La documentata raccolta di quasi quattro anni di pontificato di Papa Francesco, messa in pagina dal vaticanista del Tg1, lascia il lettore con un enorme punto di domanda. Come un quiz irrisolto.
Aldo Maria Valli in circa 200 pagine (266. Jorge Mario Bergoglio Franciscus P.P., Liberilibri, euro 16) offre una lunga e dettagliata serie di episodi e citazioni del 266° Successore di Pietro, sollevando interrogativi garbati, ma che non lasciano dubbi sulle perplessità che Papa Bergoglio ha sollevato.
In principio fu il cardinale Kasper; come tutti ricordano al primo Angelus, Papa Francesco fece una citazione con lode del cardinale e teologo tedesco, allora un po' ai margini della intellighenzia cattolica. Definito come un «teologo in gamba, un buon teologo», e lodato per un suo libro sul tema della misericordia, Kasper può essere considerato il riferimento “accademico” di ciò che poi è diventato (guarda caso?) il cuore del pontificato di Francesco: la Misericordia. Sempre al cardinale Kasper bisogna ritornare per comprendere il doppio sinodo sulla famiglia, quello che ha trovato sintesi nella discussa esortazione Amoris laetitia. Fu dalla famigerata relazione Kasper al concistoro del febbraio 2014 che prese avvio la lunga maratona sinodale, che ha portato, in certi casi, all'accesso all'eucaristia per i divorziati risposati conviventi more uxorio.
Al netto delle possibili dissertazioni sulla interpretazione (controversa) della misericordia divina secondo Kasper, rimane il passaggio di paradigma che sembra guidare il pontificato di Bergoglio, un uomo di azione e non certo un teologo o un filosofo: dalla logica del dottore della legge a quella del samaritano. Peccato, scrive Valli, che questo passaggio «comporta numerosi problemi». Il più grave, soprattutto alla luce del “caso per caso” eretto a sistema, parrebbe essere quello del «trionfo del contingente sull'assoluto, del transitorio sullo stabile, del possibile sul necessario». A colpi di “discernimento” e “accompagnamento” ci si chiede se la realtà non finisca per risolversi solo nell'esperienza del singolo come unico giudice di sé. Qualcuno, in più occasioni, ha parlato di oblio degli assoluti morali e trionfo dell'etica della situazione, quella già condannata da san Giovanni Paolo II nell'enciclica Veritatis Splendor. Domande che incalzano nelle pagine del libro di Valli, domande condensate nei famosi 5 “dubia” presentati da quattro cardinali a proposito del capitolo VIII di Amoris laetitia.
Il Papa del “chi sono io per giudicare un gay”, frase cult estrapolata da una delle sue prime interviste in alta quota, è il Papa dei ripetuti e confidenti incontri con il re dei laicisti italici Eugenio Scalfari, in cui ha espresso altri tormentoni come ad esempio il citatissimo “Dio non è cattolico”. Ha definito Lutero come una “medicina” per la Chiesa che era malata, e ha partecipato alla commemorazione dei 500 anni dalla Riforma, balenando possibili cammini verso quell'intercomunione che già trattò in modo confuso con i luterani di Roma nel 2015. Nel viaggio papale in Svezia per la festa della Riforma ha dato per scontato il superamento dei problemi sulla dottrina della giustificazione (c'è la Dichiarazione congiunta del 1999 a cui lavorò con solerzia il cardinale Kasper) che però non ha risolto tutti i problemi.
Riguardo all'Islam e al terrorismo, secondo Valli, il punto è che Francesco tace «circa il problema che l'islam ha con la violenza. Quantomeno riduttiva», aggiunge il vaticanista, «è poi la lettura soltanto sociologica ed economica del terrorismo». Sul tema del terrore c'è un altro tormentone: quello del “fondamentalismo” cattolico messo sostanzialmente sullo stesso piano di quello islamico. Di ritorno dal viaggio in Polonia, in aereo, il Papa disse ai giornalisti che non gli «piace parlare di violenza islamica perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze qui in Italia: quello che uccide la fidanzata, un altro che uccide la suocera...E questi sono violenti cattolici battezzati! Sono violenti cattolici...Se io parlassi di violenza islamica, dovrei parlare anche di violenza cattolica».
Gli aspetti socio-economici sono un altro dei temi ripetuti delle analisi proposte da Francesco: entrano in ballo anche per la questione della cura dell'ambiente, espressa nell'enciclica Laudato sii, e sopratutto nei rapporti con quei movimenti popolari che spesso hanno una chiara matrice marxista. Più volte ha attaccato genericamente “il sistema” e “l'idolo denaro”, indicati anche come causa della difficoltà di sposarsi.
Tutto ciò, e molto di più, si trova nelle 200 pagine di Aldo Maria Valli che si tormenta a furia di domande di fronte alle perplessità che gli solleva la cronaca papale. A un certo punto c'è un dialogo con un giornalista misterioso, il quale offre una sintesi del Bergoglio Papa. Si dice che il pontefice argentino sia leggermente ripetitivo e così il misterioso giornalista fa un riassunto delle frasi e temi ricorrenti: «Dio? Misericordioso [Dio è più grande del nostro peccato, nda]. La Chiesa? Sia povera e per i poveri, in uscita e verso le periferie, e curi i feriti in un ospedale da campo. La pastorale? Non introduca dogane, ma faciliti l'incontro con il Signore. Poi ci sono i corollari, altrettanto ripetuti: i pastori portino l'odore delle pecore, non facciano pettegolezzi e non pensino alla carriere. La società? Combatta la cultura dello scarto e il dio denaro [e la corruzione che è un male più grave del peccato, nda]. I nonni siano rispettati. Casa, terra e lavoro siano garantiti».
Al lettore che prenderà in mano il pamphlet di Aldo Maria Valli lasciamo la scoperta degli ultimi punti di domanda che costellano le ultime pagine di un libro libero, scritto con rispetto da un figlio della Chiesa.
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