ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 16 marzo 2018

Fort Jorgache

La corte di Papa Francesco

La reazione al pasticcio della lettera di Benedetto XVI dà l’idea di un Vaticano ridotto a fortino assediato


Roma. Francesco le corti non le ama, dice di non tollerare i pappagalli e men che meno i pavoni che svolazzando attorno alla sua persona sperano di entrare nelle sue grazie e di ottenere così qualche incarico, magari una croce pettorale da esibire o un posticino in qualche ufficio pubblicando libercoli su periferie e povertà, rilasciando interviste su ospedali da campo e uscite in missione. Forse non le ama perché sa che possono creare solo danni, a lui e alla chiesa. E’ un po’ sempre accaduto così, dopotutto: cortigiani più o meno autorizzati si sono presentati come portavoce del Papa, interpreti non autorizzati del pensiero del vicario di Cristo. Sia che si dovesse decidere la qualità dell’ermellino sintetico da applicare al cappellino da imporre sul capo del povero Pontefice, sia che si tratti ora di mazzolare per bene i dissenzienti veri o immaginari sui social network. O, magari, di lodare giustamente il quinquennio di Francesco rimproverando i soliti tradizionalisti che non rispettano né la chiesa né il Papa e al contempo irridendo con buona dose di veleno altri cardinali – vedasi il recente commento del professor Alberto Melloni su Repubblica di qualche giorno fa.


Il caso della lettera di Benedetto XVI inviata al prefetto della segreteria per le Comunicazioni, mons. Dario Viganò è emblematico di quanto lo zelo possa trasformarsi in un pasticcio che nessuno – al di là del Tevere – sa più come controllare. Non si è trattato solo di rammendare il messaggio del Papa emerito, emendandolo qua e là perché si riteneva improprio far sapere tramite comunicato stampa che Joseph Ratzinger non aveva alcuna intenzione di leggere, neanche “in un prossimo futuro”, gli “undici volumetti” (così nel paragrafo “incriminato”) sulla teologia del successore, ma si è anche pensato di oscurare con un banale effetto grafico quel passaggio della lettera dalla foto diffusa ai media. Se si fosse divulgato il tutto come peraltro aveva fatto già mons. Viganò leggendo la lettera integrale, il caso non sarebbe scoppiato. Ma l’operazione ha avuto il classico effetto boomerang. Il fronte complottardo non aspettava altro: ecco la prova che la nuova gestione vaticana prima chiede a Benedetto XVI di legittimare teologicamente il successore con una “breve e densa pagina teologica” e poi – essendosi sentita rispondere picche – sbianchetta (verbo usato dalla Stampa di ieri, non certo da un sito sedevacantista) la parte poco gradita del messaggio ratzingeriano. La slavina era assicurata e davanti a ipotesi scombiccherate e assurde sulla presunta inautenticità del messaggio inviato dal monastero del Papa emerito – come se Benedetto XVI non fosse in grado di usare l’aggettivo “stolto” –, si è scelto di percorrere la strada della minimizzazione: che volete che sia, non era utile stampare sui comunicati l’integrale della lettera. Bastava la prima parte elogiativa. Però l’Associated Press – che è autorevole e non ha bisogno di troppe genuflessioni finalizzate a qualche captatio benevolentiae – ha tirato in ballo l’etica giornalistica, domandandosi se sia normale manipolare una foto da inviare agli operatori dei media senza che poi accada nulla, che non vi siano conseguenze di sorta. Le reazioni degli autoproclamatisi portavoce vaticani anziché far calmare le acque altro non hanno fatto che portare acqua al mulino di quanti vanno predicando l’immagine del Vaticano ridotto a fortino sempre più assediato.

Il fallimentare quinquennio bergogliano

Il Papa che voleva riconquistare il mondo con mezzi secolaristi e un linguaggio sprezzante verso la tradizione cattolica si è trovato in una impasse evidente. Il pasticcio sul testo di B-XVI è solo il sigillo finale
Il fallimentare quinquennio bergogliano
Papa Francesco (foto LaPresse)


A cinque anni dall’elezione il bilancio del pontificato di Bergoglio è negativo. Sembrava si fosse volatilizzata la fatale campagna sulle responsabilità del clero e dell’episcopato nei casi di pedofilia e di abuso, invece si è rinfocolata, come dimostrano tra gli altri il caso cileno e quello australiano, dove il numero due o tre del Vaticano, chiamato da Francesco a sorvegliare e riformare le finanze, è costretto a difendersi, sospeso dalle sue funzioni. Gli strumenti approntati per fronteggiare la crisi sono...

Molte tensioni e ferite aperte nella Chiesa

In una recente intervista al programma World Over trasmesso dall’emittente EWTN, il card. Zen (nella foto), rispondendo alle domande del conduttore, Raymond Arroyo, ha espresso di nuovo preoccupazione per il possibile accordo tra Santa Sede e Cina e risposto a chi abbia criticato la sua posizione.
Il card. Walter Brandmüller ha fortemente criticato l’annuncio dei Vescovi tedeschi di voler ammettere alla Santa Comunione anche i protestanti sposati con fedeli cattolici. Intanto, anche il card. Müller ha ricordato come nessun Papa detenga l’autorità per cambiare la Dottrina della Chiesa sulla contraccezione, per modificare l’Humanae Vitae e per permettere l’ordinazione sacerdotale femminile.
 https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-brevi/molte-tensioni-e-ferite-aperte-nella-chiesa/

Papa Francesco tra parole e omissioni

Il caso della letterina di Benedetto XVI tagliuzzata dal Vaticano e la malafede di certi vaticanisti
Papa Francesco tra parole e omissioni
Papa Francesco con il Papa emerito, Benedetto XVI (foto LaPresse)
Sembra lo vogliano fare apposta: tanto zelanti che finiscono per combinare pasticci, fino al punto da censurare le parole di un Papa, l’emerito Ratzinger. “Ma insomma, ma dove siamo arrivati?”, mi – e si – domanda il cardinale curiale davanti all’ultima news dal Vaticano, con la letterina di complimenti a Francesco da parte del predecessore tagliuzzata sì da evitare la diffusione dell’ultimo paragrafo, ove il vecchio Papa diceva che è spiacente ma che non intende né leggere gli undici libretti sulla teologia bergogliana né scrivere alcunché in merito, visto che ha altro da fare. “Un’operazione maldestra in cui si voleva usare il Santo Padre Benedetto per dare a Francesco una caratura di grande teologo che non ha e che non ha mai neppure cercato, visto che non gli interessa apparire come il maestro sapiente. Sa cos’è”, aggiunge il porporato sorbendo il caffè portatogli dalla pia e sorridente suora alla quale chiedo subito se si senta sfruttata e sottopagata, come da inchiesta dell’Osservatore Romano (la risposta è “no”, ovviamente): qualcuno dovrebbe spiegarmi perché i giornalisti che seguono le questioni di chiesa e che hanno ascoltato la lettura integrale del testo del Papa emerito hanno deliberatamente scelto di tagliarne l’ultima parte. Perché?”. Non lo so, rispondo suggerendogli di porre la domanda a qualche giornalista, a uno competente del settore e non a me. “Glielo dico io cos’è: questa è malafede. Punto e basta”, replica il cardinale ordinando un altro caffè.

https://www.ilfoglio.it/roma-capoccia/2018/03/15/news/papa-francesco-benedetto-xvi-parole-e-omissioni-184269/ 

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