ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 30 novembre 2017

PP2?

PIROMANE E POMPIERE

Ovvero, come un ‘santo’ recita due parti.




Giorni or sono è apparso, sul quotidiano ‘La Verità’, e precisamente il 19 novembre, un servizio a firma di Francesco Borgonovo riportante, in esclusiva, un’intervista a Monsignor Mauro Longhi il quale narra di una visione notturna, manifestatasi a Papa Giovanni Paolo II, in vacanza nei giorni di marzo/aprile del 1993, sulle montagne del Gran Sasso nella zona di Montecristo.

Il Monsignore non racconta de relato ma assicura di averne avuta notizia, come confidenza, direttamente dallo stesso GP II durante una sosta della passeggiata mattutina. Diamo il nucleo più pregnante e significativo della visione così come Monsignor Longhi assicura di averla ricevuta e rammentata.
Giovanni Paolo II narra:
   “Ricordati queste parole, perché sono parole di un Papa. Ricordalo a coloro che tu incontrerai nella Chiesa del terzo millennio. Vedo la Chiesa afflitta da una piaga mortale. Più profonda, più dolorosa, più mortale rispetto a quelle di questo millennio. Si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’occidente all’oriente. Invaderanno  l’Europa, l’Europa sarà una cantina, vecchî cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità”. 

Aggiunge, il Monsignore, che il Papa elencò i paesi da temere ma che, nell’intervista, non vengono citati..

Commento dell’articolista: “Nel 1993 sarebbe stato piuttosto difficile immaginare una situazione come quella attuale”.
Controcommento nostro:  strano che fosse difficile, 1) perché già a Poitiers (732), già a Lepanto (1571), già a Vienna (1683) l’Islam provò a schiavizzare la Cattolicità; 2) perché questo significavano le minacciose ‘profezìe’ del defunto presidente algerino Houari Boumediènne che, nel 1972, previde l’invasione islamica del terzo millennio fatta di giovani uomini, donne e bambini; 3) perché altre voci autorevoli avevano messo in guardia l’Europa dal pericolo incombente, tra le quali Ida Magli e Oriana Fallaci.

Ma il tema del nostro intervento non è tanto disquisire su come e quando intervenire per arrestare il flusso massiccio di clandestini islamici, quanto scoprire la contraddittorietà che esplode tra il Wojtyla estatico e il Wojtyla sveglio. Eh, sì, perché riguardo a questa tragica faccenda tutto stride nella condotta di GP II che, a distanza di 24 anni, ci viene raccontato come colui che ci aveva ammonito e che, se ancor vivente, potrebbe dirci “Ve l’avevo detto!”. Eppure, eppure. . . GP II è lo stesso che da sveglio:
– l’11 dicembre 1984 mandò un suo rappresentante a presiedere alla posa della prima pietra della moschea di Roma – la più grande in Europa – approvando così la falsa religione dell’Islam che nega la Divinità di Cristo e perseguita i cristiani;
- organizzò, ottobre 1986, ad Assisi il primo festival multireligioso  convinto, come affermò nel discorso ai cardinali il 22 dicembre, che ogni preghiera autentica – e quindi anche quella islamica, buddista, animista, induista, luterana, anglicana, ebraica – “è destata dallo Spirito Santo che è presente, in maniera misteriosa, nel cuore di ogni uomo” rinnegando, in tal modo, il salmo 95 – parola di Dio – che, al versetto 5, afferma “omnes dii gentium daemonia” – tutti gli idoli dei pagani sono demonî.
3 – in una confidenza ‘ecumenica’ del 12 dicembre 1986, rilasciata al Gran Muftì di Siria, Ahmed Kaftaro, alla importante autorità mussulmana, ebbe a confessare: “Ogni giorno leggo un brano del Corano”;
4 – in visita nel Sudan – febbraio 1993 -  termina il suo discorso impartendo la benedizione in nome di Allah, con la formula “Baraka Allah as-Sudan” (Allah benedica il Sudan) – O. R. 15/2/1993 – esprimendo la riconoscenza al governo sudanese per la tanta stima dimostrata verso la Chiesa cattolica. Non ricordando, GP II, che, dal maggio 1983 al 1993, erano stati massacrati, da quel regime, più di 1     milione e 300 mila sudanesi, tra cui migliaia di cristiani cattolici; 
5 – ha riconosciuto valenza salvifica a tutte le religioni i cui fondatori – Maometto, Buddha, Lao Tse, Zoroastro, Confucio – “hanno realizzato, con l’aiuto dello Spirito di Dio, una più profonda esperienza religiosa” (O. R. 10 settembre 1998), mettendo Gesù, Figlio di Dio e Seconda Persona della Trinità, sullo stesso piano dei falsi e pagani profeti, annunciatore di una sua personale ‘esperienza’;
6 – davanti a una delegazione cristiano-islamica irakena, 14 maggio 1999, bacia il Corano che, per quanto da lui stesso rivelato, è libro che legge ogni giorno!!!! 
7 – il 13 aprile 2000, riceve in udienza privata il giovane sovrano e capo spirituale del Marocco islamico, Mohammed VI, figlio dello scomparso re Hassan II, salutandolo come “diretto discendente del profeta Maometto”;
– il 6 maggio 2001 – primo Papa in questa circostanza – visita la moschea di Omayya, pregando con le locali autorità islamiche;

Questi sono gli atti ‘ecumenici’, documentati e incontestabili che mostrano la doppia personalità di Giovanni Paolo II, un Papa che mentre, nell’estasi notturna, ha la visione dell’orda islamica e ci invita ad essere vigili, nella veglia diurna le spalanca le porte europee.
E non è da dire che la supposta visione – o, forse, più probabilmente un senso di colpa materializzatosi sotto forma di visione notturna – sìasi verificata poco prima del suo decesso, tale da poterla considerare una tarda ma efficace presa di coscienza e di autentica sua richiesta di perdono da affiancare alle precedenti con cui egli, a nome della Chiesa, aveva fatto ‘mea culpa’ per le iniquità di cui la Sposa di Cristo si era macchiata, nel corso della sua storia: crociate, dittature, antisemitismo, inquisizione, schiavitù, mafia, razzismo, guerre di religione, conflitti con la scienza, umiliazione della donna,shoah. . .

E poi: perché mai il testimone, Monsignor Mauro Longhi, si sente di rivelare questo avvertimento a distanza di 24 anni, quando l’invasione è nel pieno flusso, inarrestabile? Vuol farci credere che il ‘santo’ Papa vaticansecondista, con questa sua rivelazione, godeva del dono della profezia? E se così fosse, perché l’ha confidata a una sola persona e non alla comunità cattolica? E perché, pur conoscendo in anticipo gli sviluppi di un fenomeno, inizialmente migratorio, rivelatosi, poi, in una vera invasione, ha taciuto continuando a dispensare diplomi e attestati di credibilità e di verità all’Islam?

Santità, a che gioco ha giocato? Al piromane e al pompiere?
Con quale fede dovremmo resistere alle orde? Con una come la sua, salda di notte e inerte di giorno, che si apparenta più alla codardìa, all’ipocrisìa, all’opportunismo o, dovremmo dire, all’apostasìa?

E così, eccoci invasi, imbelli, impaniati nella melassa dell’accoglienza, nella ragnatela appiccicosa d’un bergoglismo che, con atti di iscarioto tradimento, sta consegnando nella mano dei nemici il piccolo gregge di Cristo.

Exsurge Domine!
 
di L. P.

CRISTIANI IN SIRIA: INTERVISTA A MONS. JOSEPH TOBJI, ARCIVESCOVO DI ALEPPO

Domenica 12 novembre monsignor Joseph Tobji, arcivescovo della Chiesa cattolica maronita di Aleppo, in Siria, è stato ospite dell’associazione Città Cristiana, che ha organizzato a Modena la seconda “Giornata della Testimonianza”. Al termine dell’incontro, con la franchezza che lo contraddistingue, monsignor Tobji ha risposto alle domande dei giovani dell’associazione a proposito delle condizioni in cui si trovano i cristiani nel suo Paese.
Eccellenza, ci può dire come vivono i  cristiani in Siria e, in particolare, ad Aleppo?
La situazione dei cristiani in Siria, grazie a Dio, in questo momento è in via di miglioramento. Non subiamo più bombardamenti quotidiani, non viviamo più nella costante paura dei razzi, come avveniva prima. Ciò non significa che la situazione sia completamente sedata: la settimana scorsa (all’inizio di novembre, ndr) qualche razzo è caduto ancora, ma il ritmo degli attacchi non è paragonabile a quello dei mesi scorsi.
Il dato preoccupante riguarda invece la situazione economica e sociale dell’intero Paese. La disoccupazione e la povertà sono ormai delle costanti, milioni di uomini vivono sotto il limite della povertà. Circa l’80% della popolazione vive soltanto grazie agli aiuti umanitari. Quanta gente passa quotidianamente da noi a chiedere qualche sostegno!
La città di Aleppo è completamente distrutta e la ricostruzione è difficile e lenta, i ragazzi scappano in cerca di un avvenire più sicuro. Ma, senza giovani disposti a rimanere nella loro terra per ricominciare, il futuro è buio.
Anche la sua comunità cristiana ha subito delle gravi perdite durante la guerra. La si
L’arcivescovo cattolico maronita di Aleppo
tuazione desta preoccupazione?
Sì, la guerra ha colpito anche la nostra comunità, purtroppo. Tre quarti dei cristiani sono scappati. Il nostro numero è calato drasticamente, siamo rimasti in pochi. Umanamente parlando dovremmo chiederci quale possa essere il nostro futuro. Si dovrebbe pensare alla fine del cristianesimo in Siria. Grazie a Dio non siamo soli. Il Signore metterà la Sua mano, aiuterà un’altra volta il Suo gregge, tutto questo grazie anche al nostro impegno: non ci arrenderemo.
Vorremmo chiederle, Eccellenza, che cosa noi possiamo fare per voi, oltre alla preghiera?
Ritornerei a sottolineare la preghiera, perché è la cosa più essenziale ed efficace. La mano dell’uomo è utile, ma la mano di Cristo è ciò che conta più di tutto, che fa più di qualsiasi altra cosa. Per quanto riguarda l’aiuto pratico, innanzitutto bisogna impegnarsi perché questa guerra finisca una volta per tutte. Le alte cariche politiche dovrebbero fermarsi e mettere fine all’embargo che spezza le gambe alla Siria e non la lascia respirare. Poi, bisognerebbe convincere i cristiani a rimanere ad Aleppo, anche se ora non hanno scelta: se vogliono sopravvivere devono scappare. Dobbiamo aiutarli, appoggiarli economicamente e psicologicamente a rimanere per ricostruire. La speranza permette i miracoli.
 Molto spesso, Eccellenza, lei ha ricordato come in Siria si stia giocando una partita tra le grandi potenze, sottolineando che si tratta di “guerra per procura”. Perché?
Ha detto bene, quella in Siria è proprio una “guerra per procura”. Alcune potenze stanno giocando sulla nostra terra senza sporcarsi le mani. La copertura utilizzata politicamente dagli aggressori è quella dell’abbattimento del governo di Assad con lo scopo di instaurare nel nostro Paese la “democrazia occidentale”. Ma qui ci troviamo davanti a un vero e proprio paradosso: se la “democrazia occidentale” viene imposta con la guerra e le bombe diventa una “dittatura occidentale”.
In realtà, le cause profonde sono molteplici. Si parla di un complotto internazionale con a capo gli Stati Uniti e, quando si scava a fondo, si scopre sempre il coinvolgimento di Israele. Si parla di scontro millenario tra musulmani sciiti e sunniti o di interessi economici per il controllo di fonti energetiche come il petrolio e il gas. Purtroppo è tutto vero: ci troviamo in un dramma che ha cause molteplici e intrecciate e non sappiamo come e quando sarà risolto.
Alcune potenze sono venute in nostro soccorso, paradossalmente proprio quelle che vengono screditate dalla comunità internazionale, Russia e Iran. È incredibile come in Occidente si riesca a nascondere la verità dei fatti con un’informazione unidirezionale e politicamente corretta.

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