Un papa non può fare quello che vuole solo perché è papa
Il padre Gerald Murray, sacerdote e canonista dell’arcidiocesi di New York, ha spiegato in una trasmissione televisiva perché nessun papa è padrone della Chiesa, aggiungendo che se l’Amoris Laetitia fosse stata scritta dall’allora card. Bergoglio, sarebbe stata sicuramente rifiutata da Roma, perché non in linea col magistero perenne della Chiesa. Abbiamo tradotto per voi il resoconto fatto dal sito LifeSiteNews.
di Dorothy Cummings McLean (14-12-2017)
Un sacerdote e canonista dell’arcidiocesi di New York ha dichiarato – durante una popolare trasmissione televisiva – che l’Amoris Laetitia non sarebbe stata accettata come magistero autentico quando Francesco era solo un cardinale.
Padre Gerald Murray ha detto a Raymond Arroyo, conduttore della trasmissione World Over del canale EWTN, che l’Amoris Laetitia non può soppiantare la dottrina cattolica. «Non ci può essere nessuna rottura nell’insegnamento cattolico», ha affermato. «Che venga scorrettamente affermata o apparentemente negata, rimane quello che è».
«Diciamo che l’Amoris Laetitia era già stata propagata dal cardinale Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires. Sono certo che, se l’avesse mandata a Roma, la Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo averla guardata, avrebbe detto: “Ciò non è in linea con il magistero autentico insegnato dal Diritto Canonico, da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI”». «In altre parole», ha continuato padre Murray, «adesso abbiamo a che fare con qualcosa che il Papa ha definito come suo “magistero autentico”, ma che non sarebbe stato riconosciuto in armonia con l’insegnamento cattolico se lo avesse diffuso come arcivescovo di Buenos Aires».
Padre Murray ha anche detto che un papa non può cambiare la dottrina solo perché è papa. «In seminario ci dicevano che il papa non può svegliarsi una mattina e dire che c’è una quarta persona nella SS. Trinità», ha raccontato. «Anche nell’insegnamento morale… non può svegliarsi una mattina e dire che c’è un adulterio che non è più adulterio».
L’insegnamento della Chiesa è progettato per aiutare le persone ad entrare in paradiso, non per farle sentire bene con se stesse. «Chi vuole veramente sentirsi bene con se stesso deve essere in stato di grazia e non violare pubblicamente l’insegnamento della Chiesa. Penso sia questo il messaggio che i fedeli stanno perdendo», ha spiegato il sacerdote newyorkese.
Padre Murray ha aggiunto che l’inserimento negli Acta Apostolicae Sedis delle linee guida dei vescovi argentini sul capitolo 8 e della risposta privata di papa Francesco è stato il tentativo dello stesso papa Francesco di ottenere l’accettazione del suo personale punto di vista per quanto riguarda la Comunione ai divorziati-risposati. «Penso sia parte del tentativo del Papa di ottenere l’accettazione del suo punto di vista, ciò che la precedente disciplina era troppo dura e che dobbiamo andare ad analizzare caso per caso».
Questo, però, va contro, le parole di Cristo. «Per me, ciò che conta è la Rivelazione: le parole di Gesù riguardo il fatto che se un uomo ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio in qualunque caso. Non ci possono essere eccezioni caso per caso», ha precisato il sacerdote.
In quanto canonista, padre Murray ha anche spiegato che la situazione dei divorziati-risposati non è la stessa di coloro che hanno ottenuto una dichiarazione di nullità del primo matrimonio dalla Sacra Romana Rota, poiché viene riconosciuto che la prima unione non era valida, mentre i divorziati-risposati hanno contratto una seconda unione civile, nonostante il primo matrimonio religioso è ritenuto valido.
«La dottrina e la disciplina vanno insieme, ecco perché questa situazione è preoccupante», ha aggiunto. «Credo che i cardinali dei dubia abbiano ragione. Se non c’è precisione nell’insegnamento morale della Chiesa, cadiamo nel caos».
Riguardo l’argomento presentato dal collega canonista Ed Peter, secondo cui il canone 915 del Diritto Canonico che impedisce ai pastori di dare il SS. Sacramento ai divorziati-risposati che non vivono in castità è sempre valido, padre Murray ha concordato.
«Il permesso dato dal Papa nell’Amoris Laetitia – nella famosa nota in calce, secondo cui l’accompagnamento (dei divorziati-risposati) può includere i sacramenti – è appunto solo un permesso, non un comando», ha affermato il sacerdote. «Il canone 915 è in vigore. A coloro che vivono pubblicamente in gravi offese morali devono essere negati i sacramenti anche perché vogliamo preservare la Chiesa dallo scandalo».
Padre Murray ha rilevato che le diverse reazioni dei vescovi di tutto il mondo all’Amoris Laetitia hanno reso inintelligibile l’ordine legale della Chiesa cattolica. «Questo è un grosso problema, perché l’ordine legale della Chiesa cattolica deve essere unico e universale per essere comprensibile. Il patriarca di Lisbona ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che i divorziati-risposati, nella sua diocesi, riceveranno i sacramenti. I vescovi di Malta hanno detto la stessa cosa. In pratica, lasciano che la gente decida da sola». Eppure, ha concluso padre Murray, il canone 915 è in vigore ed è l’unica vera guida in queste situazioni.
(fonte: lifesitenews.com)
Codice di Diritto Canonico
Can. 915 — Non siano ammessi alla Sacra Comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto.
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