ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 settembre 2017

Fare gli scongiuri?

Morto Caffarra: la "maledizione" di Francesco

Il cardinale dei "Dubia" è morto ieri mattina, improvvisamente e a quanto pare inaspettatamente
È morto ieri mattina, improvvisamente e a quanto pare inaspettatamente, il cardinale Carlo Caffarra.

Viveva a Bologna, di cui era arcivescovo emerito. Aveva settantanove anni. Il 5 luglio era morto l'ottantatreenne suo collega Joachim Meisner, mentre era in vacanza in Germania. Così, scendono drammaticamente a due i cardinali firmatari dei famosi «Dubia»: Raimond Burke (69 anni) e Walter Brandmüller (88).
Visto che quel che li accomuna è un caso spinoso, può darsi che i due ancora in vita si mettano a fare gli scongiuri. 


Come si ricorderà, i quattro avevano letto ed esaminato l'esortazione papale Amoris laetitia, con cui papa Francesco tirava in qualche modo le somme dei due sinodi sulla famiglia. Avendo trovato alcuni passi a loro giudizio ambigui o almeno non chiarissimi, i quattro cardinali avevano espresso, correttamente in latino, i loro dubbi («dubia») e chiesto spiegazioni all'autore. Il quale, però, non si era degnato di rispondere. Dopo un anno e rotti, stufi di essere considerati - nel frattempo - come «la banda dei quattro» di maoista memoria, i cardinali in questione avevano domandato udienza, cioè di essere ricevuti direttamente per parlare una buona volta della ardua questione. Avranno pensato: mah, forse il papa, indaffarato com'è, non ha tempo di farsi tradurre e leggere i «dubia», perciò incontriamolo «de visu» (anche questo è latino, vuol dire «faccia a faccia») e così risolviamo la faccenda.
Macché. Niente anche questa volta. Ora, non tutti sanno, forse, che il papa ha uno staff «postale» che risponde perfino agli auguri di Natale. E tutti sanno che Francesco, quando gli gira, alza il telefono e, di sua iniziativa, conversa anche con le casalinghe. È chiaro che se non risponde è perché non vuol rispondere. E allora perché non ha mai voluto rispondere agli estensori dei «dubia»? Bella domanda. Avrà avuto i suoi motivi. Il fatto è che anche i quattro avevano i loro, e non di secondaria importanza. Infatti, stanti certi passaggi dell'Amoris laetitia non proprio chiarissimi, alcune conferenze episcopali hanno interpretato in senso, diciamo così, largo la «vexata quaestio» della comunione ai divorziati risposati; altre, come ad esempio quella polacca, hanno interpretato in senso restrittivo. Qual è, allora, l'interpretazione giusta? È proprio ciò che chiedevano i quattro. La non-risposta può essere, dunque, un «quod scripsi, scripsi» (copyright Pilato), ciò che ho scritto ho scritto ed è sufficiente? O una tattica dilatoria? Se lo è, funziona, visto che i quattro sono in breve diventati due. Il più anziano rimasto è Brandmüller, che si avvicina alla novantina. Ciò non toglie, comunque, che se fossi l'altro, Burke, a questo punto toccherei ferro. Non si sa mai.

In honorem Caroli Caffarra

di Amicizia San Benedetto Brixia

La notizia della morte del card. Caffarra mi arriva  quasi in diretta, via messaggio privato. Rimango di sasso, ma non mi viene molto dire. Tempo un minuto e la voce si diffonde anche su un gruppo whatsapp di conoscenti e poi su un altro. Il tono dei commenti è semplice: si chiedono preghiere, si esprime dolore per la perdita di una persona amata, ci si commuove per un amico. Nei gruppi scrivono laici e sacerdoti, ma soprattutto molti giovani. Mi importa poco comprendere se questi commentatori sono rappresentativi o meno del cattolicesimo dominante, mi rallegro di avere contatti con simili persone. Per costoro non è morto un conservatore o un politico o un reazionario o un provocatore, ma un cardinale e un fratello insieme. Questo a mio giudizio è sensus fidei. 

In seconda battuta ho avvertito il forte desiderio di capire cosa può dirci questo avvenimento. Scrivo alla redazione di Campari&deMaistre e mi propongo per buttare giù due righe di necrologio. Risposta: “Non scriviamo nulla e non pubblichiamo più niente fino a domani. Lutto totale”. Non è una scelta di redazione questa, è una scelta di umanità e di fede, è mettere il rispetto per la persona e la preghiera cristiana di suffragio prima di tutto il resto. Esprimo grande stima per tale linea: c’è un tempo per la bagarre e uno per il silenzio, bravi gli amici di C&deM! Ci siamo risentiti con calma in tarda serata. “Fai così, preparami il pezzo per domani… ma tu conosci la biografia di Caffarra?” Io credo non serva conoscere la sua biografia, perché il nostro blog non fa informazione ma cultura, e nel caso specifico dell’Arcivescovo emerito di Bologna, tutta la biografia di rito non vale quanto l’impegno speso negli ultimi anni di testimonianza pastorale. “Era un moralista, vero? Tu sai altro?” Io non so nulla tranne una cosa fondamentale.

Il card. Caffarra è stato un testimone eccelso e, ciò che molti non intendono e altri non vogliono accettare, ha espresso in questi ultimi tempi una voce autentica dello spirito cristiano, né paternalista, né ribelle, né pusillanime, né aggressivo. Certo, c’è un grande tema sul tavolo: parliamo di uno dei quattro protagonisti dello scomodo caso dei dubia papali, nonché il secondo Cardinale “dei dubia” a morire in poco tempo. Questo di per sé potrebbe non voler dire molto, già sappiamo che anche altri Pastori più giovani appoggiano la proposta dei dubia, ma che per ragioni di prudenza si sono esposti alcuni tra i più anziani, che è statisticamente plausibile siano tra i primi a decedere. Caffarra - aggiungiamo - appariva deperito e malato negli ultimi tempi, né se ne preoccupava: “Eminenza, le auguro di festeggiare lietamente i suoi ottanta anni” gli avevano augurato da poco, “Spero di festeggiarli in Paradiso” è stata la risposta del porporato. D’altro canto - è vero - il fatto che siano rimasti solo due estensori dei dubia implica una suggestione sia a livello psicologico che teologico. A livello psicologico i sopravvissuti, Burke e Brandmuller, sanno che ormai la Correzione Formale di Amoris Laetitia, se si vorrà fare, graverà tutta sulle loro spalle (l’intervento di altri cardinali non è auspicabile perché darebbe un’immagine negativa di Chiesa: sempre più lacerata, e ciò non farebbe bene a molti semplici fedeli). Si pone poi il quesito teologico: è Dio (il Dio della Misericordia) che sta uccidendo questi cardinali “cattivi” o al contrario è satana che sta togliendo di mezzo i suoi ostacolatori?

Anche a queste domande non presto attenzione e sposto altrove il mio pensiero. Dobbiamo immensa gratitudine a mons. Caffarra per aver reso pubblico il suo confronto epistolare con suor Lucia di Fatima, risalente agli anni Ottanta: “Padre, verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia. E coloro che lavoreranno per il bene della famiglia sperimenteranno la persecuzione e la tribolazione. Ma non bisogna aver paura, perché la Madonna gli ha già schiacciato la testa”. Per averlo reso pubblico e per essergli rimasto fedele fino alla fine. Forse proprio questo è il messaggio definitivo e più importante che l’Arcivescovo ci lascia, al di là di tutti i dettagli biografici che altri avranno cura di riportare. 

Ecco perché non ho nessuna intenzione di commentare la questione dei dubia, episodio sicuramente doloroso e coraggioso dell’ultimo tratto di vita di Caffarra, né oso immaginare che ne sarà dell’epopea di Amoris Laetitia. Piuttosto, quel che mi è chiaro, anche raccogliendo i commenti in rete, è quale orizzonte si prospetta per la Catholica. Da un lato i politicanti di destra e di sinistra (farisei, sadducei o semplici scribi) che alimentano un clima di divisione e di disprezzo, segno dell’inaridimento della carità cristiana tra i fedeli, segno del dilagare di insinuazioni diaboliche tra i cattolici di ogni rango e grado. Dall’altro i santi, coloro che, certamente consci dei propri limiti e della propria inadeguatezza rispetto al momento storico di grande crisi, giungono ad un tenore di vita spirituale profondo, pacificato, insensibili alle voci del mondo, liberi da rancori e profondamente umili. Stando così le cose, quale eredità ci lascia il card. Carlo Caffarra? Ricevo e pubblico: “Il card. Caffarra ha detto a un sacerdote poche ore prima di morire che il Signore non abbandonerà la sua Chiesa, che gli Apostoli erano 12 e che il Signore ricomincerà con pochi; che dobbiamo chiedere la forza di S. Atanasio che ai tempi dell'eresia ariana da solo è andato contro tutti, di avere fede, speranza e fortezza”. Non ho ulteriori informazioni, ma mi pare possa essere una fonte plausibile, terribilmente in tono con Origene, citato ieri stesso nel Breviario riformato: “«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Ambedue, sia il tempio che il corpo di Gesù, secondo un'interpretazione possibile, mi sembrano figura della Chiesa. Questa infatti è edificata con pietre viventi. È divenuta «un edificio spirituale per un sacerdozio santo» (1Pt 2,5). È edificata «sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù» (Ef 2,20) e perciò si chiama tempio. È vero però anche che «voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte» (1Cor 12,27). Se così è, può bensì venire distrutto ciò che congiunge le pietre del tempio. Può certo accadere che queste pietre vengano disperse come sta scritto nel salmo 21, il che significa, fuori metafora, che le ossa di Cristo possono essere scompaginate dalle tribolazioni e dalle persecuzioni di coloro che combattono l'unità del tempio. Tuttavia il tempio verrà riedificato e il corpo risusciterà il terzo giorno, cioè dopo il giorno della sua tribolazione e dopo il giorno seguente, che è il giorno della consumazione”. 

E’ morto un santo? Non sta a noi dirlo. Però, alla luce delle presunte ultime dichiarazioni e della loro consonanza col Breviario, mi viene da sentenziare: forse è morto un Padre della Chiesa, un piccolo Origene degli ultimi tempi, quelli in cui satana sferra gli ultimi colpi contro il Corpo Mistico di Cristo, anche se Maria gli ha già schiacciato la testa. Lasciamo alla storia di fare il suo corso e di svelarci l’autentico valore delle persone, ma curiamo fin d’ora di trattenere per noi il grande tesoro dell’insegnamento di Caffarra: non l’ecologia, la sociologia, la politica, la solidarietà, ma l’ennesima e forse estrema lotta contro satana. Di questo deve preoccuparsi la Chiesa, i suoi Pastori ed ogni cristiano. Altrimenti saremo solo vergini stolte, e rischieremo di essere private del conforto del nostro Sposo
http://www.campariedemaistre.com/2017/09/in-honorem-caroli-caffarra.html

Chiesa. Addio al cardinal Caffarra, sfidò la cultura della morte

Carlo_CaffarraScompare il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, all’età di 79 anni. La Chiesa Cattolica purtroppo ha perso un’altra personalità carismatica. Come Biffi, Caffarra difese fino alla fine dei suoi giorni l’ortodossia cattolica, la famiglia e la vita contro la cultura della morte imperante in questi anni. Nonostante non si fosse mai arreso, aveva tuttavia compreso l’ineluttabilità della decadenza umana e morale, come affermò sulle pagine de Il Giornale (28 giugno 2017), commentando il caso di Charlie Gard: “Siamo arrivati al capolinea della cultura della morte. Sono le istituzioni pubbliche, i tribunali, a decidere se un bambino ha o non ha il diritto di vivere. Anche contro la volontà dei genitori. Abbiamo toccato il fondo delle barbarie.” Negli ultimi anni si era apertamente opposto alle spinte aperturiste del cattolicesimo moderno, certo che il tema della famiglia costituiva il Cavallo di Troia del modernismo religioso. 
Una vita per la famiglia
 Caffarra si impegnò dentro e fuori la Chiesa Cattolica nel difendere la famiglia e il matrimonio. La sua lucidità intellettuale e la sua profonda conoscenza della bioetica lo aiutò a comprendere i pericoli antropologici e morali che incombevano sulla famiglia. La sua decadenza, secondo Caffarra, ebbe origine dal venir meno dell’Amore cristiano: “È avvenuto come uno scippo. Una delle parole chiavi della proposta cristiana, appunto ‘amore’, è stata presa dalla cultura moderna ed è diventata un termine vuoto, una specie di recipiente dove ciascuno vi mette ciò che sente. Così la verità dell’amore è oggi difficilmente condivisibile.” Come presidente del Pontificio Istituto per gli Studi su Matrimonio e Famiglia, un ruolo che ricoprì dal 1981 al 1995 per volere di papa Giovanni Paolo II, denunciò le trasformazioni perniciose della società moderna che stavano dissolvendo le naturali relazioni familiari. Si scagliò con dure parole contro i disegni di legge per le unioni civili e per i matrimoni gay. In un’intervista su Tempi del 19 giugno 2015 affermò: “L’Europa sta morendo. E forse non ha neanche più voglia di vivere. Poiché non c’è stata civiltà che sia sopravvissuta alla nobilitazione dell’omosessualità. Non dico all’esercizio dell’omosessualità. Dico: alla nobilitazione della omosessualità.” Queste parole di fuoco furono espresse dopo che il Parlamento Europeo approvò un rapporto sull’uguaglianza di genere e sulle famiglie gay, ravvisandovi la fine dell’Europa e dell’Occidente. 
Contro l’aborto, per la vita 
Le sue prediche e i suoi studi non si focalizzarono solo sulla famiglia e sul matrimonio. Caffarra si occupò di bioetica, preoccupandosi soprattutto di ingegneria genetica. Sull’aborto fu sempre inflessibile nel condannarlo e non ebbe riluttanza nel dire che “è un vero e proprio omicidio, poiché è l’uccisione deliberata e diretta di un essere umano.” 
Il cardinale che sfidò papa Francesco 
Negli ultimi tempi Caffarra aveva espresso numerosi dubbi sulle prese di posizioni di Papa Francesco su matrimonio e famiglia nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Il porporato bolognese, insieme ad altri tre firmatari (Brandmüller, Burke e Meisner), inviò una lettera di chiarimento al pontefice sul contestato capitolo otto del documento, riguardante l’accoglienza e il discernimento familiare. Nei famosi Dubia si manifestavano le sue preoccupazione sulla comunione ai risposati divorziati e in generale sulla concezione cristiana della famiglia di papa Bergoglio. Caffarra, su Il Foglio del 15 gennaio 2017, dichiarava: “Credo che vadano chiarite diverse cose. La lettera, e i dubia allegati, è stata lungamente riflettuta, per mesi, e lungamente discussa tra di noi. Per quanto mi riguarda, è stata anche lungamente pregata davanti al Santissimo Sacramento”. Nello stesso articolo il cardinale replicava a chi lo definiva un nemico del papato: “Esiste per noi cardinali il dovere grave di consigliare il Papa nel governo della Chiesa. E’ un dovere, e i doveri obbligano. Di carattere più contingente, invece, vi è il fatto – che solo un cieco può negare – che nella Chiesa esiste una grande confusione, incertezza, insicurezza causate da alcuni paragrafi di Amoris laetitia. In questi mesi sta accadendo che sulle stesse questioni fondamentali riguardanti l’economia sacramentale (matrimonio, confessione ed eucaristia) e la vita cristiana, alcuni vescovi hanno detto A, altri hanno detto il contrario di A. Con l’intenzione di interpretare bene gli stessi testi.” 
Risuonano ancora le sue parole d’amore per la Chiesa Cattolico e quelle d’orgoglio per essere un cristiano cattolico“Io sono nato papista sono vissuto da papista e voglio morire da papista!” Sbaglia chi lo ha definito un avversario del papato, tanto meno di Bergoglio, ed è in errore chi lo etichettò come un tradizionalista. Caffarra fu un umile servitore di Cristo e, in quanto tale, ha difeso i Suoi insegnamenti dai lupi che insidiano il gregge cristiano.
Di Alfredo Incollingo


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