ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 2 giugno 2017

Il tragico e drammatico tanfo di zolfo.


L’IDENTIFICAZIONE

L’analisi teologica sul problema del matrimonio, sostengono gli ecclesiastici meno aggiornati, confluisce nel principio antropologico e dottrinale che richiama la Genesi: «Dio li creò maschio e femmina»(Gen.5,2). L’elementare senso di obiettività nel dialogo con chi la pensa diversamente ci rimanda al valore permanente dell’identità della persona e all’orientamento di fondo sulla visione morale del matrimonio. Ricordiamo, brevemente, che nell’anno della rivoluzione sessuale Montini pubblicò un’Enciclica (Humanae Vitae- 1968) sul tema della procreazione condannando tutti i mezzi che la rendono impossibile. L’autorevolezza restituita al Magistero con l’esposizione di un documento che richiamava l’atto coniugale, il carattere sacro del matrimonio e il processo generativo nella sua integrità suscitò sconcerto e perplessità negli ambienti laici e marxisti. Dopo Montini anche Wojtyla amplierà questo tema ribadendo l’efficacia della dottrina che converge sulla procreazione (come fine primario del matrimonio) che sublima il dono totale e reciproco dei coniugi con l’unione delle anime in Cristo. Posto così il problema non è difficile rilevare come le stesse certezze intellettuali sull’amore coniugale e sull’ordine soprannaturale del matrimonio abbiano, anche in ambito ecclesiastico, il riscontro deplorevole del richiamo allo spirito del mondo.
Le verità bibliche, insidiate dal sovvertimento ideologico più che dal logorio del dubbio, pare siano sfuggite di mano ai moderni sostenitori dell’evoluzionismo esegetico. Si sarà trattato di una svista! In realtà né gli ammonimenti di Montini, né quelli di Wojtyla hanno frenato il canto delle muse che si fonde con i canoni d’una svolta dall’immagine irreale. Alle conseguenze suggestive legate alla visione umana del matrimonio si appella la teologia filantropica ed orizzontale le cui responsabilità gravitano sugli infortuni del presente Magistero. Il fumo di satana è penetrato nella Chiesa, dichiarava Montini con l’implicita resipiscenza a seguito del deragliamento del Pontificato favorito, già allora, dall’oscuramento e dal degrado dello spirito ecclesiastico.

   Oggi il pervertimento dei supremi gradi procede di pari passo con la mentalità profana del Nocchiero, proteso ad accelerare la penetrazione nelle coscienze d’una morale senza obblighi. Con la perdita del senso cristiano del Magistero,ostaggio dei fumosi mutamenti dottrinali, l’intrigo sulla natura del matrimonio ha dissolto la speranza nella chiarezza di un pronunciamento da offrire alla cattolicità precipitata nel dubbio. L’ansia di non deludere le richieste del mondo ha, invece, accelerato l’armonica convivenza tra la cristallina linearità della coscienza cristiana e il flusso dirompente dell’evoluzione dottrinale consolidata dai canoni della morale ecumenica. Morale che, facendosi lodevole vanto dell’uomo naturale, ripudia le cose dello Spirito di Dio con l’imprimatur su relazioni e rapporti suggeriti dallo spirito del mondo (1Cor 2,12). È doveroso tornare a coloro che hanno perduto la coscienza e considerare nuovamente l’oracolo dei pastori (di anime) che, con la comunione ai divorziati, oltre ad amplificare gli equivoci sul linguaggio teologico del mutuo amore (che è lo scopo del matrimonio), seguita ad incrementare lo scalpore per le insolvenze e per le chiarificazioni eluse, ma invocate (sul problema) dagli ottimi Teologi in perenne attesa d’una risposta.

      Proviamo ora a percorrere i meandri misteriosi della Sapienza Divina non con il ricorso al principio ispiratore della Dottrina o della Liturgia ma attraverso l’interesse per l’arte sacra che sin dagli inizi ha sorretto i teneri virgulti della pietà dei cristiani. Rapidamente precisiamo che già prima della venuta di Cristo l’ansia dell’uomo per il trascendente era contrassegnato dall’anelito sacrale correlato a simboli e procedimenti edificatori a conferma dell’atto di riconoscenza alle divinità. Con l’inizio dell’era cristiana si eressero, secondo i disegni stabiliti da Dio, le prime costruzioni dedicate ai martiri sul luogo delle loro abitazioni. Costruzioni che, con la forza della Fede, raggiungeranno dimensioni considerevoli che l’architettura fisserà nella geometria dell’edificio, dalla pianta a forma di Croce, e nell’esposizione di opere sulla storia di Gesù, della Vergine, dei Santi e di realtà scoperte e rivissute dalla coscienza. Lo splendore del Soprannaturale, affermato dagli intendimenti didattici delle opere con le raffigurazioni bibliche, sarà percepibile ed interiorizzato anche da chi non sarebbe stato in grado di leggere. L’arte cristiana, nei secoli, ha sempre dimostrato, nella sua esposizione, la continuità dell’insegnamento con l’incisività delle tematiche aderenti alla Sapienza Divina. Il moderno ed avveniristico concetto di Chiesa, lontano dalla interpretazione architettonica data alla Casa di Dio, ha snaturato la valenza mistica e la sensibilità cristiana un tempo rilevabile (come si diceva in precedenza) dall’approccio propedeutico recepibile dagli affreschi, dalle sculture, dai pannelli, dalle vetrate. Con il cambiamento di rotta e di regole anche l’impulso critico dell’artista, insidiato dall’originalità, dall’individualismo e dall’anarchia, non ha resistito all’influsso della pianificazione religiosa e culturale e alla matrice carismatica di quella parte del clero sensibile agli orientamenti della Dottrina orizzontale. Infatti proprio gli aggiornamenti dottrinali hanno inciso sulla valenza tecnica ed architettonica commisurata all’ampio mosaico di esigenze dell’assemblea e dei Pastori. All’aspetto austero ed armonico di relazioni definite dalle opere visibili è subentrato l’interesse per lo spazio funzionale, libero e spoglio. Al fascino della verticalità mistica è seguita la pianificazione ecumenica con il fanatismo e l’esaltazione della comunità. Alla peculiarità sacrale dell’edificio è subentrato l’appiattimento con il secolarismo dilatato dalle aspettative nella vita presente. Non vogliamo spostare l’attenzione altrove se non per ricordare che la “ religiosità” e il rigore dei comuni musei segnalano (in linea fisica, morale e giuridica): l’amore per la fatica, l’interesse per l’acume, la gratitudine per le configurazioni artistiche, la “venerazione” per le opere e gli autori, l’ossequio per le fonti della didattica, il rispetto per il luogo e per la mentalità dei visitatori. Oggi la domus ecclesiae è meno del museo. La Chiesa, infatti, non è Casa dei misteri di Dio, ara del sacrificio, trono di Cristo rilevabile dalla compostezza e dal precetto nell’inchinarsi ed inginocchiarsi. Con la scomparsa del sacro e con l’occultamento del Tabernacolo la Chiesa senza inginocchiatoi e senza statue richiama la teatralità delle amplificazioni con l’effervescenza dei concerti, dei raduni, dei dibattiti, delle adunanze, dei battimani, delle baraonde e di altre attività di servizio umano (dormitorio, tavola calda, soggiorno per travaso di aspettative di ogni genere). Con lo scardinamento del soprannaturale, con il livellamento e l’orizzontalità l’architettura sacra si è aperta all’ideologia e all’arbitrio privo di criteri ascetici. Non solo! Si considera un vanto ed un pregio l’impulso religioso che avvalora l’insensibilità estetica nelle costruzioni e nelle decorazioni inconciliabili con lo slancio oblativo proiettato sui tesori della Bibbia con la fedeltà teologica all’esegesi cristiana.

      Da oltre mezzo secolo il degrado operativo e l’eccentricità dei progettisti, lontani dallo scrutare il tempio dell’interiorità, hanno caratterizzato il senso della storia ecclesiale privo del soprannaturale in una prospettiva riconducibile non all’avvento della Gerusalemme celeste ma al ritorno preoccupante dell’anticristo. È impensabile il superamento della diffidenza teologica per il simbolismo cristiano venendo meno l’interesse dei Pastori per l’ortodossia, pedissequamente ignorata nelle predicazioni dall’altare. Son proprio gli uomini di Chiesa, deviati dal retto cammino, ad impedire l’effettiva ricezione della vita sacramentale inserita anche nella natura Soprannaturale del Tempio sacro. Natura che andrebbe identificata, oltre che nell’ascetismo degli architetti, anche nella valenza giuridica e dottrinale dei committenti. Infatti il linguaggio teologico, come espressione analogica dell’arte sacra, può rafforzare la matrice mistica delle opere ispirate ai misteri del creato e delle Sacre Scritture se agganciato alle direttive dei Papi. Con il ricorso all’azione dei Papi, adeguata alla luce di Fede, la personalità dell’artista concorrerebbe ad interiorizzare i procedimenti didattici e a sublimare la sensibilità religiosa dei Pastori e dei fedeli.

      Tornando alla visione cristiana della storia precisiamo che le chiese, luogo di preghiera e ricchezza interiore, furono un tempo costruite con l’obolo delle vecchiette, con il contributo degli altolocati, con l’iniziativa dei cittadini riuniti in Corporazioni e con la mano d’opera prestata gratuitamente. La Chiesa dei Sacramenti, della Liturgia, del Corpo Mistico e dell’arte religiosa era un libro aperto per comprendere e credere. La Parola era il fuoco sacro che ardeva con lo slancio mistico della preghiera e della crescita interiore. A questo proposito intendiamo proporre un’indagine rapida con la verifica del livello di fede che, pur nei limiti della conoscenza e nel quadro di moderata consapevolezza, non intende preludere al monopolio della salvezza. Oggi stupisce e resta sgomento il visitatore al cospetto d’una realtà remota ma palpabile che sprigiona tutta la forza e l’efficacia d’una volontà che ha “costretto” il Signore a coabitare con i tifosi di Dio non nello stadio, dove tutti trovano posto, ma presso il portale del Paradiso sulla terra dove la selezione è d’obbligo. Fuor di metafora diciamo che solo la fede genuina poteva dar voce all’infinita Sapienza di Dio espressa dai sapienti delle cose sacre nelle costruzioni geniali e in un’epoca storica in cui la terra fu più vicina al Cielo. Con la missione civilizzatrice della Chiesa si eressero: Duomo di Milano, Cattedrale di Colonia (Germania), di Chartres (Francia), di Genova, di Verona, Duomo di Napoli, Monreale, chiesedi S.Petronio (Bologna), di S.Marco (Venezia), di Santo Stefano (Vienna), di S.Maria del Fiore (Firenze), di Notre-Dame (Parigi), di Siviglia e Cordova, e non andiamo oltre se non per ribadire che il limite umano può essere infranto e santificare quando gli uomini si aggrappano alla Divina Onnipotenza con la Signoria di Dio sugli Stati. Lasciamo i “secoli bui” del Medioevo, che ridussero la distanza tra Cielo e terra, per precisare che la Chiesa, spiritualmente in disarmo, deve obbedire ai dettami dello Spirito con il ritorno al soprannaturale. La prospettiva della riscossa sociale, agganciata all’identificazione dei Papi con l’anticristo, dà ragione a quanti avvertono il tragico e drammatico tanfo di zolfo.

di Nicola Di Carlo
http://www.presenzadivina.it/286.pdf

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