto il controllo nominale del regime - anche una spaventosa versione siriana della pulizia etnica”.
Sì, dovremmo temere per la vita dei coraggiosi medici della parte orientale di Aleppo e per le persone presso di loro in cura. Chiunque abbia visto il filmato del giovane prelevato dagli uomini dell'intelligence del regime siriano dalla fila dei profughi in fuga da Aleppo la settimana scorsa dovrebbe temere per la vita di tutti coloro a cui non è stato permesso di attraversare la linea del fronte “imposta” dal governo. E ricordiamo che l'ONU ha riferito in maniera preoccupata che 82 civili erano stati "massacrati" nelle loro case nelle ultime 24 ore.
Ma è arrivato il momento di raccontare l’altra verità, e cioè che molti dei "ribelli" che noi in Occidente abbiamo finora sostenuto - e che il nostro assurdo Primo Ministro Theresa May ha indirettamente benedetto quando si è recata strisciando presso i Paesi del Golfo amici dei “tagliagole” la settimana scorsa - sono tra i più crudeli e spietati combattenti presenti in Medio Oriente. E mentre temevamo carichi di impazienza di fronte all’esercito dell’Isis durante l'assedio di Mosul (un evento fin troppo simile alla liberazione di Aleppo, anche se non si penserebbe a ciò ascoltando la nostra narrazione della storia), abbiamo volutamente ignorato il comportamento dei “ribelli” di Aleppo.
Solo poche settimane fa ho intervistato una delle primissime famiglie musulmane che sono fuggite da Aleppo Est nel corso di un “cessate il fuoco”. Al padre era stato appena detto che suo fratello doveva essere giustiziato dai “ribelli” perché aveva attraversato la linea del fronte insieme alla moglie e al figlio. Egli aveva condannato i “ribelli” per la chiusura delle scuole e perché avevano collocato degli armamenti nei pressi degli ospedali. Egli non era un fantoccio pro-regime; si diceva ammirato per il comportamento dei miliziani dell’Isis durante i primi giorni dell'assedio.
Nello stesso tempo i soldati siriani mi esprimevano privatamente la loro convinzione che gli americani avrebbero consentito all’Isis di lasciare la città di Mosul per andare a combattere di nuovo in Siria. Un generale americano mi ha effettivamente espresso “il suo timore” che i miliziani sciiti iracheni avrebbero potuto impedire all’Isis di fuggire attraverso il confine iracheno verso la Siria.
Bene, è avvenuto esattamente questo. In tre grandi colonne di camion carichi di migliaia di soldati armati, l’Isis ha attraversato il deserto per recarsi da Mosul - in Iraq - e poi da Raqqa e da Deir ez-Zour in Siria Orientale a Palmyra, per riprendersi nuovamente questa bella città.
È molto istruttivo guardare al nostro racconto di questi due eventi paralleli. Quasi ogni titolo di giornale o di telegiornale parla oggi della "caduta" di Aleppo per mano dell'esercito siriano - quando, in altre circostanze, avremmo sicuramente detto che l'esercito “ha ripreso" la città assediata dai "ribelli" - mentre dell’Isis è stato detto che ha "riconquistato" Palmyra, quando (dato proprio il suo comportamento criminale) avremmo dovuto dire che l’antica città romana è "caduta" ancora una volta nelle mani del loro grottesco dominio.
C'e' piu' di una verita' da raccontare nella terribile storia di Aleppo
di Robert Fisk - 14/12/2016
Fonte: L'Antidiplomatico
I nostri politici sono in combutta con i ribelli siriani per lo stesso motivo per cui i ribelli hanno tenuto in ostaggio le loro vittime, cioè per i soldi
I politici occidentali, gli "esperti" e i giornalisti nei prossimi giorni “resetteranno” e riavvieranno la narrazione sui fatti siriani dopo che l'esercito regolare guidato da Bashar al-Assad ha ripreso il controllo della parte orientale della città di Aleppo. Stiamo per scoprire dunque se i 250.000 civili "intrappolati" nella città - così come ci hanno finora raccontato - erano tanto numerosi. Stiamo per scoprire molti più particolari sul motivo per cui i civili non erano in grado di abbandonare la città quando il governo siriano e l’aviazione russa organizzavano il loro “feroce bombardamento” nella parte orientale della città.
E stiamo per apprendere molti più particolari sui "ribelli" che noi stessi in Occidente - negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nei Paesi “tagliatori di teste” del Golfo - abbiamo sostenuto.
Questi “ribelli” includono, dopo tutto, sia al-Qaeda (successivamente denominata “Jabhat al-Nusra” e attualmente “Jabhat Fateh al-Sham“) come anche "la popolazione" - come è stato detto da George W. Bush - che ha commesso crimini contro l'umanità a New York, a Washington e in Pennsylvania durante il famoso 11 settembre 2001. Ricordate la “guerra al terrore”? Ricordate dunque il "male in sé", rappresentato da al-Qaeda. Ricordate tutti gli avvisi lanciati dai nostri amati servizi di sicurezza del Regno Unito su come Al Qaeda potrebbe ancora causare terrore a Londra?
Questo non accade più da quando i ribelli, tra cui Al Qaeda, hanno “deciso” coraggiosamente di difendere la parte est di Aleppo - non lo abbiamo fatto finora per difendere un tale “potente racconto di atti di eroismo”, di impegno per la democrazia e di “lotta alla sofferenza” che veniva intessuto per noi, una narrazione fatta di “buoni” contro i “cattivi”, come quelli che si fanno esplodere facendo di sè delle "armi di distruzione di massa" (kamikaze).
Torniamo ai giorni in cui la figura di Saddam Hussein - quando alcuni tra noi sostenevano che l'invasione illegale dell'Iraq avrebbe portato alla catastrofe e ad indicibili sofferenze, e quando Tony Blair e George Bush stavano per prendere la lunga strada della perdizione - incombeva su di noi a tutte le ore affinché professassimo la nostra ripugnanza verso lui e il suo regime. In quei giorni abbiamo dovuto ricordare ai nostri lettori, costantemente, che Saddam Hussein era uno dei tre pilastri dell’”Asse del Male”.
Quindi anche nel caso siriano siamo al solito “mantra”, che dobbiamo ripetere fino alla nausea per evitare di essere oggetto della consueta dose di odio e impropèri destinata a chi si discosta dalla versione “ufficiale” e profondamente sbagliata della tragedia siriana.
“Sì, Bashar al-Assad ha brutalmente distrutto vaste zone delle sue città nella sua battaglia contro coloro che vogliono rovesciare il suo regime. Sì, il regime deve intestarsi una moltitudine di peccati a suo carico: torture, esecuzioni, prigioni segrete, uccisione di civili e - se si includono le feroci milizie siriane sotto il controllo nominale del regime - anche una spaventosa versione siriana della pulizia etnica”.
Sì, dovremmo temere per la vita dei coraggiosi medici della parte orientale di Aleppo e per le persone presso di loro in cura. Chiunque abbia visto il filmato del giovane prelevato dagli uomini dell'intelligence del regime siriano dalla fila dei profughi in fuga da Aleppo la settimana scorsa dovrebbe temere per la vita di tutti coloro a cui non è stato permesso di attraversare la linea del fronte “imposta” dal governo. E ricordiamo che l'ONU ha riferito in maniera preoccupata che 82 civili erano stati "massacrati" nelle loro case nelle ultime 24 ore.
Ma è arrivato il momento di raccontare l’altra verità, e cioè che molti dei "ribelli" che noi in Occidente abbiamo finora sostenuto - e che il nostro assurdo Primo Ministro Theresa May ha indirettamente benedetto quando si è recata strisciando presso i Paesi del Golfo amici dei “tagliagole” la settimana scorsa - sono tra i più crudeli e spietati combattenti presenti in Medio Oriente. E mentre temevamo carichi di impazienza di fronte all’esercito dell’Isis durante l'assedio di Mosul (un evento fin troppo simile alla liberazione di Aleppo, anche se non si penserebbe a ciò ascoltando la nostra narrazione della storia), abbiamo volutamente ignorato il comportamento dei “ribelli” di Aleppo.
Solo poche settimane fa ho intervistato una delle primissime famiglie musulmane che sono fuggite da Aleppo Est nel corso di un “cessate il fuoco”. Al padre era stato appena detto che suo fratello doveva essere giustiziato dai “ribelli” perché aveva attraversato la linea del fronte insieme alla moglie e al figlio. Egli aveva condannato i “ribelli” per la chiusura delle scuole e perché avevano collocato degli armamenti nei pressi degli ospedali. Egli non era un fantoccio pro-regime; si diceva ammirato per il comportamento dei miliziani dell’Isis durante i primi giorni dell'assedio.
Nello stesso tempo i soldati siriani mi esprimevano privatamente la loro convinzione che gli americani avrebbero consentito all’Isis di lasciare la città di Mosul per andare a combattere di nuovo in Siria. Un generale americano mi ha effettivamente espresso “il suo timore” che i miliziani sciiti iracheni avrebbero potuto impedire all’Isis di fuggire attraverso il confine iracheno verso la Siria.
Bene, è avvenuto esattamente questo. In tre grandi colonne di camion carichi di migliaia di soldati armati, l’Isis ha attraversato il deserto per recarsi da Mosul - in Iraq - e poi da Raqqa e da Deir ez-Zour in Siria Orientale a Palmyra, per riprendersi nuovamente questa bella città.
È molto istruttivo guardare al nostro racconto di questi due eventi paralleli. Quasi ogni titolo di giornale o di telegiornale parla oggi della "caduta" di Aleppo per mano dell'esercito siriano - quando, in altre circostanze, avremmo sicuramente detto che l'esercito “ha ripreso" la città assediata dai "ribelli" - mentre dell’Isis è stato detto che ha "riconquistato" Palmyra, quando (dato proprio il suo comportamento criminale) avremmo dovuto dire che l’antica città romana è "caduta" ancora una volta nelle mani del loro grottesco dominio.
(Traduzione di Giuseppe Dibello) di - The Independent
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=57912
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=57912
Le tre grandi bugie sulla tragedia Le responsabilità? A Washington
Per gli errori di Obama il Paese rischiava di finire all'Isis
Per gli errori di Obama il Paese rischiava di finire all'Isis
Chi oggi a Washington, Londra, Parigi e anche qui da noi piange lacrime da coccodrillo per la sorte dei quartieri orientali di Aleppo strappati ai ribelli jihadisti e qaidisti farebbe meglio a recitare un doveroso «mea culpa».
La tragedia di Aleppo e della Siria, non è figlia del cattivo Vladimir Putin, ma del mal orchestrato piano messo in piedi cinque anni fa dall'amministrazione Obama con la complicità di Inghilterra e Francia in Europa e di Turchia, Arabia Saudita e Qatar in Medio Oriente. Un piano che, al pari di quanto successo in Libia, rischiava di consegnare la Siria al caos e all'orrore jihadista. Un piano che da una parte ha generato l'Isis e dall'altra quei ribelli «moderati» che ad Aleppo si sono macchiati delle stesse atrocità di Jabat Al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Per capire veramente cosa succede in queste ore è necessario far piazza pulita di almeno tre grandi menzogne.
ALEPPO, UN ASSEDIO INIZIATO DAI RIBELLI
Da quando in Siria è scesa in campo la Russia di Putin la battaglia di Aleppo è diventata, per definizione, un assedio condotto dalle forze governative colpevoli di bombardare i ribelli e i civili arroccati nei quartieri orientali. La realtà è esattamente opposta. A iniziare e condurre l'assedio sono stati i ribelli scesi dal confine turco nell'estate del 2012. Da allora Aleppo non ha conosciuto pace. Per tre anni, fino all'intervento russo del settembre 2015, la maggioranza della popolazione fedele ad Assad - tra cui gli abitanti dei quartieri cristiani - sono sopravvissuti senza acqua ed elettricità subendo gli assalti e i bombardamenti, praticamente quotidiani, delle forze ribelli decise a trasformare la città nella capitale dei cosiddetti «territori liberati».
LE ATROCITÀ DEI «MODERATI»
In queste ore le milizie governative sono accusate di aver eliminato un'ottantina di militanti jihadisti catturati dopo la resa. Nelle zone di Aleppo controllate dai ribelli atrocità ed esecuzioni sommarie erano all'ordine del giorno da quattro lunghi anni, ma nessuno s'è mai indignato troppo. A dar retta al rapporto di «Amnesty International» «Torture was my punishment» («La tortura è stata la mia punizione») dello scorso giugno torture, esecuzioni sommarie, rapimenti e violazioni dei diritti umani erano la regola sia nelle zone di Aleppo, sia in quelle della provincia di Idlib, controllate dai ribelli. E tra i crimini più odiosi venivano segnalate le uccisioni di decine di sventurati accusati di apostasia o di omosessualità. Crimini giustificati con l'osservanza della legge coranica e perpetrati non solo dai gruppi di matrice terroristica come Jabhat Al Nusra, ma anche formazioni come il Fronte del Levante, la Divisione 16 o il movimento Nouradin Al Zenki, inserite dalla Cia negli elenchi dei gruppi autorizzati a ricevere armi e appoggi dall'amministrazione Obama.
CIVILI USATI COME SCUDI UMANI DAI RIBELLI
Mosca e Damasco vengono accusati di bloccare l'evacuazione dei civili intrappolati nei quartieri orientali. Secondo un comunicato della commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite di Ginevra datato 14 dicembre 2016 (cioè ieri) i primi a bloccare la fuga della popolazione sono i gruppi ribelli che da mesi utilizzano i civili come scudi umani. «La commissione continua a ricevere segnalazioni secondo cui alcuni gruppi dell'opposizione, tra cui il gruppo terroristico di Jabhat Fatah al-Sham (ex Jabhat al Nusra) e Ahrar al-Sham impediscono ai civili di fuggire mentre i combattenti dell'opposizione si mescolano alla popolazione aumentando il rischio che dei civili vengano feriti o uccisi». Un comunicato estremamente chiaro, ma stranamente tenuto nascosto all'opinione pubblica internazionale.
“E’ STATO PUTIN”: NON E’ PIU’ PROPAGANDA, E’ PSICHIATRIA OLIGARCHICA
Di chi è la colpa? Ma di Vladimir Putin, è ovvio. E’ possibile che i russi stiano infiltrando nei centro di raccolta dei profughi, degli stupratori siriani legati ad Assad, e iracheni collegati a Saddam Hussein (buonanima), in combutta con la mafia russa, per aggredi
L’accusa è stata elevata da Gustav Gressel, un ‘esperto’ dell’European Council on Foreign Relations. Che è il think tank a cui partecipa anche Emma Bonino; nonostante il nome lo colleghi allo storico Council on Foreign Relations (CFR) dei Rockefeller che dagli anni ’20 detta gran parte della politica estera Usa, lo ECFR è fondato e finanziato da George Soros.
Ovviamente, questa uscita si inserisce nella grande campagna in corso in Usa per accusare Putin di aver interferito nelle elezioni presidenziali, ordinando ai suoi hacker di penetrare le mail della campagna Hillary Clinton e metterla in cattiva luce; e nella più vasta tempesta propagandistica per cui se in Siria avvengono atrocità, bombardamenti, ad Aleppo viene distrutto l’ultimo ospedale pediatrico, se l’IS riconquista Palmira, “è stato Putin”. Putin è causa del Brexit, della crisi dell’UE e dell’euro; Putin che ha “occupato la Crimea”, che ordina la guerra civile in Ucraina, che costringe la NATO a mandare truppe nei paesi baltici che temono un’invasione. Ormai l’intero Establishment della sinistra globale, dopo aver deriso per due decenni come complottasti coloro che si occupavano degli strani retroscena del loro potere oligarchico, vive nell’ossessione di essere vittima di un complotto.
Tuttavia, la tesi dell’esperto del European Council on Foreign Relations è così inverosimile, così stupida, senza fondamento, che supera le necessità della propaganda e disinformazione. Il solo fatto di poterla enunciare per iscritto, e farla pubblicare sui giornali, invoca un’altra spiegazione: dalla psichiatria. Qui manca la capacità di sottoporre al vaglio della coscienza i propri abbagli e le proprie allucinazioni, che distingue l’uomo sano dal matto.
E’ un’alterazione mentale ed ideologica, che sviscera un intelligente articolo del sito Washington’s Blog. Colpisce sulle due sponde dell’Atlantico tutti i portatori dell’ideologia globalista-progressista e suoi beneficati e profittatori, di fronte agli eventi che stanno incrinando il loro bel progetto. Essi “danno la colpa a tutti e a a qualunque cosa, tranne alle loro politiche che hanno impoverito i loro cittadini e connazionali – di cui non si sentono parte.
“E’ un fatto incontrovertibile – ha scritto Glenn Greenwald – che le istituzioni e autorità occidentali, per decenni e con assoluta indifferenza, hanno calpestato il benessere economico e la sicurezza sociale di centinaia di milioni di persone. Mentre i circoli elitari si ingozzavano di globalismo, libero commercio, speculazione nel casinò di Wall Street e guerre senza fine (che arricchivano gli autori e hanno fatto sopportarne il peso ai più poveri e marginali), essi hanno completamente ignorato le vittime della loro ingordigia, salvo quando le vittime protestavano un po’ troppo, causato confusione – e allora sono stati condannati come trogloditi che meritavano di essere i perdenti nella gloriosa gara globale della meritocrazia”.
Già: gli inglesi che hanno votato Brexit sono “rurali”, per Trump hanno votato i bianchi lasciati senza lavoro operaio dal progresso, lo sgomento verso le ondate di immigrati è frutto di arretratezza e provincialismo, quando non di razzismo del secolo scorso, l’insoddisfazione crescente per l’oligarchia burocratica – per Mogherini e Merkel – è dovuta all’influenza dei media russi (che dunque vanno chiusi) sulle infantili menti dei sudditi, e sulle suggestioni che vengono da blogger e partiti pagati – da Putin..
Da qui si vede che questa malattia psichiatrica è di fatto una malattia morale: l’altezzosa, ferrea convinzione delle elites che loro hanno ragione, sempre e comunque. L’ideologia politicamente corretta, la sola ammissibile, è la loro. Chi è contro, è spregevole, stupido, o mosso da motivi ignobili e illegittimi.
“Dagli anni ’80 le elites nei paesi ricchi hanno calcato la mano, accaparrando per sé tutti i guadagni, e chiudendo le orecchie quando parlavano gli altri; e adesso guardano con sorpreso orrore la rivolta degli elettori”. Le “elites che fanno opinione sono così aggruppate, così incestuose, così lontane dalla gente che avrebbe deciso le elezioni (Usa), la disprezzano al tal punto, che non solo non hanno visto l’ondata che andava verso Trump, ma hanno accelerato quella tendenza, involontariamente, col loro comportamento altezzoso e auto-glorificatorio”.
In Usa, i democratici hanno “scelto deliberatamente di avanzare un candidato fortemente impopolare, vulnerabile, con infiniti scheletri nell’armadio”, Hillary, che “era percepito da tutti come il beneficiario o il protettore dei peggiori aspetti della corruzione della elite”. Ora che Hillary ha perso, hanno accusato dell’insuccesso tutti, tranne se stessi: Bernie Sanders, Jill Stein (la verde che ha portato via una quota di voti “progressisti”), James Comey (il capo dell’FBI), Wikileaks, i blogger alternativi che hanno parlato male della Clinton – e sopra tutti e tutto, finalmente – Vladimir Putin.
E’ stato Putin.
Anche dopo il Brexit, s’è visto come hanno reagito le oligarchie eurocratiche, fra Bruxelles e Berlino: con rabbia. Colpa di Farage; attenti a Grillo e Salvini, o sarà Italexit! Sono soggetti alla propaganda di Mosca! Gli inglesi devono soffrire per la loro scelta, hanno detto Hollande e Juncker. “Invece di riconoscere e correggere i difetti fondamentali del sistema, han dedicato le loro energie a demonizzare le vittime della loro corruzione, onde delegittimare le loro lagnanze, e così sollevare se stessi da ogni responsabilità di correggerle”. Ma una tale reazione è riuscita a “rafforzare la percezione comune che queste elites e istituzioni sono interessate a sé, tossiche e distruttive in modo inguaribile; dunque non possono essere riformate – dunque, vanno distrutte”.
In Italia, dopo il travolgente NO a Renzi, abbiamo visto l’oligarchia globalista fare lo stesso governo di prima, con la benedizione dell’oligarca Mattarella, e la soddisfazione dei parlamentari non votati da nessuno. Attenti a Salvini, che riceve i soldi da Putin!
Chi è abbastanza vecchio, ricorda che di questa malattia mentale-ideologica già erano affetti quando facevano i marxisti leninisti e volevano ridurre l’Italia a paese sovietico: chi si opponeva loro non aveva diritto al discorso, perché i suoi moventi erano sicuramente ignobili e interessati, voleva lo sfruttamento dei lavoratori, era pagato dagli Americani. Gentiloni era così: militava nel Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, e aveva ragione lui; ora sta con Hillary, e ha sempre ragione lui. Con tutta la sinistra , da marxista-leninista diventata globalizzatrice, stra-capitalista, filo-americana e anti-Putin. La sola cosa che non cambia: ha sempre ragione.
Ovviamente non è un caso personale, di Gentiloni. E’ un contagio, una epidemia in atto scatenata dalle novità dirompenti il Progetto. Secondo un ex parlamentare britannico, Ben Bradshaw, è “probabile” che la Russia abbia falsato il voto sul Brexit. Merkel ha avanzato che hacker russi, infiltrando Internet e diffondendo false informazioni, potrebbero determinare la sua sconfitta alle elezioni di settembre 2017.
Di fronte al malcontento galoppante verso la UE e l’euro, la risposta della Commissione Europea è: “La propaganda russa ha penetrato tutti i paesi europei”.
La Mogherini ha allestito una “task force” per contrastare la propaganda di Mosca (cioè i notiziari di Russia Insider e Russia Today), che instilla nei sudditi idee “contrarie ai nostri valori”. Esiste un certo “deficit di democrazia” nell’Unione? Lunedì, a Bruxelles, è stato deciso che le decisioni importanti – come l’esercito europeo, una maggiore integrazione, il federalismo – saranno sottratti alla vista del pubblico (e delle opposizioni euroscettiche) abolendo i passaggi al Parlamento; tutto si deciderà in “trialoghi” tra Commissione, Consiglio e selezionati membri dell’Europarlamento. A porte chiuse e senza informazioni ai media.
Ma “è colpa di Putin”. Questi sono padroni pazzi che non vogliono, non possono riformare il Sistema. Vanno distrutti o ci distruggeranno.
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