Dopo l’Amoris laetitia, confessori e pastori senza via d’uscita
(di Cristina Siccardi) Nell’era in cui il Papa dice «chi sono io per giudicare?» è diventato difficile e talvolta impossibile, per parroci e sacerdoti coscienziosi, espletare il sacramento della confessione in serenità. Se Roma non trasmette l’abc del comportamento etico cattolico, i sacerdoti sono in grande difficoltà con i loro fedeli.
Il Cattolicesimo è profondamente in pericolo, vittima di un’aggressione cieca e lesiva di insegnamenti che vanno contro la fede. L’autodemolizione fa passi da gigante. Monsignor George Wadih Bacouni, Vescovo melkita di Haifa e co-presidente dell’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa è assai preoccupato: «Anche da noi le nuove generazioni si stanno allontanando dalla Chiesa», ad allontanare i giovani dalla Chiesa sono, secondo il Vescovo melkita, anche «l’errata comprensione del concetto di laicità e gli scandali di alcuni uomini di chiesa, riferibili non ad abusi sessuali ma ad una testimonianza di vita poco confacente alla vita sacerdotale e religiosa» (Agenzia SIR, 16 gennaio 2017).
Instaurare omnia in Christo? Senza questo essenziale vaccino, la Chiesa è attualmente in balia di una tragica pandemia. In tutto il mondo essa non sa più come gestire le anime, che sempre meno ricevono i sacramenti, che sempre meno seguono la vocazione religiosa, che sempre meno credono in una Chiesa di Roma malata di dubbi, di contraddizioni, di menzogne.
Davvero increscioso il compito dei confessori in questi tempi: quando la popolazione di adulteri va al confessionale bisogna assolvere oppure no? Quando un gay si presenta al confessore bisogna lasciarlo andare tranquillo con se stesso oppure farlo meditare sul proprio peccato mortale? L’Esortazione apostolica Amoris laetitia ha mandato in panico molti confessori, che ogni giorno si trovano in difficoltà non soltanto davanti al penitente, ma anche e soprattutto di fronte a Dio, di cui egli è ministro. Il sacerdote deve seguire ciò che la Chiesa ha sempre detto in fatto di tradimenti coniugali, di omosessualità, di aborto… oppure la misericordia bergogliana è la panacea di tutti i mali? Ma non proprio tutti, visto che l’inquietudine dei membri della Chiesa serpeggia ovunque.
«Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione», ha dichiarato il 14 gennaio scorso a il Foglio (http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/01/14/news/carlo-caffarra-papa-sinodo-famiglia-coscienza-newman-chiesa-114939/) il Cardinale Carlo Caffarra, uno dei quattro porporati che ha firmato la lettera inviata al Papa per chiedergli chiarimenti in relazione ad Amoris laetitia, un documento che, per forza di cose, sta dividendo i pastori della Chiesa: «Esiste per noi cardinali il dovere grave di consigliare il Papa nel governo della Chiesa. È un dovere, e i doveri obbligano […]. In questi mesi sta accadendo che sulle stesse questioni fondamentali riguardanti l’economia sacramentale (matrimonio, confessione ed eucaristia) e la vita cristiana, alcuni vescovi hanno detto A, altri hanno detto il contrario di A. Con l’intenzione di interpretare bene gli stessi testi».
Con Amoris laetitia, in particolare ai paragrafi che vanno dal numero 300 al 305 e la nota n. 351, «si trova la conferma di una svolta non solo pastorale bensì anche dottrinale», così come hanno ormai evidenziato diverse personalità della Chiesa.
Invece di riverire Lutero (anche mediante un francobollo emesso dalle Poste Vaticane, che celebra i cinquecento anni dall’inizio della Riforma con l’effigie dell’eresiarca) sarebbe bene prestare ascolto alle coscienze cattoliche, altrimenti non solo le chiese si svuoteranno sempre più, ma anche il clero sarà sempre più demotivato, frustrato, incapace di dare risposte convincenti perché la gente da qualche tempo obietta con convinzione al proprio confessore o direttore spirituale: «No, non è così… L’ha detto il Papa!».
I pastori d’anima, quelli che vogliono continuare ad ascoltare gli insegnamenti di Cristo all’adultera, si trovano ormai come in una sorta di labirinto senza uscita: non sanno più che cosa dire a chi vuole prendere sacrilegamente l’Eucaristia, seppure viva more uxorio con una donna o con un uomo che non è la propria moglie o il proprio marito e non intendendo affatto praticare la continenza. Comunque, la maggior parte dei separati e dei divorziati risposati, nell’epoca della «delizia dell’amore» (Amoris laetitia) e delle «unioni civili», non si sentono nemmeno più in peccato mortale. D’altra parte molti cattolici si prendono addirittura beffe di queste “vetuste” credenze e benché vivano insoddisfatti, senza serenità interiore, poiché la loro anima non è monda, di questa loro anima non se ne curano.
Quanti parroci oggi vivono nell’obiezione di coscienza? Non ci è dato sapere. La Chiesa annaspa in un ingorgo di perplessità, ambiguità, ignoranza senza precedenti. Ha dichiarato ancora il Cardinale Caffarra: «Pensare una prassi pastorale non fondata e radicata nella dottrina significa fondare e radicare la prassi pastorale sull’arbitrio. Una Chiesa con poca attenzione alla dottrina non è una Chiesa più pastorale, ma è una Chiesa più ignorante. La Verità di cui noi parliamo non è una verità formale, ma una Verità che dona salvezza eterna: Veritas salutaris, in termini teologici». Studiando per lungo tempo i Padri della Chiesa e le eresie che la dilaniarono, il beato John Henry Newman comprese la supremazia della coscienza, ma quella sostenuta dalla Verità e, allo stesso tempo, illuminato dallo Spirito Santo, vide molto lontano…
Ha ricordato lo stesso Cardinale Caffarra: «Nella famosa Lettera al duca di Norfolk, dice: “La coscienza è un vicario aborigeno del Cristo. Un profeta nelle sue informazioni, un monarca nei suoi ordini, un sacerdote nelle sue benedizioni e nei suoi anatemi. Per il gran mondo della filosofia di oggi, queste parole non sono che verbosità vane e sterili, prive di un significato concreto. Al tempo nostro ferve una guerra accanita, direi quasi una specie di cospirazione contro i diritti della coscienza”. Più avanti aggiunge che “nel nome della coscienza si distrugge la vera coscienza”. Newman […] dice che “se il Papa parlasse contro la coscienza presa nel vero significato della parola, commetterebbe un vero suicidio, si scaverebbe la fossa sotto i piedi”. Sono cose di una gravità sconvolgente. Si eleverebbe il giudizio privato a criterio ultimo della verità morale». Di fronte a simili squassi del Corpo Mistico di Cristo, Papa Francesco agirà ancora senza Misericordia, senza preoccuparsi dell’anima della Chiesa? Ma l’anima della Chiesa è Cristo in Persona, il Confessore. (Cristina Siccardi)
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