GLI 800 ORFANI GETTATI NELLA FOSSA COMUNE IN IRLANDA? FAKE NEWS. MA QUELLE ANTICATTOLICHE VANNO BENE...
Gli 800 orfani gettati nella fossa comune in Irlanda? L’unico orrore sono le bufale (in chiave anticattolica) dei giornali.
«Non ho mai detto a nessuno che 800 bambini sono stati buttati in una fossa comune». Questa la dichiarazione di Catherine Corless, la storica che ha SVOLTO l’indagine sui bambini scomparsi tra il 1925-1961 dall’orfanotrofio di Tuam, nella contea di Galway, e che una settimana fa è stata citata in tutto il mondo per il “ritrovamento” di una fossa comune con 800 copri. Ma se fidarsi è bene non fidarsi è certo meglio, infatti la storia che i media hanno subito trasformato in un’arma per l’ennesimo attacco alla Chiesa comincia ad assumere la sua vera forma ben diversa da quella proposta.
La stessa ricercatrice all’Irish Times, non ha mai detto che la morte di quei bambini fosse collegata alla fossa comune, già rinvenuta negli anni Settanta (Quindi molto prima), da due ragazzini.
LA VERITA' COMUNICATA DLLA RICERCATRICE: con i suoi studi VOLEVA appurare l’identità e il numero degli scomparsi, cercando di ricostruire le cause dei decessi. SEMPLICE!!!
«Non ho mai usato la parola “dumped” (“buttati via”, nda)», ha detto. «Volevo soltanto che quei bambini non fossero dimenticati».
Inoltre, le dimensioni della fossa biologica, dove i bambini sarebbero stati “gettati”, corrisponderebbero ad uno spazio poco più largo di un tavolo da caffè. «Non era in alcun modo possibile che 800 scheletri fossero in quel buco. Non so da dove i giornali abbiano appreso questo dato…. infatti erano circa 20».
La lettera del docente di Belfast diventa l’ultimo dettaglio di una settimana turbolenta sulla vicenda dell’orfanotrofio di Tuam, dove troppo in fretta si è collegata la scoperta nel 1975 di alcune ossa in una fossa appena fuori la struttura delle suore alla ricerca della storica Catherine Corless, che ha appurato la morte, per varie malattie, di tutti quei bambini durante il Novecento. Domenica, la stessa ricercatrice diceva di non aver mai detto che i piccoli sarebbero stati seppelliti nella fossa biologica. Alla sua voce si aggiunge quella di McCormick: molti ospedali irlandesi avevano un luogo comune di sepoltura per bambini nati morti o deceduti poco dopo il parto. «Questi erano, tavolta, in un cimitero limitrofo, ma più spesso in un’area apposta nei terreni dell’ospedale». Solo di recente si è affermata la tradizione di “restituire” i feretri dei bambini ai genitori, perché li seppellissero in sepolcri familiari. «Finché non si dà prova che sia diverso, la struttura di sepoltura di Tuam va descritta come una cripta sepolcrale comune».
Le testimonianze tratte dai documenti dell’epoca descrivono la Home con toni tutt’altro che drammatici: secondo il rapporto del Board of Health del ’35 era «una delle migliori istituzioni del Paese», mentre nel ’49 un giornale locale parlava di un’ispezione che «ha trovato tutto in ottimo ordine, e si è congratulata con le sorelle per le condizioni eccellenti».
La struttura INFINE viveva delle sovvenzioni che arrivavano dall’apparato pubblico, difficile perciò concludere che quanto avveniva dentro quelle mura potesse essere solo ed esclusivamente frutto della perversione dei cattolici...
«Non ho mai usato la parola “dumped” (“buttati via”, nda)», ha detto. «Volevo soltanto che quei bambini non fossero dimenticati».
Inoltre, le dimensioni della fossa biologica, dove i bambini sarebbero stati “gettati”, corrisponderebbero ad uno spazio poco più largo di un tavolo da caffè. «Non era in alcun modo possibile che 800 scheletri fossero in quel buco. Non so da dove i giornali abbiano appreso questo dato…. infatti erano circa 20».
La lettera del docente di Belfast diventa l’ultimo dettaglio di una settimana turbolenta sulla vicenda dell’orfanotrofio di Tuam, dove troppo in fretta si è collegata la scoperta nel 1975 di alcune ossa in una fossa appena fuori la struttura delle suore alla ricerca della storica Catherine Corless, che ha appurato la morte, per varie malattie, di tutti quei bambini durante il Novecento. Domenica, la stessa ricercatrice diceva di non aver mai detto che i piccoli sarebbero stati seppelliti nella fossa biologica. Alla sua voce si aggiunge quella di McCormick: molti ospedali irlandesi avevano un luogo comune di sepoltura per bambini nati morti o deceduti poco dopo il parto. «Questi erano, tavolta, in un cimitero limitrofo, ma più spesso in un’area apposta nei terreni dell’ospedale». Solo di recente si è affermata la tradizione di “restituire” i feretri dei bambini ai genitori, perché li seppellissero in sepolcri familiari. «Finché non si dà prova che sia diverso, la struttura di sepoltura di Tuam va descritta come una cripta sepolcrale comune».
Le testimonianze tratte dai documenti dell’epoca descrivono la Home con toni tutt’altro che drammatici: secondo il rapporto del Board of Health del ’35 era «una delle migliori istituzioni del Paese», mentre nel ’49 un giornale locale parlava di un’ispezione che «ha trovato tutto in ottimo ordine, e si è congratulata con le sorelle per le condizioni eccellenti».
La struttura INFINE viveva delle sovvenzioni che arrivavano dall’apparato pubblico, difficile perciò concludere che quanto avveniva dentro quelle mura potesse essere solo ed esclusivamente frutto della perversione dei cattolici...
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