UNA NEOCHIESA DROGATA?
11° comandamento della neochiesa: "Spacciare"? Profugo e spaccia, per il neoprete è solo un errore, don Massimo Biancalani li giustifica in tutto anche nello spaccio un copione che si ripete ogni giorno in tante città d’Italia
di Francesco Lamendola
Vedere sempre più spesso, in televisione, una faccia come quella di don Massimo Biancalani, il parroco di Pistoia che ospita 35 richiedenti asilo nella sua parrocchia e che li giustifica in tutto, anche se uno di loro viene pizzicato a spacciare droga ai giardini (un copione che si ripete ogni santo giorno in cento e cento città e paesi d’Italia), anzi, sentirlo prendersela con l’amministrazione comunale di centro-destra e con le forze dell’ordine, che, a suo dire, si accaniscono inutilmente contro quei poveri ragazzi, bisognosi solo di comprensione e accoglienza, è una cosa che non suscita solo imbarazzo, sconcerto, fastidio; è ormai una cosa che indigna. Indigna vedere questi neopreti i quali, con incredibile arroganza, si sono impossessati del Vangelo e pretendono di farne una cosa tutta loro, che le persone comuni e i comuni cattolici non capiscono, perché non sanno innalzarsi alle sublimi altezze del loro spirito caritativo e francescano. Indigna vedere con quanta supponenza ribattono alle domande, come se loro soltanto avessero le chiavi del Cielo e della giustizia divina, e se milioni di italiani, specie quelli che vivono nei quartieri degradati, oppressi dalla delinquenza dei falsi profughi, fossero solo delle zanzare moleste, delle cui obiezioni non vale nemmeno la pena di discutere. Indigna vederli alzare la voce, dalla loro poltrona in studio, contro la gente esasperata, angosciata, che, dalle strade di tutta Italia, grida il suo disagio, esprime la sua frustrazione, e alzare il ditino per fare la lezione a tutti quanti, stile Boldrini e Cecchi Paone, per insegnare che cos’è il vero Vangelo: ciechi e sordi a tutto ciò che non collima con il loro paraocchi ideologico. Indigna il loro buonismo, totalmente diseducativo e totalmente non cristiano: perché, sia chiaro, Gesù non era buonista, e il buonismo non è roba che stia nel Vangelo.
Il massimo che ha saputo dire, il buon prete immigrazionista, di quel richiedente asilo, ospite della sua struttura, che se ne andava in giro a spacciare, benché avesse vitto, alloggio, telefonino e sigarette assicurati, il tutto a spese della comunità italiana, è stato che ha commesso un errore, e per questo ha pagato (e sai che conto salatissimo: lo hanno trasferito in un’altra provincia; punizione che comunque al buon prete è sembrata eccessiva e sproporzionata). Un errore? Una volta i preti parlavano di peccati. In questo caso, oltre al peccato c’è pure il reato: un reato grave, gravissimo. Spacciare droga è uno dei reati più abietti e più vili che si possano commettere: significa collaborare alla distruzione della vita altrui, e alla sofferenza d’innumerevoli famiglie. Ma questo che importa ai neopreti della neochiesa? Sentite con quale argomento ha minimizzato la cosa: dopotutto, non lo hanno mica preso con dieci chili di eroina. Insomma, per dire che un richiedente asilo l’ha fatta grossa, bisogna che costui avesse almeno dieci chili di eroina da spacciare; altrimenti, è solo un errore. E ha aggiunto che quel ragazzo viene dal Biafra, dunque quasi certamente la sua domanda di asilo verrà accolta, perché quella zona della Nigeria è molta povera. Ammesso che l‘argomento sia valido – se tutti quelli che vengono da zone molto povere avessero automaticamente il diritto di essere accolti come profughi, l’Africa si svuoterebbe e l’Europa sarebbe sommersa – l’argomento a noi pare un’aggravante, non un’attenuante: perché le statistiche dicono che nove richiedenti asilo su dieci sono falsi profughi, e dunque, se quel ragazzo aveva davvero le carte in regola per ottenere lo status di rifugiato, questa era una ragione in più per filare dritto, almeno nel periodo di attesa della sua domanda. Ma se perfino durante quel periodo di attesa non sa far di meglio che andarsene in giro a spacciare droga, tanto per dire grazie al Paese che l’ha accolto, nutrito, protetto, che cosa farà domani, quando sarà certo di poter rimanere con tutti i crismi della legalità? Ragionamento che, a quanto pare, non si affaccia neppure alla mente dei neopreti della neochiesa. Per loro, i poveri hanno sempre ragione. Anche se spacciano, rubano, rapinano, picchiano (anche e di preferenza gli anziani), stuprano e uccidono. Perché questo ci dicono le statistiche: decine, centinaia, migliaia di reati varia gravità, che arrivano fino all’omicidio: e non parliamo di pochi casi isolati. Però, siccome sono arrivato coi barconi, queste le testuali parole di don Biancalani, noi dovremmo accoglierli con le bandiere al vento e con la fanfara, perché sono venuti da un viaggio rischioso, pieno di pericoli, e allora meritano tutta l’accoglienza di questo mondo. Ne hanno diritto. Che gli italiani, specie quelli delle classi povere, abbiano il diritto di uscir di casa la sera, per non dire il diritto di restarsene in casa propria, senza il pericolo e l’angoscia di poter essere aggrediti, picchiati, derubati, questo non viene in mente ai neopreti. Se si fa loro questa obiezione, loro rispondono che deve pensarci la politica. Cioè: quando si tratta di difendere a spada tratta gl’immigrati, è una questione morale, è una questione di civiltà, è una questione di cristianesimo; quando di tratta di dare uno sguardo a tutti i reati che compiono, al loro disprezzo delle regole, alla loro attitudine aggressiva e ingrata verso il Paese ospitante (non è raro che, oltre a spacciare e delinquere in vario modo, questi sedicenti profughi aggrediscano perfino le forze dell’ordine, distribuendo calci, pugni e coltellate a poliziotti e carabinieri che fanno il loro dovere di controllare i documenti), lì è un problema di sicurezza, di ordine pubblico, e deve pensarci qualcuno altro: la “politica”. Sperando che sia la politica di centro-sinistra, perché quella di centro-destra, per loro, fa schifo; basta vedere con quanto disprezzo don Biancalani ha ricordato che la legge che disciplina l’immigrazione clandestina è quella Bossi-Fini; e bisognava sentire come ha scandito le parole, Bossi-Fini, due nomi obbrobriosi, che evocano, se non proprio Hitler e Mussolini, qualcosa di abbastanza simile.
Il fatto è che questi preti di strada, di sinistra, ultra progressisti, ultra buonisti, ultra misericordiosi, ma sempre con un occhio solo, il sinistro, e sempre a senso unico, quello che viene dall’Africa, sono, né più né meno, i residuati di una stagione culturale che in tutto il resto del mondo civile è morta, sepolta e dimenticata: quella del ’68. Sono i nuovi sessantottini, perfino patetici, con le loro scarpette di lana e i loro maglioni da operaio della Mirafiori, niente abito da sacerdote, per carità, niente crocifissi, cosa sono queste cose medievali?, e quell’aria ottusa, tronfia, presuntuosa, di chi è al di sopra di qualsiasi critica, perché tanto è vicino al buon Dio. Allora il loro nume protettore era Marx, oggi è papa Francesco, che infatti citano continuamente, Gesù, lo citano un po’ meno; e sarebbe meglio che non lo citassero affatto, dal momento che, se lo fanno, è per stravolgere il suo Vangelo e per forzare indecentemente il senso delle sue parole. Questi pazzi fanatici e arroganti vorrebbero trasformare il Vangelo di Gesù Cristo in un nuovo Libretto Rosso del presidente Mao, con un elemento di forza in più: il ricatto morale, pressoché irresistibile, che viene dal porsi loro dalla parte della Bontà, dell’Accoglienza, della Misericordia, e gli altri, quelli che non capiscono, quelli che diffidano, quelli che non sono d’accordo, dalla parte dell’Egoismo, dell’Ipocrisia, dell’Ottusità. Questi ultimi sono i nuovi farisei, i nuovi sepolcri imbiancati; loro, invece, sono i vero apostoli della amore e della fratellanza fra i popoli. Mescolano insieme concetti marxisti e una infarinatura di cattolicesimo debitamente taroccata e stravolta, per servire ai fini della loro ideologia. Fanno finta di non capire che accogliere una persona in difficoltà è una faccenda morale, accogliere dieci, venti o trenta milioni di persone è una faccenda che riguarda il destino del nostro Paese e del nostro continente, della nostra civiltà e del nostro futuro, o meglio del futuro dei nostri figli; e che preoccuparsene e porre degli argini non è egoismo, ma sacrosanta coscienza del fatto che siamo di fronte a un’invasione, e che dalle invasioni chiunque ha il diritto di difendersi, né mai Gesù ha insegnato qualche cosa in contrario.
La storia li ha giù sbugiardati una volta, loro e i loro precursori, ma loro niente, avanti a testa bassa, con il cervello annebbiato da una cortina fumogena di tipo dottrinario, quel che non rientra nella loro Verità non esiste, non merita risposta, esiste solo ciò che collima con i loro dogmi buonisti e sinistroidi: il povero è sempre dalla parte del giusto, chi non è povero è sempre dalla parte del torto; se dei profughi entrano in una casa vuota e la occupano, è giusto così, e del resto i magistrati di sinistra sono pronti a ratificare la cosa, almeno de facto: perché chi non ha un tetto deve averlo, e chi ha due case non ha il diritto di tenerle. Questo è supercomunismo, comunismo di guerra, e in nessun altro Paese al mondo, neppure in Cina, neppure in Vietnam, neppure a Cuba, viene ancora creduto e praticato; solo nella Corea del Nord. Ma per loro non è un problema Sono talmente sicuri di essere dalla parte della verità, ora che hanno trovato un papa con le loro stesse idee, che sarebbero disposti a dare torto al mondo intero, e magari anche a Dio stesso. Che importa Dio, se il papa Francesco è dalla loro? Non lo dicono, però lo pensano. Lo si vede dal modo i cui lo citano in continuazione, come una parola magica, per mettere a tacere qualunque obiezione. Lo ha detto il papa Francesco, e più non dimandare. Il papa Francesco non sta a guardare bazzecole e quisquilie come il fatto che Dio sia cattolico, o ebreo, o islamico, e neanche del fatto che la Chiesa cattolica è il corpo mistico dei credenti in Gesù Cristo. Ma sì: Gesù, Maometto, Buddha: che differenza volete che faccia? Sono sempre dei grandi predicatori di pace (?) e di fratellanza universale. No: per loro, chi non la vede così alza barriere, alza muri, che bisogna abbattere. Lo ha detto, don Biancalani: lui sarebbe pronto a cedere una cappella della sua chiesa agli immigrati islamici, affinché possano pregare. Così, i devoti cattolici che entrano in chiesa per assistere alla santa Messa o per recitare il Rosario, dovranno ascoltare la cantilena dei fedeli islamici che pregano Allah, inginocchiati fino a terra, cinque volte al giorno. Be’, che c’è di strano? Questa è civiltà, questa è integrazione; e questo è anche il vero cristianesimo, secondo loro. Strano, perché, leggendo e rileggendo il Vangelo, non si trova una sola frase di Gesù o dei suoi apostoli che possa giustificare un simile atteggiamento; al contrario, se ne trovano parecchie che hanno un suono diametralmente opposto: Andate in tutto il mondo a battezzar e predicare il Vangelo: e chi crederà sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. Sono parole di Gesù, queste; non se le sono inventate i cattolici tradizionalisti e conservatori, egoisti e cattivi. E allora? Che ne dicono i neopreti della neochiesa, quelli che vorrebbero invitare gli islamici nelle chiese cattoliche, a pregare il loro Dio? Ah, già, stavamo quasi per dimenticare: in loro soccorso arriva padre Sosa Abascal, dicendo che nessuno può affermare con certezza di sapere cosa disse Gesù Cristo, perché ai suoi tempi non esistevano i registratori. Dunque, nel dubbio, non vale la parola di Gesù: vale la parola di papa Francesco. E, naturalmente, la parola di monsignor Paglia, di monsignor Galantino, eccetera. Tutti dei veri modelli di perfetto cristianesimo. Vuoi mettere la parola di san Giovanni o di san Paolo, con quella di monsignor Paglia e di monsignor Galantino? Ma non c’è neanche da fare un paragone. Questi ultimi sì, che hanno capito il vero significato del Vangelo: di loro ci si può fidare ciecamente.
Profugo e spaccia, per il neoprete è solo un errore
di Francesco Lamendola
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