ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 5 febbraio 2018

Sul filo dello scisma

Vescovi cinesi illegittimi, ufficiali, clandestini… Chi Francesco premia e chi no

A giudicare da quanto sta accadendo in Cina, dalla sortita del cardinale Giuseppe Zen Zekiun, dalla replica del Vaticano, dall'intervista del cardinale Pietro Parolin e dalle parole di papa Francesco allo stesso Zen, un accordo tra la Santa Sede e le autorità di Pechino sulla nomina dei vescovi sembra davvero sulla dirittura d'arrivo:

> China and the Vatican are close to a groundbreaking agreement
Le due diocesi, infatti, su cui si è accesa la polemica, quelle di Shantou e di Xiapu-Mindong, sono rimaste le sole in ciascuna delle quali risiedano ancora due vescovi concorrenti: uno legittimo agli occhi di Roma e un altro illegittimo, se non addirittura scomunicato; o viceversa, uno ufficialmente nominato e riconosciuto dal governo cinese e un altro no, trattato come clandestino.
Per sgombrare il campo da questa anomalia sul filo dello scisma – grosso ostacolo a un accordo – le autorità vaticane hanno deciso, per entrambe le diocesi, di "chiedere un sacrificio" ai due vescovi legittimi, cioè di chiedere loro di farsi da parte, e di riconoscere come unico vescovo titolare della diocesi quello di nomina governativa, legittimandolo e assolvendolo se scomunicato.

Non sorprende, quindi, che questa decisione delle autorità vaticane abbia ferito e addolorato non solo i due vescovi esortati ad abbandonare la carica ma anche larga parte della comunità cattolica in Cina, alla quale ha dato voce il cardinale Zen.
E neppure sorprende che papa Francesco abbia detto a Zen d'aver dato disposizione ai diplomatici vaticani impegnati nel negoziato di "non creare un altro caso Mindszenty", alludendo all'eroico cardinale primate d'Ungheria che nel 1971 fu obbligato dalla Santa Sede a lasciare il suo paese, nel 1973 fu rimosso a forza dalla sua carica e nel 1975 fu sostituito da un nuovo primate gradito al regime comunista.
Zen ha interpretato queste parole di Francesco come "una consolazione e un incoraggiamento", oltre che come un'espressione di dissenso del papa rispetto alla linea di "cedimento" dei diplomatici vaticani.
Ma è molto più verosimile che Francesco abbia voluto dire un'altra cosa. Il cardinale József Mindszenty non accettò mai di rinunciare volontariamente alla carica di primate, fu Paolo VI in persona a trovarsi costretto a rimuoverlo d'autorità. Ed è a questo che Jorge Mario Bergoglio non vuole arrivare. Ai suoi collaboratori ha detto di fare di tutto per convincere quei due vescovi a rinunciare di loro spontanea volontà. In cambio, le autorità cinesi riconoscerebbero ufficialmente al più anziano di loro il titolo di "vescovo emerito" e al più giovane il titolo e il ruolo di "vescovo ausiliare".
Dal canto suo il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha difeso la giustezza del percorso imboccato dalla diplomazia vaticana, le cui linee maestre continuano ad essere fatte risalire alla lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi del 2007.
Ma certamente di quella lettera è stato lasciato cadere un elemento chiave: là dove essa definisce "inconciliabile con la dottrina cattolica" l'iscrizione di vescovi e clero alla cosiddetta Associazione patriottica dei cattolici cinesi, il principale organismo tramite cui le autorità di Pechino esercitano sulla Chiesa il loro pieno controllo. Oggi questa iscrizione è di fatto consentita dalla Santa Sede.
Inoltre, stupisce che i diplomatici vaticani non esigano come condizione previa di un accordo almeno la restituzione alla libertà dei vescovi tuttora agli arresti.
Uno di questi, Pietro Shao Zhumin, vescovo di Wenzhou, ha potuto tornare in diocesi pochi giorni fa, il 27 gennaio, dopo otto mesi di sequestro e di tentativi infruttuosi di strappargli un'adesione all'Associazione patriottica. Per la sua liberazione aveva fatto un appello pubblico, in giugno, l'ambasciatore di Germania a Pechino.
Ma resta tuttora detenuto Agostino Cui Tai, vescovo coadiutore di Xuanhua. E altrettanto avviene per Taddeo Ma Daqin, vescovo di Shanghai, il cui caso è ancor più eclatante.
Il 7 luglio 2012, quando fu ordinato vescovo con l'approvazione sia di Roma che di Pechino, Ma Daqin revocò in obbedienza al papa la sua iscrizione all'Associazione patriottica. Per questo fu messo agli arresti ed è tuttora impedito di governare la diocesi, nonostante abbia ritrattato nel 2015 la sua dissociazione, abbia fatto pubblica professione di sottomissione e si sia piegato a concelebrare una messa con un vescovo illegittimo ma nelle grazie del regime, proprio quello che dovrebbe diventare titolare unico della diocesi di Xiapu-Mindong. Incredibile ma vero, "La Civiltà Cattolica" giudica le ultime scelte di Ma Daqin non un esempio di "resa" ma di "risveglio" alla realtà, un modello esemplare di "riconciliazione tra la Chiesa in Cina e il governo cinese", che la Santa Sede dovrebbe "sostenere e lasciar provare". Si veda, in proposito, il libro fresco di stampa "Nell'anima della Cina", curato dal gesuita Antonio Spadaro, direttore della rivista stampata con il "placet" di papa Francesco, a pagina 217.
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Ma qual è il quadro aggiornato dei vescovi in Cina, sul quale andrà a incidere l'accordo dato per vicino tra la Santa Sede e Pechino?
Eccone una classificazione per categoria e per nome, con le rispettive età e diocesi, ricavata dal libro di Gianni Cardinale "Vescovi nella terra di Confucio", pubblicato l'estate scorsa dalla Libreria Editrice Vaticana.
Con un'avvertenza: che tutti i nati prima del 1943, cioè con più di 75 anni, sono tenuti a presentare al papa le dimissioni, che si riserva di accettarle o no.
1. ILLEGITTIMI (RICONOSCIUTI DA PECHINO MA NON DA ROMA)
I vescovi nominati dalle autorità cinesi e non riconosciuti come legittimi dalla Santa Sede sono attualmente sette, tre dei quali colpiti anche da pubblica scomunica.
Due operano nelle due diocesi in cui sono presenti anche i due vescovi legittimi esortati dal Vaticano a farsi da parte:
Vincenzo Zhan Silu, n. 1961, Xiapu-Mindong
Giuseppe Huang Bingzhang, n. 1967, Shantou, scomunicato
Gli altri cinque sono in diocesi che per il Vaticano figurano vacanti:
Giuseppe Liu Xinhong, n. 1964, Anhui
Paolo Lei Shiyin, n. 1963, Leshan, scomunicato
Giuseppe Ma Yinglin, n. 1965, Kunming
Giuseppe Guo Jincai, n. 1968, Chengde
Giuseppe Yue Fusheng, n. 1964, Harbin-Heilongjiang, scomunicato
Risulta che tutti e sette abbiano inoltrato a Roma la richiesta di essere riconciliati con la Chiesa. Ed è ciò che Francesco farà, confermandoli nelle rispettive diocesi, nel quadro dell'accordo dato per vicino.
2. LEGITTIMI "UFFICIALI" (RICONOSCIUTI SIA DA ROMA CHE DA PECHINO)
Giuseppe Li Shan, n. 1965, Beijing
Francesco An Shuxin, n. 1949, Baoding
Pietro Feng Xinmao, n. 1963, Jingxian
Giuseppe Liu Liangui, n. 1964, Xianxian-Cangzhou
Giuseppe Sun Jigen, n. 1967, Yongnian-Handan
Pietro Fang Jianping, n. 1962, Yongping-Tangshan
Metodio Qu Ailin, n. 1961, Changsha
Giuseppe Tang Yuange, n. 1963, Chengdu
Giuseppe Chen Gong’ao, n. 1964, Nanchong
Paolo He Zeqing, n. 1968, Wanxian-Wanzhou
Giovanni Lei Jiaipei, n. 1970, Xichang
Pietro Luo Xuegang, n. 1964, Yibin
Giuseppe Cai Bingrui, n. 1966, Xiamen
Giuseppe Gan Junqiu, n. 1964, Guangzhou
Paolo Su Yongda, n. 1958, Beihai-Zhanjiang
Paolo Liang Jiansen, n. 1964, Jiangmen
Giuseppe Liao Hongqing, n. 1965, Meixian-Meizhou
Paolo xiao zejiang, n. 1967, Guiyang-Guizhou
Matteo Cao Xiangde, n. 1927, Hangzhou
Antonio Xu Jiwei, n. 1935, Linhai-Taizhou
Paolo Meng Qinglu, n. 1962, Hohhot
Giuseppe Li Jing, n. 1968, Yinchuan-Ningxia
Mattia Du Jiang, n. 1963, Bameng
Giuseppe Zhang Xianwang, n. 1965, Jinan
Giovanni Fang Xingyao, n. 1953, Linyi
Giuseppe Li Mingshu, n. 1924, Qingdao
Giuseppe Zhao Fengchang, n. 1934, Yanggu-Liaocheng
Giovanni Lu Peisan, n. 1966, Yanzhou
Giuseppe Yang Yongqiang, n. 1970, Zhoucun
Giuseppe Zhang Yinlin, n. 1971, Jixian-Anyang
Giuseppe Han Zhihai, n. 1966, Lanzhou
Nicola Han Jide, n. 1940, Pingliang
Giovanni Battista Li Sugong, n. 1964, Nanchang-Jiangxi
Francesco Savio Lu Xinping, n. 1963, Nanjing
Giuseppe Shen Bin, n. 1970, Haimen
Giuseppe Xu Honggen, n. 1962, Suzhou
Giovanni Wang Renlei, n. 1970, Xuzhou
Giovanni Battista Tan Yanquan, n. 1962, Nanning-Guanxi
Paolo Pei Junmin, n. 1969, Shenyang-Liaoning
Paolo Meng Ningyu, n. 1963, Taiyuan
Pietro Ding Lingbin, n. 1962, Changzhi
Giovanni Huo Cheng, n. 1926, Fenyang
Paolo Ma Cunguo, n. 1971, Shuoxian-Shouzhou
Antonio Dan Mingyan, n. 1967, Xi’an
Pietro Li Huiyuan, n. 1965, Fengxiang
Luigi Yu Runshen, n. 1930, Hanzhong
Giuseppe Han Yingjin, n. 1958, Sanyuan
Giovanni Battista Yang Xiaoting, n. 1964, Yan’an-Yulin
Giuseppe Martin Wu Qinjing, n. 1968, Zhouzhi
Giovanni Battista Ye Ronghua, n. 1931, Ankang
Giovanni Battista Wang Xiaoxun, n. 1966, coadiutore Ankang
Giuseppe Tong Changping, n. 1968, Tongzhou-Weinan
Pietro Wu Junwei, n. 1963, Xinjiang-Yuncheng
Ai quali va aggiunto:
Taddeo Ma Daqin, n. 1968, Shanghai, impedito
3. LEGITTIMI "CLANDESTINI" (RICONOSCIUTI DA ROMA MA NON DA PECHINO)
Due operano nelle diocesi di cui dovrebbero cedere la titolarità ai loro concorrenti illegittimi:
Vincenzo Guo Xijin, n. 1958, Xiapu-Mindong
Pietro Zhuang Jianjian, n. 1931, Shantou
Gli altri sono i seguenti:
Stefano Li Side, n. 1927, Tianjin
Tommaso Zhao Kexun, n. 1924, Xuanhua
Agostino Cui Tai, n. 1950, Xuanhua, coadiutore, in stato d'arresto
Giulio Jia Zhiguo, n. 1935, Zhengding
Giuseppe Hou Guoyang, n. 1922, Chongqing
Giovanni Battista Wang Ruohan, n. 1950, Kangding
Pietro Lin Jiashan, n. 1934, Fuzhou
Pietro Shao Zhumin, n. 1963, Yongjia-Wenzhou
Giuseppe Gao Hongxiao, n. 1945, Kaifeng
Pietro Jin Lugang, n. 1955, Nanyang
Giovanni Wang Ruowang, n. 1961, Tianshui
Giovanni Pei Weizhao, n. 1966, Yujiang
Andrea Han Jingtao, n. 1921, Siping-Jilin
Giuseppe Wej Jingyi, n. 1958, Qiqihar-Heilongjiang
Giuseppe Zhang Weizhu, n. 1958, Xinxiang
4. "UFFICIALI" EMERITI
Stefano Yang Xiangtai, n. 1922, emerito Yongnian,
Giuseppe Zhu Baoyu, n. 1921, emerito Nanyang
Andrea Jin Daoyuan, n. 1929, emerito Changzhi,
Pietro Zhang  Zhiyong, n. 1932, emerito Fengxiang
Giuseppe Zhong Huaide, n. 1922, emerito Sanyuan
5. "CLANDESTINI" EMERITI O RITIRATI
Melchior Shi Hongzhen, n. 1929, coadiutore emerito Tianjin,
Giuseppe Shi Shuang-xi, n. 1967, ausiliare emerito Yongnian,
Giuseppe Ma Zhongmu, n. 1919, emerito Yinchuan-Ningxia,
Placido Pei Ronggui, n. 1933, emerito Luoyang
Pietro Mao Qingfu, n. 1963, ritirato, Luoyang
Giuseppe Xing Wenzhi, n. 1963, ausiliare emerito Shanghai,
Mattia Gu Zeng, n. 1937, emerito Xining
Giovanni Zhang Qingtian, n. 1956, ausiliare emerito Yixian
Giovanni Chen Cangbao, n. 1959, ritirato, Yixian
6. SCOMPARSI
Giacomo Su Zhimin, n. 1932, Baoding, scomparso dal 1996
Cosma Shi Enxiang, n. 1922, Yixian, scomparso dal 2001
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C'è inoltre il caso di un vescovo illegittimo sia per Roma che per Pechino: Paolo Wang Huiyao, n. 1959, Zhouzhi.
Le diocesi sopra enumerate con i rispettivi vescovi sono 74. Mentre le diocesi e le prefetture apostoliche in Cina sono 137 nella ripartizione adottata dal Vaticano e 97 in quella delle autorità cinesi, non riconosciuta da Roma. Quindi con numerose diocesi vacanti, in entrambe le ripartizioni.
Ma è importante anche notare quali sono i vescovi collocati dalle autorità cinesi alla testa dell'Associazione patriottica e del Consiglio dei vescovi, le cui cariche sono state rinnovate alla fine del 2016.
Presidente dell'Associazione patriottica è Giovanni Fang Xingyao, vescovo di Linyi, riconosciuto sia dal Vaticano che dal governo cinese.
Mentre tra i vicepresidenti figurano i vescovi illegittimi e scomunicati Lei Shiyin di Leshan, Huang Bingzhang di Shantou e Yue Fusheng di Harbin-Heilongjiang, l'illegittimo Ma Yinglin di Kunming, più i legittimi "ufficiali" Shen Bin di Haimen e Meng Qinglu di Hohhot.
Presidente del Consiglio dei vescovi è Ma Yinglin, vescovo illegittimo di Kunming.
Mentre tra i vicepresidenti figurano i vescovi illegittimi Guo Jincai di Chengde, che è anche segretario generale, e Zhan Silu di Xiapu-Mindong, più i legittimi "ufficiali" Fang Xingyao di Linyi, Shen Bin di Haimen, Fang Jianping di Tangshan, Pei Junmin di Liaoning, Li Shan di Beijing, Yang Xiaoting di Yulin, He Zeqing di Wanzhou, Yang Yongqiang di Zhoucun.
Il Consiglio dei vescovi è un simulacro di conferenza episcopale sotto lo stretto controllo del regime, dalla quale sono esclusi tutti i vescovi riconosciuti da Roma ma non dalle autorità cinesi.
E nell'accordo dato per vicino spetterebbe proprio a questo Consiglio scegliere e proporre a Roma i nomi dei futuri vescovi.
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(Le diocesi di Hong Kong e Macao sono casi particolari. In entrambe la Santa Sede nomina i vescovi in piena libertà. E per questo sono le uniche diocesi cinesi di cui l'Annuario Pontificio indichi i rispettivi vescovi).

Settimo Cielo di Sandro Magister 05 feb 


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