ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 18 gennaio 2017

Il sociologo cieco predica ai sordi


"La convergenza tra il Papa e chi la pensa come Caffarra è impossibile"


Girotondo d'idee sull'intervista concessa al Foglio dall'arcivescovo emerito di Bologna. Parlano Massimo Introvigne, Robert Royal, Roland Noè


Roma. “L’intervista al cardinale Carlo Caffarra conferma la sua capacità di porre questioni teologiche, e nello stesso tempo filosofiche, con un rigore e una raffinatezza che hanno pochi eguali nella chiesa e anche nella cultura italiana di oggi. Sul rischio culturale di una dittatura del relativismo, di cui Caffarra parlò ancora prima di Benedetto XVI, come non dargli ragione?”, dice al Foglio Massimo Introvigne, sociologo e direttore del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni), commentando la conversazione con l’arcivescovo emerito di Bologna pubblicata sabato scorso da questo giornale.

Fatta la premessa, Introvigne aggiunge: “Nello stesso tempo, con tutto l'enorme rispetto che ho per il cardinale, la mia impressione è che rispetto ad Amoris laetitia l'intervento perpetui un equivoco e confermi che tra i critici del Papa – che peraltro non sono affatto tutti sullo stesso piano: l'eleganza di Caffarra non va confusa con le intemperanze da cowboy di Burke – e Francesco una convergenza sul punto è impossibile, non tanto per cattiva volontà ma perché il metodo con cui affrontano la questione è talmente diverso che il dialogo può essere solo un dialogo tra sordi. Caffarra e altri come lui si pongono sul piano che Benedetto XVI chiamava dei princìpi non negoziabili".
"Forse – spiega Introvigne – temono che Papa Francesco, che ha esplicitamente preso le distanze dalla formula di Benedetto XVI, voglia negare questi princìpi, e gli chiedono di essere rassicurati. Ma Francesco si pone su un piano del tutto diverso. Non nega i principi in quanto principi: li lascia dove sono, come punti di riferimento importanti, ma nel suo Magistero si occupa principalmente d'altro. Sa benissimo che la maggioranza dei matrimoni in occidente finisce in divorzio. In due Paesi di tradizione cattolica, Belgio e Spagna, rispettivamente il 71 per cento e il 61 per cento dei matrimoni terminano con un divorzio, negli Stati Uniti il 53 per cento, in Italia il 48 (ma da noi si divorzia di meno perché ci si sposa di meno e molti semplicemente convivono). La stragrande maggioranza dei divorziati si risposa".
Il Papa, aggiunge il sociologo, "chiede ai suoi critici se davvero vogliono una Chiesa che escluda metà – in Belgio, più di due terzi – delle coppie dal suo bacino potenziale di fedeli che partecipano a pieno titolo alla sua vita religiosa. In ogni caso la sua risposta è chiara: queste persone fanno parte della Chiesa, 'non sono scomunicate' (come ha detto spesso), e devono essere integrate nella vita ecclesiale a tutti i livelli. Quanto alla questione dell'accesso all'eucaristia, siamo di fronte a un altro dialogo fra sordi. Caffarra e altri chiedono un sì o un no, mentre il Papa ha affermato ripetutamente che da lui non verranno un sì o un no validi per tutti i casi ma solo l'indicazione di un metodo che consenta al confessore di accostarsi con verità ma anche con un misericordia, caso per caso, alle situazioni concrete che sono ognuna diversa da ogni altra. In questo senso, chi dice che il Papa ha già risposto ai dubia dei cardinali ha ragione".
Infine, chiosa Introvigne, "a me sembra che i dubia non siano domande – chi li ha posti pensa di sapere già la risposta, e sospetto che sappia anche come la pensa il Papa – ma espressione di un dissenso. Come fedele cattolico sono preoccupato, e come sociologo affascinato, dalla questione su fino a dove si spingerà il dissenso, dallo scisma che sembra minacciare il cardinale Burke – uno scismetto del quartierino, perché la stragrande maggioranza dei fedeli mondiali rimarrebbe col Papa – a un semplice mugugno destinato a esaurirsi a mano a mano che i vescovi dissidenti invecchiano e vanno in pensione e il Papa li sostituisce con altri di sua fiducia".
Robert Royal, direttore dell’americano The Catholic Thing dice: “Siamo a questo punto dopo un testo che non menziona in nessuna parte la comunione per i divorziati risposati, a parte i suggerimenti presenti in due note, anch’esse ambigue. Chiedere una chiarificazione in queste condizioni non è ribellione, bensì un semplice desiderio umano di capire quello che la chiesa insegna e quello che i fedeli dovrebbero fare. Mi chiedo se è proprio impossibile formulare la dottrina misericordiosa di Papa Francesco in termini che la gente possa capire”.
"E' un peccato che in Vaticano ci siano figure che considerano le perplessità diffuse nel mondo come fossero qualcosa di malevolo e non una sincera domanda, perfino una paura. Quasi ogni giorno ricevo messaggi – dice Royal – da persone semplici che mi chiedono: 'Non capisco cosa sta facendo il nostro Papa, e non so cosa fare'. Non è questa una mancanza di rispetto verso il Santo Padre, anzi: riconoscono l'autorità e la centralità del Papa rispetto alla fede. E proprio per questo c'è più perplessità".
Robert Royal si dice d'accordo con Caffarra sul fatto che sembra esserci un'attenzione ridotta riguardo la teologia rispetto a quanto ne viene data all'elemento pastorale. "Ma una pastoralità guidata, ispirata e illuminata da cosa? E' come se la Chiesa non s'interessasse più di capire, ma solo di agire. Se la dottrina dei vescovi maltesi fosse diffusa in tutto il mondo, sarebbe la fine del matrimonio cristiano e forse della confessione. Io – aggiunge – non riesco a capire come i vescovi cattolici e il Pontefice non vedano che la conseguenza non sarà un rinnovo della fede o un 'aumento' della misericordia, bensì l'indifferenza verso una Chiesa che, diciamolo francamente, non chiede nulla su qualcosa di fondamentale come il matrimonio e la famiglia".
Negli Stati Uniti, prosegue Royal, “gran parte dei vescovi ha cercato di non vedere la confusione o di non parlarne. Un arcivescovo, piuttosto importante, mi ha detto che quando parla con la gente non si preoccupa del caos ma solo della visione che ispira Amoris laetitia. E’ notevole quando accade che anche un buon pastore non osi riconoscere la realtà”. Si torna indietro con la mente: “Penso a Paolo VI. Pubblicando Humanae vitae, lui sapeva che quel testo sarebbe stato controverso. Uno poteva essere o non essere d’accordo, ma era chiaro quanto il Papa aveva detto. E ora?”.
A giudizio di Roland Noè, direttore dell’agezia cattolica austriaca Kath.net, “l’esortazione postsinodale Amoris laetitia per non pochi fedeli è causa di confusione e incertezze. Quindi come cattolici si dovrebbe essere molto grati al cardinale Caffarra come agli altri porporati che si erano rivolti al Papa per avere una chiarificazione univoca in grado di eliminare un’ambiguità causa di interpretazioni contrastanti e contraddittorie. Quindi si deve gratitudine ai signori cardinali per il fatto che continuano a tematizzare questa problematica estremamente significativa per la dottrina e la vita della Chiesa".
Il dibattito, aggiunge Noè, "verte su punti nodali molto importanti che riguardano la fede, la dottrina si matrimonio cristiano e la santa eucaristia. L’editorialista del New York Times, Ross Douthat, prima di Natale 2016 ha constatato in un suo articolo che se un’interpretazione 'liberale', cioè di rottura con la dottrina precedente (come quella che ora nella sua forma più radicale è stata presentata dai vescovi di Malta), dovesse diventare universale, la dottrina della Chiesa sul matrimonio giungerà alla sua fine definitiva. Ogni cattolico dovrebbe essere consapevole che la via comoda e spaziosa non necessariamente conduce anche alla salvezza".
Secondo il direttore di Kath.net, "forse uno dei meriti più grandi dell’intervento di Caffarra consiste nella sua affermazione che una Chiesa con poca attenzione alla dottrina non è una Chiesa più pastorale, ma è una Chiesa più ignorante. Caffarra espone in una maniera accessibile a tutti la centralità della verità (del matrimonio, del comportamento umano). Mi pare che sia importante e necessario questo insistere su una caratteristica fondamentale dell’agire responsabile umano, che consiste nel riconoscimento del principio di non-contraddittorietà: una cosa non può essere al tempo stesso universalmente negativa e positiva nel caso particolare".
"Ritengo – chiosa Noè – che Caffarra con il suo intervento offra un valido e positivo contributo affinché una discussione sin troppo accesa possa essere ricondotta su solidi binari razionali e dottrinali. Con questo Caffarra (come in generale la 'Lettera dei quattro') offre al Papa, come è dovere di un cardinale, il giusto consiglio e aiuto per il governo della Chiesa".
matzuzzi@ilfoglio.it

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/01/17/news/carlo-caffarra-papa-chiesa-amoris-laetitia-sinodo-chiesa-cattolica-115300/

Le bolle di sapone introvignate

_04-introvignate-1Esattamente un anno fa, il 21 gennaio del 2016 vedi qui, portavamo alla vostra attenzione “l’introvignata” d’inizio d’anno. È evidente che per qualche misterioso disegno dell’inquilino del piano di sotto, l’introvignata, deve diventare una costante. Un detto rabbinico, infatti, dice che “un atto ripetuto tre volte diventa chazaqà, consuetudine fissa”. Onestamente non è che ci interessi molto occuparci di una persona in caduta libera su tutti i fronti (semmai preghiamo per lui), tuttavia se le castronerie che dice riguardano la vita della Chiesa, saremo costretti ad occuparci anche di queste “nuove” e vomitevoli consuetudini.


Nell’introvignata del 2016 toccò al Sacramento del Battesimo essere usato per avanzare sui binari contorti dei “vani ragionamenti” (Ef.5,6), oggi a-ritocca  al Sacramento dell’Eucaristia usato per denigrare il cardinale Caffarra per la sua eccellente recente intervista, e il cardinale Burke, etichettato come un povero cowboy perdente, in attesa di essere defenestrato con l’eccellente minaccia del pensionamento – che non poteva mancare nei moderni Bravi, gli sgherri di manzoniana memoria -, cliccando qui leggerete di cosa stiamo parlando, ed anche altri due autorevoli commenti interessanti.
Ora ridiamo, per non piangere ovviamente, si piange per cose serie. Volete sapere perché Caffarra, Burke e gli altri cardinali che hanno “osato” chiedere al Pontefice ciò che era legittimo chiedere, sarebbero i cattivoni di turno, i nuovi nemici della Chiesa? Ve lo diciamo con le stesse parole dell’introvignata, perché: “Caffarra e altri come lui si pongono sul piano che Benedetto XVI chiamava dei princìpi non negoziabili“.
Avete letto bene? Chi si pone “sullo stesso piano di Benedetto XVI” è il nuovo nemico della Chiesa, nemico di Bergoglio. Infatti, nello spiegare la frase e il pensiero contorto l’introvignata dice: “Francesco si pone su un piano del tutto diverso. Non nega i principi in quanto principi: li lascia dove sono, come punti di riferimento importanti, ma nel suo Magistero si occupa principalmente d’altro. Sa benissimo che la maggioranza dei matrimoni in occidente finisce in divorzio…”
Questa sarebbe la lungimirante spiegazione di un nuovo illuminato del nostro tempo! Ma perdonateci: se esiste un principio “non negoziabile” quando è che smette di esserlo? Secondo l’introvignata “mai”, restano punti IMPORTANTI ma non indispensabili nel nuovo magistero petrino. Ora, se la lingua ha delle sue regole per esprimersi e farsi comprendere, va da sé che l’introvignata è fumo e niente arrosto, è il vuoto pneumatico è, al massimo, contraddizione se gli si vuol dare un ragionamento. Perché questi principi “non negoziabili”, se sono davvero importanti e sono “punti di riferimento” come viene riconosciuto, come fanno ad essere, nel medesimo tempo, chiusi in un cassetto? Se devo usare la macchina per spostarmi, devo usare la benzina, e non posso mettere la benzina in garage per evitare di inquinare, infatti lo stesso magistero della Laudato sì per quanto ha condannato l’inquinamento, non ha deflagrato contro l’uso della benzina, egli stesso usa i mezzi per spostarsi, alimentati a benzina, attualmente essa è una “necessità” indiscutibile…
Un esempio un poco rozzo, lo ammettiamo, non che l’introvignata sia più elevata in sapienza del nostro esempio. Detto ciò ci è stato segnalato un commento intelligente ed oculato da facebook e che vogliamo unire a queste riflessioni:
“E Gesù disse loro: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ma gli Apostoli gli risposero: Rabbì, studi sociologici dimostrano che in Belgio e in Spagna, rispettivamente il 71 per cento e il 61 per cento dei matrimoni terminano con un divorzio, negli Stati Uniti il 53 per cento, in Italia il 48 e la stragrande maggioranza dei divorziati si risposa. Mica vorrai escluderei tutte queste persone dalla vita della tua Chiesa?” E allora Gesù rispose loro: “Vabbè e allora fate come cacchio vi pare”…” (Piero Mainardi)
Vediamo già i volti indignati di chi ci accuserà, pure, di essere blasfemi per aver fatto uso scorretto del Vangelo, in verità questo non è uso scorretto del Vangelo, ma la nuova prassi tanto amata e predicata dalla chiesa modernista di oggi, ci atteniamo alla nuova pastorale che, e per davvero, usa il Vangelo in modo distorto per capovolgere la sana dottrina.
Non aggiungiamo altro per lasciare a voi tempo e modi di riflettere a che livelli siamo arrivati, quante altre introvignate ci attendono, quante altre vaccate ci toccherà sopportare come quella recente dei Vescovi di Malta – vedi qui -.
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Ma sì, leggere qualcosa di meglio, come Trilussa, magari ogni tanto, è davvero edificante:
Bolla de sapone
Lo sai ched’è la Bolla de Sapone? / l’astuccio trasparente d’un sospiro. / Uscita da la canna vola in giro, / sballottolata senza direzzione, / pe’ fasse cunnalà come se sia / dall’aria stessa che la porta via.
Una farfalla bianca, un certo giorno, / ner vede quela palla cristallina / che rispecchiava come una vetrina / tutta la robba che ciaveva intorno, / j’agnede incontro e la chiamò: – Sorella, / fammete rimirà! Quanto sei bella!
Er celo, er mare, l’arberi, li fiori / pare che t’accompagnino ner volo: / e mentre rubbi, in un momento solo, / tutte le luci e tutti li colori, / te godi er monno e te ne vai tranquilla / ner sole che sbrilluccica e sfavilla. –
La bolla de Sapone je rispose: / – So’ bella, sì, ma duro troppo poco. / La vita mia, che nasce per un gioco / come la maggior parte de le cose, / sta chiusa in una goccia… e tutto quanto / finisce in una lagrima de pianto.

PUBLISHED ON 
 
Amoris Laetitia, che cosa dicono Caffarra, Grech e Scicluna                                    

“Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia una grande confusione”. Per la prima volta dalla pubblicazione della lettera dei quattro cardinali inviata al Papa per chiedere chiarimenti su alcuni punti di Amoris laetitia, è intervenuto l’arcivescovo emerito di Bologna, Carlo Caffarra, uno dei quattro firmatari dei dubia. In una articolata intervista pubblicata sabato 14 dal Foglio e raccolta da Matteo Matzuzzi, il porporato evidenzia il noto “conflitto di interpretazioni” su questioni fondamentali che riguardano i sacramenti (matrimonio, confessione ed eucarestia) e la vita cristiana: “Alcuni vescovi hanno detto A, altri hanno detto il contrario di A”.
COMUNIONE PER CHIUNQUE SI SENTA “IN PACE CON DIO”
Per singolare coincidenza, mentre usciva l’intervista dell’emerito di Bologna al Foglio che ricordava anche l’insegnamento di certi vescovi secondo cui in date certe circostanze un divorziato risposato, anche senza impegnarsi nella continenza, come insegna il magistero pontificio precedente, può accostarsi all’eucarestia, L’Osservatore Romano pubblicava le linee guida della Conferenza episcopale maltese. Criteri applicativi all’Amoris laetitia di questo tenore: “Qualora come esito del processo di discernimento (…) una persona separata o divorziata che vive una nuova unione arriva — con una coscienza formata e illuminata — a riconoscere e credere di essere in pace con Dio, non le potrà essere impedito di accostarsi ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia”. Un salto in avanti anche rispetto alle ermeneutiche più aperte, come ad esempio quella dei vescovi argentini, approvate personalmente dal Papa. Ma se gli argentini molto ancora insistevano sulla questione del discernimento per l’accesso alla comunione “in certi casi”, da Malta si esplicita un ulteriore “credere di essere in pace con Dio” del singolo fedele.
MALTA FIRMA, ROMA APPROVA
Il documento maltese va considerato con attenzione: sia perché è stato tempestivamente pubblicato dal giornale del Papa, sia per il ruolo dei vescovi che l’anno redatto. Che son due: Mario Grech (Gozo) ma soprattutto l’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, membro della Congregazione per la dottrina della fede. Dottorato nel 1991 in Diritto canonico alla Gregoriana – relatore Raymond Burke, uno dei firmatari degli attuali dubia – Scicluna è stato, ai tempi di Benedetto XVI, promotore di giustizia dell’ex Sant’Uffizio. In quel ruolo era il grande inquisitore dei preti pedofili e ha riaperto il dossier sugli abusi di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo. Ma anche dopo la nomina a vescovo, il monsignore non ha abbandonato la Curia, tornandoci periodicamente da inizio 2015 come presidente del Collegio istituito da Francesco per garantire un più rapido esame dei ricorsi relativi ai delitti più gravi: quelli contro la fede e l’abuso dei minori da parte di un esponente del clero. Quindi la sua è una voce che arriva direttamente dalla Congregazione per la dottrina della fede, guardiana dell’ortodossia cattolica.
IL RUOLO DELLA COSCIENZA
Su quel sentirsi “in pace con Dio”, e quindi su come intendere la coscienza del singolo fedele richiamata dai vescovi maltesi, risponde (ovviamente indirettamente, per una questione cronologica) Caffarra al Foglio, ricordando il quinto dubbio, “il più importante di tutti”, quello che domanda se è ancora valido l’insegnamento di Giovanni Paolo II “che esclude un’interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto”. Citando Newman, il cardinale ricorda che spesso “nel nome della coscienza si distrugge la vera coscienza”. E incalza sulla necessità di un chiarimento perché “pare che Amoris laetitia” ammetta “la possibilità che ci sia un giudizio vero della coscienza in contraddizione con ciò che la Chiesa insegna come attinente al deposito della divina Rivelazione”. Questioni di una gravità sconvolgente, le definisce Caffarra: “Si eleverebbe il giudizio privato a criterio ultimo della verità morale”. Esattamente quanto sembrano invece indicare i vescovi maltesi, pubblicati sul giornale del Papa e con la firma di un membro della Congregazione per la dottrina della fede.
PERPLESSITÀ DIFFUSE
Prima ancora che uscisse Amoris laetitia, una trentina di cardinali avevano espresso le proprie perplessità al Papa sulla questione della comunione ai divorziati risposati. La stessa Congregazione per la dottrina della fede – riporta Edward Pentin – aveva presentato “molte correzioni, e nessuna è stata accettata”. L’iniziativa pubblica dei quattro con i cinque dubia, ha confermato pochi giorni fa a La Verità il cardinale Raymond Burke, è condivisa: “Conosco personalmente altri cardinali che supportano pienamente i dubia”. Secondo un calcolo del vaticanista Sandro Magister, a inizio gennaio, tra i ventitré cardinali e vescovi intervenuti il punteggio è di 14 a 9 a vantaggio dei quattro cardinaliFrancesco non risponde con un semplice Sì o No ai dubia, come la prassi formale invocata dai quattro porporati richiederebbe. Ma si sono intensificate, in omelie e interventi del Papa, parole che sembrano risposte indirette. La più netta, in un’intervista ad Avvenire“Alcuni continuano a non comprendere, o bianco o nero, anche se è nel flusso della vita che si deve discernere”. La divisione nella Chiesa è ogni giorno più evidente. E questa, per Caffarra “è la causa della lettera inviata al Papa, non un suo effetto”. L’arcivescovo emerito di Bologna non arretra: “Abbiamo interpretato il silenzio (del Papa, ndr) come autorizzazione a proseguire il confronto teologico”. Vescovi e fedeli, scandisce, “hanno diritto di sapere”.


3 commenti:

  1. Il commento di FAccebokke è Bellisimo !ahaahahahah
    Che Dio mi perdoni

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  2. FAtelo leggere a l Introvignato

    http://www.riscossacristiana.it/ma-sessantanni-fa-erano-piu-avanti-di-noi-di-leon-bertoletti/

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  3. Il commento apparso si facebook e richiamato nell'articolo, smonta in un attimo le estremamente sciocche valtazioni di Introvigne. Con quel ragionamento i pagani e gli idolatri sarebbero ancora tali ! E la Chiesa conterebbe una dozzina di Apostoli e pochi altri seguaci. A che sarebbe servita l'incarnazione e il sacrificio sulla Croce ? Come fa un sociologo di fama a dire simili spropositi ?

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