L'Incredibile "arcivescovo": diventa essenziale la volontà di pregare nostro Signore e la Vergine, che con buona pace del cardinale Osoro non sarà mai la patrona del disgustoso carnevale vetero femminista ed anti eteropatriarcale
di Roberto Pecchioli
E’ uno di quei giorni in cui la malinconia ti prende fino a sera e non ti lascia più. Era l’attacco di una canzone di Ornella Vanoni scritta da Giorgio Calabrese all’inizio degli anni 70. Il refrain ci risuona insistente quando, forse per farci del male, studiamo con più attenzione le notizie dal mondo. Quante se ne imparano di cose che si preferirebbe ignorare. E invece no, bisogna bere il calice amaro sino all’ultima goccia. Innanzitutto, siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di organizzazioni che diffondono la cosiddetta genitorialità condivisa. Ne parleremo, ma il sobbalzo più grande, la malinconia più profonda ci ha colto apprendendo che in Spagna, il prossimo 8 marzo si svolgerà in Spagna uno sciopero delle donne promosso da alcuni collettivi femministi. Niente di serio, a prima vista, se non fosse che, oltre all’appoggio di qualche partito di sinistra, la protesta è entusiasticamente sostenuta dal cardinale arcivescovo di Madrid, monsignor Carlos Osoro.
Il presule ha testualmente scritto, a proposito delle scioperanti: “Bisogna difendere i loro diritti. Lo farebbe anche, e lo fa già, la Santissima Vergine Maria. “Non vogliamo incorrere in blasfemia, ma ci sembra la prima volta che la madre di Gesù è ridotta a patrona di un’iniziativa di questo tipo. Magari il cardinale proporrà la costruzione di un santuario intitolato alla Madonna dello Sciopero. La manifestazione delle Erinni madrilene ha vari punti, una sorta di sette opere di misericordia corporale rovesciate: non portare i figli a scuola; non stirare, lavare e stendere; non preparare il pranzo; non prendersi cura dei malati, non recarsi con i familiari nelle strutture sanitarie e ospedaliere per cure o esami. Sant’Anna sussulterà di vergogna.
Noi non ci iscriviamo al partito di chi, per valutare i fatti del mondo, si chiede che cosa farebbe Gesù- l’acronimo americano diffuso dagli evangelici è WWJD, what would Jesus do. Il Salvatore non prende partito nelle misere dispute umane, soprattutto non deve essere invocato come testimonial delle posizioni a noi gradite. Tuttavia, qualcosa va pur detto. Il cardinale Osoro non ignora il programma delle gentili signore in agitazione, che riportiamo brevemente per conoscenza. Dopo aver ribadito l’assenso all’aborto libero e gratuito dai 16 anni di età garantito dalla legge della una volta cattolicissima Spagna, esigono che si faciliti la procreazione assistita, specie per lesbiche, invertiti e transessuali. Si battono per “un’educazione laica che superi la prospettiva di genere libera da stereotipi eteropatriarcali”.
Che cosa significhi concretamente eteropatriarcali non lo sappiamo, poco pratici del lessico dei sotterranei progressisti frequentati dalle nuove amiche di Sua Eminenza, impegnate “a sovvertire l’ordine del mondo razzista” e, appunto, eteropatriarcale, né ci è chiaro se sarebbe loro gradito un ordine omopatriarcale. Sappiamo però che esigono (queste distinte signore esigono sempre…) “un’educazione scolastica affettivo- sessuale che promuova il piacere sessuale e l’autoconoscenza del corpo” (l’ora di masturbazione?n.d.r.). Pretendono altresì “che si accolgano tutti i modelli di famiglia educando alla diversità”.
Valuti ciascuno se un cardinale può trovarsi dalla stessa parte delle femministe radicali della villa e corte di Madrid, le quali concludono il loro appello con “un grido transfrontaliero e transculturale”. Anche in questo caso, non chiedeteci il significato delle parole oscure: troppo avanti loro, troppo ignoranti noi. Ci basta sospettare di quel prefisso ambiguo trans: oltre, al di là. Certo lascia sgomenti la scelta di Osoro, primate della Chiesa iberica, responsabile della nostra malinconia odierna.
Attraverso di lui e le sue protette, abbiamo imparato cose nuove, ma restano scolpite le parole di un mistico spagnolo, San Giovanni della Croce: la scienza aumenta e si rimane senza sapere. Aumenta anche la sofferenza, come sapeva l’Ecclesiaste. Approfondendo le questioni, tra Italia e Spagna ci siamo addentrati, accennavamo all’inizio, nel mondo incantato della genitorialità condivisa.
Si tratta di una corrente di pensiero tesa a oltrepassare (trans…) l’antiquato concetto di un padre e una madre per ogni bimbo. Preso atto che gay, lesbiche e più in generale uomini e donne nemici del matrimonio e della stessa convivenza desiderano però avere figli, appositi siti a pagamento (c’est l’argent qui fait la guerre) mettono in contatto chi vuol mettere a disposizione le ovaie, l’utero o il seme, orrenda conquista della gig economy il mestiere di venditore di sperma, forse con partita IVA. La novità è che altri volonterosi si prestano invece a diventare “genitori di supporto”, una specie di madri o padri bis o ter, se le parole antiche hanno ancora corso nella cittadella dei genitori 1, 2, 3.
Intanto registriamo l’indignazione progressista nonché politicamente corretta contro lo stato civile torinese oscurantista che ha rifiutato la registrazione di una coppia di gemellini figli – mi scusi il lettore se uso la terminologia arcaica- di due (!!!) omosessuali che hanno utilizzato all’estero la rivoltante pratica dell’utero in affitto. Tranquilli, troveranno una soluzione postmoderna e non eteropatriarcale. Il consiglio del cardinale Osoro sarà prezioso.
In tema di procreazione innaturale è infatti vigente in Spagna il metodo ROPA, caldamente consigliato dai fautori della genitorialità condivisa. La sigla significa recepciòn ovocitos de la pareja (coppia) e permette che una donna accolga nel proprio utero l’embrione ottenuto in seguito alla fecondazione in vitro di una seconda donatrice di ovuli. Il padre, è, come dire, a piacere. La tecnica è contenuta in una legge del 2016, votata sotto il governo del Partito Popolare di estrazione cattolica, lo stesso che aveva promesso, tornando al potere dopo le devastazioni di Zapatero, di rendere meno permissiva la legge sull’aborto senza mai portare in parlamento alcun progetto di legge della specie.
Laggiù e da noi non desta turbamento tanto l’iniziativa atea, femminista, laicista e transumanista, quanto il silenzio e spesso l’acquiescenza dell’ultima agenzia di senso morale rimasta, la Chiesa cattolica. Attestata unicamente sul bastione dell’accoglienza, impegnata ad “ascoltare” sempre le ragioni di chiunque senza esprimere giudizi, ha dimenticato di essere depositaria della verità rivelata attraverso la parola di Dio e la Tradizione, nonché il dovere di difenderla e diffonderla. L’apostolato, già derubricato a semplice proselitismo, è giudicato una sciocchezza da chi sta molto in alto, mentre la dottrina viene dimenticata a favore di un generico umanitarismo. La parola Dio non è pervenuta, come la temperatura di qualche remota località alpina.
Chi ci difenderà dal nichilismo antiumano imperante? L’impegno tenace di alcuni, la preghiera e soprattutto, la certezza che qualcuno, molto più in alto del portone di bronzo, alla fine scioglierà i cuori. Davvero, diventa essenziale la volontà di pregare nostro Signore e la Vergine, che, con buona pace del cardinale Osoro, non sarà mai la patrona del disgustoso carnevale vetero femminista ed anti eteropatriarcale.
Nostra Signora dello Sciopero
di Roberto Pecchioli
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