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Con la sospensione del processo a Marco Cappato si formula una nuova avvincente ipotesi: il suicidio è un diritto garantito dalla Costituzione se la decisione di suicidarsi è stata presa lucidamente e consapevolmente in totale autonomia e libertà. Miracoli del radicalismo, che ruba la morte ai ricchi per darla ai poveri.
Il processo a Marco Cappato, accusato di aver aiutato Fabiano Antoniani alias Dj Fabo a morire per suicidio assistito in Svizzera, è finito come doveva finire. Anzi, non è finito come doveva non finire: la Corte d’Assise di Milano ha sospeso il processo sollevando davanti alla Corte Costituzionale la legittimità dell’articolo 580 del codice penale che disciplina il reato di aiuto e istigazione al suicidio e prevede una pena tra i 6 e i 12 anni di carcere. D’altra parte, erano stati gli stessi pubblici ministeri Tiziana Siciliano e Sara Arduini a chiedere l’assoluzione dell’imputato o, in subordine, l’eccezione di legittimità costituzionale per tale imputazione. Questo perché Cappato avrebbe “solo” agevolato la decisione di suicidarsi che Fabiano Antoniani aveva preso lucidamente e consapevolmente in totale autonomia e libertà.
Si potrebbe eccepire sulla lucidità di un uomo cieco e paralizzato, ma ci direbbero di farci i fatti nostri perché non si può entrare nella mente altrui colpita dalla sofferenza. Obiezione perfetta che dovrebbe valere anche per coloro che ce la muovono, se il dibattito fosse ad armi pari. In ogni caso, da qui in avanti il problema vero non è più solo questo. Sta anche e soprattutto nell’inversione di princìpi e di comportamenti che seguirà alla dichiarazione di incostituzionalità del clericofascista articolo 580 del codice penale. Perché, naturalmente, quel tremendo articolo che risale al fascistissimo “Codice Rocco” verrà incostituzionalizzato a furor di media in omaggio al sabba suicidario che l’élite rivoluzionaria inscena, anche questa volta, per il sacro bene del popolo.
Fino a ieri, chiunque avesse visto una persona uscire su un cornicione con l’intenzione di buttarsi di sotto avrebbe fatto di tutto per fermarla e, volendo strafare, spiegarle che “la vita è bella”. In poche parole, l’avrebbe salvata.
Adesso no. Davanti all’aspirante suicida sul cornicione, non lo si può salvare perché tra poco non sarà più costituzionale. Bisogna attirare la sua attenzione, riportarlo dentro casa, sedersi in poltrona, se si vuole fumare meglio una canna perché la sigaretta fa male ed è politicamente scorretta, poi avviare un dialogo per capire se l’aspirante suicida è lucido, consapevole e ha preso liberamente la decisione di buttarsi di sotto. In questo caso, si riapre la finestra, si rimuovono tutti gli ostacoli che impediscano un comodo accesso al cornicione, si fa indossare il caschetto di sicurezza al pubblico radunato sul marciapiedi in attesa di applaudire il coraggioso esemplare di homo sapiens sapiens in procinto di esercitare i propri diritti, si sfollano i pompieri con il telone steso, un bacio in fronte, poi meno cinque, quattro, tre, due, uno, via e un bel saluto al poveretto che se ne va libero, consapevole e felice nel vuoto e, probabilmente, all’inferno. Quindi si chiude la finestra e si torna casa orgogliosi di aver compiuto il proprio dovere di bravi cittadini rispettosi della costituzione e del suo spirito, così ben interpretato dal radicalismo che ruba la morte ai ricchi per darla ai poveri. “Sai cara?” dirà il bravo cittadino se è una donna, o “Sai caro?” se è un uomo, “Oggi ho agevolato il suicidio di un omino che non sapeva più cosa fare per arrivare a fine mese e aveva una fila di malanni lunga così. Sapessi come era lucido e consapevole…”
Bisogna farsene una ragione, è il mondo nuovo che avanza e non c’è più posto per le favolette piene di buoni sentimenti. Il film preferito da Mario, intendo Mario Palmaro, era “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, uno splendido bianco e nero del 1946. Racconta la storia di George Bailey, un uomo che decide di farla finita alla Vigilia di Natale. Ma un intervento del Cielo gli mostra come sarebbe stato il mondo se lui non fosse mai nato: suo fratello Harry sarebbe annegato, lo zio Billy sarebbe stato internato in ospedale, mister Gower sarebbe andato per sempre in prigione, sua moglie Mary non si sarebbe mai sposata e i loro quattro figli non sarebbero nati, la bella cittadina di Bedford Falls sarebbe divenuta un covo di vizio e malaffare. E così George sceglie la vita.
Ma questa è, appunto, una favoletta di altri tempi. Se al povero Fabiano Antoniani avessero mostrato come sarebbe stato il mondo senza di lui avrebbe visto le lacrime di gioia della madre e della fidanzata, l’orgoglio civile, intellettuale e morale di Marco Cappato, la rivincita soddisfatta di Welby, Englaro & C, il pontificare digiunante di Rita Bernardini e quello politicante di Emma Bonino, i titoli libertari e liberatori sulle prime pagine dei giornali. In un mondo invertito a tal punto, la scelta lucida, consapevole e libera del povero Antoniani è veramente il finale perfetto. Ma questo non è un film.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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