http://www.fatima.pt/img/upload/espa%C3%A7os/Recinto%20de%20Oracao_noite.jpg |
Benvenuti a Fatima, in questo
luogo prediletto dalla Madonna per concedere grazie straordinarie alla nostra
vita.
È vero che Dio sta dappertutto, è
vero che la Madonna non sta dappertutto, perché non è come Dio, ma vede
dappertutto, è virtualmente presente dappertutto, perché dove ci sono i figli,
là c’è il Cuore della Mamma; dove c’è la Grazia, c’è la Mediatrice di tutte le
grazie; dove c’è l’economia della salvezza, là c’è la Tesoriera di questa
economia.
La Madonna ha scelto questo luogo
per dare un messaggio al mondo e per attirare il mondo in questo luogo,
affinchè l’esempio dei Santi Pastorelli, le parole della Madonna, i grandi
miracoli, le grandi manifestazioni di fede del popolo cristiano, che qui
avvengono nonostante una certa omertà da parte dei Pastori, tutto questo
contribuisce a rendere questo luogo ricco di grazie speciali per la nostra
vita, per portare un grande dono a casa, quando ritorneremo, il dono di un
amore di Dio più fervente e più stabile, più totalizzante, simile all’amore
dell’Immacolata.
Qui la Madonna ha confermato,
ancora una volta, il suo singolare privilegio, definito come Dogma nel 1854,
confermato quattro anni dopo a Lourdes, nel 1858. E qui siamo alla “seconda
pagina”, come dice San Massimiliano, “la seconda pagina”, che consiste non solo nel credere nell’Immacolata,
ma anche nel mettere in pratica.
Ecco il Vangelo di oggi: “Chi
mette in pratica queste parole è come un uomo saggio, che costruisce sulla
roccia”.
Inutile dire: “Credo
nell’Immacolata”, se poi noi viviamo macchiati, costantemente macchiati dal
peccato.
Inutile fare i Dogmi, se poi non
c’è la spiritualità del Dogma.
Inutile dire: “Credo nella
Madonna”, se poi tu sei la spina nel Cuore della Madonna.
Noi vogliamo essere le stelle che
coronano il Suo capo. Grandi o piccole, la misura non dipende da noi, dipende
dalla misura stabilita da Dio sin dalla fondazione del mondo. Ciascuno ha il
suo posto nell’universo. Nello stellario mariano ognuno ha il suo posto. Chi
più piccolo, chi più grande, ma tutti dobbiamo essere pieni, dobbiamo riempire
il vaso della nostra natura, il vaso della nostra anima, riempirlo con quella
Grazia che Dio ha stabilito di darci per compiere fedelmente il nostro dovere
nel posto assegnatoci da Dio nella nostra vita, per realizzare il disegno di
Dio nel mondo, attraverso la nostra collaborazione.
La Madonna chiese qui a Fatima
non solo di credere in Lei, ma anche di vivere in Lei, di vivere conformati,
transustanziati in Lei, e il mezzo di questa conformazione a Maria è la Consacrazione al Cuore Immacolato.
Consacrazione al Cuore Immacolato, che non è tanto la consacrazione ad un
organo anatomico, fisiologico del corpo, ma è la Consacrazione all’amore immacolato che la Madonna ha nutrito, ha esercitato, ha coltivato durante tutta la
Sua vita.
E per quell’amore Dio ha creato
il mondo, per quell’amore Dio ha creato l’universo, per quell’amore Dio ha
creato ciascuno di noi, e per quell’amore immacolato e sacrificato, Dio ci ha
perdonati e ci ha riaccolti nella Sua casa come Suoi figli prodighi; figli
prodighi, ma pentiti, rivestiti dalla misericordia del cuore materno di Maria,
la nostra Corredentrice e del Cuore del nostro Redentore, il Divin Salvatore,
Gesù Cristo, Figlio del Padre e Figlio di Maria.
Dobbiamo rinnovare i sentimenti, le convinzioni, i propositi,
soprattutto la ferma volontà di vivere la nostra Consacrazione al Cuore
Immacolato di Maria, cioè Consacrazione all’amore immacolato che Maria ha
nutrito per Dio in tutta la Sua vita e per l’eternità. Maria è il Cuore
Immacolato, in vista del quale Dio ha creato il mondo.
Quando San Paolo, nella “Lettera
ai Colossesi”, dice che Dio ha creato tutto in vista di Cristo,
dobbiamo vedere in Cristo anche la Madre di Cristo, perché, come dice il Beato
Pio IX, Cristo e Maria sono stati voluti con l’unico Decreto dell’Incarnazione
della Divina Sapienza. Mai nella mente di Dio l’Incarnazione di Suo Figlio era
disgiunta, era separata dall’Immacolatezza della Mamma. E quindi, con lo stesso
Decreto con il quale Dio stabilisce l’Incarnazione di Suo Figlio come Re
dell’universo, come capolavoro assoluto dell’universo, con quello stesso
Decreto, accanto al Re ha stabilito il trono della Regina; accanto al Cuore del
Cristo-Uomo, al Cuore Divino di Cristo, il Cuore Immacolato di Maria, perché
Cristo e Maria rappresentassero il vertice della perfezione creata, che ritorna
a Dio, i Mediatori tra Dio e il creato, il Re e la Regina dell’universo, Re e
Regina degli Angeli, Re e Regina degli uomini, che non hanno bisogno
dell’elezione, della votazione, della politica, dei comizi, della pubblicità da
parte degli uomini, perché loro sono Re e Regina costitutivi, perché si trovano
in un livello di dignità ontologica. Questo è un termine un po’ brutto per i
pii orecchi dei fedeli, ma ontologico significa “reale”. Cioè, la dignità di
Gesù e di Maria non dipende dal fatto che noi la riconosciamo o meno; dipende
dal fatto che Dio ha stabilito così.
È inutile dire che la Madonna è
una di noi, che è la donna feriale, la donna col grembiule… Tutte queste cose,
se possono avere una parvenza di verità, - perché la Madonna, in effetti,
sembrava una di noi, e anche Gesù sembrava uno di noi come figlio del falegname
-, ma nella realtà e davanti agli occhi di Dio non erano semplicemente “uno” e
“una” di noi. Erano il Re e la Regina di tutti noi, perché collocati ad un
livello di santità sia reale, cioè ontologica, oggettiva, sia di
corrispondenza, assolutamente trascendente la santità nostra. Tant’è vero che
il Beato Pio IX, nella Sua Bolla, dice che “l’eccellenza, la santità, la perfezione di
Maria oltrepassa la perfezione, la santità e l’eccellenza di tutti gli Angeli,
di tutti i Santi e di tutte le creature dell’universo”.
Ma con il nostro proposito, noi
siamo venuti qui per rinnovare la nostra Consacrazione a Lei. E con questa
Consacrazione – dice San Massimiliano – noi possiamo arrivare fino ad una
specie di “transustanziazione” nell’Immacolata. In questa transustanziazione
analogica, evidentemente, rispetto al miracolo della conversione del pane e del
vino eucaristici nel Corpo e nel Sangue di Cristo, in questa transustanziazione
quello che conta non è tanto la natura, ma è la volontà. Questo dobbiamo capire molto bene, cari fratelli! Noi
siamo venuti qui per consacrarci all’Immacolata, significa consacrarci all’amore immacolato di Maria.
Ma l’amore è un atto di volontà,
e la volontà segue sempre l’intelligenza, e quindi, quanto più conosciamo,
tanto più possiamo amare, non
“amiamo”, attenzione! Questo è il passaggio determinante, che spiega perché noi
veniamo qui, perché, pur conoscendo tante belle cose sulla Madonna, la nostra
volontà, non essendo immacolata come quella della Madonna, non ha un amore
immacolato verso Maria, dunque non ha un amore immacolato verso Dio, e dunque
ha un amore macchiato verso Dio,
verso Gesù, verso la Madonna, verso tutto quanto. Perché? Da che cosa è
macchiato? È macchiato dall’amor proprio.
Cos’è l’impurità?
L’impurità è l’amor proprio che inquina l’amore di Dio. Sì, io amo
Dio, però amo pure me stesso e tante
volte antepongo l’amore di me stesso all’amore di Dio. Questa è l’impurità.
L’impurità, quella tecnica, contro il VI Comandamento, è un effetto
dell’impurità mistica, dell’impurità del cuore. Un cuore che non è
totalmente incendiato dall’amore di Dio, non è totalmente preso in Dio, non è
totalmente consacrato – “consacrato” significa “sacrificato” – a Dio, non è
totalmente posseduto dall’amore di Dio, è un cuore impuro. Anche se non fa
peccati della carne, non li fa proprio per misericordia di Dio, ma ha tutte le
disposizioni per farli, perché la radice di ogni peccato, e quindi anche
dell’impurità, che tanto imperversa, tanto rovina gli uomini e le donne di
oggi, la radice di questa impurità
corporale è l’impurità spirituale in un cuore che è trattenuto nel donarsi a
Dio dall’amor proprio.
Queste macchie noi dobbiamo
costantemente cercare di togliere, di lavarle, attraverso i mezzi della Grazia:
i Sacramenti, la Confessione, i Rosari, ma anche i pellegrinaggi, un
pellegrinaggio in questo luogo santo, un pellegrinaggio verso la perfezione
dell’amore, verso la perfezione di questa messa in pratica.
L’amore è pratico, perché, mentre
l’intelligenza astrae, cioè l’intelligenza presenta delle idee, dei concetti,
l’amore si rivolge verso la realtà rappresentata da questi concetti.
E la realtà prima che noi
dobbiamo amare è il Dio infinito, è la Santissima Trinità, il Padre, il Figlio
e lo Spirito Santo, nel cui cuore, ci è stato rivelato, esiste un Tabernacolo,
esiste una tenda, esiste un luogo straordinario dove vivono per l’eternità Gesù
e la Madonna. E in questo contesto divino di amore divino, noi contempliamo
sempre la Madonna vestita di sole, La contempliamo rivestita della gloria, che
non è nient’altro che l’amore di Dio che prende totale possesso della natura,
anche corporea, l’amore di Dio esteso fino a tutte le fibre della natura umana,
l’amore di Dio che incendia di sé tutte le particelle dell’anima e del corpo
della persona umana.
Per questo amor di Dio siamo qui.
Oggi siamo nell’ultimo giorno
della Novena dell’Immacolata Concezione, e domani avremo tutti la grazia di
rinnovare la Consacrazione all’Immacolata, qui, dopo la Santa Messa. Un’altra
Messa sarà celebrata alle 18 dalle Suore.
Oggi, quindi, come Novena
dell’Immacolata, dobbiamo prepararci degnamente a questa Solennità e lo
facciamo anche chiedendo l’aiuto a Sant’Ambrogio.
La Provvidenza Divina ha collocato questo grande Santo Mariano, Dottore della
Chiesa, come uno dei quattro grandi Dottori della Chiesa dell’Occidente, con
Sant’Agostino, San Girolamo, San Gregorio Magno. Questo grande Vescovo, grande
uomo di Chiesa, ci insegna con la sua vita, con i suoi scritti, con il suo
esempio, ci insegna quanto è importante pregare per i nostri Vescovi, quanto la
Chiesa dipende dalla santità dei nostri Vescovi, quanto i problemi della Chiesa
dipendono dal peccato del clero in genere.
Credo che oggi dobbiamo ricordare
in modo particolare la gerarchia ecclesiastica: “Ricordatevi dei vostri capi, i
quali vi hanno annunziato la Parola di Dio; considerando attentamente l’esito
del loro tenore di vita, imitatene la fede”. Così dice la “Lettera agli Ebrei”.
Oggi c’è poco da guardare e poco
da imitare, purtroppo! Ma, se si guarda bene, nonostante una generale decadenza
dei costumi, nonostante una generale secolarizzazione del clero, dovuta anche
alla crisi della Vita Religiosa, ci sono degli astri splendenti, dei grandi
Santi, come Sant’Ambrogio. Al tempo di Sant’Ambrogio il clero era quasi tutto
ariano. Siamo ai tempi dell’arianesimo. Non pensate che sant’Ambrogio sia
vissuto in un’epoca splendida della Chiesa. Nonostante il Concilio di Nicea del
325, nel IV secolo imperversa l’eresia ariana, ed è proprio l’arianesimo che
suscitava tumulti, suscitava rivolte nel popolo, nel clero. Si ammazzavano, si
prendevano a bastonate, si combattevano con tutte le forze.
Al tempo di questi tumulti
Sant’Ambrogio era il giovane prefetto di Milano. Il prefetto era il capo
dell’ordine pubblico. Era morto il Vescovo di Milano, un ariano, totalmente
ariano - non credeva nella divinità di Cristo, non credeva nella
consustanzialità di Cristo con il Padre –, e già c’erano delle sommosse, delle
sedizioni popolari, perché i due partiti, quello cattolico e quello ariano, si
contendevano la Cattedra Episcopale con violenze che minacciavano di esplodere
e di giungere ad eccessi anche cruenti. Arriva Ambrogio proprio per il suo
dovere di mantenere l’ordine pubblico. Fa un discorso così bello, così profondo
sulla pace, sul rispetto reciproco, sulla verità e anche sulla fede – lui a
quel tempo era catecumeno, non era ancora battezzato – e un bambino, mosso
dallo Spirito Santo, grida: “Ambrogio Vescovo! Ambrogio Vescovo!”. È stata come
la piccola scintilla che ha fatto scoppiare l’incendio. Tutta la basilica
grida: “Ambrogio Vescovo! Ambrogio Vescovo!”. Ed era catecumeno! Aveva
trent’anni. Quindi, senza Battesimo, era già stato nominato Vescovo. Lui,
ovviamente, non ci pensava neanche lontanamente a tutto questo, ed ha cercato
per un po’ di tempo di fuggire. Addirittura, ha cercato di scappare
fisicamente, ma lo hanno preso e lo hanno riportato indietro.
Lui, proprio perché non se la
sentiva e non si riteneva degno, ha voluto chiedere l’obbedienza all’imperatore
stesso, perché lui era un suo funzionario. L’imperatore, conoscendo la sua
onesta, ha detto: “Sì, credo che tu risolverai meglio di qualsiasi altro i
problemi della Chiesa di Milano”, e, con essa, della Chiesa italiana, perché a
quel tempo Milano contava più del Papa. Anche se il Papa, evidentemente, era
sempre il Papa, e lo stesso Ambrogio obbediva al Papa e gli riconosceva il
Primato, ma, di fatto, l’autorità ce l’aveva il Papa, ma l’autorevolezza della
santità, della Dottrina, e anche della fermezza del governo ce l’aveva
Ambrogio.
E quindi comprendiamo come sia
importante avere dei Vescovi santi per risolvere questa grande crisi in cui si
trova la Chiesa, crisi di idee, crisi di verità, crisi di pastoralità, crisi di
sacra mentalità, una crisi totale, che investe tutti gli ambiti della Vita
Religiosa. E possiamo dire che, se è vero che abbiamo i Vescovi che ci
meritiamo, è anche vero che con la preghiera noi dobbiamo ottenere dal Signore
dei Vescovi che, come Sant’Ambrogio, si oppongano risolutamente all’eresia.
Sant’Ambrogio è arrivato anche a
fare dei gesti clamorosi. Ripeto, a quel tempo la maggior parte erano ariani;
nel IV secolo la Chiesa, nella stragrande maggioranza, era composta da vescovi,
preti, fedeli ariani, i quali pretendevano di avere chiese, pretendevano di
avere il culto pubblico, pretendevano di avere dei riconoscimenti, e
l’imperatore, proprio per accontentare questo partito ariano, che era composto
anche da uomini piuttosto autorevoli e autoritari, aveva assegnato a Milano una
basilica, e aveva detto: “Come i cattolici hanno una basilica cattolica, così
gli ariani avranno la loro basilica”. Ma ad Ambrogio non suonava bene questa
cosa e con tutto il popolo di Milano, lui stesso ha fatto l’occupazione di
quella basilica.
Oggi ci sono le occupazioni delle
scuole, i giovinastri fanno gli scioperi, occupano le scuole, fanno eccessi di
tutti i tipi.
Ambrogio occupò fisicamente
quella basilica, opponendosi risolutamente a che fosse consegnata nelle mani
degli eretici, e proprio per animare il popolo di Dio, inventò il “Canto
antifonario”, cioè le antifone che noi adesso diciamo prima e dopo i
Salmi nell’ “Ufficio”, le ha introdotte Sant’Ambrogio, proprio per dare al
popolo di Dio uno strumento di orazione, che gli consentisse di prolungare
l’orazione giorno e notte, fino a quando non si ottenesse la grazia della
revoca di questo decreto imperiale, che, in effetti, arrivò. L’imperatore diede
retta al Vescovo Ambrogio e non solo la basilica non fu consegnata in mano
degli ariani, ma dopo qualche tempo l’imperatore Teodosio decretò come unica religione
di stato non l’arianesimo, ma il cattolicesimo, dichiarando, perciò, fuorilegge
tutti gli eretici.
Vedete come è importante avere
dei Vescovi forti, che sappiano, anche con gesti abbastanza clamorosi e
abbastanza coraggiosi, difendere la verità e i diritti della verità, non solo
in teoria, ma anche in pratica, non solo nel Regno dei Cieli, ma anche per
stabilire sulla terra il regno sociale di Cristo.
Che la Madonna Santissima ci
aiuti a vivere santamente questo pellegrinaggio, a prepararci santamente alla
Festa di domani, e ci dia Pastori santi, secondo il Suo Cuore, che collaborino
con la Grazia di Dio per la vera riforma della Chiesa, secondo il Cuore
Immacolato di Maria.
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia lodato, e Sua Madre,
Maria Santissima.
Da un'omelia di un pellegrinaggio
Fatima – 07.12.2017 – S. Messa ore 7 – Cappella “Das Dores”
ed pro manuscripto
ed pro manuscripto
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.