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Scalfari e il Papa, una farsa che deve finire
Il Papa che nega l'esistenza dell'Inferno. Una enormità che per ore e ore è rimbalzata sui giornali di tutto il mondo, prima che la Santa Sede smentisse il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. Eppure nel comunicato della Sala Stampa troppe cose non tornano....
Ma cosa deve pensare un povero cattolico che la mattina del Giovedì santo si collega a Internet e viene a sapere che il Papa ha raccontato a un vecchio giornalista suo amico che l’inferno non esiste e le anime che non si pentono semplicemente scompaiono? Un Papa che nega due verità di fede: l’Inferno e l’immortalità dell’anima. Non può essere, non è mai accaduto nella storia della Chiesa. E poi proprio all’inizio del Triduo pasquale, dove riviviamo il sacrificio di Cristo, che è venuto a salvarci dal peccato. Un tempismo diabolico. Se non c’è l’inferno non c’è neanche la salvezza. Poco importa se non si tratta di un testo magisteriale ma dell’ormai solito articolo del fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, che trascrive a senso un colloquio avuto a Santa Marta con papa Francesco. L’affermazione è di una enormità inaudita e dalle conseguenze devastanti.
Non è possibile, non è possibile che il Papa pensi questo; e ancor meno che lo dica così a cuor leggero in una conversazione con un giornalista che si sa avere l’abitudine di trascrivere i colloqui con il Papa, e che la Santa Sede già due volte ha smentito (pur sempre lasciando molti dubbi). Eppure dal Vaticano silenzio. Silenzio malgrado dal primo mattino diversi giornalisti abbiano chiesto immediatamente lumi ai responsabili della Sala Stampa.
Passano le ore, la notizia fa il giro del mondo: «Il Papa nega l’esistenza dell’Inferno». Equivale a dire che la Chiesa per Duemila anni ha scherzato, ha preso in giro un bel po’ di gente. Non solo sull’esistenza dell’Inferno. Dice il catechismo della Chiesa cattolica al no. 1035:«La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, “il fuoco eterno”. La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira».
Se si può negare questa verità o metterla in discussione, perché non si potrebbe fare lo stesso con tutte le altre verità di fede? Perché credere alla santissima Trinità, o a Dio creatore, o all’Incarnazione? Le ricadute di una tale affermazione sono esplosive, significa negare la stessa funzione della Chiesa. Non è possibile che il Papa possa dire una enormità del genere. Eppure, continuano a passare le ore e dal Vaticano nulla, malgrado il pressing asfissiante dei giornalisti.
Finalmente, poco dopo le 15 la Sala Stampa si degna di diffondere un comunicato che smentisce le parole di Scalfari:
«Il Santo Padre Francesco ha ricevuto recentemente il fondatore del quotidiano La Repubblica in un incontro privato in occasione della Pasqua, senza però rilasciargli alcuna intervista. Quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa. Nessun virgolettato del succitato articolo deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre».
Si tira un sospiro di sollievo. In effetti non poteva essere possibile che il Papa affermasse con tanta leggerezza una enormità del genere. Eppure… Eppure qualcosa non torna. Nove ore per smentire una clamorosa eresia attribuita al Papa: da non credere, una cosa che meriterebbe le dimissioni in blocco di tutti i responsabili della comunicazione vaticana.
E poi il contenuto della smentita, assolutamente inadeguata alla gravità della materia. Non si afferma che Scalfari si è inventato tutto, come qualcuno si è precipitato a scrivere. Le affermazioni sono molto più prudenti per non dire ambigue:
1. Si dice che l’incontro tra il Papa e Scalfari c’è stato ma non era concepito come intervista. Già, ma a parte la prima volta, tutti gli incontri di Scalfari con Francesco erano colloqui privati che poi puntualmente sono finiti sulle pagine di Repubblica. Si poteva dare dunque per scontato che anche stavolta sarebbe andata così;
2. Quanto scritto su Repubblica, secondo la Sala Stampa, non è inventato ma è una «ricostruzione», semplicemente «non sono le parole testuali del Papa». Se l’italiano non è un’opinione vuol dire comunque che dell’argomento si è parlato e qualcosa del genere è stato detto, tanto che si precisa che le parole non sono state trascritte fedelmente.
Bisogna ricordare che nelle occasioni precedenti in cui la Sala Stampa era dovuta intervenire per smentire gli articoli di Scalfari, l’allora portavoce padre Lombardi aveva precisato che la trascrizione non era fedele, però riportava «il senso e lo spirito del colloquio».
Non solo, non è neanche la prima volta che Scalfari attribuisce al Papa questo pensiero sull’inferno. Scriveva infatti lo scorso 9 ottobre: «Papa Francesco - lo ripeto - ha abolito i luoghi di eterna residenza nell'Aldilà delle anime. La tesi da lui sostenuta è che le anime dominate dal male e non pentite cessino di esistere mentre quelle che si sono riscattate dal male saranno assunte nella beatitudine contemplando Dio».
Allora non fu smentito, forse perché l’articolo non si presentava come una intervista diretta al Pontefice o perché era inserito all’interno della recensione di un libro di mons. Paglia. Resta il fatto che Scalfari, nelle sue «ricostruzioni» già da tempo insiste nel dire che con lui il Papa nega l’esistenza dell’Inferno.
Tali enormità vanno smentite con ben altra convinzione e determinazione, con la coscienza della gravità del fatto, e magari cogliendo l’occasione per ribadire la dottrina della Chiesa in materia (noi lo facciamo oggi, clicca qui). Ma soprattutto, visto che dell’argomento si è trattato, spiegare che cosa ha veramente detto il Papa a Scalfari, spazzando via così ogni ambiguità e confusione sull’argomento.
Infine, a questo punto, visto che è recidivo, si potrebbero anche valutare azioni legali nei confronti di Scalfari se è vero che approfitta di un’amicizia e, forse, di una debolezza del Papa, per gettare scompiglio nella Chiesa. E certamente anche l’Ordine dei Giornalisti avrebbe l’obbligo di intervenire come farebbe, per molto meno, nei confronti di altri colleghi.
Chiunque, potendolo evitare, permetta che questa farsa vada avanti ne è complice.
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/scalfari-e-il-papa-una-farsa-che-deve-finire
Resta il fatto che l’Inferno c’è
Quella del Papa è un’opinione che fa notizia
"Dannati all'Inferno" di Luca Signorelli nella cappella di San Brizio, o cappella Nova, si trova nel transetto destro del duomo di Orvieto |
Smentita o meno, l’intervista di Eugenio Scalfari a Papa Francesco è giornalisticamente un capolavoro. Il Pontefice si lascia sfuggire una notizia – l’Inferno non esiste – e il grande direttore, da par suo, la trasferisce subito sul proprio taccuino per poi metterla nero su bianco nel pezzo. Tutto qua. Resta il fatto che l’Inferno c’è. Quella del Papa – infatti – è un’opinione che fa notizia. Se Scalfari la scrive è chiaro segno che Bergoglio gliel’ha detta per come tutti l’hanno letta ieri e il signor Diavolo, comunque – per dirla col magnifico romanzo di Pupi Avati (Marsilio editore) – è persona reale, la Divina Commedia rende al meglio l’idea e la Misericordia, servendosi di Scalfari, sta mettendo tutti sull’avviso. Come direbbe, Totò? Ecco, anche il tono della voce è uguale: “Qui si abusa!”.
CHIESA E SCRITTURA
L'Inferno esiste, non è vuoto e le anime non si annullano
La Santa Sede smentisce le parole attribuite al Papa sull'Inferno nell'intervista a Repubblica. Ma, a parte questo "incidente massmediatico" che cosa dice la dottrina? Dice che l'Inferno esiste perché al massimo rifiuto di Dio corrisponde la massima pena; non è vuoto, perché è uno stato e non un luogo e le anime non si annullano perché verrebbe meno il concetto di pena. Concetti e verità ribaditi da Gesù più volte e confermati dalla Chiesa in dogmi e concili.
Eugenio Scalfari su Repubblica di ieri ha riportato alcune affermazioni di Papa Francesco sull’Inferno la cui veridicità è stata smentita dalla Sala stampa vaticana: nessuna delle frasi tra virgolette deve essere attribuita al Santo Padre, ha recitato un comunicato del Vaticano. Scalfari gli avrebbe posto la seguente domanda: “Lei non mi ha mai parlato di anime che sono morte nel peccato e vanno all’inferno per scontarlo in eterno. Lei mi ha parlato invece di anime buone e ammesse alla contemplazione di Dio. Ma le anime cattive? Dove vengono punite?”. Francesco, secondo il fondatore di Repubblica, avrebbe così risposto: “Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”.
Approfittiamo per questo “incidente” massmediatico per ripassare cosa dice la dottrina cattolica sull’Inferno. L’esistenza dell’inferno e il fatto che non sia vuoto è provato dalla ragione e dalla Sacra Scrittura. Per questo motivo è dogma della Chiesa che deve essere creduto con certezza e fermamente da ogni credente.
MASSIMO RIFIUTO, MASSIMA PENA
La pena dell’inferno è uno «stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1033). Se l’anima peccatrice scomparisse dopo la morte non avrebbe senso di parlare di “stato di autoesclusione da Dio” e dunque il Catechismo cadrebbe in errore. Dobbiamo però provare come si arriva a questa condizione, ossia dobbiamo provare l’esistenza dell’Inferno. In altri termini: perché l’uomo potrebbe meritare una simile pena? Tommaso D’Aquino risponde innanzitutto ricordando che la pena perché sia giusta deve rispettare un principio di proporzionalità, ossia deve essere adeguata alla gravità del peccato commesso: al peccato grave, radicale, assoluto e definitivo deve corrispondere una pena altrettanto grave, radicale, assoluta e definitiva. E dunque al rifiuto del sommo bene che è Dio deve corrispondere la pena massima, cioè la più dolorosa – e non c’è pena più dolorosa che essere separati da Dio - e la più estesa in senso temporale: una pena che mai dovrà finire. Più semplicemente, potremmo dire che ad una colpa infinita per gravità deve corrispondere una pena infinita nelle sue dimensioni di intensità (perdita di Dio) e durata (eternità) (cfr. Summa Theologiae, Supp. q. 99, a. 1 c).
PARADISO: UNA LIBERA SCELTA
In secondo luogo Tommaso sottolinea che «l’equità naturale esige che ognuno sia privato di quel bene contro il quale agisce: perché con questo egli si rende indegno di tale bene» (Contra Gentiles, l. III, cap. 144, n. 3). Se una persona si è mostrata nemica di Dio dovrà dunque essere privata del bene-Dio. In terzo luogo l’Aquinate richiama la bipartizione tra peccato mortale e peccato veniale. In merito alla prima tipologia di peccato egli scrive che «si può peccare […] in modo da distogliere del tutto l’intenzione dell’anima dall’ordine verso Dio, che è il fine ultimo di tutti i buoni. […] Ora, se la diversità delle pene deve essere secondo la diversità dei peccati è logico che colui che pecca mortalmente deve essere punito con la perdita del fine proprio dell’essere umano [Dio]» (Ib., cap. 143, n. 1). Tommaso sta dicendo che sarebbe contraddittorio far partecipare per l’eternità al fine ultimo che è Dio colui che ha scelto in vita di escludere il fine ultimo dalla sua esistenza. Dio non può costringere nessuno ad entrare in Paradiso: deve essere una scelta libera. Chi non ha voluto Dio in terra, non potrà essere obbligato a volerlo nell’aldilà.
GESU' NE PARLA PIU' VOLTE...
Le riflessioni di ordine razionale prima articolate vengono suffragate anche dalla Sacra Scrittura che rivela l’esistenza di una condizione esistenziale dopo la morte contrassegnata da pene eterne. L’esistenza dell’Inferno dal punto di vista teologico è evidente: altrimenti Cristo sarebbe morto e risorto per salvarci da cosa? Non avrebbe nemmeno più senso parlare di salvezza.
Molti sono i passi del Vangelo che testimoniano con certezza l’esistenza dell’Inferno. Qui ne ricordiamo solo qualcuno: «Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. […] E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt 25, 41.46); «egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori» (Lc 13, 27-28); «chi gli [al fratello] dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna» (Mt 5, 22);
«Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna» (Mt 5, 29-30); «Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti» (Mt 13, 41-42); «temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28); «Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. […] Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt 7, 19.23); «Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui» (Lc 16, 22-23); «Gesù gli domandò: “Qual è il tuo nome?”. Rispose: “Legione”, perché molti demòni erano entrati in lui. E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso» (Lc 8, 30-31);
«Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna» (1 Gv 3,15); «Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza» (2 Ts 1,9); «E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli» (Ap. 20,10). Anche nel Vecchio Testamento sono molteplici i passi che testimoniano l’esistenza dell’Inferno tra cui ricordiamo solo Isaia: «Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati contro di me; poiché il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spegnerà e saranno un abominio per tutti». (Is 66,24); e Daniele: «Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna» (Dn 12,2). Questi passi provano l’esistenza dell’Inferno, ma anche se l’Inferno corrispondesse all’inesistenza dell’anima peccatrice, non si spiegherebbe perché Gesù non lo avesse esplicitato e non si spiegherebbe perché per descrivere l’Inferno si fa riferimento a condizioni esistenziali in cui si provano tormenti e pene. Se l’anima scomparisse non soffrirebbe un bel niente.
...E ANCHE LA CHIESA
I rimandi alla Sacra Scrittura inoltre sono il primo fondamento su cui poggia il dogma, per la Chiesa cattolica, dell’esistenza dell’Inferno confermato in diversi concili, sinodi e documenti anche di carattere dogmatico. Pensiamo al sinodo di Costantinopoli (543), al IV Concilio del Laterano (1215), al II Concilio di Lione (1274), al Concilio di Firenze (1441), al Concilio di Trento (1545-1563), alla Costituzione dogmatica “Benedictus Deus” (1336) di Benedetto XII, alla Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei (n. 11) emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (1998).
E' VUOTO?
Un’obiezione a quanto sin qui esposto potrebbe essere la seguente: l’Inferno è certo che esista, ma è vuoto perché non è altrettanto certo che sono esistite o esisteranno delle persone che rifiutino Dio in modo così radicale e definitivo da meritarsi una pena infinita. All’obiezione possiamo rispondere nel modo seguente prima appellandoci alla sola ragione, poi alla ragione illuminata dai testi sacri. In primo luogo come non si può escludere che nessuno abbia mai peccato mortalmente, così – applicando il medesimo criterio logico ma rovesciato – non si può escludere che qualcuno abbia peccato mortalmente e quindi si meriti un castigo eterno. In secondo luogo se si ammette l’esistenza dell’Inferno si deve ammettere almeno la presenza di un’anima dannata. Infatti l’Inferno non è un luogo, ma uno stato di dannazione sperimentata dalla persona. Provare, come abbiamo provato, che l’Inferno esiste significa contemporaneamente provare che almeno una persona vive quella condizione, proprio perché c’è piena identità tra il concetto di “Inferno” e il concetto di “esistenza nello stato di eterna separazione da Dio”. In altri termini non si può dare l’esistenza dell’Inferno senza dare l’esistenza almeno di una persona che vive la condizione di dannato. In terzo luogo la Sacra Scrittura afferma che all’Inferno ci sono gli angeli ribelli e in grande moltitudine (cfr. Ap. 12, 4.9) e dunque non è vuoto.
Se l’Inferno non esistesse perché le anime peccatrici scomparirebbero, come spiegare l’esistenza all’Inferno dei demoni? Non dovrebbero scomparire anche loro? In quarto luogo se l’Inferno è già abitato dai demoni che hanno rifiutato Dio non si comprende per quale ragione non potrebbe essere abitato anche da quegli uomini che, al pari degli angeli, hanno rifiutato Dio. E dunque all’Inferno sarebbero presenti delle anime. In quinto luogo è lo stesso Vangelo a dar prova non solo che l’Inferno non è vuoto, ma che in esso sono presenti molte anime dannate: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. […] Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt 7, 13.22-23).
LE ANIME ESISTERANNO ANCHE NELL'INFERNO?
Un’ultima obiezione potrebbe però suonare così: la pena giusta per i peccatori che hanno rifiutato Dio è l’annichilimento, ossia la perdita della stessa esistenza. Questa obiezione fu confutata da Tommaso D’Aquino nella Summa Theologiae. Vediamo cosa scrisse: “sebbene per il fatto che uno pecca contro Dio, autore dell'essere, meriti di perdere la stessa esistenza, tuttavia, considerato il disordine intrinseco dell'atto, non è giusto che perda l'esistenza: perché l'esistenza è il presupposto sia del merito che del demerito, e d'altra parte essa non viene distrutta o compromessa dal disordine del peccato. Perciò la privazione dell'esistenza non può essere la pena dovuta a una colpa” (Supp., q. 99, a. 1, ad 6). Tommaso ci sta dicendo che se è giusto e doveroso punire Tizio che ha peccato e non si è convertito, occorre che Tizio esista, altrimenti non si potrebbe comminare la pena. L’esistenza è quindi condizione necessaria per infliggere la pena. Inoltre la gravità del peccato non riesce a compromettere o addirittura ad annullare l’esistenza di un’anima peccatrice.
Tommaso Scandroglio
http://www.lanuovabq.it/it/linferno-esiste-non-e-vuoto-e-le-anime-non-si-annullano
Preghiamo per Bergoglio: alla smentita non ci crediamo
(cronicasdepapafrancisco – 30 marzo 2018)“… sono solo due le risposte possibili: o Scalfari è un finissimo teologo gesuita modernista, figlio spirituale dei gesuiti eretici Telihard de Chardin, Karl Rahner e il domenicano Schillebeeckx…. che di colpo vuole rompere una “cara amicizia” inventandosi l’intervista, oppure è proprio Bergoglio a rispondere e Scalfari ha riportato il vero.”
Cari Amici, le pressioni ricevute, affinché si possa aiutare a comprendere quanto è accaduto oggi, sono state notevoli ed una delle 14 opere di Misericordia è proprio quella di aiutare i dubbiosi. Presi alla sprovvista, stamani, dai fatti che rimbalzavano sulla rete e, noi qui, impegnati anche per alternarci con gli impegni sacri, abbiamo cercato di dare subito la notizia che sembrava essere la più ovvia e la più doverosa: la smentita da parte della Santa Sede, vedere qui.
Tuttavia, fin da subito, il Comunicato non ci è apparso molto limpido. Abbiamo chiesto all’amico Atanasio di aiutarci ad esprimere al meglio il quadro della situazione e lui gentilmente ci è venuto incontro. Intanto, sarà un caso, ma nella Basilica di san Pietro, oggi, cadevano dei calcinacci, vedi qui.
Riportando in parte la riflessione che ho fatto qui nei commenti: fermiamoci un momento a ragionare, raccogliendo anche i vari interventi che sono stati fatti, molto interessanti.
Eugenio Scalfari non è sprovveduto, è molto professionale, nella sua fede atea ed agnostica ed è affezionato sinceramente a Bergoglio, i due si piacciono, parlano spesso tra loro anche al telefono, per Scalfari le porte del residence-casa-santa-Marta sono aperte ogni qual volta volesse andare a trovare il suo amico pontefice.
Ora uno dovrebbe domandarsi: che ragioni avrebbe, Scalfari, di rompere all’improvviso una amicizia così consolidata, pubblicando una intervista inventata? Questa è la prima seria domanda.
La seconda domanda è questa: placato lo scoop e placati gli animi con il calmante del “comunicato ufficiale”, la gente si è resa conto del contenuto delle risposte attribuite a Bergoglio, oppure si è solo fermata alla negazione dell’inferno?
Perchè il punto gravissimo è questo: tutte le risposte attribuite a Bergoglio sono di matrice panteista, che ha per autore, gesuita eretico, il panteista Teilhard de Chardin. Si legga l’energia creatrice di Dio attraverso la quale Egli crea e dunque non è Dio a creare direttamente, ma indirettamente attraverso una energia creata da Lui. Con questa energia Dio modificherebbe il mondo e l’universo di volta in volta, a seconda dei tempi.
Secondo Teilhard, Cristo diviene l’energia dello stesso cosmo. … L’Incarnazione determina una sorta di “Cristificazione” del cosmo. Fino al 2012 questi “studi” sono sempre stati ritenuti, dallo stesso Ratzinger (ma non dimentichiamo che la dottrina di de Chardin fu bocciata da Giovanni XXIII), “pericolosi e ambigui”, un conto infatti è parlare del Cristo Gesù che governa il cosmo, egli è Re dell’Universo (generato e non creato, come diciamo nel Credo) e con la Sua Incarnazione, morte e risurrezione ha ricreato ciò che con il Peccato Originale era stato devastato e corrotto; altra cosa è parlare di un Cristo che diviene “energia” del cosmo, entrando in tutto e in tutti (panteismo) arrivando a mettere in discussione la stessa formulazione del Credo sull’identità del Cristo. Scusate ma qui è spiegato in forma elementare e breve.
Nel 2015 le tesi dell’eretico gesuita panteista Teilhard de Chardin vengono sdoganate da Avvenire, con un articolo che se da una parte ne promuove il pensiero, dall’altro afferma che non è affatto agevole cogliere l’intero pensiero teilhardiano. Alla luce di ciò non possiamo non domandarci com’è possibile che le parole attribuite a Bergoglio da Scalfari possano essere inventate? Forse si comprende ora perché nel novembre scorso fu data una strana notizia: Bergoglio vuole riabilitare de Chardin, si veda qui. Come si vede bene, i pezzi del puzzle, cominciano a combaciare. L’intervista di Scalfari non è un falso! E non si tratta di una “bergoglionata” ma di vere affermazioni eretiche.
L’altra questione con la negazione dell’inferno, la cui teoria dell’annientamento dei dannati, viene dagli alti due eretici il gesuita Karl Rahner e il domenicano Schillebeeckx….
Ora sono solo due le risposte possibili: o Scalfari è un finissimo teologo gesuita modernista, figlio spirituale dei gesuitieretici Telihard de Chardin, Karl Rahner e il domenicano Schillebeeckx…. che di colpo vuole rompere una “cara amicizia” inventandosi l’intervista, oppure è proprio Bergoglio a rispondere e Scalfari ha riportato il vero.
Perchè fare una smentita? Ritengo per due ragioni: la prima potrebbe essere stata organizzata da entrambi per allontanare l’attenzione dal caso Viganò; la seconda per una più semplice ragione, meno cavillosa di quanto possa sembrare, il senso di protagonismo di cui è affetto Bergoglio che, caduto in basso con il caso Viganò a causa della risposta di Benedetto XVI, che non alludeva affatto ad una promozione teologica, vuole da una parte uscire allo scoperto, e lo fa in modo mediatico perché, dottrinalmente parlando non è sciocco, non potrebbe mai affermare una cosa del genere senza cadere nell’eresia conclamata e formale.
E’ assai probabile, come sembra abbiano informato alcuni giornalisti d’oltre oceano, che sia stato il cardinale Parolin ad insistere per avere dal Papa l’autorizzazione ad una veloce smentita, anche a causa dello tsunami di proteste e di telefonate da tutto il mondo, dopo la prima lettura dell’intervista. Ma basta leggere il “comunicato” per capire la fretta con cui è stato scritto.
Infatti: prima si afferma ” senza però rilasciargli alcuna intervista...”, per poi contraddirsi affermando che quanto riferito dall’autore nell’articolo “non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa..“. Siamo al solito giochetto, l’intervista c’è stata, ma ciò che è stato riportato non è quanto affermato da Bergoglio. Ma che interesse avrebbe, l’amicone del papa, a fargli uno sgarbo così grave?
Una cosa è certa: il fatto sembra, piuttosto, tutto ben organizzato, non è stato un caso e Scalfari non smentirà nulla, non accuserà Bergoglio, non lo smentirà e non lo affermerà. L’urto mediatico c’è stato, il Giovedì Santo, giorno in cui, come è stato fatto notare, un Altro, il vero Protagonista della storia del mondo e dell’Universo, e non certo una “energia”, avrebbe dovuto essere al Centro di tutto, ma ancora una volta viene messo da parte dallo stesso Bergoglio, questa volta aiutato da Scalfari.
Buona Pasqua (ma prima viene la passione e la morte), da Atanasio
https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/preghiamo-per-bergoglio-alla-smentita-non-ci-crediamo/
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