Papa Francesco e San Pio: quando il Vaticano ce l'aveva col frate
Giovanni XXIII in realtà era molto critico con Padre Pio
Papa Francesco, rafforzato dall’endorsement del Papa emerito Benedetto XVI (intorno a cui si è, tra l’altro, creato un piccolo giallo su alcune parole “sfocate”, secondo alcuni, a bella posta), si è recato ieri a Pietrelcina e poi a San Giovanni Rotondo a omaggiare Padre (ora Santo) Pio.
Grande tripudio e gioia tra i fedeli e gli albergatori.
Il Papa, tra l’altro, non ha mancato la solita ingerenza sullo Stato italiano dicendo che “Un Paese che litiga non può crescere” forse dimenticando la sua Chiesa e i suoi veleni che trapelano quotidianamente.
Dunque il Papa è arrivato in elicottero (uno strumento molto lontano dall’asinello con cui si spostava Gesù) ed ha proseguito a piedi per pregare e per ammonire il popolo e proponendo come soluzione del problema dei giovani che non trovano lavoro la preghiera, peggio del reddito di cittadinanza o di nascita dei Cinque Stelle.
Ma i rapporti tra il Vaticano e Padre Pio sono sempre stati così buoni?
In realtà no. Anzi.
Ne ho scritto tempo fa e ritorno sull’argomento.
Intanto un po’ di storia.
Padre Pio è stato un cappuccino che ha raggiunto la santità grazie a Papa Wojtyla nel 2002.Ma forse non tutti sanno che proprio un Papa, Santo anch’esso (dal 2014 e proprio grazia a Francesco), Giovanni XXIII, fu un fiero avversario di Padre Pio e che ne dedusse un giudizio molto negativo avendo avuto “prove” di comportamenti non corretti.
Riporto un brano di un articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera in cui chi scrive, nel 1960, è Papa (San) Giovanni XXIII dopo aver letto una informativa riservatissima di Monsignor Pietro Parente, assessore al Sant’ Uffizio:
«Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale. Mi dispiace di P.P. che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente» annota il Pontefice. «L’accaduto—cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona— fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti».
Dunque Papa Giovanni, riferendosi a Padre Pio usa espressioni molto forti: “vastissimo disastro di anime” e “immenso inganno”.
Prosegue sempre Cazzullo:
All’inizio dell’estate 1960, Papa Giovanni è appena stato informato da monsignor Pietro Parente, assessore del Sant’Uffizio, del contenuto delle bobine registrate a San Giovanni Rotondo. Da mesi Roncalli assume informazioni sulla cerchia delle donne intorno a Padre Pio, si è appuntato i nomi di «tre fedelissime: Cleonilde Morcaldi, Tina Bellone e Olga Ieci», più una misteriosa contessa che induce il Pontefice a chiedere se il suo sia «un vero titolo oppure un nomignolo». Nel sospetto—cui il Papa presta fede—che la devozione delle donne nei confronti del cappuccino non sia soltanto spirituale, Roncalli vede la conferma di un giudizio che aveva formulato con decenni di anticipo”.
L’articolo integrale è qui:
A parte questi sospetti il Vaticano non fu mai molto convinto delle stimmate del Santo. Riporto un secondo articolo sempre del Corriere della Sera di Sergio Luzzatto che parla di una storia abbastanza nota e cioè la richiesta segreta ad un farmacista da parte di Padre Pio di acido fenico e veratrina, sostanze che nel 1919 il Sant’Uffizio pensò potesse essere stata utilizzata per procurarsi le stigmate.
Qui, una perizia, tratta dal medesimo articolo, di Padre Agostino Gemelli non molto tenera con il Santo:
“Il cerchio intorno a padre Pio aveva cominciato a stringersi fra giugno e luglio del 1920: poco dopo che era pervenuta al Sant'Uffizio la lettera- perizia di padre Gemelli sull'«uomo a ristretto campo di coscienza», «soggetto malato», mistico da clinica psichiatrica. Giurate nelle mani del vescovo di Foggia, monsignor Salvatore Bella, e da questi inoltrate, le testimonianze di due buoni cristiani della diocesi pugliese avevano proiettato sul corpo dolorante del cappuccino un'ombra sinistra. Più che profumo di mammole o di violette, odore di santità, dalla cella di padre Pio erano sembrati sprigionarsi effluvi di acidi e di veleni, odore di impostura”.
L’articolo integrale è questo:
I brani riportati negli articoli sono stati tratti, come del resto già riportato nelle citazioni integrali, da un libro dello storico e professore all’Università di Torino Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento, uscito nel 1997 per Longanesi.
Dunque l’entusiasmo di Papa Francesco per Padre Pio non solo è eccessivo, ma smentisce nei fatti i dubbi di papa, come Giovanni XXIII, al cui insegnamento e alla cui azione (Concilio Vaticano II) Papa Francesco dice, a parole, di riferirsi.
Di Giuseppe Vatinno
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