ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 24 agosto 2017

Capito Bergoglio?

BERGOGLIO AMA GLI ITALIANI?


Nuovo affondo di Bergoglio sullo ius soli. Una mobilitazione senza precedenti quale mai si è vista in relazione ai "poveri italiani", alle famiglie e senza casa italiani, ai disoccupati italiani e agli italiani che si suicidano 
di Francesco Lamendola   
 

La Giornata Mondiale dei Migrante e del Rifugiato (ma chi ha deciso questa giornata? e come si può mescolare insieme migranti e rifugiati? e che vuol dire, poi, “migrante”?) si celebra il 14 gennaio 2018, ma il papa Francesco ha deciso di non prendersi in ritardo sul calendario e il discorso di “apertura” lo ha tenuto il 20 agosto 2017. Un anticipo di quasi cinque mesi, per bruciare sul tempo la discussione in Parlamento, che si terrà in autunno, con il governo Gentiloni che, se sopravvivrà fino a quella data, tenterà di riproporre il “diritto” alla nazionalità italiana per tutti quelli che nascono in Italia e per tutti i “minori non accompagnati” che vi giungeranno da qualsiasi parte: magari dei robusti e spregiudicati sedicenni o diciassettenni, i quali, non appena sbarcati, cominciano a delinquere, spacciare, prostituirsi, viaggiare senza biglietto e minacciare o malmenare i controllori, rubare, rapinare, ammazzare: le statistiche sono lì, a disposizione di chi le voglia consultare. Per tutti il papa auspica il pronto conferimento della cittadinanza, che è un diritto, e vi aggiunge lo ius culturae, cioè il dritto a completare il percorso di studi nel Paese di accoglienza; infine, pretende pensioni e sanità, a norma del diritto internazionale. Una mobilitazione senza precedenti, quale mai si è vista in relazione ai poveri italiani, ai senza casa italiani, ai disoccupati italiani, agli italiani che suicidano perché non riescono a pagare le tasse, o perché non riescono a pagare lo stipendio ai loro dipendenti; ai giovani e ai laureati italiani che sono costretti ad andare all’estero per trovare un impiego decente e proporzionato alle loro competenze, ai ragazzini italiani che non terminano gli studi perché la mafia o la camorra li mandano a “lavorare”, a modo loro, sulle strade. 

Ma, soprattutto, una legge che gli italiani, non i partiti, ma gli italiani, la gente, i pensionati, i lavoratori, i padri e la madri di famiglia, non vogliono, perché non solo non trovano che sia una “legge di civiltà”, come recita il mantra del politically correct, ma perché la trovano decisamente ingiusta, illogica e pericolosa: col buon senso di chi, forse, non ha tanto studiato, ma è a contatto quotidiano con la realtà me non con le chiacchiere, vede e capisce che sarebbe un disastro, una follia, perché la cittadinanza è un fatto spirituale, prima di essere un certificato scritto su un pezzo di carta, e sa che i fatti spirituali non s’improvvisano, non si distribuiscono a pioggia, tanto meno li si regala a tutti quanti, anche a quanti non conoscono neppure l’Italia, o, se la conoscono, e per quello che la conoscono, non la amano, non la rispettano, non sono affatto disposti a riconoscere la sua cultura, la sua identità, i suoi valori, ma, al contrario, vorrebbero imporle i loro, che non hanno niente a che fare né con l’Italia, né con l’Europa, né con la civiltà, così come qualsiasi persona dell’area occidentale la concepisce, compresi quelli che si affrettano di disprezzarla e di detestarla, ma dei cui vantaggi si servono abbondantemente, come delle sue garanzie, delle sue comodità, dei suoi diritti, della sua protezione, quando sono nei guai e hanno bisogno che qualcuno ce li tiri fuori, che sia un terremoto che distrugge le case, o il tunnel della droga che risucchia i giovani e li precipita in un abisso senza fondo. Allora sì, quando hanno bisogno d’aiuto, invocano soccorso e, dopo averlo ricevuto, in varia misura, comunque dopo averlo ricevuto, neanche si ricordano di ringraziare, anzi, sanno solo criticare e lamentarsi per le sue insufficienze: perfino costoro, dicevamo, riconoscono una soglia di “civiltà” quale non viene riconosciuta per niente, invece, da moltissimi di questi stranieri che alzano la voce per essere “accolti, protetti, tutelati, assistiti”, come ha invocato il loro massimo patrono e portavoce, papa Francesco. D’accordo, in questo, col premier Gentiloni; il quale, a sua volta, è d’accordo con il miliardario George Soros, il pescecane che si arricchisce a dismisura provocando crisi finanziarie ora qua, ora là, e intanto finanzia, con la copertura delle organizzazioni non governative, l’invasione dell’Europa da parte di masse strabocchevoli di neri e d’islamici, con la scusa che si tratta di “salvare delle vite” e che l’impegno umanitario deve passare davanti a ogni altra considerazione, comprese quelle sulla sicurezza del Paese che accoglie, e pur in presenza di un continuo stillicidio di attentati terroristici, tutti regolarmente di matrice islamica (ma guai a dirlo, specialmente al papa! fateci caso: lui non usa mai l’aggettivoislamico, quando condanna il terrorismo: come se gli attacchi venissero dai marziani, oppure, a turno, dai cristiani, dai buddisti, dai confuciani e chi sa da quali altri soggetti), tutti scagliati alla cieca contro gente inerme, al grido immancabile di Allah akbar!
Il bello è che se un altro papa, diciamo Benedetto XVI, per esempio, si fosse permesso di fare quel che ha fatto, l’altro ieri, questo papa, cioè Francesco; se un altro papa si fosse permesso di entrare a gamba tesa, con tanta arroganza, con tanta insolenza, con un disprezzo così provocatorio dei sentimenti altrui e dei limiti delle sue competenze, tutti questi signori della sinistra politicamente corretta, queste signore Boldrini, Fedeli & Kyenge, questi intellettuali progressisti che sono sempre schierati dalla parte degli “ultimi” (ma forse hanno qualche problema di strabismo), questi Erri De Luca, questi Andrea Camilleri, questi mangiapreti e libertari, radicali e fricchettoni d’ogni tinta e sfumatura, per non parlare dei ragazzi dei centri sociali, tutti quanti sarebbero insorti come un sol uomo, avrebbero tuonato: Come osa, costui? Che se ne stia buono e zitto dall’altra parte del Tevere; che rispetti lo Stato italiano, di cui, dopotutto, è ospite; e che si faccia i… fatti suoi, e pensi al Vaticano, che i muri li ha, e belli grossi, e di profughi ne accoglie ben pochi, prefrendo di molto scaricarli addosso a noi! Siate sinceri, una buona volta, cari progressisti: è vero o non è vero che avreste reagito così? E che avreste reagito così anche se papa Francesco, improvvisamente impazzito (o rinsavito, secondo i punti di vista), si fosse permesso di consigliare una lunga e profonda riflessione, prima di approvare una legge di quel genere, e, più in generale, prima di accogliere decine di migliaia di altri stranieri, che sia aggiungono ai milioni e milioni che già vivono da noi, fra regolari e irregolari, facendo tre volte più figli degli italiani e preparandosi, in prospettiva, a fare dell’Italia, ma neanche fra un secolo o mezzo secolo, appena fra una generazione, un’appendice dell’Africa o del Vicino Oriente? Siate sinceri, per una volta, cari signori del politicamente corretto, voi che intasate i salotti televisivi, voi che avete il monopolio della stampa, della radio, della televisione, voi che parlate senza concorrenza né timore di smentite, neppure davanti all’evidenza, perché tanto ricevete l’imbeccata dalle agenzie internazionali le quali, a loro volta, sono controllate da Soros & Rockefeller & Rotschild & Goldman Sachs & Lehman Brothers; siate sinceri, per una volta, e rispondete: se il papa avesse espresso un parere diverso da quello che ha espresso, voi come avreste reagito? Glie l’avreste passata liscia? Avreste chiuso un occhio, non diciamo sui contenuti del suo intervento, ma sul fatto della invasione di campo, della inqualificabile scorribanda in un terreno che non gli appartiene, quello delle libere istituzioni di uno Stato sovrano? Non avreste rilevato che è inaccettabile, da parte sua, esercitare pressioni per influenzare coloro i quali ci governano, su questioni che non riguardano la Chiesa, ma lo Stato italiano? È troppo comodo, come lui fa e come voi fate, dire che tali questioni riguardano la Chiesa, perché riguardano l’umanità; se così fosse, allora la Chiesa dovrebbe anche farsi carico della soluzione materiale di quei problemi, e non scaricarli addosso all’Italia, predicando bene e facendo, quanto a sé, ben poco. Inoltre, di quale Chiesa stiamo parlando? I migranti non sono profughi, sono finti profughi, sono invasori travestiti da profughi; una chiesa che prende per buone le loro domande di accoglienza (perché perseguitati come omosessuali, o minacciati di morte dai parenti della ex fidanzata, o timorosi della fattura dello stregone del villaggio) non è la Chiesa di Gesù Cristo, ma una caricatura di essa, una buffonata, un cavallo di Troia il cui scopo è unicamente quello di tirare in Italia e in Europa pi africani possibile, più islamici possibile, in ottemperanza ai disegni del Piano Kalergi e ai voleri della grande finanza, vedi Soros & C. sopra ricordati.
Inoltre, guardiamoci negli occhi e parliamoci chiaro, una volta per tutte: il problema non sono solo i bambini, o i profughi, o i migranti; il problema  non sono questi “irregolari” che gli scafisti, e le Ong umanitarie e volonterose, ci sbattono nei nostri porti ogni giorno, a centinaia e qualche volta a migliaia: no, il problema non è solamente questo. Non è solo un problema umanitario, non è solo un problema di accoglienza o non accoglienza. È un problema molto, ma molto più ampio: se l’Europa, Italia compresa, deve rimanere se stessa, cioè l’Europa, bianca, cristiana, occidentale, o se deve diventare una appendice dell’Africa e dell’Asia; se gli europei devono restare padroni in casa loro, anzi, se hanno il diritto di continuare a esistere, e di vivere secondo le loro tradizioni, le loro abitudini, le loro credenze e i loro valori, oppure no; se, viceversa, chiunque ha diritto di venire in Europa e di essere accolto e “integrato”, sapendo benissimo che non s’integrerà, né fra una, né fra due, né fra tre o quattro generazioni, per la semplicissima ragione che non vuole integrarsi, non ne vuol sapere dell’Europa, l’Europa gli serve solo come frigorifero cui attingere e come rigagnolo in cui versare i suoi rifiuti. Semmai, l‘Europa la vuole conquistare, beninteso dopo averla intimidita: e dunque, via i crocefissi, via il Presepio e le canzoni di Natale, via le preghiere cattoliche nella Chiesa stessa, se per caso danno fastidio agli altri; via l’affresco di San Petronio con Maometto all’inferno, e via la Divina Commedia per lo stesso motivo; rivediamo i libri di storia e di filosofia, e per carità, cos’è questa cosa razzista ed eurocentrica della Croce Rossa? No, per la par condicio bisogna aprire delle sedi della Mezzaluna Rossa, altrimenti che integrazione è? Se no, dov’è il mea culpa per i crimini del colonialismo, per i gas venefici sull’Etiopia, per le impiccagioni dei Senussi? Vogliamo far vedere, sì o no, la nostra buona fede, le nostre rette intenzioni, e il fatto che siamo cambiati, non più i più i cattivi che eravamo, i fascisti, i colonialisti, i razzisti, ma siamo diventati tutti buoni, bravi e seguaci di papa Francesco, di George Soros e del Piano Kalergi?

Nuovo affondo di Bergoglio sullo ius soli

di Francesco Lamendola
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Il Papa che fa politica e la rabbia dei cattolici

Colpisce la quantità di mail e messaggi che stanno arrivando in redazione dopo la bufera mediatica
Colpisce la quantità di mail e messaggi che stanno arrivando in redazione dopo la bufera mediatica scatenata dalle anticipazioni del messaggio che papa Francesco ha preparato per la «Giornata mondiale del migrante e del rifugiato» del prossimo 14 gennaio e il cui titolo recita «Accogliere, proteggere, promuovere e integrare».
Proteste inviate da lettori di dichiarata e solida fede cristiana, rimasti a dir poco disorientati dalla decisa presa di posizione del papa su un tema così delicato nell'agenda politica del nostro Paese come l'iter parlamentare della legge per la concessione dello ius soli, la concessione della cittadinanza a chiunque nasca sul suolo italiano o semplicemente compia un ciclo di studi come quello delle scuole elementari. Decisa è stata la presa di posizione del Giornale con il titolo di prima pagina e il fondo del direttore Sallusti pronti a denunciare «Il golpe del papa re» e nel sommario il «Patto segreto con Gentiloni», nome che rievoca non expedit e altri accordi. Una posizione dura, come nella tradizione del nostro quotidiano quando a salire è l'indignazione per qualcosa che travalica la divisione dei ruoli e dei poteri su cui poggia le fondamenta uno Stato moderno che a differenza dell'islam ha ben chiara la distinzione tra il potere religioso e quello politico.
E quindi pazienza se questa volta il bersaglio (comunque dialettico) è quel santo padre che essendosi occupato di faccende terrene e non di dogmi o temi teologici non parla ex cathedra. Non è quindi investito dall'infallibilità dottrinaria e può essere legittimamente criticato anche dal cattolico più osservante. E questo hanno riconosciuto tanti lettori e tantissimi fedeli in questi giorni di grande turbamento dopo aver letto che «va riconosciuta e certificata» la nazionalità e a tutti i bambini «va assicurato l'accesso regolare all'istruzione primaria e secondaria». Sua Santità, nessuno in Italia ha mai negato a un bambino l'accesso a una scuola e il diritto alla cultura. Anzi, sono troppo spesso i genitori obnubilati da religioni oscurantiste o civiltà barbariche a impedire ai figli di prendere in mano i libri di un Occidente più maledetto che desiderato. E ancor più incomprensibile al solitamente molto disciplinato gregge dei cattolici è stata l'intrusione di Bergoglio in temi che competono al potere legislativo di uno Stato che si dice sovrano. «Lo status migratorio - le sue parole - non dovrebbe limitare l'accesso all'assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio», l'invasione di campo che in molti faticano a capire e ancora più a condividere. Cosa c'entrano le pensioni? Un conto è l'esercizio della carità che insieme a fede e speranza è virtù teologale e dunque uno dei pilastri su cui si fonda la vita del cristiano (e dunque materia vaticana), un altro è chiedere dall'interno delle Mura Leonine pensione e assistenza sanitaria garantite per legge (italiana). A migranti e rifugiati, perché di clandestini e irregolari non si sente mai parlare. Certo non è il papa a doverlo fare, nella corretta interpretazione del suo magistero che predica la carità come amore di Dio, amando come se stessi anche quel prossimo in cui Dio quotidianamente si fa carne. La città di Dio, ma poi c'è la città dell'uomo e lì la faccenda, purtroppo, si fa sempre più complicata. E forse, per non fare ancor più confusione, certi segnali il papa farebbe magari meglio ad affidarli alla Cei e ai vescovi.

Papa Francesco e lo ius soli: la legge del Vaticano proibisce la cittadinanza agli immigrati



Papa Francesco  - come abbiamo visto - fa propaganda a favore dello Ius Soli e dell’immigrazione selvaggia. In un’anticipazione del messaggio che invierà in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del prossimo 14 gennaio, dal tema “cogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”, Bergoglio spiega come “nel rispetto del diritto universale a una nazionalità questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita”.
Peccato che le leggi del Vaticano, come si legge su Italia Oggi, lo smentiscano. Lo Stato Pontificio è infatti una nazione blindatissima. Qui non si entra: è questa la legge del Vaticano. Lo prevede esplicitamente il diritto vigente nella stessa Nazione. La legge CXXXI (131) sulla cittadinanza, la residenza e l' accesso, promulgata da Benedetto XVI il 22 febbraio 2011, all' art. 1 sull' acquisto della cittadinanza stabilisce che cittadini dello Stato della Città del Vaticano  siano: i Cardinali residenti nella Città del Vaticano in Roma, i diplomatici della Santa Sede; coloro che risiedono nella Città del Vaticano in quanto vi sono tenuti in ragione della carica o del servizio.
Al secondo comma dell' art. 1 si stabilisce che il Papa, e per lui il Cardinale presidente del Governatorato (e cioè il cardinale Giuseppe Bertello), può attribuire a richiesta degli interessati la cittadinanza vaticana: a. a coloro i quali risiedono nella Città del Vaticano in quanto vi sono autorizzati in ragione della carica o del servizio; b. a coloro che, indipendentemente dalle condizioni previste alla precedente lettera a), sono autorizzati dal Sommo Pontefice a risiedere nella Città del Vaticano; c. al coniuge ed ai figli di un cittadino che, a seguito di autorizzazione, risiedono con lui nella città del Vaticano.
In soldoni: se una donna immigrata partorisce a "casa" di Bergoglio, il nuovo nato non è automaticamente un cittadino vaticano. Questo perché il Vaticano non prevede, nelle sue norme, il diritto di cittadinanza per ius soli.
Capito Bergoglio?

La lezione che Putin impartisce all’Occidente


Pubblichiamo il discorso del presidente Vladimir  Putin  relativo all’immigrazione islamica perchè ritornato di estrema attualità in questo periodo travagliato della Storia d’Europa.
“La cultura mussulmana ha invaso silenziosamente l’Occidente e già sta conquistando adepti e mostrando i sui artigli.
In Francia sono presenti 5 milioni di mussulmani che equivalgono a 5 milioni di problemi, in Gran Bretagna e Germania 3 milioni cada uno ed in Spagna 2 milioni. Negli USA 500.000 circa e si aprono nuove moschee in Sant’Antonio e altrove…
Loro, i mussulmani, operano in silenzio ed alcuni sembrano essere pacifici mentre si stanno inserendo, tuttavia, quando riescono a divenire maggioranza, impongono le loro leggi e diventano violenti.
Oggi li possiamo vedere timidi e impauriti al fianco di dirigenti dell’Occidente nelle manifestazioni che ci sono state in Francia ma un domani li potremo vedere finanziando con i loro petroldollari i più sanguinosi terroristi islamici.
Lezione di Putin all’Occidente.
Qualche anno addietro il re dell’Arabia Saudita si era recato in visita da Putin a Mosca. Prima di partire disse che avrebbe voluto comprare, con denaro totalmente saudita, un grande apprezzamento di terreno ed edificare una grande moschea nella capitale russa.
“Non ci sono problemi”, rispose il presidente russo, “tuttavia questo ad una condizione, che si autorizzi la costruzione, anche nella vostra capitale araba, di una grande Chiesa ortodossa”.
“Non può essere”, disse il monarca saudita. “Perchè” ? Domandò Putin.
“Perchè la vostra religione nn è la vera religione e non possiamo permettere che si inganni il popolo”,
“Io la penso uguale sulla vostra religione e tuttavia permetterei di edificare il tempio se ci fosse reciprocità. Così che abbiamo terminato l’argomento”, rispose Putin.
Il 4 di Agosto del 2013 il leader russo si è diretto alla Duna con questo discorso riguardo alle tensioni con le minoranze etniche:
“In Russia dovete vivere come russi, Qualsiasi minoranza di qualunque parte che voglia vivere in Russia, lavorare in Russia e mangiare in Russia deve parlate russo e rispettare le leggi russe. Se loro preferiscono vivere in base alla Saharia e vivere una vita da mussulmani, li consigliamo di recarsi a vivere in quei luoghi dove questa sia la legge dello Stato.

Russian President Vladimir Putin

La Russia non necessita di minoranze mussulmane, queste minoranze necessitano della Russia e non garantiamo loro privilegi speciali nè cerchiamo di cambiare le nostre leggi per adattarle alle loro esigenze. Non ci importa per quanto possano protestare e gridare a gran voce alla “discriminazione”. Noi non tolleriamo mancana di rispetto verso la nostra cultura russa. Noi dobbiamo apprendere molto dal suicidio dei paesi europei se vogliamo sopravvivere come Nazione”.
“I mussulmani stanno imponendosi in questi paesi”, ha proseguito Putin, ” ma non riusciranno a farlo in Russia, le tradizioni ed i costumi russi non sono compatibili con la mancanza di cultura e di forme primitive caratteristiche della Saharia e dei mussulmani.
Quando questo onorevole corpo di legislatori penserà di approvare nuove leggi , dovrà tenere a mente per primo gli interessi nazionali russi, osservando che le minoranze mussulmane non sono russi”.
Alla fine del discorso i membri del Parlamento (Duna) si sono alzati in piedi ed hanno fatto una ovazione verso Putin della durata di 5 minuti.
Traduzione e sintesi: L.Lago


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