La Civiltà Cattolica, cinquecento anni dopo Lutero
La neo-chiesa riabilita Lutero. I caudatari di Bergoglio non si accorgono che, assieme alle bestemmie ch'egli vomitò contro la Chiesa Cattolica, essi avvallano anche l'epiteto di Anticristo rivolto dall'empio frate agostiniano al Romano Pontefice: forse l'unica cosa su cui molti Cattolici concordano da qualche anno a questa parte.
Postato da Cesare Baronio
GALANTINO E IL CONCILIO DI TRENTO
Dopo il distacco, il clero eminente continua imperterrito la sua marcia di allontanamento dal Signore. Basterebbero le innumerevoli prove della violazione della Verità per ritenere debito e definitivo il ripudio dei responsabili. Soltanto un loro ravvedimento potrebbe essere preso in considerazione. Tuttavia certe remore tengono ancora molti in sospeso e nell'indugio. Perciò conviene seguire il disgraziato cammino degli apostati che, come ai tempi dell'arianesimo trionfante, detengono il possesso delle chiese.
La Pontificia Università Lateranense, definita da G.P. II "l'università del Papa", fondata nel 1773 da Clemente XIV, ha tenuto di recente un convegno sulla "Passione per Spiritualità e teologia della Riforma a 500 anni dal suo albeggiare".
Sarebbe offensivo per la capacità di intendere di chi legge ogni commento inteso a mettere in evidenza la riabilitazione del luteranesimo, anzi il suo apprezzamento.
Il Segretario della CEI, Galantino, è intervenuto e, citando l'iniziatore della Riforma, ha riferito un suo detto: "Mi sono schierato contro tutti i papisti, contro il Papa e le indulgenze, ma solo predicando la Parola di Dio. E quando io dormivo la Parola di Dio operava tali cose che il Papa è caduto".
Di nuovo la volontà di giustificare Lutero appare troppo evidente per essere sottolineata. Lo straordinario è che sarebbe come se un giudice d'appello assolvesse un criminale condannato per le prove inconfutabili del suo delitto, adducendo a discolpa una dichiarata buona intenzione del reo. Un verdetto inappellabile è stato emesso dal Concilio di Trento, che fulminò di anatema le proposizioni di Lutero. Perciò assolvere o scusare l'eresiarca scomunicato, significa demolire non solo l'autorità del Pontefice, ma anche il Concilio di Trento. In verità, poco importa l'animo del monaco rivoluzionario, importa la sua dottrina sacrilega mantenuta dai suoi seguaci e oggi scusata. In vero è come se il custode della morale scusasse il delitto. Ma qui il custode dovrebbe essere il Vicario di Cristo e il delitto negato l'offesa enorme recata a Dio. Assurdità!
Nell'affermazione riportata dal Galantino ci sono le contraddizioni che stritolano gli usurpatori degli altari e dei pulpiti. Poiché fa comodo, l'autorità pontificia viene da essi mantenuta, salvo inficiarla quando il violatore è un fratello separato (leggi: eretico). L'autore delle tesi di Wittenberg "contro il Papa" screditò il Papa in materia di fede e di morale. Inoltre, nominando la predicazione della "Parola di Dio", non è affatto lecito prescindere dal contenuto di tale annunzio, quand'anche fosse stato fatto in buona fede. Il che sarebbe pure da escludersi, avendo l'imputato rifiutato l'obbedienza e la resipiscenza.
Le affermazioni del Segretario della CEI sono pertanto false in modo risibile, sostenibili solo rivolgendosi a un consesso di sprovveduti e di sofisti da dozzina, che si arrampicano disperatamente sugli specchi onde non rinunciare alle loro misere convenienze morali e materiali.
Galantino prosegue la perorazione a vantaggio dell'a suo tempo incompreso e scomunicato: "La riforma avviata da Martin Lutero 500 anni fa è stata un evento dello Spirito Santo".
Dicono che nello scorcio dell'800, allorché uno spettacolino teatrale stava naufragando, si facessero entrare in scena Mazzini o Garibaldi. L'accostamento può sembrare blasfemo; ma, data la profanazione dello Spirito Santo, anche in documenti conciliari in cui lo si adopera per rendere valide le religioni eretiche, come è possibile che si tratti ancora del Paraclito: fatto servire per benedire l'errore e l'empietà?
Quanto all'"evento dello Spirito Santo" in quel frangente storico, ciò è vero in un senso opposto a quello suggerito. La dolorosa rivolta protestante servì - al pari di altre tremende eresie - al consolidamento della Rivelazione e al risanamento dei costumi ecclesiastici, intervenendo la Terza Persona della Trinità.
Galantino ricorda che Francesco I a Lund "ha firmato la dichiarazione congiunta per superare i pregiudizi vicendevoli che ancora dividono cattolici e protestanti". E Lutero "volle rinnovare la Chiesa, non dividerla".
La scempiaggine non ha requie. Quei "pregiudizi" e quell'"ancora" relativi alla divisione superabile, quel "volle rinnovare", comportano una rafforzata negazione sia dell'autorità pontificia (a meno di non mantenerla soltanto per Bergoglio e immediati predecessori), sia del Concilio di Trento e dei dogmi contrari all'eresia.
Ed ecco l'infantile scappatoia: "La Chiesa è sempre da riformare mai da deformare".
Dopo averla deformata quanto mai, si viene a sostenere che l'intento fu e resta soltanto quello di riformarla. Persino con l'uso del termine ambiguoriformare, si insinua la malizia che adonesta la Riforma.
La campagna pro Lutero la ritroviamo sul foglietto stampato dalle Paoline per la messa dello scorso 1° ottobre, con un elogio a monaco eresiarca e alla sua apertura allo straniero (nell'ambito della propaganda per lo ius soli). - Fonte: Il Giornale del 21.10.2017.
Però già Benedetto XVI, il 23 settembre 2011 a Erfurt, fu comprensivo verso Lutero a motivo della sua supposta buona intenzione!
Piero Nicola
Pubblicato da Edizioni Solfanelli
Lutero, Calvino e compagnia...
MARTIN LUTERO, CINQUECENTO ANNI DOPO
ABSTRACT – Cinque secoli fa, il 31 ottobre 1517, prendeva avvio la Riforma di Lutero, un evento che è alle origini del mondo moderno e ha segnato profondamente la storia del cristianesimo. Il centenario che si celebra quest’anno inaugura una nuova pagina di storia, sulla strada aperta dal Vaticano II. Cinquant’anni di dialogo tra protestanti e cattolici consentono di raccogliere oggi i frutti di ciò che unisce, piuttosto che mettere in risalto ciò che divide. Ed è estremamente significativo il fatto che, per la prima volta, alle celebrazioni prendano parte altre confessioni cristiane.
Il 31 ottobre 2016 papa Francesco ha partecipato alla preghiera ecumenica nella cattedrale di Lund, per l’apertura dell’anno evocativo dell’evento. Dopo secoli di incomprensioni, di contrasti e di controversie, per la prima volta un Papa si è recato di persona alla celebrazione dell’anniversario della Riforma. In quell’occasione, il Papa ha definito Lutero un «riformatore» e ha riconosciuto l’errore della Chiesa nei suoi confronti.
Eppure nel mondo cattolico, Martin Lutero è stato considerato per secoli «l’eretico» per antonomasia. Oggi, a cinquecento anni di distanza, la ricerca storica e gli studi recenti portano a chiederci: «eretico» lo era davvero? Onestà e amore per la verità dovrebbero sostenere la ricerca e guidare il nostro sguardo: è infatti necessaria e urgente una rilettura del passato, libera da luoghi comuni e da «vulgate» trasmesse acriticamente; libera anche da posizioni e pregiudizi affermatisi lungo i secoli a scapito del vero. Ad esempio, la vulgata tradizionale vuole che il 31 ottobre del 1517 Martin Lutero, monaco agostiniano e docente di teologia all’università, affiggesse a Wittenberg, alla porta della Chiesa di Ognissanti, 95 Tesi sull’indulgenza per la ricostruzione della basilica di San Pietro. Non si danno testimonianze cogenti relative all’evento dell’affissione. Certo è invece che, a quella data, Lutero scrisse due lettere: una al proprio vescovo e l’altra all’arcivescovo responsabile della predicazione indulgenziale, Alberto di Brandeburgo, per denunciare il modo indegno in cui venivano annunciate e propagandate le lettere indulgenziali.
A cinque secoli dalla Riforma è possibile volgersi a Lutero con uno sguardo nuovo, per coglierlo nella sua verità e nel suo contesto. Le Tesi di Wittenberg non sono né una sfida né una ribellione all’autorità, ma la proposta di rinnovamento dell’annuncio evangelico, nel desiderio sincero di una «riforma» nella Chiesa. La questione dirimente è stata forse la pretesa, da parte sia della Chiesa di Roma sia di Lutero, di incarnare in toto la verità e di esserne dispensatori. Eppure, nonostante tutto, non si può negare il ruolo che Lutero ha avuto come testimone della fede.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.